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Fragilità ( Collana Io me lo leggo)
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Fragilità ( Collana Io me lo leggo)
E-book147 pagine2 ore

Fragilità ( Collana Io me lo leggo)

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Info su questo ebook

Julie de Clerment sposa l’uomo di cui è profondamente innamorata nonostante sia conscia di essere stata scelta da Edmond Saint-Pierre con la testa e non con il cuore. Familiari ed amici cercano di dissuaderla temendo un esito infelice ma Julie preferisce amare che essere riamata. Edmond è troppo concentrato nell’intento di fare carriera politica per assecondare le fragilità sentimentali della giovane moglie, una carriera non facile da perseguire con la fine del Secondo Impero. 
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita14 dic 2019
ISBN9788833663906
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    Anteprima del libro

    Fragilità ( Collana Io me lo leggo) - Victoria van Oosten

    meravigliosa

    PARTE PRIMA

    Capitolo I

    Il 2 marzo del 1873 Julie de Clerment stava partecipando al proprio fidanzamento come se si fosse trattato di quello di un'estranea, stordita dai complimenti più o meno sinceri di quella folla di amici, parenti e sconosciuti. Nemmeno il sorriso dell'uomo che stava per sposare la rassicurava, sedendosi accanto a lei dopo essere stato tutto il tempo al centro della sala e dell'attenzione a raccogliere congratulazioni; un sorriso pieno di soddisfazione per l'approvazione generale dimostrata universalmente nella scelta della sposa, un sorriso a labbra chiuse che gli arrotondava le belle guance ed inteneriva lo sguardo orgoglioso. Ogni volta che M. Edmond Saint-Pierre si rivolgeva a lei con quel sorriso, Julie aveva la certezza che, almeno per pochi istanti, i suoi sentimenti fossero sinceri.

    Poi lo sguardo del deputato tornava a spaziare sui volti e gli abiti degli invitati che conversavano e si muovevano di fronte a lui, già lontano da Julie, sebbene seduto a pochi centimetri da lei, facendola ripiombare nella consapevolezza che ciò che lui provava non era un amore profondo ed eterno, come il suo, ma tenerezza, a volte attrazione. A Julie non rimaneva che contemplare in silenzio il profilo che tanto amava, accarezzando con lo sguardo chiarissimo quel naso diritto e appuntito che contrastava con la gentile rotondità del mento glabro, e quelle basette, perfettamente rettangolari e già brizzolate, nonostante i trentadue anni di Edmond. Si trattava di quegli uomini che immediatamente entrano nell'anima di una donna sensibile e si insinuano sotto la sua pelle prima di qualsiasi contatto fisico.

    Edmond si volse con tutta la sua persona armoniosa verso Julie, sporgendosi un po' in avanti, le mani intrecciate, i gomiti puntati sulle gambe.

    « Cosa c'è? » mormorò, gli occhi di un blu profondo ancorati in quelli di Julie, occhi che lei adorava perché in grado di leggerle nell'anima, perchè, se riusciva a capirla così intimamente, non riusciva ad amarla con altrettanta intensità?

    Come sempre Julie abbassava lo sguardo, incapace di sostenere gli occhi vellutati d’Edmond, a metà tra il gelido ed il penetrante, e guardò altrove, sorridendo.

    « Il bello dei ricevimenti è di vedere una tale varietà di gente strana, o goffa, o ridicola che si può passare le giornate che separano il prossimo avvenimento spettegolando. » sentenziò una delle amiche più care di Julie, Charlotte du Bois, una testa rossa ribelle come il suo carattere.

    Julie incontrò la propria immagine riflessa nello specchio dorato che ornava il camino barocco del salone di casa Clerment. Si chiese se gli inglesi elisabettiani non avessero ragione a definire stupide le donne dagli occhi grandi come i suoi. Qualsiasi persona sensata, a cominciare da sua madre e da tutte le sue amiche - molte delle quali abitavano troppo lontano per partecipare a questo ricevimento, ma che avevano assicurato la loro presenza per la celebrazione delle nozze - , sarebbe stata bollata di stupidità per questa sua ostinazione a voler sposare un uomo che l'aveva scelta con la testa, e non con il cuore: Julie era abbastanza graziosa per comparire al suo braccio nelle occasioni mondane, ma non tanto da suscitare inutili gelosie, e piuttosto colta da poter intavolare discorsi intelligenti, ma senza adombrare la cultura enciclopedica del futuro marito. Lei ne era perfettamente consapevole: a Charlotte, che le consigliava di rinunciare, aveva risposto con sicurezza commovente: « Preferisco condividere la mia vita con un uomo che amo profondamente, piuttosto che vivere magari con un buon marito ma senza slancio. »

    « Posso rubarti mia cognata per un po’? » chiese Louise Saint-Pierre al fratello, che subito acconsentì quasi allegramente. Julie si ritrovò a passeggiare per la casa al braccio di quella ragazza, sua coetanea, lo stesso viso del fratello maggiore, lo stesso portamento, ma un'espressione più determinata, più dura.

    Con la consueta vivacità Louise le bisbigliò all'orecchio: « Sapessi quanto ho brigato perché mio fratello scegliesse la mia migliore amica, anziché te: dopotutto si frequentavano da una vita, ed era ormai logico che sposasse lei. E c'ero quasi riuscita a fargli cambiare idea, solo pochi mesi fa. Ma tant'è. Si vede che il suo interesse per te è più forte delle mie trame. Non fare quella faccia, Julie! ormai ci ho rinunciato, non ti preoccupare. »

    Julie era scandalizzata da questa confessione poiché confermava i suoi sospetti circa il ruolo non secondario di Louise nel temporaneo allontanamento d’Edmond da lei. Julie stava cercando di raffazzonare una qualche risposta per la futura cognata quando incontrarono il terzo Saint-Pierre, Albert: « Ecco la fidanzatina! Vuoi un consiglio spassionato? Se vuoi farti una vita decente con quello stoccafisso di mio fratello, evita come la peste questa vecchia gallina intrigante! »

    « Come ti permetti? ma se sei più vecchio di me? questa me la paghi. »

    Julie approfittò dei battibecchi tra fratelli per ritornare con una scusa al suo posto. Edmond intanto era di nuovo sparito.

    « Cos'hai Julie? sei molto accaldata? non stai bene? » chiese M.me de Clerment alla figlia, intuendo che doveva essere accaduto qualcosa di poco piacevole.

    « Una sciocchezza. Dov'è Charlotte? » Julie sapeva che quello non era né il luogo né il momento per raccontarle di Louise, ma aveva bisogno di sfogarsi, e andò a recuperare l'amica.

    Charlotte trasecolò: « Cosa? Ha avuto il coraggio di dirtelo in faccia? e tu ti vuoi ancora imparentare con questa gente? »

    « Con Edmond Saint-Pierre! » ribadì Julie, tentando di scacciare dalla mente il ricordo pungente del momento in cui il suo amato aveva voluto lavarsi la coscienza rivelandole la sua relazione con un'amica della sorella. La leggerezza con cui gliel'aveva confessato, in una magnifica giornata estiva, mentre facevano una gita in campagna, era un non voler dar peso alla cosa. Julie si era ammutolita per l'umiliazione, e a nulla erano valsi i goffi tentativi di Edmond di riprendere una conversazione normale. Tornati a casa, era scesa dal calesse senza voltarsi a salutarlo e aveva pianto per giorni. M.lle de Clerment aveva ordinato alla servitù di dire al colpevole, qualora si fosse ripresentato alla sua porta, che lei era assente. Per un paio di settimane M. Saint-Pierre non si fece vedere. Poi ricomparve chiedendo notizie di Julie, ed ogni volta riceveva la stessa risposta. Finché, convinta dall'assiduità di Edmond delle sue rinnovate intenzioni, lo ricevette. Dopo alcuni minuti di silenzio, rotto solo da qualche frase di convenienza, M. Saint-Pierre mormorò: « Volevo solo vederti... »

    Julie evitò il suo sguardo, perchè non voleva cedere tanto presto: lui doveva capire quanto l'avesse ferita. Intanto Edmond si agitava sempre più sulla poltrona, come se si fosse trasformata in un letto di un fachiro, finché mormorò: « Mi spiace saperti così rattristata » . Pareva davvero costernato. Julie si voltò verso di lui, che le chiese a voce bassissima: « Che succede, Julie? »

    Charlotte , al suo posto , avrebbe iniziato a scaraventargli contro tutte le frasi che avevano funestato le sue notti insonni, invece di allontanare lo sguardo con aria da Ifigenia immolata. Edmond si alzò e prese a camminare per il salotto, raccontando cosa avesse fatto durante la giornata ed altre cose di nessun interesse, senza riuscire a scuotere dall'apatia la giovane che gli stava di fronte, immobile, seduta, le mani abbandonate in grembo. Eppure Julie ascoltava, e le sue orecchie percepivano un insolito cambiamento nella voce di Edmond, come se i suoni emessi fossero intercalati da respiri profondi, affannosi, come se parlare gli costasse un enorme sforzo fisico, che per lei era sintomo di pentimento sincero. Quand'egli si congedò, non sapeva che Julie l'aveva già perdonato.

    « Non ne posso più di tutta questa gente...mi sta venendo il mal di testa » si lagnò Julie con Charlotte, che osservò: « Intanto sta tornando lo sposo » .

    « Edmond, non dirmi che hai invitato questa folla al nostro matrimonio? Non ne conosco nemmeno un terzo! »

    « Beh, ci saranno tutti i nostri parenti, molti amici, il governatore della regione, alcuni deputati con le mogli... » elencava M. Saint-Pierreaint-Pierre.

    « Praticamente tutta Lione! » sbuffò Julie.

    « Lo sai che per la mia carriera non posso snobbare queste persone! » si inalberò subito il fidanzato.

    « Speravo che almeno la cerimonia si svolgesse tra pochi amici » mormorò Julie mentre Charlotte faceva una smorfia eloquente, convinta che davanti alla carriera Edmond sarebbe stato capace di vendere sua nonna, se fosse stata ancora viva!

    « Un po' di pazienza, Julie. E poi avremo molto tempo per starcene da soli! » le sussurrò, sorridendo con una luce allusiva negli occhi, che contribuì ad elettrizzare i sensi di M.lle de Clerment, subito arrossita. Contrariamente a quanto tutti pensavano, Julie non era affatto spaventata all'idea della prima notte di nozze: ogni volta che i suoi pensieri ricadevano, sempre più spesso, su quei momenti di ancora sconosciuta intimità, si sentiva pervadere da un turbine di brividi che partivano dal centro del cuore, accarezzavano la sua anima e si diffondevano in ogni fibra del suo corpo. Ed era gratificata dal fatto di aver prodotto gli stessi effetti anche su Edmond fin dal primo momento: sotto questo punto di vista egli non l'avrebbe mai trattata con indifferenza. Sarebbe bastata questa constatazione per convincere una giovane donna come lei a sposarlo senza ripensamenti. Ma la propria educazione le vietava di lasciar trasparire la sua sensibilità appassionata, persino nei confronti del fidanzato. Perciò attendeva con segreta gioia il momento in cui si sarebbe rivelata a lui, sicura di venir accolta con entusiasmo tra le sue braccia. A conferma di ciò, quando finalmente anche i parenti dello sposo se ne furono andati, Edmond salutò la fidanzata con un bacio lunghissimo e inaspettato. Poi, asciugandosi il mento con un fazzoletto, le disse: « Vedrai che quattro mesi passano in fretta » .

    Julie, congedato il fidanzato, salendo lo scalone che portava alle camere, lanciò lo sguardo alla veranda, in fondo al corridoio del pianterreno, dove M Saint-Pierre le aveva chiesto la sua mano. Con naturalezza sconcertante, Edmond era ricomparso dopo un'altra assenza di quasi un mese, dando per scontato il perdono di Julie. E con irritante ottimo umore, inconsueto in lui, e un abito blu scuro di taglio impeccabile, dopo aver parlato dei suoi affari come se si fossero visti solo il giorno prima, Edmond si sedette di fronte a lei, scrutandola negli occhi e nell'anima, e sporgendosi verso di lei esclamò sorridendo: « Allora, Julie, quand'è che ci sposiamo? » .

    M.lle de Clerment si alzò di scatto dal divano, esasperata, pronta ad abbandonare la veranda invasa di luce e di piante: « Smettila di prenderti gioco di me! » .

    « E tu smettila di comportarti come una bambina viziata! Sù, torna a sederti » ordinò Edmond, e addolcendo un po' il tono: « Ti sembra che mi sarei sprecato a venire fin qui solo per scherzare, qui in casa tua? » .

    Julie ne convenne e ritornò al suo posto: in fondo le stava proponendo la realizzazione del sogno più

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