Storia dei fratelli

Di Federica Mazzeo

Un bambino si smarrisce durante la fuga precipitosa di un intero villaggio minacciato da una violenza che si avvicina. La sorella non smette di aspettarne il ritorno, rintracciandone i segni in un panorama dove le intuizioni che sorgono dal mondo interno si mescolano con le presenze vive che animano la natura dei luoghi e che marcano la vitalità dei ricordi, delle cose vere per sempre.
Il destino di lei che attende si intreccia con il destino di un uomo che la ama.
In questa trama, che avanza con un andamento spiraliforme, il lettore è invitato a soffermarsi sulla fine e l’inizio da una prospettiva insolita, che disarma la rassicurante linearità della logica e lo invita ad attardarsi accanto alla sponda di un fiume o nelle tracce dei sogni portati dalla notte.
Romanzo breve dalla grammatura onirica, in cui Federica Mazzeo esplora temi quali il destino, la fedeltà e il tradimento. Stupefacente storia di smarrimenti e di ritorni, in cui i personaggi si stagliano come figure archetipiche in uno spazio-tempo indefinito, quasi biblico.

• Lingua: Italiano
• Editore: Giovane Holden Edizioni
• Data di uscita: 31 ott 2020
• ISBN: 9788832927979

Anteprima del libro

perso.

1

Chi si perde

Fu quella volta. Quella volta arriva. Una mattina presto, la luce della mattina presto, fruscio di sandali a sollevare la terra secca del pavimento, guardo in controluce da dietro la tenda che mi separa dall’altra stanza le grandi barbe degli uomini che si muovono in fretta, mi avvicino, scostando appena il lembo delle stoffa, vedo mia madre seria in volto e più vecchia, sta mettendo utensili di legno in teli di canapa, avvolge pesce essiccato poi formaggio preso dalla grotta in altri panni, più silenziosa degli uomini ma con uguale precisione. Gli uomini invece armi e pelli, uno entra correndo, presto, ha detto e poi è uscito, continuano a passarsi parola in quelle prime ore del giorno, sento le voci muoversi nel vento, il vano della porta dove sono accucciata ha un contorno aspro, mi gratta un po’ le cosce e il palmo della mano con cui mi reggo in equilibrio, mi chiedo se forse gli animali, gli animali ci rallenterebbero ma sono una grande ricchezza, se non porteremo gli animali vuol dire che la situazione è disperata, i malati non li porteremo e ce ne sono molti, l’epidemia che è venuta con le piogge ha toccato i più deboli. Mia madre viene verso la stanza, si avvicina il suo grembo bianco, scosta la tenda, mi vede, mi dice dovete prepararvi, va a svegliare mio fratello, lui non vuole alzarsi, piagnucola, mia madre lo strattona, lo mette a sedere sul giaciglio duro, sbrigatevi, dobbiamo andare subito, arrivano. Butta sul letto dei panni, le vesti più resistenti che abbiamo, i sandali, dice, mio fratello si è zittito, restiamo un piccolo tempo in silenzio. Non vengo, mi dice, smettila, dico, non vengo, è inutile, dice, dice lui, poi chiede, invece Gota viene, non lo so, non credo, non lo so. Sbrigatevi, quasi urla mia madre dall’altra stanza, gli uomini entrano ed escono, si stanno radunando nel piazzale fuori, ci sono anche alcuni animali, cavalli, asini, qualcuno sta provando anche con una mucca,