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Una piacevole eccezione
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E-book162 pagine2 ore

Una piacevole eccezione

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Info su questo ebook

Mai uscire con il proprio capo.
Damien Wyatt, re dell'industria mineraria, segue una sola regola: mai più di una notte. Tuttavia, quando Harriet Livingstone appare di fronte alla sua scrivania per un colloquio di lavoro si lascia tentare dalla sua bellezza.
Harriet non avrebbe mai accettato quel lavoro se non fosse disperata: l'ultima cosa di cui ha bisogno è un coinvolgimento con l'affascinante ma arrogante Damien. Ben presto, però, tenere il loro rapporto fuori dalla camera da letto diventa una battaglia che nessuno dei due sembra voler davvero vincere.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2021
ISBN9788830526525
Una piacevole eccezione
Autore

Lindsay Armstrong

Dicono che l'Africa resti per sempre nel cuore di chi vi è nato... Lindsay Armstrong è nata in Sud Africa ed è cresciuta con tre ambizioni ben precise: diventare una scrittrice, vedere il mondo e diventare guardia forestale. Non è riuscita a realizzare il suo ultimo obiettivo, ma l'amore per la natura selvaggia e per l'Africa non l'ha mai abbandonata.

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    Anteprima del libro

    Una piacevole eccezione - Lindsay Armstrong

    Copertina. «Una piacevole eccezione» di Armstrong Lindsay

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    An Exception to His Rule

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2014 Lindsay Armstrong

    Traduzione di Fabio Pacini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-652-5

    Frontespizio. «Una piacevole eccezione» di Armstrong Lindsay

    1

    Damien Wyatt sedeva nello studio al primo piano.

    Indossava un paio di jeans, una robusta camicia color kaki e stivali da deserto, completamente visibili dal momento che aveva alzato i piedi sulla scrivania. Aveva i capelli arruffati e un’ombra di barba sul viso.

    Le finestre erano aperte e le rose nel giardino sottostante erano in piena fioritura, come il gelsomino che si arrampicava sulla facciata della casa. Oltre al muro di cinta del giardino, una spiaggia di sabbia bianca si curvava attorno a un’invitante baia blu. La brezza portava con sé il mormorio della risacca e un sentore di salsedine.

    «Aspetta un attimo» disse, aggrottando la fronte. «È remotamente possibile che la signorina Livingstone della quale stiamo parlando sia in realtà Harriet Livingstone? Se fosse così, scordatelo, Arthur.»

    Arthur Tindall, eccentrico conoscitore d’arte... quel giorno, sopra i jeans, sfoggiava una camicia marrone e un panciotto giallo canarino con stampati sopra degli elefantini neri... scosse la testa, sorpreso. «La conosci?»

    «Non ne sono sicuro. Forse. A meno che in giro non ci siano due donne con questo nome» rispose Damien, asciutto.

    «Potrebbe essere. Che ce ne siano due, intendo» replicò Arthur. «Dopo tutto, non siamo nel cuore dell’Africa Nera, dove sarebbe altamente improbabile imbattersi in un altro dottor Livingstone...»

    Damien si concesse un breve sorriso. «Credo che tu abbia ragione.» Tornò serio e, inarcando un sopracciglio, chiese: «Che tipo è la tua Harriet? Una ragazza alta e magra con una gran massa di capelli e un gusto inusuale nel vestire?».

    Arthur ci pensò su un momento. «Alta, sì» disse lentamente. «Per il resto, be’, grassa sicuramente no e vestita... non ricordo molto dei suoi vestiti.»

    «Ma l’hai incontrata?» gli chiese Damien con una punta di ironia nella voce.

    «Certo che sì.» Arthur si mostrò offeso, ma poi si illuminò. «Una cosa posso dirtela: ha gambe molto lunghe.»

    «Anche i trampolieri, se è per questo» osservò Damien. «La mia signorina Livingstone non so» aggiunse. «Voglio dire, essendo così alta è chiaro che doveva avere le gambe lunghe, ma come fossero non sono in grado di dirlo perché erano completamente coperte da un batik che si era allacciata attorno alla vita a mo’ di sarong.»

    Arthur fissò un punto distante, oltre la finestra, forse nel tentativo di visualizzare un batik usato a mo’ di sarong, poi sbatté due volte le ciglia e disse trionfalmente: «Occhiali! Grandi e rotondi, con la montatura rossa. Anche...», Aggrottò la fronte, concentrandosi, «una certa vaghezza, che forse dipende dalla miopia, ma che le dà l’aria di essere sempre impegnata a riflettere sui massimi sistemi della vita.» Dopodiché fece una smorfia.

    Damien Wyatt scoprì i denti in un ghigno ferale. «La ragazza che ha distrutto la mia macchina due mesi fa portava dei grandi occhiali rotondi con la montatura rossa.»

    «Oh, mio Dio! Non la Aston Martin? Oh, mio Dio.»

    Damien lo sogguardò sardonicamente. «Aggiungi che non aveva l’assicurazione e che il... carrarmato che guidava è uscito praticamente intatto dall’incidente.»

    «Carrarmato?»

    Damien scrollò le spalle. «Era come se lo fosse: un massiccio quattro ruote motrici con tripla barra di protezione in acciaio.»

    Stavolta Arthur non riuscì a trattenere un brivido. «Come è successo?»

    «Lei aveva sterzato bruscamente per evitare un cane, poi è andata nel panico e non è più riuscita a rimettersi in carreggiata» spiegò Damien Wyatt, tamburellando le dita sulla scrivania.

    «Qualcuno è rimasto ferito?»

    Damien gli lanciò un’occhiata sardonica. «Il cane è tornato in braccio al suo padrone sano e salvo. Lei si è rotta gli occhiali.»

    Fece una pausa, ricordando la confusione che era seguita allo scontro, durante la quale, curiosamente, aveva notato soprattutto che Harriet Livingstone era la proprietaria di due magnifici occhi azzurri.

    «Sarebbe potuta andare peggio.»

    «Non è tutto» rimarcò acidamente Damien. «Io mi sono fratturato la clavicola e i danni alla macchina, be’...» Piegò le labbra in una smorfia. «... l’intera faccenda mi è costata una piccola fortuna.»

    Arthur si astenne dal commentare che una piccola fortuna doveva avere a malapena scalfito l’immensa fortuna che Damien Wyatt aveva a sua disposizione.

    Ma Damien non aveva finito. Con palpabile sarcasmo, aggiunse: «Quindi, caro Arthur, se per caso stiamo parlando della stessa ragazza, capirai anche tu che non posso assolutamente permettere che giri libera per la proprietà». Tolse i piedi dalla scrivania e si raddrizzò.

    Arthur Tindall vide qualcosa di freddo, determinato e vagamente minaccioso negli occhi scuri di Damien, ma al tempo stesso scoprì di non essere disposto ad arrendersi senza lottare.

    Che si trattasse della stessa ragazza oppure no... e doveva ammettere che al momento la prima ipotesi sembrava alquanto verosimile... il fatto era che aveva promesso a Penny, la sua giovane, deliziosa e sorprendentemente manipolativa consorte, che avrebbe ottenuto il lavoro dei Wyatt per la sua amica Harriet Livingstone.

    Si piegò in avanti. «Damien, poniamo pure che sia la stessa ragazza... cosa della quale non siamo affatto sicuri! Ma è brava» disse con intensità. «Eccezionalmente brava. La collezione di tua madre non potrebbe finire in mani migliori, credimi! Ha lavorato per una delle più prestigiose case d’aste del paese.» Arthur enfatizzò il punto roteando gli occhi e allargando le mani. «Suo padre era un noto conservatore e restauratore di quadri e le sue referenze sono impeccabili.»

    «Il che non ti ha impedito di definirla vaga e distratta» gli fece notare Damien, spazientito. «E io ho avuto il dubbio piacere di essere investito da lei!»

    «Sarà anche distratta su certe cose, ma non nel suo lavoro» insistette Arthur. «Non si intende solo di quadri, ma anche di porcellane, ceramiche, tappeti, miniature e via discorrendo. E ha esperienza in fatto di catalogazioni.»

    «Una specie di museo semovente, insomma» commentò Damien, caustico.

    «No, semplicemente la persona che mi sento di raccomandare per prendersi cura degli oggetti raccolti da tua madre. La persona che potrebbe avere un’idea abbastanza precisa del loro valore, o comunque sapere a chi rivolgersi per farli stimare, restaurare, nel caso abbiano bisogno di essere restaurati, e...»

    Damien alzò una mano. «Arthur, capisco il tuo punto, però...»

    «Naturalmente» lo interruppe Arthur, alzandosi e guardandolo critico, «se fosse la stessa ragazza, esiste la concreta possibilità che nulla al mondo possa indurla a lavorare per te.»

    «E perché diavolo?»

    Arthur scrollò regalmente le spalle e ripiegò le braccia sul suo panciotto giallo con gli elefantini neri. «Presumo che tu sia stato alquanto tagliente con lei negli attimi immediatamente successivi all’incidente.»

    Damien si strofinò la mascella. «Le ho chiesto» disse ricordando, «se per caso aveva trovato la patente dentro a una confezione di patatine fritte.»

    Arthur alzò gli occhi al soffitto, ma replicò: «Ho sentito di peggio. Soltanto questo?».

    Damien si strinse nelle spalle. «Potrei aver detto qualche altra cosetta... non proprio lusinghiera nei suoi confronti. Nella concitazione del momento, ovviamente. La mia macchina era a pezzi. E la mia clavicola anche.»

    «Ho notato che a volte le donne hanno un punto di vista diverso. Riguardo alle macchine, intendo.» Arthur allargò di nuovo le mani. «Pura eccellenza, classe finissima in un’automobile, ma poi vedendola sfasciata non soffrono come soffrirebbe un uomo al loro posto.»

    Damien si morse il labbro, poi scrollò le spalle e allungò la mano verso il telefono che aveva cominciato a emettere un discreto ronzio.

    Arthur si girò, avvicinandosi alla finestra. La vista era fantastica, ma d’altronde Heathcote, la residenza della dinastia Wyatt, era una magnifica proprietà. Come in altre zone del distretto dei Northern Rivers nel New South Wales, ci allevavano con successo bestiame, ma erano stati i macchinari... macchinari per l’agricoltura e, più di recente, per l’industria mineraria, a formare la spina dorsale della loro fortuna.

    La leggenda voleva che tutto fosse cominciato con il trattore che il nonno di Damien aveva progettato e costruito con le sue stesse mani, ma poi Damien aveva triplicato il giro di affari della compagnia investendo in macchinari per l’industria mineraria, decisione quanto mai lungimirante in un paese dal sottosuolo ricco come l’Australia.

    La connessione di Arthur con i Wyatt era iniziata con il padre di Damien e il suo interesse per l’arte. Assieme avevano raccolto una collezione della quale chiunque sarebbe potuto andare orgoglioso. Poi, sette anni prima, i suoi genitori erano scomparsi in mare durante una tempesta che aveva affondato il loro yacht e Damien aveva ereditato tutto.

    Era stato soltanto allora che si erano resi conto della reale estensione della collezione di oggetti d’arte di sua madre... cosa che fino a quel momento il resto della famiglia aveva teso a sottovalutare. Non sarebbe stato esagerato affermare che Heathcote ne era piena dalla cantina al sottotetto. Tuttavia, erano dovuti passare diversi anni prima che si decidessero a metterci mano e a qual punto lo avevano chiamato per un consulto.

    La sua prima idea era stata di suggerire che tutti gli oggetti venissero imballati e spediti a un esperto per essere valutati. Damien, però, sostenuto in questo da sua zia, non se l’era sentita di far uscire i tesori di sua madre da Heathcote e, in alternativa, gli aveva chiesto di trovare qualcuno che facesse il lavoro in sito.

    Compito non facile, dal momento che Lennox Head, la cittadina più vicina a Heathcote, si trovava a grande distanza da Sydney, Brisbane e la Gold Coast.

    Di conseguenza, quando Penny gli aveva presentato il caso di Harriet Livingstone, lui l’aveva considerata una manna dal cielo...

    Arthur si girò, riportando lo sguardo sul profilo di Damien Wyatt che continuava a parlare al telefono. A trentun anni, Damien aveva un fisico asciutto e dinoccolato che nascondeva un’inattesa potenza. Sul metro e novanta, con le spalle larghe, aveva la capacità di trovarsi a proprio agio in qualsiasi ambiente: alla presidenza di un consiglio di amministrazione, in uno studio di ingegneria meccanica, all’aria aperta in mezzo alla natura selvaggia e con le donne.

    Il bagliore dei suoi occhi neri tradiva una personalità mercuriale e un’intelligenza vivace.

    Una volta sua moglie Penny aveva osservato che, pur non essendo bello nel senso classico del termine, Damien possedeva un devastante fascino virile.

    Aveva anche l’abitudine di imporre la sua volontà agli altri e, siccome spesso si serviva di metodi alquanto taglienti e irritanti per far sì che questo avvenisse, Arthur pensò con umana simpatia a quel che aveva dovuto passare Harriet Livingstone dopo averlo incontrato in circostanze quanto mai sfavorevoli.

    Allora perché, si chiese all’improvviso, se, come molto indizi lasciavano supporre, si trattava della stessa ragazza, lei si era detta così felice del suo tentativo di farle assegnare un lavoro proprio alle dipendenze di Damien Wyatt? Non poteva non aver riconosciuto il nome. E l’incidente doveva averle lasciato dei ricordi... sgradevoli.

    Com’era possibile che avesse onestamente pensato di farsi assumere da un uomo al quale aveva sfasciato l’adorata Aston Martin e fratturato la clavicola?

    Cosa c’era dietro la sua sorprendente disponibilità a trovarsi di

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