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Il bazar: L’ossessione del fae, #2
Il bazar: L’ossessione del fae, #2
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E-book144 pagine1 ora

Il bazar: L’ossessione del fae, #2

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Info su questo ebook

Tenere Beth al mio fianco è risultato più difficile del previsto. Dopotutto, non sono riuscito a sfuggirle durante il nostro viaggio con Leander e Taylor. Mi perseguitava, s'intrufolava nei miei sogni e occupava costantemente i miei pensieri. E adesso? Mi è scivolata di mano come fumo tra le dita. Ma la troverò. Nulla può tenermi lontano da colei a cui la mia anima è legata, nemmeno questa maledetta città, Cranthum. I mercanti di schiavi controllano ogni cosa e si stanno preparando per il più grande mercato dell'anno: il bazar. Insieme a Beth – e ad alcuni sorprendenti alleati – accenderemo una scintilla che cambierà Cranthum, e il Regno d'Estate, per sempre. Ma la libertà ha un prezzo, e spesso viene pagato col sangue.

LinguaItaliano
Data di uscita8 ott 2020
ISBN9781643669984
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    Anteprima del libro

    Il bazar - Lily Archer

    Capitolo 1

    Beth

    Silmaran si porta un dito alle labbra, mentre taglia la corda che mi lega a Gareth. Sto per chiamarlo, quando qualcuno mi piazza una mano sulla bocca e mi trascina in una polverosa stradina laterale.

    Abbiamo bisogno di te esclama Silmaran. I suoi occhi color ambra hanno la stessa sfumatura che avevano quando eravamo insieme, entrambe schiave di Granthos. Adesso, però, la loro espressione è più dura e parla di orrori ben peggiori rispetto a quelli a cui abbiamo assistito a Byrn Varyndr. Si china su di me. E abbiamo bisogno anche del tuo padrone. Sembra che tenga a te, quindi suppongo che verrà a prenderti, quando riceverà la nostra richiesta di riscatto.

    Borbotto qualcosa contro la mano che mi copre la bocca. Chiunque sia il proprietario, non la sposta di un millimetro.

    Una rissa scoppiata in strada riporta l’attenzione di Silmaran sul mercato degli schiavi. Con un rapido cenno del capo alla persona che mi sta tenendo ferma, dice: Portala al deposito. Liberala e trattala bene. Io vi raggiungerò appena…

    Un fae che indossa un cappello bianco vola nella strada principale e atterra come un sacco sulle pietre polverose. Il ruggito di Gareth mi fa venire la pelle d’oca e cerco di raggiungerlo attraverso il legame, ma non sento alcunché. Come al solito. Dev’esserci un altro modo, no?

    Chastain non se la sta passando bene. Silmaran sbircia dietro l’angolo e si abbassa la sciarpa bianca sul viso. Il tuo padrone non sembra interessato a negoziare.

    A questo punto, è più interessato a uccidere. Le spiegherei che pensa che io sia la sua anima gemella se quest’idiota alle mie spalle mi lasciasse andare.

    Dov’è? urla Gareth, mentre il fae dal cappello bianco cerca di rialzarsi, col sangue che gli cola da un taglio sopra l’occhio.

    Suppongo che dovrò salvare nuovamente la sua copertura. È arrivato il momento d’intervenire. Silmaran estrae una spada ricurva.

    Cerco di scalciare e urlare, ma inutilmente. Il bruto alle mie spalle è come una parete di pietra. Irritante.

    Andate, intanto. Ci vediamo là. Silmaran corre velocemente in strada, mentre io vengo trascinata nuovamente nei vicoli bui, e scalcio sul terreno nel tentativo di sfuggire al mio rapitore.

    Un altro ruggito scuote la città e uno stormo di uccelli bianchi si alza in volo sopra la mia testa, verso il sole troppo caldo.

    Non ti lascerà andare, vero? L’uomo con la presa d’acciaio sbuffa per camuffare una risatina. I padroni degli schiavi sono tutti uguali. Cercano sempre di tenere ciò che non appartiene loro. La sua voce è bassa e sabbiosa, come ghiaia che sfrega contro la pianta dei piedi.

    La gente ci supera, passandoci accanto con gli occhi bassi, nonostante io sia ovviamente in difficoltà. Ma non c’è da stupirsi, in fondo siamo a Cranthum, la città dei mercanti di schiavi. Sono abituati ai changeling e ai fae minori trascinati contro la loro volontà incontro a un oscuro destino, quindi ormai non prestano più la minima attenzione.

    Cerco di scalciare più forte che posso, ma i miei talloni rimbalzano sui suoi stinchi. Chiunque sia, è enorme e il suo ampio corpo sfiora le pareti dei bassi edifici mentre passiamo loro accanto. Mi maneggia come se non pesassi più di un gattino, e il mio tentativo di ribellione gli fa praticamente il solletico.

    Datti una calmata, changeling. Nel caso tu non l’abbia notato, siamo amici. Ti abbiamo salvata dal tuo padrone, abbiamo evitato che tu venissi venduta e ti sto portando in un posto sicuro dove troverai cibo, acqua e… Mi annusa, poi tossisce … un bagno, grazie agli Antenati.

    "Profumo come un fiorellino!" Urlo contro la sua mano, ma attraverso le sue enormi dita passa solo un basso mormorio ovattato.

    Non c’è di che.

    "Non ho detto grazie, stupido idiota!" Sarei tentata di mordergli la mano, ma sta premendo talmente forte sulle mie labbra, che non riesco ad aprire bocca.

    È un casino. Non avrei dovuto essere colta dalla nostalgia e dalla sorpresa quando ho visto Silmaran. Ho permesso che la felicità di averla ritrovata viva offuscasse la mia capacità di giudizio, e adesso probabilmente Gareth la sta facendo a pezzi, mentre io vengo trattenuta da un mostruoso bruto. Perché le cose non possono mai essere semplici?

    Superiamo una fontana dove stanno giocando dei bambini, che gridano e schiamazzano felici, nonostante le fasce nere ai polsi che li identificano come schiavi. Una piccola changeling solleva lo sguardo su di me e aggrotta le sopracciglia. Il suo vestito a brandelli è completamente zuppo. Apre la bocca, probabilmente sul punto di urlare, ma il bruto le dice: Gioca pure tranquilla, piccola. Silmaran vede tutto.

    La frase sembra cancellare la preoccupazione della bambina, anche se io ricomincio a lottare contro il rapitore. La piccola torna alla bassa pozza che si è formata ai piedi della fontana e ci salta dentro, mentre gli altri bambini riprendono i loro giochi. Non posso prendermela con loro, non dopo aver visto i segni delle frustate sulle loro schiene. Si meritano un po’ di gioia, non importa come se la procurino. Anche se è a mie spese.

    Dagli edifici circostanti riecheggiano delle urla, e so che Gareth non si sta limitando a causare qualche guaio. Sono certa che mi troverà. E quel pensiero mi conforta in un modo che non credevo possibile. Nessuno schiavo ha mai provato una sensazione simile, soprattutto a casa di Granthos. L’unica che mi ha dato qualcosa di simile al conforto è stata Clotty. E guarda com’è andata a finire. La vedo lavorare in un oscuro abisso, con la pelle pallida ricoperta di polvere, i capelli sporchi e pieni di nodi. Magra, stanca, forse malata. Questa visione dovrebbe spingermi a lottare più strenuamente, mentre invece lascio che il sottile tentacolo del dolore mi si attorcigli intorno al cuore. Perché anche se ho deciso di andare a cercarla, un’oscura e arrabbiata parte di me sussurra che è troppo tardi. Che non è possibile che sia sopravvissuta. Che forse è morta lungo la strada che ho appena percorso, oppure è uno dei corpi appesi alle picche sulla sommità del mercato degli schiavi.

    Silmaran vede tutto. Il bruto spinge una stretta porta di legno e si volta di lato per entrare.

    Due guardie changeling scattano sull’attenti. Le loro braccia sono marcate permanentemente dalle fasce nere degli schiavi, ma non si comportano da tali. Tengono la schiena diritta e hanno lo sguardo fiero. Sono liberi. È l’unica spiegazione.

    Ha funzionato? Uno di essi, con dei bei boccoli biondi, mi guarda.

    Il bruto borbotta qualcosa in risposta.

    Suppongo di sì. L’altra guardia, una femmina dai cappelli scuri, sogghigna. Silmaran ha catturato la sua esca. Adesso dobbiamo solo aspettare che la tigre venga a prenderla.

    I miei occhi si sono abituati all’oscurità e vedo che siamo in un deposito. Sugli scaffali, sono allineati numerosi vasi e cesti, e sento odore di spezie e carne essiccata. Come possono degli ex-schiavi permettersi tanta roba?

    Il bruto mi trascina oltre le guardie.

    Ehi! Dove andate?

    Silmaran vuole che venga trattata bene. Ed è proprio quello che farò. Ha bisogno di un bagno, cibo e acqua. Solleva il mento verso il maschio dai capelli color oro. Nemar, prepara da mangiare. Poi verso la femmina. Tu falle il bagno.

    E tu, che cosa farai? risponde lei.

    Io starò di guardia. Finalmente mi mette giù e toglie la sua mano gigantesca dal mio viso. Pensavo che fosse grande e grosso, ma mi sbagliavo. È enorme. Ha degli occhi intelligenti su un viso squadrato, il colorito della sabbia bruciata dal sole, delle spalle talmente ampie che potrebbero sostenere una casa, e delle mani come delle pale da forno su delle braccia estremamente muscolose.

    Siete degli idioti! Mi pulisco la bocca col dorso della mano. Gareth crede che io sia la sua anima gemella. Sarebbe venuto qui senza fare storie se me l’aveste chiesto, invece di trascinarmi chissà dove mentre lui distrugge la città. Mi troverà, è solo questione di tempo. Do un’inutile spinta al gigante e mi dirigo verso la porta.

    L’omone mi afferra per il retro della camicia e mi rimette al mio posto senza problemi. Tanto meglio. Non sarà necessario chiedere il riscatto, allora.

    Non potrete fare più nulla, perché vi ucciderà. Lo dico come un dato di fatto. Avete mai visto una magia che può disintegrare qualcuno? Beh, io sì. E Gareth ce l’ha. In questo caso non la userà, ma non è necessario che loro siano a conoscenza di questo piccolo particolare.

    Non esiste una magia così. Il biondino, Nemar, non sembra troppo convinto.

    Certo che esiste. Do un calcio a una delle mattonelle del pavimento polveroso. E se pensa che abbiate fatto del male alla sua anima gemella… Fischio. Non ne verrà niente di buono. Mi volto verso il gigante. Perché avete bisogno di lui, in ogni caso?

    Eldra, portala a fare il bagno. Il mostro mi spinge verso la changeling dai capelli scuri. Noi facciamo ciò che dice Silmaran, non ciò che dice questa qui. E poi, è ricoperta di fango e puzza come il culo di un unicorno.

    Ehi! Allungo una mano per schiaffeggiarlo, ma finisco col farmi male da sola. Ma, sei fatto di pietra?

    Solleva le sopracciglia marrone chiaro, divertito, anche se non ride apertamente.

    La ragazza mi prende per un gomito. Andiamo.

    È una pessima idea canticchio.

    Può darsi. Estrae un coltello dalla custodia che porta legata in vita. Ma non importa. Cammina.

    Sollevo le spalle. Io ho cercato di avvisarvi.

    Apprezziamo la tua gentilezza continua a camminare, impassibile, e spalanca la porta dall’altro lato del deposito.

    Strizzo gli occhi per proteggerli dall’assalto del sole. Poi lo rifaccio, ma stavolta per l’incredulità causata dall’opulenza che mi circonda. Al centro della stanza c’è una fontana scintillante, coi bordi squadrati rivestiti di piastrelle colorate. Dei grossi alberi con ampie foglie sono piantati a intervalli regolari sotto il soffitto trasparente. Ci sono anche numerose aree ombreggiate con divanetti e ampi cuscini sparsi sul pavimento in

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