Desiderio illegale: Harmony Privé
Di Lisa Childs
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Info su questo ebook
Per incastrarla lui avrà bisogno di ricorrere a tutto, anche all'inganno
L'avvocato Trevor Sinclair è convinto che la regina di ghiaccio - nonché responsabile della comunicazione del suo studio legale - Allison McCann lo stia sabotando. Tuttavia, per dimostrarlo, ha bisogno di prove ed è per questo che ha messo a punto un piano che prevede una piccola menzogna e una lenta ma spietata seduzione. Nessuno però lo aveva avvisato che, dietro quei modi gelidi, Allison nasconde in realtà una passionalità in grado di innescare un incendio. E forse giocare col fuoco si rivelerà per entrambi il reato più eccitante che abbiano mai commesso.
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Anteprima del libro
Desiderio illegale - Lisa Childs
successivo.
1
Trevor Sinclair era in preda all'eccitazione. A malapena era riuscito ad aspettare la fine del weekend per informare gli amici della conclusione a cui era arrivato dopo ore e ore di elucubrazioni mentali. Tutti e tre ormai avevano relazioni serie e stabili, per cui si era sforzato di essere paziente, anche se lo aveva quasi ucciso tenere per sé la notizia.
Finalmente udì il segnale sonoro dell'ascensore che si fermava al piano dello Street Legal, lo studio legale suo e dei suoi tre migliori amici. I ragazzi con i quali aveva condiviso i tempi brutti, quando aveva vissuto per la strada dopo essere scappato di casa. Il suono delle loro voci profonde riecheggiò lungo il corridoio dall'alto soffitto. Con ogni probabilità si stavano lamentando che li aveva costretti a venire in studio il lunedì mattina presto.
Di solito si incontravano tutti i martedì mattina, ma oggi non si trattava di una questione d'affari normale né di fare il punto sull'andamento dello studio. Non era più possibile rimandare.
Insieme alle voci gli giunse distinto il rumore delle loro scarpe sul pavimento di legno pregiato. Scarpe eleganti per Simon. Stivali dal tacco pesante per Stone. E scarpe da tennis per Ronan.
C'erano tutti e infatti, tempo qualche secondo, entrarono nel suo ufficio. Come Simon, che era il loro socio titolare, anche Trevor aveva un grande tavolo rettangolare. In qualità di avvocato specializzato in class action aveva sempre numerosi clienti e a volte lo spazio, per quanto grande, non bastava per quel tipo di riunioni. Per loro quattro però era più che sufficiente.
Ronan lo scrutò con quegli incredibili occhi neri. «Perché diavolo sembri così felice e soddisfatto?»
«Forse si è finalmente dato da fare con una donna» mormorò Stone con aria ancora assonnata.
Simon scosse la testa bionda. «Non credo proprio. Altrimenti sarebbe esausto come lo siamo noi.»
«Avete tutti e tre un aspetto distrutto» fu il commento divertito di Trevor.
«Sei invidioso?» ribatté Ronan lasciandosi cadere su una sedia. Poi si allungò a prendere la caraffa di caffè fumante dal vassoio al centro del tavolo.
Lui provò una sorta di fitta che poteva assomigliare all'invidia ma no, non poteva essere. Scacciò subito quel pensiero ridicolo. Non aveva alcuna ragione per essere geloso o invidioso di quei tre uomini. Poteva fare sesso quando e dove voleva.
E l'amore dove lo metti?
No, no! L'amore era qualcosa che non gli interessava e da cui si teneva alla larga. Non aveva alcuna voglia di crearsi complicazioni.
«Disgustato» puntualizzò Trevor scuotendo il capo per enfatizzare il suo punto di vista. «Anche i potenti sono caduti rovinosamente.» Come diavolo era potuto succedere quando avevano giurato tutti insieme che non avrebbero mai messo a rischio i propri cuori?
Sciocchi...
A dire la verità gli facevano pena. Eh, sì! Provava soltanto pietà per quei poveretti.
Non certo invidia.
«Ohi, ohi, è geloso davvero!» ridacchiò Stone.
Lui sbuffò spazientito. «Certo, come no!»
«Hai indetto questa riunione per avere un consiglio su come rimediare un appuntamento galante?» lo provocò Simon. «Vuoi sapere se Bette o Muriel o Hillary hanno qualche amica disposta a uscire con te?»
Provò un'altra fitta ma questa volta sapeva che si trattava solo di orgoglio ferito.
«Non ho bisogno di nessun aiuto in quel campo» assicurò l'amico. «Sono l'unico qua dentro che non pensa con una parte anatomica ben precisa e decisamente maschile. Per questo motivo, con ogni probabilità, sono riuscito a capire chi è la talpa.»
A quel punto ottenne tutta la loro attenzione incondizionata. Tre paia di occhi spalancati e focalizzati su di lui, tre bocche aperte per lo shock.
«Hai capito chi è?» chiese Simon. Come socio titolare aveva considerato sua la responsabilità di scoprire chi cercava di danneggiare lo studio legale vendendo informazioni agli avversari, falsificando documenti o passando dati importantissimi che provenivano dai loro stessi incartamenti.
Non che Trevor non si fosse fidato della capacità di Simon di trovare la spia. Ma era stato il primo a essere colpito da quella maledetta talpa, proprio quando era nel pieno di un processo contro una potente casa farmaceutica. Era riuscito lo stesso a uscirne indenne e vincitore. Ma dato che non aveva alcuna intenzione di rischiare che il prossimo caso venisse in qualche modo compromesso, aveva deciso di non accettarne nessuno sino a che quella brutta faccenda della fuga di notizie non fosse stata risolta.
«Chi è?» chiese Ronan.
Lui era davvero sorpreso che gli altri non ci avessero ancora pensato. Adesso che l'aveva capito, gli sembrava ovvio. Però era strano che non l'avessero sospettato subito.
«Allora, chi è?» lo sollecitò Stone.
Erano tutti impazienti di conoscere l'identità della spia. Forse non gli avrebbero serbato rancore per averli fatti venire così presto in studio.
«Non ho prove» li avvertì. «Ma le troverò.» Aveva già un piano in mente.
Simon sollevò un sopracciglio con aria circospetta. «Sei sicuro di sapere veramente chi sia? Ricordati che all'inizio anche io pensavo che fosse Bette.» E invece era andata a finire che quella che doveva essere una sospettata era diventata l'oggetto delle sue fantasie più sfrenate. E Simon Kramer se ne era innamorato perdutamente.
«Dai, non ci tenere sulle spine» intervenne Stone in tono brusco.
Trevor scosse la testa come aveva fatto prima, incredulo che gli amici non ci fossero arrivati da soli. «Allison McCann.»
«No... Non è possibile» protestò Simon.
«Non solo è possibile» replicò lui, «è più che probabile e direi anche logico. È l'unico anello in comune con ciascuno di quei casi. Lei e la sua agenzia hanno lavorato sia per me, che per Ronan, che per Stone.» Indicò la porta. «Tu le hai dato persino un ufficio su questo stesso piano con l'accesso al nostro sistema informatico e di conseguenza a tutti i nostri file.»
Simon divenne di un pallore mortale. Era stato lui ad assumerla per pubblicizzare lo studio legale sin dall'inizio, e a incoraggiarli a usarla per portare la pubblica opinione dalla loro parte. Scosse la testa, ma non per protestare questa volta. Era disgustato da se stesso e dalla sua totale ottusità.
Il volto di Ronan nel frattempo era diventato rosso per la collera.
Solo Stone continuava a non crederci. «Per favore, Trev. È assurdo, renditene conto. Vuoi solo andare a letto con lei e così ti stai convincendo che sia la talpa.»
Simon aveva cercato di sedurre Bette per spingerla a confessare di essere la spia. Invece era stata lei a soggiogarlo.
Lui non aveva intenzione di sedurre nessuno, né tantomeno di farsi sedurre. Aveva un piano migliore che rischiare di morire congelato facendo sesso con Allison McCann.
«Eri presente quando Allison ha ammesso di odiare gli avvocati.»
Stone impallidì visibilmente.
«Se ci odia tanto, perché diavolo ha accettato di occuparsi delle nostre pubbliche relazioni e di fare da tramite con la stampa?» obiettò Ronan, chiaramente perplesso.
Pur essendo tutti avvocati che per professione erano portati a discutere e a fare obiezioni, nessuno di loro poteva negare che la sua congettura avesse senso. Doveva essere per forza Allison McCann. Era lei che li aveva traditi e stava continuando a sabotare la reputazione e la credibilità dello studio.
«Ma perché?» si domandò Simon.
«Non vedo che importanza possa avere» ribatté Trevor.
Non gliene fregava assolutamente niente del motivo per cui lei l'aveva fatto. Voleva soltanto fermarla e impedirle di continuare a danneggiare il loro studio.
Tuttavia non era soltanto quello il piano che aveva in mente. Okay, forse non avrebbe rischiato il congelamento, ma era abbastanza incuriosito e intrigato di scoprire se esisteva un modo per sciogliere la regina di ghiaccio, vale a dire Allison McCann.
Era stata convocata. Non lo sopportava. Era la padrona della sua attività e dell'agenzia. Ma se voleva che gli affari continuassero e prosperassero, doveva avere clienti. Clienti per i quali lavorare. Quindi erano loro i padroni. E lei la loro strega super stronza.
Aveva imparato da ragazzina a esserlo. Glielo aveva insegnato la maestra delle super stronze. Ma adesso non aveva tempo di pensare al passato perché l'ascensore era arrivato al piano in cui si trovava la sede dello Street Legal.
I quattro avvocati erano i suoi migliori clienti, anche se non i preferiti. Le cose che aveva fatto per loro... Se avesse posseduto ancora una coscienza, solo il pensiero l'avrebbe tenuta sveglia la notte. Ma la coscienza era qualcosa che aveva venduto tanto tempo prima, insieme alla propria anima, proprio per far decollare l'agenzia. Uscì dall'ascensore con un sospiro pesante e si diresse verso la sala d'ingresso.
L'addetto all'accoglienza, un ex membro di una gang, la osservò mentre si avvicinava. Non aveva mai capito perché avessero scelto quell'omone con una faccia da delinquente incallito come receptionist. Nessun sorriso di benvenuto gli illuminava il volto né gli occhi neri. Del resto, non l'aveva mai accolta con un sorriso.
Devi riconoscere che nessuno, a parte i media, ti vede di buon occhio, cara mia.
I giornalisti aspettavano sempre con impazienza i comunicati che lei diramava. Erano sempre felici di vederla perché sapevano che rimestava nel torbido e riportava alla luce gli scheletri nascosti negli armadi.
«Sono tutti nell'ufficio di Trevor» la informò Miguel indicandole con il pollice la direzione da prendere.
Quindi tutti i soci dello Street Legal erano impazienti di incontrarla.
Le avevano dato appuntamento all'ultimo minuto, per colpa loro aveva dovuto spostare quelli che aveva già in agenda e Edward, il suo assistente, non le era stato di alcun aiuto. Le aveva detto che aveva un'emicrania pazzesca e si era rifugiato in bagno lasciando a lei il compito di fare le telefonate.
Aveva bisogno di un nuovo assistente, non c'era dubbio. Forse avrebbe dovuto chiedere a Miguel se aveva un amico fidato, interessato a occupare il posto. Avrebbe potuto servirsi di qualcuno meno comunicativo di Edward, che aveva il brutto vizio di chiacchierare troppo con i clienti e con la stampa.
Comunque si limitò a chinare il capo in segno di assenso e s'incamminò lungo il corridoio. Il senso di eccitazione aumentava a ogni ticchettio delle sue scarpe sul pavimento. Non che fosse eccitata di vedere Trevor. Era euforica perché lui doveva aver accettato un nuovo caso.
Le sue cause, a differenza di quelle dei soci, erano le più facili da sostenere. Purtroppo Trevor Sinclair non era il più facile da gestire. Era quello che la costringeva ogni volta a ricordare che gli avvocati non le piacevano.
Quando arrivò davanti alla porta aperta dell'ufficio, si accorse che la guardavano tutti con la stessa espressione. Come se non si fidassero per niente, e un brivido le percorse la spina dorsale davanti alla freddezza presente nei loro occhi.
Miguel doveva aver avvertito Trevor, perché lui era in piedi accanto alla porta, lo sguardo impenetrabile che dopo un breve istante si tramutò in un sorriso.
Sorriso che però la turbò molto più dell'iniziale freddezza, e non perché lo rendeva assolutamente affascinante, con quei folti capelli castani dai riflessi ramati e i profondi occhi verdi. Sua madre infatti le aveva rivolto gli insulti più cattivi e letali sempre col sorriso sulle labbra.
Forse non l'avevano chiamata per un nuovo incarico. Forse l'avevano fatta venire per informarla che lo Street Legal non aveva più bisogno della sua collaborazione.
D'altro canto, negli ultimi mesi si erano serviti sempre meno della sua agenzia, anche se in realtà ne avrebbero avuto più bisogno. Avevano subito una cattiva pubblicità dopo che uno di loro era stato denunciato all'Ordine degli Avvocati. Correva anche voce che avessero difeso clienti che avevano la brutta abitudine di mentire.
Avrebbe potuto capovolgere la situazione ma erano stati riluttanti a coinvolgerla e non le avevano nemmeno dato alcuna spiegazione.
Che stava succedendo?
E perché aveva la spiacevole sensazione che ci sarebbe andata di mezzo anche lei?
«Entra pure» la sollecitò Trevor Sinclair.
Non si era resa conto di essere rimasta in corridoio. Ma se fosse entrata, si sarebbe trovata in condizione di inferiorità. Quattro contro uno. Avrebbe dovuto permettere a Edward di accompagnarla, quando l'aveva pregata all'ultimo minuto di farlo venire. Ma gli aveva ricordato la sua insopportabile emicrania e gli aveva dato il resto della mattinata libero. Del resto non avrebbe potuto esserle di molto aiuto.
Quei quattro squali l'avrebbero mangiato vivo, se avesse tentato di difenderla. Non che Allison avesse bisogno di qualcuno che intercedesse per lei.
Aveva imparato da ragazza a badare a se stessa. Poco male se l'avessero licenziata. Aveva altri clienti.