The old man standing
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Zombie - romanzo breve (91 pagine) - Bart ha scelto di godersi gli anni della vecchiaia isolato dal resto del mondo. Ha tutto ciò che gli serve, nella sua casa fra i boschi… pace, armonia, serenità. Eppure non riesce a smettere di pensare al passato e ai fantasmi che reca con sé. Fino a quando non saranno gli spettri di un tempo ormai lontano a bussare alla sua porta. Pronti a reclamare la sua anima.
Bart ha costruito la casa nei boschi di Greenville con le sue stesse mani e dentro di sé nutre ancora la speranza che suo figlio James decida di trasferirsi con la famiglia lì da lui, per godere della stessa pace, per condividere ciò che resta del suo futuro.
Ma la pacata quotidianità di Bart sta per essere infranta da qualcosa che non aveva preso in considerazione, un orrore lontano ma che potrebbe raggiungerlo anche nel suo angolo di paradiso: lo percepisce, tutto attorno a sé, ne ascolta i resoconti alla radio. E allora capisce che il suo tempo sta scadendo e che dovrà fare il possibile per rimettere le cose a posto.
Non è ancora troppo tardi per salvare i suoi cari.
Bart si prepara ad affrontare la sfida più importante della sua vita. Nonostante la paura.
Nonostante nessuno possa udire le sue urla farsi strada in mezzo agli alberi.
Pietro Gandolfi si alimenta di orrori, poi li digerisce fino a espellerli ricoperti da una patina di puro disagio. C’è chi continua a paragonare il suo lavoro a quello di Stephen King, anche se lui è ancora dell’idea di ispirarsi più a Clive Barker e Richard Laymon. In fin dei conti non gli importa, almeno fino a quando non verrà paragonato a Federico Moccia.
Ha pubblicato l’antologia personale Dead of Night, i romanzi La ragazza di Greenville, William Killed the Radio Star, Clayton Creed, Nel nome del padre, House of Dead Dolls, Il veleno dell’anima e The Road to Her e alcune novelle fra cui Who’s Dead Girl?, Devil Inside, Ben & Howard e Avventura alla stazione di servizio; suoi racconti compaiono in varie antologie. Per Delos Digital ha pubblicato i quattro capitoli della saga di Dead Nation e il racconto Revolution of the Dead all’interno della collana The Tube Exposed.
Con Mauro Corradini ha fondato la sua etichetta personale, Midian Comics, con la quale pubblica – oltre a romanzi e racconti – i fumetti The Noise, The Fiend, Warbringer e The Idol, spaziando dall’horror allo sword & sorcery e vantando la collaborazione con disegnatori del calibro di Nicola Genzianella, Luca Panciroli, Christian Ferrero, Alberto Locatelli e tanti altri.
Per lui l’orrore non ha frontiere, è sufficiente che si dimostri abbastanza viscerale e diretto da tenere alto l’interesse del suo pubblico. Senza filtri, senza censure. Perché l’orrore è tutto attorno a noi, basta avere il coraggio di non voltare la testa dall’altra parte.
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Anteprima del libro
The old man standing - Pietro Gandolfi
9788825415520
1.
Bart uscì sul portico e rimase fermo per un lungo istante a godersi l’aria fresca della sera. L’autunno incombeva e presto non sarebbe più riuscito a gustarsi attimi come quello. Certo, si sarebbe concesso qualche passeggiata mattutina o nelle ore più calde del pomeriggio, ma avrebbe dovuto rinunciare a una delle sue abitudini preferite. Non indugiò oltre e andò a sedersi sulla vecchia poltrona posizionata accanto alla porta. Si abbandonò fra i cuscini e guardò il sole che andava a nascondersi dietro gli alberi: la visuale non era delle migliori, anche a causa dei suoi occhi che ormai non funzionavano più come un tempo.
– Invecchiare fa schifo, James – disse ad alta voce, sapendo che in realtà nessuno poteva sentirlo: era uno dei vantaggi del vivere così isolato. Ci rifletté un attimo e capì che forse diventare anziano era preferibile all’alternativa… nessuno poteva garantirgli che dopo la morte sarebbe andata meglio, quindi era il caso di assaporare i piccoli piaceri che gli erano rimasti e non lamentarsi più di tanto.
Estrasse il sigaro, ne morse un’estremità e lo sputò oltre il parapetto in legno, poi lo accese, fece una boccata e si rilassò.
Niente male davvero.
Troppo spesso si lasciava sopraffare dalla tristezza, rammaricandosi per ciò che aveva perduto e lamentandosi di continuo per i diffusi dolori che non sembrava volessero dargli tregua, ma quando voleva sapeva anche compiacersi delle piccole cose.
– Sì, James. Essere una vecchia carcassa malmessa come me è una vera tortura, ma è anche giusto gioire dei frutti di una vita passata a lavorare. Direi che me la sono guadagnata, un po’ di pace.
Era proprio così e anche se non era ancora ammattito del tutto, gli piaceva pensare che James, ovunque si trovasse, potesse davvero sentirlo.
All’improvviso ebbe sul serio l’impressione che la sua mente lo tradisse: non riusciva a fornirgli le risposte di cui necessitava e la cosa lo lasciò spiazzato.
Si concentrò e, come al solito, per aiutarsi parlò a voce alta.
– Dove accidenti sei andato a vivere, James?
Poco alla volta, cominciò a ricordare. James si era trasferito a Seattle con la sua famiglia… era lontano, dannatamente lontano. Bart era convinto che fosse andato ad abitare laggiù soltanto per mettere più distanza possibile fra di loro.
– Seattle è un posto di merda.
Era vero, ma si trattava anche di un posto in cui non avrebbe rischiato di incontrare questo vecchio scorbutico. Dio, era pur sempre suo padre…
– James, figlio mio… emerita testa di cazzo. Un giorno capirai che quello che ti ho offerto vale più di una squallida esistenza in una città fredda e deprimente. Peccato solo che non avrai l’occasione di dirmi avevi ragione, papà
, perché quando ne sentirai l’esigenza, io me ne sarò già andato da un pezzo.
Bart fece un’altra boccata e tentò di consolarsi all’idea che comunque avrebbe lasciato qualcosa al suo unico figlio: la casa e il terreno adiacente non erano certo cosa da poco. Sperava con tutto se stesso che infine James si convincesse a trasferirsi lì, anche dopo la morte del suo vecchio. Tutto, pur di non vedersi costretto ad ammettere quella che invece era l’eventualità più probabile.
L’idiota avrebbe svenduto quell’angolo di paradiso, magari per comprarsi un appartamento più grande nel suo personale inferno di cemento e smog.
Bart fece di tutto per godersi gli ultimi minuti all’aperto prima di essere costretto a rientrare, ma ormai il suo buonumore si era guastato irrimediabilmente.
Odiava quando accadeva, anche perché era conscio di avere fatto tutto da solo.
Era una naturale conseguenza della sua esistenza solitaria: se finiva con il litigare con qualcuno, be’, quel qualcuno era sempre e soltanto se stesso.
2.
Si svegliò nel cuore della notte. Purtroppo, con il passare degli anni gli capitava sempre più spesso: ormai aveva il sonno così leggero che bastava poco per fargli aprire gli occhi a qualsiasi orario. Si mise a sedere sul materasso con la mente ancora annebbiata: poteva accettare la vecchiaia, ma non riusciva proprio a capire cosa fosse stato a turbare il suo sonno, stavolta. Non aveva preso freddo per avere scostato troppo le coperte, agitandosi inconsapevolmente, e non sentiva nemmeno la necessità di correre in bagno; non aveva sete e, almeno in apparenza, non aveva udito nessuno strano suono provenire dall’esterno. Spesso erano gli animali del bosco a disturbarlo, nonostante gli alberi sorgessero a una certa distanza: si era abituato ai versi degli uccelli notturni, dei roditori e dei gatti selvatici che infestavano la zona, ma di tanto in tanto sembrava che si mettessero d’impegno e organizzassero un coro dissonante di lamenti e richiami soltanto per rompergli i coglioni.
Ma non stavolta, considerato che non udiva un bel niente.
All’improvviso comprese la ragione del suo risveglio.
– Non si sente un accidente là fuori, James.
Si alzò e si infilò la vestaglia, poi si diresse verso la cucina. Quando la raggiunse, vide che la luna stava illuminando l’ambiente e gli confermò che non c’era assolutamente nulla di diverso dal solito. Aprì la porta che dava sul retro e guardò fuori: non sapeva bene cosa aspettarsi, ma non intercettò alcun tipo di movimento. Ebbe però la conferma delle sue impressioni.
– Dannate bestiacce, dove siete andate a finire tutte quante?
Rimase a studiare i dintorni per qualche minuto, anche compiendo il giro della casa, ma non accadde nulla. Aveva costruito l’abitazione a un piano con le sue mani, interamente in legno, dopo avere comprato un bell’appezzamento di terreno; non si era mai pentito della sua scelta, eppure a volte si domandava se non sarebbe stato meglio scegliere una posizione meno isolata. Il paese più vicino, Greenville, era comunque a parecchie miglia da lì, e toccava percorrere una distanza ancora maggiore per raggiungere una cittadina vera e propria, Paradise City. Aveva una jeep che utilizzava quando si trattava di andare a fare provviste e aveva montato un telefono per le emergenze – che in quindici anni non si erano quasi mai presentate – ma gli poteva capitare di fermarsi a pensare a cosa sarebbe accaduto se fosse successo qualcosa di veramente grave.
– Sono in buona salute, per la mia età – disse rivolto alla notte – e se il buon Signore deciderà di prendermi, mi farò trovare pronto.
Si sforzò di scacciare l’amarezza e ogni insicurezza, e fece di tutto pur di non ammettere con se stesso o con il suo abituale interlocutore immaginario che era un altro sentimento a minacciare la sua tranquillità.
– Non ho paura, James! È roba da femminucce e fra noi due sei tu quello troppo sensibile. L’ho sempre detto, hai preso troppo da quella povera anima di tua madre, che Dio l’abbia in gloria.
Ecco, gli mancava soltanto di mettersi a pensare a Mary Ann.
Rientrò in casa, già rassegnato all’idea di passare il resto della notte in bianco. Era frustrante, ma in qualche modo era felice che a tenergli compagnia ci fosse il ricordo della moglie. Doveva solo stare attento a tenerlo a bada, perché a volte capitava che ripensare a lei facesse male.
Dannatamente male.
3.
Sembrava essere passata una vita, eppure era relativamente poco tempo che Mary Ann lo aveva lasciato solo in quel mondo pieno di dolore e miseria. Certo, quattordici anni non erano comunque pochi, ma per lui che poteva contarne settantasette, in fondo si trattava di un periodo piuttosto relativo. La cosa che più lo addolorava era il fatto che non fosse riuscito a godersi la pensione in compagnia di sua moglie.
Quando entrambi avevano smesso di lavorare, aveva impiegato parecchio a convincerla a trasferirsi lì. Riuscire a persuaderla che sarebbero stati felici nel loro piccolo paradiso personale era stato uno dei momenti più belli della sua vita. Si era dato da fare, comprando il terreno e tirando su quella casa: alla fine si erano trasferiti, entusiasti di affrontare un nuovo capitolo della loro esistenza assieme. Invece avevano avuto appena il tempo di ambientarsi, che quella stupida aveva deciso di abbandonarlo per sempre.
Un attacco cardiaco, gli avevano detto, ma era poco importante conoscere i dettagli, non quando il risultato era comunque definitivo: un istante prima Mary Ann era accanto a lui e in quello successivo era scomparsa per sempre, lasciandolo solo a vagare fra quelle mura che non avevano nemmeno fatto in tempo ad assorbire i ricordi della loro vita assieme.
Quando si svegliò al mattino, Bart fu lieto di rendersi conto che nonostante tutto era riuscito a dormire un po’. Il merito era di Mary Ann, perché era stata una di quelle rare volte in cui il ricordo non lo aveva condotto al dolore, fino a sopraffarlo: aveva riportato alla memoria soprattutto gli attimi passati assieme, non solo quelli legati alla sua scomparsa.
– È dura da ammettere, James, ma da quando tua madre non c’è più, non posso dire di avere combinato granché. Passo il mio tempo qui, ma le giornate sono tutte uguali.
Si concesse una pausa e l’amarezza lo contaminò fino a farsi insopportabile. Nonostante tutti i suoi sforzi di arginare il