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La Huldra
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E-book92 pagine1 ora

La Huldra

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Thriller - racconto lungo (50 pagine) - Rimasto solo davanti alla kolarkoja, Alessandro non poté evitare di provare un certo disagio, nonostante la giornata fosse ancora luminosa. Combattuto tra la naturale curiosità verso l’orrore e la repulsione per quello spettacolo, fece passare qualche minuto, prima di chiamare la polizia. Si rese conto di non sapere esattamente come si dicesse “cadavere” in svedese.


Un gruppo di italiani, in escursione al bosco di Glottern, trova il cadavere di una ragazza all’interno di una kolarkoja, la vecchia capanna dei carbonai. Chi è la giovane donna di cui nessuno conosce il nome? Chi l’ha uccisa con più di venti, feroci coltellate? Claudio Pinna ci accompagna in una Svezia fredda ed esotica, ammantata di folklore, tra le pieghe di un giallo che fa luce su una società spaccata nel profondo.


Claudio Pinna è nato a Cagliari nel 1976. Ha studiato, vissuto e lavorato in Italia fino al 2014, quando si è trasferito con la sua famiglia in Östergötland, dapprima a Norrköping e successivamente, dal 2016, a Linköping. È un cardiologo, professione che svolge in ambito ospedaliero fin dal 2006. La Huldra è il suo primo confronto con il mondo editoriale.

LinguaItaliano
Data di uscita26 ott 2021
ISBN9788825417920
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    Anteprima del libro

    La Huldra - Claudio Pinna

    Delos Crime

    A cura di Oriana Ramunno

    Delos Digital

    Claudio Pinna

    La Huldra

    RACCONTO LUNGO

    ISBN 9788825417920

    © 2021 Claudio Pinna

    Edizione ebook © 2021 Delos Digital srl

    Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano

    Versione: 1.0

    Collana a cura di Oriana Ramunno

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

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    Grazie, da parte di Delos Digital, dell'autore del libro e di tutti coloro che vi hanno lavorato.

    Indice

    Copertina

    Il libro

    L'autore

    La Huldra

    Dedica

    1.

    2.

    3.

    4.

    5.

    6.

    7.

    8.

    9.

    10.

    11.

    12.

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    Il libro

    Rimasto solo davanti alla kolarkoja, Alessandro non poté evitare di provare un certo disagio, nonostante la giornata fosse ancora luminosa. Combattuto tra la naturale curiosità verso l’orrore e la repulsione per quello spettacolo, fece passare qualche minuto, prima di chiamare la polizia. Si rese conto di non sapere esattamente come si dicesse cadavere in svedese.

    Un gruppo di italiani, in escursione al bosco di Glottern, trova il cadavere di una ragazza all’interno di una kolarkoja, la vecchia capanna dei carbonai. Chi è la giovane donna di cui nessuno conosce il nome? Chi l’ha uccisa con più di venti, feroci coltellate? Claudio Pinna ci accompagna in una Svezia fredda ed esotica, ammantata di folklore, tra le pieghe di un giallo che fa luce su una società spaccata nel profondo.

    L'autore

    Claudio Pinna è nato a Cagliari nel 1976. Ha studiato, vissuto e lavorato in Italia fino al 2014, quando si è trasferito con la sua famiglia in Östergötland, dapprima a Norrköping e successivamente, dal 2016, a Linköping. È un cardiologo, professione che svolge in ambito ospedaliero fin dal 2006. La Huldra è il suo primo confronto con il mondo editoriale.

    A Giusy, Clara, Giulia e Anna: la mia vita.

    A mio padre.

    1.

    – Comunque, freddino per essere metà maggio! – Alessandro infilò le mani in tasca con un brivido.

    Giulio sì girò un istante per controllare che Rita e Martino non fossero troppo lontani. I bambini erano in posizione di partenza, pronti per una gara a chi arrivava prima dal loro papà. Poi, lo sguardo si fece sarcastico e prese a sfottere il suo amico – Ma come, sei qui in Svezia da un sacco e ancora non sai che non esiste cattivo tempo…

    – … ma solo cattivi abiti – recitò Alessandro, concludendo il padrenostro di ogni immigrato. – Certo che lo so. È solo che ancora non mi sono abituato a guardare il meteo tutti i giorni.

    Quell’uscita a funghi era stata realmente un azzardo, ma il bosco avrebbe comunque saputo offrire spunti interessanti.

    Marzia si inserì nel discorso. – Eppure qualche fungo dovremmo trovarlo! Due settimane fa non faceva che piovere e ora sta facendo abbastanza caldo.

    L’ironia isolana rintuzzò l’ottimismo veneto. – In effetti potevamo anche andare a fare il bagno al lago, con questo bel calduccio!

    – È che te sei abituato al clima della Sardegna. Qui siamo un bel po’ più a nord! –

    La voce di Giulio ruppe il sarcasmo meteorologico che turbava il silenzio silvano. – Manca poco e siamo arrivati.

    Percorsero per altri quattrocento metri il sentiero che si addentrava nel bosco di Glottern, a nordest di Åby. Costeggiarono il lago tra abeti, betulle e pini e deviarono per un passaggio nascosto dai rami e dai bassi cespugli di mirtilli, fino a giungere a una piccola radura leggermente soprelevata.

    Giulio si mise davanti alla collinetta che si staccava dal terreno. – Eccoci. Vedi questa porta di legno? – indicò. – Questa è l’ingresso di una kolarkoja, ovvero la capanna del carbonaio.

    Alessandro strizzò l’occhio a Martino. – Sembra la casetta di un elfo silvano.

    – In effetti sembra proprio la casa di una creatura dei boschi, con tutto questo muschio e quest’erba a ricoprirla. – Marzia aveva il tono basso e misterioso delle favole della buonanotte – E infatti…

    Martino, eccitato, batté il ramo di abete che si portava dietro dall’inizio del sentiero. – Racconta, mamma, racconta! Non farci aspettare!

    – Sì, mamma! Racconta! Racconta! – si unì in coro Rita, la più piccola dei due, facendo saltellare il caschetto biondo.

    – Allora, mettetevi un attimo comodi su quel tronco lì – indicò Marzia – e statemi bene a sentire.

    Giulio e Marzia erano in Svezia da otto anni, Alessandro da poco più di cinque e non si era mai veramente interessato al folklore locale.

    Marzia si mise di fronte all’uscio di legno e iniziò il suo racconto.

    – Questa è una kolarkoja, cioè una capanna ricoperta di terra. In questa specie di collinetta dormivano un tempo i carbonai. Dentro, sul fondo, c’era di solito una stufa, per non farli morire di freddo, mentre sui lati lunghi della casetta, quelli lì, c’erano delle assi di legno attaccate alla parete che servivano da brande. La kolarkoja si apriva davanti alla catasta di legna che veniva fatta bruciare lentamente, per molti giorni, per essere trasformata in carbone. La catasta – e Marzia indicò con la mano verso il suo uditorio – doveva quindi essere più o meno nella vostra

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