Tentazione in salsa piccante (eLit): eLit
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Info su questo ebook
Chance Berringer non può lamentarsi del suo ultimo lavoro da bodyguard: proteggere Ana Perez, la famosa chef televisiva, nelle due settimane che trascorrerà a casa, in Messico. Sembra più una vacanza che un lavoro. Quanto potrà essere difficile tenere gli occhi addosso e le mani lontane da quel corpo favoloso? Molto difficile. Anche perché Ana non vuole una babysitter sempre tra i piedi. Forse però potrebbe accettare un amante eccitante ed esperto come Chance.
Samantha Hunter
Tra le autrici amate dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Tentazione in salsa piccante (eLit) - Samantha Hunter
Immagine di copertina:
Antonio_Diaz / iStock / Getty Images Plus
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:
His Kind of Trouble
Harlequin Blaze
© 2013 Samantha Hunter
Traduzione di Elisabetta Frattini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-163-6
Prologo
Jonas, Garrett ed Ely Berringer, insieme a Luke, il cugino ritrovato nonché nuovo membro della squadra, guardavano allibiti lo schermo del nuovo televisore al plasma.
Ana Perez, la minuta cuoca messicana protagonista del programma culinario più seguito alla televisione, dava ordini al suo staff con l’autorità di un generale dell’esercito, tanto che ascoltandola Garrett si irrigidì.
La filippica in cui si era lanciata per punire l’errore di un concorrente risultava a dir poco esagerata. Le persone presenti in cucina, molte delle quali erano uomini grandi, grossi e seriosi, impallidirono. Quando si accorgeva che una salsa era opaca, poco legata o che le verdure erano avvizzite, per rimproverare i concorrenti la Perez usava un linguaggio tutt’altro che forbito e colorito da numerosi improperi in spagnolo.
«Scommetto che gli asparagi non sono le uniche cose che si sono ammosciate in quella cucina» commentò Luke, strappando un sorriso agli altri.
Il successo clamoroso del programma era dovuto in gran parte proprio al caratteraccio di Ana, che probabilmente era anche la causa delle molestie che stava subendo.
«Porca miseria...» mormorò Garrett, incapace di staccare gli occhi dallo schermo. «Non credevo che si potessero dire cose del genere in televisione.»
«Sulla televisione via cavo in effetti si può, ma guardandola sembra impossibile che qualcuno voglia farle del male» commentò Jonas, sorridendo dell’espressione truce di suo fratello maggiore.
Garrett spense il televisore, accese le luci della piccola sala conferenze poi si rivolse agli altri. «Questa è una grande occasione per noi. Riuscire a lavorare per le celebrità non è facile ma, fortunatamente per noi, lo studio che produce il programma non riesce a trovare una scorta dopo che l’ultima ha rinunciato all’incarico. Accettare il lavoro significherebbe guadagnare parecchio.»
«Quindi non ci assumerebbe lei?» chiese Ely.
«No, non è esattamente entusiasta di avere una guardia del corpo. È la società di produzione che ha deciso di farla scortare. Hanno investito su di lei e la vogliono sapere al sicuro per tutta la durata della nuova stagione e cioè due settimane. In Messico. Niente male.»
«Sì, per te» replicò Ely lanciando un’occhiataccia al fratello. «Io mi chiamo fuori. Lydia e io torniamo nel Montana. I corsi all’università cominceranno tra due settimane.»
L’idea di Ely e di Lydia di trasferirsi nel Montana era stata uno shock per tutti, ma Garrett era felice per suo fratello. Lo erano tutti. Avrebbe continuato ad aiutarli solo in caso di bisogno, ma il suo obiettivo era diventare architetto mentre Lydia intendeva aprire un nuovo negozio di tatuaggi.
Jonas scosse la testa senza nemmeno lasciar parlare Garrett. «Mi dispiace. Ho già un altro incarico, ricordi?»
Garrett fece una smorfia. Se n’era dimenticato.
Era un momento di grandi cambiamenti per i fratelli Berringer. Fortunatamente tutti positivi. I successi ottenuti avevano richiamato più incarichi di quanti potessero accettarne e Garrett cominciava a sentirsi sotto pressione. Doveva a tutti i costi assumere nuovo personale. Il fatto che i suoi fratelli avessero trovato donne speciali e si fossero sposati o fossero in procinto di farlo complicava tutto.
«A me il Messico e le belle donne piacciono» si rese disponibile Luke, ma i tre fratelli scossero la testa. Luke era l’ultimo acquisto e non era ancora pronto a occuparsi da solo di un incarico di alto profilo e pericoloso come quello. Lui era un colletto bianco e Garrett aveva qualche difficoltà a immaginarlo lontano dal suo computer.
«Tiffany inizierà domani il corso di arte forense dell’FBI che le ho regalato per Natale, quindi per un po’ sarà molto impegnata» li informò Garrett sospirando. «Credo che toccherà a me occuparmi del caso» concluse lanciando un’occhiata scettica al televisore. «Forse il suo atteggiamento è tutta una scena a beneficio delle telecamere» aggiunse con fare fiducioso.
Prima che qualcuno potesse commentare, la porta si aprì e Chance entrò nella sala, cogliendo tutti di sorpresa.
«Ehi, che cosa ci fai a casa, fratellino?» gli chiese Jonas.
«Ti immaginavo impegnato a sciare» gli fece eco Garrett che non era mai stato così felice di vederlo.
«Logan si è rotto una gamba e hanno dovuto trasportarlo in ospedale in elicottero. È una brutta frattura multipla e scomposta. È stata un’impresa recuperarlo, e quando dopo l’intervento hanno deciso di dimetterlo, mi è venuta voglia di tornare a casa. Allora, che cosa succede? Che state guardando?» chiese Chance indicando il televisore peraltro spento.
I tre fratelli si scambiarono un’occhiata, poi lo guardarono sorridendo sornioni.
«Che c’è?» chiese lui.
«Il tuo tempismo è perfetto. Pensavamo di dover rinunciare a un incarico perché nessuno di noi se ne poteva occupare» gli spiegò Garrett incrociando le dita.
«Non c’è problema, ci penso io. Di che cosa si tratta?»
Era proprio da lui dichiararsi disponibile ancor prima di conoscere i dettagli. Esattamente quello su cui Garrett aveva contato. Mostrandogli una foto di Ana lo vide assumere un’espressione stupita. «La sede della società produttrice dello spettacolo è a New York e la Perez partirà per il Messico dopodomani. Se riesci a essere lì per questa sera sarebbe perfetto. Tutto quello che c’è da sapere si trova in questo file.»
Osservando la reazione di suo fratello, Garrett capì che il gioco era fatto. Chance non era capace di resistere al fascino di una bella donna e Ana poteva anche essere completamente pazza, ma era molto bella.
«Una donna affascinante che ha ricevuto minacce di morte. Sembra un caso fatto apposta per te» rincarò la dose Ely.
Chance fischiò guardando la foto. «Come si può voler far del male a una creatura così bella? Sì, sono il vostro uomo, non ci sono dubbi.»
Il sorriso di Garrett si fece più ampio.
«Non sarei riuscito a esprimermi meglio.»
1
Era Santo Stefano e Ana Perez aveva lavorato anche durante le festività come faceva da due anni a quella parte, da quando era nato il reality show Se non vuoi scottarti...
Aveva registrato diverse puntate per la stagione successiva e benché il gruppo di aspiranti chef che partecipavano alla trasmissione fosse il migliore che avesse mai avuto, i problemi non mancavano. Era da sola sul set, intenta a rileggere i suoi appunti riguardanti i progressi dei concorrenti.
A differenza dei reality in cui i partecipanti venivano eliminati se non riuscivano a svolgere correttamente il compito loro assegnato, nel suo programma, per contratto, era solo ed esclusivamente lei a decidere chi meritava la vittoria. In nessun caso avrebbe voluto che il suo nome venisse associato a personaggi raccomandati da altri chef. Per quel motivo i vincitori non potevano essere scelti con votazioni esterne o grazie a un carattere predominante. Negli ultimi tempi però le cose stavano cambiando. I dirigenti della società di produzione avevano cominciato a intromettersi. Capitava che volessero che facesse cose stupide come dare il via a una guerra del cibo ma Ana riusciva a spuntarla il più delle volte, ma non tutte. Più famosa diventava, più sembrava perdere il controllo della propria vita.
Ogni riunione con i produttori si trasformava in una lite. Di recente avevano preso in considerazione la possibilità di toglierle il potere di prendere la decisione finale. Ma lei era una lottatrice e per nessun motivo intendeva rinunciare al suo potere decisionale.
Le pressioni non arrivavano solo da parte dei produttori, ma anche dai concorrenti. Non tutti erano d’accordo con le sue scelte, e a giudicare dalle mail che riceveva e da quello che leggeva sul blog dedicato allo show, alcune critiche sfioravano addirittura la follia.
Le molestie che lei aveva subito di recente erano anch’esse prezzo del successo. Ana era severa con i concorrenti, ma raramente si arrabbiava davvero con loro. I modi bruschi rispondevano all’esigenza di fare ascolto, ma anche alla sua mania di perfezionismo.
Ana non poteva essere amica delle persone che doveva giudicare. Preferiva che avessero paura di lei o che non la amassero. Non voleva che si sentissero feriti o traditi perché non li aveva scelti come vincitori. Aveva commesso quell’errore la prima stagione con un concorrente che aveva pensato che facendosela amica, lei lo avrebbe fatto automaticamente vincere. Ana prese un respiro profondo, scacciando il ricordo. Ricordare stancava.
Alla fine tutti i concorrenti avrebbero tratto dei benefici per il solo motivo di aver partecipato allo show. La maggior parte avrebbe ricevuto delle offerte di lavoro e i più promettenti sarebbero entrati in contatto con qualcuno in grado di completare la loro preparazione, lontano dalle scene. Per quanto riguardava lei, grazie a quel lavoro guadagnava abbastanza da aiutare la sua gente in Messico.
Solo per quel motivo sopportava tutto il resto.
Tornando a concentrarsi sui fascicoli che teneva in grembo, allungò la mano verso il bicchiere di vino che si era versata prima di sedersi, quello rimasto dalla preparazione del molé, salsa tipica del paesino dello Yucatán dove aveva vissuto fino all’età di vent’anni, prima di trasferirsi, otto anni prima, negli Stati Uniti per frequentare una scuola di cucina.
Lo show le aveva permesso di insegnare ai concorrenti e ai telespettatori gli usi e i costumi del suo paese natale.
Per il momento la concorrente che aveva attirato maggiormente la sua attenzione era Bailey Knowles, una giovane donna del Bronx che pur non avendo seguito nessun corso di cucina, era dotata dell’insolita capacità di abbinare i gusti in modo straordinario. Purtroppo non aveva una preparazione classica e alcun interesse nel procurarsela.
Ana era convinta che la preparazione fosse un compagno importante del talento naturale e perciò esitava nello sceglierla come vincitrice per quella stagione.
James Benois era il secondo della sua lista. Era un concorrente di mezz’età che si era dato alla cucina dopo aver perso il lavoro di dirigente due anni prima. Aveva alle spalle un’ottima preparazione anche se erano passati diciotto anni da quando si era diplomato. La sua storia piaceva al pubblico e anche a lei. James era bravo e affidabile anche se non particolarmente creativo. Era troppo ansioso di piacere e troppo flemmatico per dirigere una cucina. Le cucine dei ristoranti erano luoghi caotici e stressanti, un capo cuoco aveva molta responsabilità e James non dimostrava di essere all’altezza di gestire le difficoltà. Tuttavia i suoi modi rilassati avevano un effetto calmante e Ana trovava il contrasto positivo.
C’erano altri quattro concorrenti, tutti con doti e difetti, alcuni molto bravi in certi campi, ma meno in altri.
Ana guardò la fotografia di Lionel Jenkins. Non aveva preso molti appunti sul suo conto. I tipi come lui non le piacevano per principio. Proveniente da una ricca famiglia di Philadelphia, Lionel era un ottimo chef e aveva una preparazione e delle referenze eccellenti. Sapeva muoversi in cucina ed era molto bello, il beniamino delle telespettatrici. Peccato che fosse anche un verme. Era ambizioso e interessato unicamente al denaro. Avrebbe potuto ottenere una posizione come chef d’alto rango o aprire un ristorante tutto suo e invece aveva oliato più di una ruota per partecipare allo show.
Usava il reality per farsi pubblicità gratuitamente e l’aveva fatto capire neanche troppo velatamente. Inoltre era refrattario alle critiche. Come diversi suoi colleghi chef, era dotato di un ego più grande del suo cappello, ma Ana preferiva che il vincitore non fosse troppo interessato al denaro. L’ambizione era importante, ma lo era anche dimostrare di amare il cibo, la comunità e la professione.
Sfregandosi gli occhi prese un respiro profondo e chiuse i fascicoli. Grazie al cielo le registrazioni erano finite e ora poteva tornare a casa.
Il cuore le si gonfiò al pensiero. Amava New York e l’inverno, stagione che non aveva conosciuto crescendo in Messico. Però quella città