La prima volta - 5 brevi racconti erotici in collaborazione con Erika Lust
Di Lea Lind
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La prima volta - 5 brevi racconti erotici in collaborazione con Erika Lust - Lea Lind
La prima volta - 5 brevi racconti erotici in collaborazione con Erika Lust
Translated by: LUST
Cover image: Shutterstock
Copyright © 2021 Lea Lind and LUST, an imprint of SAGA Egmont, Copenhagen
All rights reserved
ISBN: 9788726784206
E-book edition, 2021
Format: EPUB 3.0
All rights reserved. No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.
La prima volta
Mentre cammino per il parco mi pare di vedere Anna ovunque. Riflessa nelle pozzanghere, tra le nuvole, o intenta a sbirciare tra i rami degli alberi. Che strana sensazione, percepirla così vicina anche se ormai è così lontana. Almeno geograficamente. Faccio un sospiro e mi passo la mano tra i capelli alla James Dean, pettinatura che lei derideva sempre, definendola simile a zucchero filato brillantinato, ma di cui allo stesso tempo sembrava non riuscire a fare a meno.
La tua cera per capelli mi macchia tutto il cuscino
aveva riso.
La prima volta che ero stato sdraiato tra le sue lenzuola color corallo. La prima volta che ero stato sdraiato tra le lenzuola color corallo di chiunque.
Ma più rimani e meglio è
aveva bisbigliato passando le dita sulle macchie unticce.
Perché ora sei qui con me, e quando non ci sei...
Aveva premuto l’indice nella federa del cuscino, disegnandovi cuori invisibili mentre mi guardava. Il mio pene si era indurito sotto il suo sguardo che era passato rapidamente dall’innocenza al desiderio. Sapevamo entrambi come sarebbe andata a finire, sebbene nessuno dei due l’avesse mai fatto prima, e sebbene non dovesse succedere esattamente quel giorno. Si era avvicinata le dita alle labbra umide e aveva preso a succhiarle piano, senza distogliere lo sguardo dai miei occhi affamati.
E ora dovrò pregare per la mia redenzione?
Aveva ridacchiato.
Mi ero lanciato sopra di lei e l’avevo baciata avidamente. Ricordo la sensazione sotto la pelle come se fosse accaduto soltanto ieri; forse è per questo che mi sento così vuoto da quando Anna se n’è andata. Mi sento come se non ci fosse più niente di vivo dentro di me, nessun muscolo, cellula né tendine in funzione. Solo organi morti, sangue rinsecchito e vene che penzolano come fili imbalsamati color porpora. Un cuore morto che ama con la stessa passione di prima. Dov’è andato? E un cazzo che si rizza continuamente senza che Anna lo possa ricevere? Cosa dovrebbe fare?
Quindi non vi siete lasciati?
Ha protestato Marco l’altro giorno mentre giocavamo a basket al parco. Mi ha lanciato la palla dritta tra le braccia. Io ho fatto qualche passo all’indietro e sono inciampato, confuso, poi mi sono ripreso e ho scosso la testa. Perché no, non ci siamo lasciati, però... È difficile da spiegare. L’unica cosa che posso dire con certezza è che per la prima volta capisco cosa intende la gente quando dice che l’amore fa male, anche se da fuori tutto sembra normale. Inizio ad accelerare il passo. Mentre mi dirigo verso l’uscita del parco e lungo il viale, mi frugo in tasca alla ricerca del cellulare e controllo il profilo Instagram di Anna, ma non c’è niente di nuovo. Non da quando ha pubblicato la sua foto d’addio dall’aeroporto, inquadrando l’ala dell’aereo mentre si allontanava da Barcellona.
Darei qualsiasi cosa per averla di nuovo accanto a me, la vera Anna, la sua testa posata sulla mia spalla. Il profumo rassicurante della sua pelle, i piccoli, calmi respiri che alle mie orecchie suonano sempre melodici e meditativi. Come le nenie da cui dipendono i neonati per trovare pace. Non so cosa fare di me stesso. I messaggi da parte sua si stanno diradando, il che mi rende insicuro nonostante l’amore che provo per lei sia al di sopra di ogni dubbio.
E nonostante il fatto che entrambi ci siamo promessi di rimanere insieme. Non so cosa aspettarmi, adesso. Devo anche lasciarle il tempo di tornare a sentirsi a casa nel suo vecchio appartamento, di risistemarsi nella sua vecchia vita...
Devi venire a trovarmi
mi aveva detto con le lacrime agli occhi.
Lacrime sottili, trasparenti e scintillanti che sgorgavano dai suoi occhi proprio come quando le avevo detto che la amavo per la prima volta. E l’ultima volta eravamo rimasti a letto insieme, nudi, condividendo un senso di interconnessione che nessuno dei due aveva mai provato prima con altre persone, e che nessuno dei due desiderava provare con altre persone. Sento un calore irradiarsi nel mio corpo mentre i ricordi della prima volta che ho visto Anna riportano un po’ di vita nelle mie viscere defunte. Le sue gambe lunghe, la pelle bianca come il latte, quei bellissimi capelli biondo-rossicci, gli insoliti occhi tra il verde e il grigio, e poi il suo sorriso. Quel sorriso unico che ha mostrato soltanto a me.
Oslo
sospiro e assaporo la tristezza contenuta in quella parola. Oslo...
Ha un sapore freddo, e c’è una tale distanza tra la mia città e la sua. Barcellona e Oslo distano in totale 2.580,40 chilometri, secondo Google Maps, e 10.000 milioni di miliardi secondo me. Mi inumidisco le labbra e mi pare di sentire la mano di Anna che mi accarezza la guancia. Sentire la mancanza di qualcuno è come ricevere una pugnalata che s’insinua nel cuore, lo ruota, lo fa a pezzi. Le mie vene si attorcigliano nel corpo come radici in una stretta mortale. Non so come annaffiarle ora che Anna non è più accanto a me.
Ci vediamo
è stata l’ultima cosa che mi ha detto prima di andarsene, e io tengo strette quelle parole. Il tonfo sordo di una palla da basket sul cemento si fa strada nei miei pensieri. Soltanto quando la palla mi sfiora mi rendo conto di non essermelo soltanto immaginato.
Scusa!
Ride un tipo un po’ imbarazzato.
Afferro la palla. Me la faccio piroettare sul dito indice, dribblo e la lancio nella sua direzione. Il tipo mi ringrazia