Alla corte del principe (eLit): eLit
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Quando il principe Rule Bravo-Calabretti scopre di essere diventato padre, parte per l'America per verificare che il bambino abbia una vita serena, così come la sua mamma, Sydney O'Shea. Quando la incontra, ne rimane letteralmente fulminato. Solo che in teoria Rule dovrebbe sposare la principessa Liliana, ma in pratica ha già deciso che la madre di suo figlio dovrà avere ben altro ruolo nella sua vita. Dopotutto è lui che comanda.
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Anteprima del libro
Alla corte del principe (eLit) - Christine Rimmer
Immagine di copertina:
Depositphotos / prometeus
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Prince’s Secret Baby
Harlequin Special Edition
© 2012 Christine Rimmer
Traduzione di Raffaella Fontana
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-437-8
1
«Si fermi» ordinò Rule Bravo-Calabretti al suo autista.
La limousine si arrestò in fondo al parcheggio nell’ombreggiato garage. La Mercedes che Rule stava seguendo si infilò nello spazio vuoto sul lato opposto, non lontano dall’ascensore e dalle scale che portavano al centro commerciale. Da dietro i finestrini oscurati Rule riusciva a vedere l’esterno del parcheggio e il porticato che portava all’entrata dei grandi magazzini Macy’s.
Le luci dei freni della Mercedes si spensero. Una donna scese dalla berlina: la testa e le spalle spuntavano dietro la fila di macchine. Aveva folti capelli castani ondulati. Sistemando la borsa a tracolla, chiuse la portiera dell’auto e raggiunse il corridoio, si voltò e premette il telecomando. La Mercedes rispose con un obbediente bip.
Ripose le chiavi nella borsetta. Era identica, pensò Rule, a come appariva nelle fotografie scattate da quell’investigatore privato. Non era particolarmente bella, ma aveva qualcosa che per lui era molto più importante della bellezza. Era alta e magra e indossava una giacchetta di seta blu dal taglio perfetto. La gonna blu coordinata arrivava all’altezza delle esili ginocchia. Le scarpe erano più scure del vestito, con tacchi di altezza media e chiuse sul davanti.
Rule la osservò mentre sistemava nuovamente la borsa sulla spalla e si dirigeva ai portici. La trovava molto determinata e la cosa lo intrigava.
Non aveva guardato nella direzione della limousine. Rule era certo che non avesse idea di essere seguita.
Ormai aveva deciso: doveva conoscerla.
È vero, non aveva fatto che ripetersi il contrario. Che finché lei avesse condotto la sua vita con successo e si fosse presa cura del bambino, sarebbe stato un errore interferire. Agli occhi della legge aveva rinunciato a tutti i suoi diritti e non poteva fare altro che assumersi la responsabilità delle proprie scelte.
Ma in questo caso i diritti non c’entravano niente, inoltre non aveva intenzione di intromettersi, voleva solo... parlarle. Doveva scoprire se la reazione avuta nel momento in cui l’aveva vista in carne e ossa per la prima volta era stata solo una coincidenza, un attimo di debolezza dovuto al fatto che lei avesse quello che per lui contava più di qualsiasi altra cosa.
Stava scherzando col fuoco, lo sapeva. Non avrebbe dovuto trovarsi lì. Avrebbe dovuto finire quel che aveva da fare a Dallas e poi tornarsene a Montedoro. Avrebbe dovuto trascorrere del tempo con Lili, accettare il fatto che potevano essere una bella coppia e godersi la vita.
In ogni caso sarebbe tornato a Montedoro. Presto. Ma per quel giorno avrebbe fatto quello che aveva rimandato per un sacco di tempo. Si sarebbe incontrato con Sydney O’Shea faccia a faccia.
Sydney non riusciva a crederci.
Un prestante giovanotto dall’aria particolarmente familiare la stava guardando con insistenza. Davvero strano: uomini come quello non si interessavano a una come lei.
Non che fosse brutta, tutt’altro. Ma non era neanche bella. Inoltre era fin troppo intelligente, il che tendeva a intimidire gli uomini.
Doveva essere un semplice scherzo dell’immaginazione: non era possibile che quell’uomo stesse guardando proprio lei. Finse di leggere l’etichetta attaccata a una padella antiaderente, poi gli gettò un’altra occhiata furtiva.
Anche lui dava a intendere di leggere un’etichetta. Sydney capì che stava facendo finta perché nel preciso istante in cui lo guardò, l’uomo le lanciò un’occhiata di sbieco e gli angoli della sua meravigliosa bocca si incurvarono in un sorriso incredibilmente sexy.
Forse ci stava provando con qualcuna alle sue spalle.
Si girò leggermente in modo da controllare dietro di lei.
No. Non c’era nessuno. Solo scaffali pieni di attrezzatura per la cucina, esattamente quello su cui si sarebbe dovuta concentrare. Tornò a esaminare la pentola che aveva in mano, cercando di non lasciarsi distrarre.
L’ennesima collega stava per sposarsi: l’avvocatessa Calista Dweyer non aveva previsto una lista nozze poiché la decisione di convolare a giuste nozze era stata improvvisa. Il giorno dopo Calista e il suo fidanzato sarebbero partiti alla volta di un’isola tropicale dove si sarebbero sposati in privato e poi avrebbero trascorso là la luna di miele.
Sydney aveva lasciato l’ufficio prima di pranzo per scegliere un regalo. Era un compito che aveva iniziato a detestare. Accadeva sempre più spesso, e le ricordava che c’era gente che si sposava di frequente. Avrebbe dovuto spedire la sua assistente a comprare il regalo, considerato anche che non aveva la più pallida idea di cosa scegliere.
E invece no. Sotto sotto era ancora la degna nipote di sua nonna. Ellen O’Shea si era sempre vantata di scegliere personalmente i regali che faceva. Sydney portava avanti la tradizione di famiglia, pur trovando la cosa irritante e un tantino deprimente.
«Pentole. Necessarie, ma non troppo interessanti» disse una voce calda e dolce come caramello, «sempre che a uno non piaccia cucinare.»
Santi del paradiso, ormai non c’erano più dubbi: quella sorta di Adone ce l’aveva proprio con lei.
Meraviglioso. Non c’erano altre parole per definirlo. Occhi neri, zigomi scolpiti, mandibola volitiva, naso affilato. Spalle larghissime. E il suo abbigliamento... casual ma costoso. Pantaloni chiari e giacca blu sopra una camicia a quadretti.
«È il tuo caso?»
Sydney si sforzò di respirare regolarmente, quindi gli chiese con aria circospetta: «Come dice, scusi?».
«Ti piace cucinare?» La stava guardando come se al mondo non ci fosse altro.
Non poteva essere vero. Doveva esserci sotto qualcosa. E poi quell’uomo aveva un aspetto vagamente familiare. Forse lo aveva già visto da qualche parte. «Ci siamo già incontrati?»
Lui la squadrò dalla testa ai piedi, in una maniera che non lasciava dubbi circa le sue intenzioni. Poi le rivolse uno di quei suoi sorrisi sexy. «Preferisco pensare che se così fosse, non mi avresti scordato tanto facilmente.»
Non aveva tutti i torti. «Io, ecco...» Santo cielo, era senza parole. Non era da lei. Adesso poteva bastare. Allungò una mano: «Sydney O’Shea».
«Rule Bravo-Calabretti e puoi darmi del tu.» Le strinse la mano con le lunghe dita e quando avvertì un’ondata di calore salirle per il braccio, lei dovette mettercela tutta per non restare a bocca aperta.
Il calore non si fermò alla spalla, ma si espanse in tutto il corpo con un’ondata di eccitazione. Indietreggiò di un passo e si ritrovò con la schiena contro lo scaffale. «Ha detto Rule?»
«Proprio così. E puoi darmi del tu.»
«Fammi indovinare, Rule. Tu non sei di Dallas, vero?»
Lui si portò quelle splendide dita affusolate al petto. «Da cosa l’hai capito?»
«Dal tuo abbigliamento e dal cognome. Il tuo inglese è ottimo, ma un tantino formale. Non solo non sei di Dallas, ma forse nemmeno americano.»
Lui rise di nuovo. «Sei un’esperta di accenti?»
«No, solo acuta, e una buona osservatrice.»
«Acuta e osservatrice. Mi piace.»
Come le sarebbe piaciuto restare attaccata a quello scaffale a sentirlo parlare con quella voce al caramello per i prossimi... cinquant’anni!
Ma doveva comprare il regalo per Calista e poi mangiare qualcosa prima di tornare in ufficio per la riunione in cui avrebbero stabilito la strategia da seguire nel caso Binnelab.
Ma prima che iniziasse a farfugliare che si era fatto tardi e che doveva proprio andare, il giovane riprese la parola: «Non hai risposto alla mia domanda».
«Ehm, quale domanda?»
«Sydney, ti piace cucinare?»
Adorava il modo in cui aveva pronunciato il suo nome, ci aveva messo una passione palpabile. «Cucinare? Io? Solo quando non ho altra scelta.»
«Ma allora perché ti ho trovata proprio in questo reparto?»
«Trovata?» Il sospetto tornò a crescere in lei. Davvero, che intenzioni aveva quel tizio? «Mi stavi cercando?»
Lui si strinse in quelle spalle incredibilmente ampie. «Lo confesso. Ti ho vista entrare nel negozio e ti ho trovata così... determinata.»
«Mi hai seguita perché ti sono sembrata determinata?»
«Ti ho seguita perché ti ho trovata intrigante.»
«La determinazione ti intriga?»
Lui rise di nuovo. «Sì, credo di sì. Mia madre è una donna estremamente risoluta.»
«E tu ami tua madre» chiosò con una certa durezza. Gli stava dando del mammone? Forse. Ogni volta che era insicura o nervosa aveva la tendenza a diventare sarcastica. Ma in quell’uomo c’era qualcosa che non la convinceva. Era troppo bello per essere vero.
O il signor Bravo-Calabretti non colse il suo sarcasmo o lo ignorò di proposito. «Certo, voglio molto bene a mia madre. E la ammiro.» La studiò per un attimo, con sfacciataggine. «Sei piuttosto spigolosa o sbaglio?» Sembrava divertito.
E così aveva colto il suo sarcasmo. Sydney si sentì patetica e persino un po’ vile, così decise di parlare apertamente. «Sì, lo sono e gli uomini in genere non apprezzano.»
«Certi uomini non sanno quel che fanno» disse lui dolcemente per poi tornare alla carica. «Perché stai comprando delle pentole, Sydney?»
«È un regalo per una collega» confessò.
I suoi occhi scuri scintillarono come un cielo a mezzanotte. «Un regalo di nozze.»
«Proprio così.»
«Permettimi di darti un suggerimento...» Allungò la mano sinistra dietro di lei e afferrò una casseruola rossa a forma di cuore. «Questa.» Sydney non poté fare a meno di notare che quell’uomo non portava anelli. Quanto alla casseruola, non era affatto una cattiva scelta.
«Molto romantico» osservò asciutta. «Tutte le spose hanno bisogno di una casseruola a forma di cuore.»
«Comprala, così potremo finalmente uscire di qui.»
«Come dici, scusa?»
La sua mano era ancora posata sulla pentola, il suo braccio la sfiorava e il profumo del suo dopobarba le raggiunse le narici. Era buonissimo: sottile e raffinato. Doveva costare una fortuna. Lui sostenne il suo sguardo. «Hai capito bene. Noi due dobbiamo uscire di qui.»
«Non credo proprio. Non ti conosco nemmeno.»
«Questo è vero e la cosa mi pare davvero triste» affermò con aria esageratamente abbacchiata, «perché io vorrei conoscerti. Vieni a pranzo con me, potremmo iniziare a ovviare al problema.» Sydney aprì la bocca per dirgli che dal suo punto di vista non c’era nessun problema da ovviare e che il pranzo insieme era fuori discussione, ma prima che potesse prendere la parola, l’uomo afferrò la pentola a forma di cuore e indicò l’uscita. «Da questa parte.»
Sydney lo seguì. E perché no? La casseruola era in effetti un’ottima scelta e lui era così affascinante. Una volta pagato, gli avrebbe detto addio una volta per tutte.
La commessa era bionda, giovane e molto carina. «Oh, lasci che l’aiuti!» La ragazza prese la pentola di mano a Rule senza smettere di lanciargli occhiate languide. Sydney la capiva fin troppo bene. Quell’uomo era la materializzazione del sogno di qualsiasi donna: bello, tenebroso, sexy, sofisticato, il classico amante che spuntava dal nulla per trascinare l’eroina di turno in un vortice di passione.
Come le era venuta in mente quella parola: amante?
Era arrivato il momento di riguadagnare il controllo della situazione.
«Questa pentola è davvero