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Un erede inaspettato: Harmony Collezione
Un erede inaspettato: Harmony Collezione
Un erede inaspettato: Harmony Collezione
E-book162 pagine2 ore

Un erede inaspettato: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Seduzione italiana 2/3

Cara Delaney non si sarebbe dovuta stupire troppo del fatto che Salvo Mastrangelo - playboy dalla fama internazionale - sparisse dopo aver condiviso con lei una notte indimenticabile, lasciandola sola con i suoi ricordi... o almeno così credeva!

Quando quella favolosa rossa che non è ancora riuscito a dimenticare si presenta alla sua porta dichiarando di aspettare il suo bambino, Salvo non è disposto a crederle. Non è pronto a diventare padre, anzi pensava che non lo sarebbe diventato affatto! Adesso gli restano solo cinque mesi per scoprire tutto ciò che conta riguardo a Cara e per decidere del loro futuro.

Disponibile in eBook dal 20 gennaio 2021
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2021
ISBN9788830523432
Un erede inaspettato: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Un erede inaspettato - Michelle Smart

    successivo.

    1

    Salvo Mastrangelo prese un altro bicchiere di vino rosso dal vassoio di una cameriera che gli passava accanto e lo bevve in un sorso solo. Zia Carlotta, che si era messa d'impegno nell'essere la sua ombra da quando erano giunti nella casa di famiglia, non faceva altro che sussurrargli all'orecchio, ripetendo meccanicamente le solite cose... quando lui, Salvo, si sarebbe deciso a seguire le orme del fratello, vale a dire quando si sarebbe deciso a sposarsi e ad avere dei bambini?

    Zia Carlotta non era l'unica a ossessionarlo su questo argomento. Tutto il clan Mastrangelo, insieme ai Lombardi da parte di madre, riteneva che la sua vita privata fosse una questione di pubblico dominio. Di solito lui ascoltava paziente, sapendo che pensavano al suo bene. E, normalmente, avrebbe schivato le loro domande dirette con un sorriso divertito, una strizzatina d'occhio e ribattuto che al mondo c'erano così tante belle donne che non riusciva a fare una scelta. O frasi del genere.

    Qualsiasi cosa pur di ammettere che piuttosto di sposarsi si sarebbe buttato in una piscina con i cavi elettrici scoperti.

    Il matrimonio era per i martiri e gli sciocchi. E lui non lo era di certo.

    Un tempo era stato a un passo dal matrimonio, quando era giovane e stupido. L'amore della sua infanzia. La donna che gli aveva spezzato il cuore, riducendolo in briciole e lasciando solo un guscio vuoto.

    Adesso la considerava una fortuna. Solo gli idioti andavano a cercarsi una sofferenza se la si poteva evitare.

    Non che condividesse questa sua convinzione con la gente. Probabilmente gli avrebbero consigliato qualcosa di ridicolo come una terapia.

    Quel giorno tuttavia gli era mancata la risposta adatta e immediata. Ma, del resto, di solito non era ossessionato da quelle domande quando un paio di occhi verdi seguiva ogni sua mossa. Quegli stessi occhi che, oltre a rendergli difficile concentrarsi, lo fissavano con odio puro. Cara Delaney.

    Lui e Cara erano i padrini e la madrina di sua nipote. Era stato costretto a restare accanto a lei in chiesa e al fonte battesimale. Aveva dimenticato quanto fosse graziosa... con quegli occhi immensi e quelle labbra a cuore pareva una geisha dai capelli rossi, anche se questa definizione non era sufficiente a descrivere quella massa di capelli morbidi che le scendevano sulle spalle. E quel giorno, con un abito di velluto rosso che inguainava la sua figura con le curve al posto giusto, senza mettere in evidenza un solo lembo di pelle, era molto più che graziosa. Era incredibilmente sexy. In circostanze normali non avrebbe esitato a trascorrere la giornata in sua compagnia, flirtando con lei, nella speranza che una replica della performance di un tempo fosse possibile.

    Trovarsi in presenza delle sue ex amanti di solito non era un problema, soprattutto in quanto riusciva a intuire subito le loro aspettative. Riusciva a riconoscere a metri di distanza la donna in cerca di matrimonio e di bambini, e la evitava accuratamente. E per questo trovarsi a faccia a faccia con un'ex amante non costituiva un problema.

    Ma questa volta era diverso. In circostanze normali non le aveva abbandonate per uscire di soppiatto dalla suite dell'albergo, lasciandole addormentate nel letto in cui avevano fatto l'amore.

    E non aveva sottratto loro il cellulare.

    Non appena, un mese prima, era stata stabilita la data del battesimo, aveva capito che avrebbe rivisto Cara. Inammissibile che non ci fosse. Era la migliore amica di sua cognata.

    Si era aspettato quello sguardo di odio e disprezzo e non poteva biasimarla. Ciò che non si era aspettato era di sentirsi così... non riusciva a trovare la parola per descrivere quel senso di nausea che gli attanagliava lo stomaco. Quale che fosse il termine esatto, quella sensazione non gli piaceva per niente.

    Un'occhiata veloce all'orologio gli confermò che avrebbe dovuto sopportare quel suo sguardo gelido almeno per un'altra ora prima di andarsene, senza apparire scortese, per raggiungere l'aeroporto. Il giorno successivo avrebbe dovuto dare un'occhiata ad alcuni vigneti nella Valle della Loira che, aveva sentito dire, erano in vendita. Se ne fosse valsa la pena avrebbe fatto un'offerta prima che circolasse la voce.

    «Ho detto che è bellissima, non ti sembra?» Il tono di zia Carlotta aveva assunto una nota di gelo. In qualche modo, tra le sue continue chiacchiere, era riuscita a impossessarsi di Lily senza che lui neppure se ne rendesse conto. E gli stava mostrando la bambina in attesa del suo giudizio.

    Salvo guardò quel visetto paffuto, e tutto ciò cui riuscì a pensare fu che somigliava a un porcellino. «Sì, è bellissima» mentì sforzandosi di sorridere.

    Ma come si poteva dire che un bambino era bello? Grazioso al massimo, ma bello?

    Perché la gente sbavasse per i bambini era al di là della sua comprensione. Erano le creature più fastidiose che potessero esistere.

    Gli fu risparmiata la fatica d'inventarsi altri complimenti da una prozia che lo spinse da parte, per poter vedere bene la piccola.

    Approfittando della momentanea disattenzione di zia Carlotta riuscì a svignarsela.

    Era in questo modo che la gente si comportava a un battesimo? Dal modo in cui i suoi parenti non facevano altro che complimentarsi si sarebbe detto che Lily fosse stata concepita da una vergine, ma non essendo stato a un battesimo da circa quindici anni non poteva esserne certo. Se solo avesse potuto avrebbe evitato anche questo, ma non era stato possibile, in quanto nominato padrino. Luca, suo fratello, non gliel'avrebbe mai perdonato.

    Si domandò quanto ci sarebbe voluto perché Luca e Grace ci provassero di nuovo. Senza dubbio l'avrebbero fatto nella speranza di avere un maschio. I suoi genitori erano stati fortunati: al primo tentativo, ecco l'erede. Il concepimento di Salvo era stato per un caso o, almeno, per dare un compagno di giochi a Luca.

    Era ingiusto nei confronti dei suoi genitori? Non lo sapeva e non gliene importava. In quel momento era nervoso e avere gli occhi di quella geisha rossa puntati addosso che lo fissava come se fosse l'Anticristo non aiutava di certo.

    Lascia perdere, si disse prendendo un altro bicchiere di vino. Nessuno se ne sarebbe accorto se lui se ne fosse andato prima che lo imponesse la correttezza.

    «Mi sembri teso, Salvo.»

    Lui imprecò sottovoce.

    Avrebbe dovuto immaginarlo che non sarebbe riuscito a sfuggirle. Nella sua espressione c'era stato qualcosa di troppo determinato.

    Impastandosi in faccia un sorriso falso si voltò verso di lei. «Cara!» esclamò con una gioia così falsa che persino Lily l'avrebbe capito. Le posò una mano sulla spalla e la baciò su entrambe le guance. Era così minuta che dovette chinarsi. «Come stai? Ti stai divertendo?»

    Lei aggrottò le sopracciglia. «Oh sì, mi sto divertendo moltissimo.»

    Ignorando il tono acido nella voce lui annuì e l'abbagliò con uno dei suoi sorrisi. «Fantastico... ora, se vuoi scusarmi, devo...»

    «Dartela a gambe di nuovo?» L'accento irlandese si era fatto più evidente dall'ultima volta che l'aveva vista. Quando si erano conosciuti in Sicilia, tre anni prima, era quasi impercettibile, tenendo conto che da adolescente lei aveva lasciato l'Irlanda per l'Inghilterra. Quando, pochi mesi prima, l'aveva sedotta a Dublino aveva notato che l'accento era diventato più pronunciato. Adesso non c'erano dubbi sulla sua nazionalità.

    «Ho un impegno.»

    «Ah, davvero?» Il tono era tagliente. Cara fece un cenno del capo in direzione dell'amica. «È per lei che mi hai rubato il cellulare, vero?» Era una domanda retorica.

    Lui trasse un profondo respiro prima d'incontrare il suo sguardo di ghiaccio. L'ultima volta che era stato con lei quegli occhi erano accesi di desiderio. «Sì, è così.»

    Cara si mordicchiò un labbro, gli occhi sempre più gelidi.

    «Ed è stato tramite il mio cellulare che Luca l'ha trovata?»

    Non aveva senso mentire, lei sapeva già la risposta. Mentire li avrebbe umiliati entrambi. «Sì.»

    «Così sei venuto a Dublino alla casa d'aste in cui lavoravo e hai speso due milioni di euro per un quadro e tutto per avere il mio cellulare?»

    «Sì.»

    Cara scosse il capo, i capelli che le ondeggiavano sulle spalle.

    «Deduco che anche l'invito a farti da guida a Dublino fosse deliberato...»

    «Sì.» Sostenendo il suo sguardo Salvo cercò di addolcire il tono. «Ho trascorso uno splendido weekend. Sei una guida eccezionale.»

    «E tu sei un vero e proprio...» Soffocò l'insulto con un profondo respiro. «Ma questa è la realtà. Mi hai sedotta per un solo motivo... per sottrarmi il cellulare non appena mi fossi addormentata.»

    «Questa era l'intenzione» convenne lui sentendo una strana oppressione al petto. «Ma ti assicuro che mi sono goduto ogni minuto. E so che è piaciuto anche a te.»

    Cara gli era caduta tra le braccia. Era stata un'esperienza fantastica impressa ancora adesso nella sua memoria, ma che giunto a quel punto avrebbe voluto cancellare.

    Voleva soltanto andarsene via da lei, via da quel party claustrofobico in cui non si parlava d'altro che di bambini e di matrimonio, e godersi qualche ora di oblio.

    Lei arrossì, ma lo sguardo era sempre più duro. «Come avrebbe potuto piacermi? Mi hai mentito. Hai trascorso un intero weekend mentendomi, fingendo di apprezzare la mia compagnia...»

    Lui la gratificò del proprio sorriso vincente. «Mi è piaciuta molto la tua compagnia.» Non in quel momento, naturalmente.

    Questa conversazione era peggio di quelle a scuola quando, ed era successo spesso, era chiamato in presidenza.

    «Ma credi che sia nata ieri?» sbottò lei. «L'unico motivo per cui mi hai avvicinata era perché tuo fratello voleva disperatamente trovare la mia amica.»

    «Mio fratello aveva il diritto di sapere dove fosse finita Grace.»

    «No, non è così. Non è un suo possesso.»

    «Ti assicuro che ha appreso la lezione. Guardali.» Indicò Luca che stava raggiungendo la moglie per poi cingerle la vita con un braccio. Stupidi che erano! «Sono felici di essere di nuovo insieme. Tutto è finito per il meglio.»

    «Ero vergine.»

    Salvo abbozzò una smorfia. Aveva fatto di tutto per dimenticare quel dettaglio. «Se sono delle scuse che vuoi, allora mi scuso ma, come ti ho spiegato all'epoca, non lo sapevo.»

    «Ti avevo detto...»

    «Mi avevi detto di non aver mai avuto una relazione seria.»

    «Esatto!»

    «E come ti ho già spiegato, non aver avuto una relazione seria non significa essere vergine.»

    «Per me è... era così.»

    «E come potevo saperlo? Hai ventitré anni.» Era convinto che a quell'età nessuna donna fosse più vergine, una riflessione che aveva tenuto per sé. Adesso Cara aveva il viso rosso come i capelli. Non gli sarebbe piaciuto beccarsi un pugno in faccia di fronte a tutti i suoi familiari, anche se lei avrebbe avuto bisogno di una scala per raggiungerlo. Ma in quel momento c'era qualcosa in lei che ricordava un feroce mastino.

    «Mi hai usata» ringhiò lei. «Mi hai indotta a credere che fossi sincero e che ci saremmo visti ancora.»

    «E quando ti avrei detto che ci saremmo rivisti?»

    «Mi hai detto che volevi che venissi a casa tua a Parigi perché avevi bisogno di un occhio esperto per sistemare le tue opere d'arte.» Per la verità Salvo ne aveva ancora bisogno. Aveva acquistato la casa a Parigi per esporre la sua

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