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Ombre
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E-book121 pagine49 minuti

Ombre

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Info su questo ebook

Ombre: dramma tra il grottesco e il noir, il reale e l'incredibile, tra

nobiltà e ipocrisia. Un vivace caleidoscopio di stati d'animo, di

suggestioni, sospetti e pregiudizi, al limite del plausibile e del

normale vivere comune, costituiscono l'impalcatura portante di questo

lavoro teatrale ambientato agli albori della rivoluzione industriale.

I

protagonisti, vittime della loro testarda intransigenza, sembrano

provenire da un mondo parallelo, sotterraneo, rispetto al mondo reale in

cui si diffonde la luce e si manifesta la dimensione umana. Sono

personaggi non comuni, martiri dell'orgoglio e dell'ingordigia, "ombre"

coinvolte nel medesimo dramma esistenziale. Personaggi impossibile da

odiare o da amare, difficilissimo dimenticare.

Raramente è dato

assistere ad una pièce dove l'attore protagonista interpreta il

difficile ruolo di sei personaggi, maschili e femminili, giovani e

anziani. Nel perché di questa scelta drammaturgica si cela la risposta

del mistero. Una prova d'autore ma, soprattutto, una grandissima prova

d'attore.
LinguaItaliano
Data di uscita22 feb 2021
ISBN9791220323079
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    Anteprima del libro

    Ombre - Michele Sarrica

    sorpresa.

    O M B R E

    Dramma noir in due atti

    di

    Michele Sarrica

    ֍

    PRIMO ATTO

    I SCENA

    Salone - biblioteca di un antico castello tetramente illuminato.

    Conte Adolfo

    (Seduto in una vecchia poltrona e ripiegando il giornale) Incredibile! Quel ruffiano di mio fratello osa scrivere che i Brustel, in nome del progresso, sono disposti a vendere le loro terre! Mai!... Mai e poi mai! Che le innalzino altrove le loro cattedrali, le ciminiere che appestano persino le coscienze! (si alza e suonando un campanello) Arturo!... Arturo!... Svenda, svenda pure, io non frantumerò mai ciò ch’è stato di mio padre!

    Arturo

    (Entrando) Mi comandi, signore!

    Conte Adolfo

    Per favore, Arturo, Alza un po’ questa luce e portami carta ed inchiostro. A quel mentecatto lo riempirò d’insulti!

    Arturo

    (Aumentando la luce del lume) È successo qualcosa, si-gnore?

    Conte Adolfo

    Qualcosa? Quel cialtrone è disposto a cedere le sue terre a dei bifolchi rivoluzionari. Non intende, lo sciocco, quanto ci costerà questo scempio!

    Arturo

    Il progresso è inarrestabile, mio signore!

    Conte Adolfo

    Il progresso un corno! Degli estranei, sanguisughe, calpesteranno il suolo che fu dei nostri avi con l’insano proposito di costruirvi le cosiddette industrie, compresa una centrale termoelettrica. E noi, noi dovremmo stare qui, impassibili, ad osservare la catastrofe!... Dimentica, il barbaro, che noi siamo avvezzi alle candele, al silenzio maestoso della terra!... Vedrà, vedrà quante gliene dirò!

    Arturo

    Perdoni il mio dire, ma non crede, vostra eccellenza, che sia arrivato il momento di chiarire le vostre posizioni?

    Conte Adolfo

    Non abbiamo nulla da chiarire! Sono più di cinquant’anni che i nostri rapporti si sono esauriti, dissanguati!

    Arturo

    Ma signore, ormai è lontana la causa del vostro, diciamo, dissentire!

    Conte Adolfo

    Lontana sì, ma pur sempre cocente! Ha voluto guerra e guerra sia! Io mi limito a dargli il mio disprezzo. Adesso vai, vai prima che si raffreddi la mia rabbia!

    Arturo

    (Uscendo) Mi permetta!

    II SCENA

    Conte Adolfo

    (Passeggiando nervosamente) La siderurgia! Le automobili! L’energia elettrica!... Mai!... Lo so, forse risparmieremmo sul petrolio, compreremmo meno candele, sciuperemmo meno foraggio per quel brocco inutilizzato!... Forse! E poi?... No, no, mai!

    Orazio

    (Entrando con un giornale in mano) Buonasera, caro suocero!

    Conte Adolfo

    (Non lo sente e non lo vede) La mia decisione è definitiva, inappellabile!

    Orazio

    (Sedendosi) E quando mai!

    Conte Adolfo

    Tranne che!

    Orazio

    Tranne che?

    Conte Adolfo

    Non venga qui di persona a chiedermi mille volte scusa.

    Orazio

    Campa cavallo!

    Conte Adolfo

    (Sedendosi sulle ginocchia di Orazio) Certo, lo so benissimo che questa casa avrebbe bisogno di qualche ritoc-chino! Anche le molle di questo divano si dovrebbero sostituire!

    Orazio

    Conte, queste sono le mie molle!

    Conte Adolfo

    (Alzandosi di scatto) Orazio, che ci fai tu qui?

    Orazio

    Niente!

    Conte Adolfo

    E allora vai a farlo da un’altra parte.

    Orazio

    Non posso, caro suocero, questo è l’unico posto dove la luce si spreca!

    Conte Adolfo

    Per caso mi stai rinfacciando qualcosa?

    Orazio

    Per carità! Voi siete il padrone! Noi siamo soltanto dei suoi umili servitori!

    Conte Adolfo

    Non mi piaci, Orazio, non mi piaci!

    Orazio

    Non è una novità!

    Conte Adolfo

    Il tuo sarcasmo sconfina nell’ingratitudine.

    Orazio

    Noto con immenso piacere che voi mi comprendete più di quanto non osassi sperare! Più della vostra nobile figlia, se

    mi concedete il paragone!

    Conte Adolfo

    Sei cambiato, Orazio! Adesso mi rinfacci persino qualche goccia di petrolio! A parte i miei occhi, è la mente che ha bisogno di luce! La mia mente! Io, devo pensare! E qui sono l’unico ad essere ancora in possesso di tutte le facoltà mentali e morali!

    Orazio

    Voi non pensate, caro Conte! Voi rimuginate! Rispolverate i vostri decomposti ricordi per tenervi desto!... Continuate, è un buon esercizio!

    Conte Adolfo

    Eh, caro genero, alla mia età soltanto i ricordi riescono a commuovermi! Sono un inguaribile romantico!

    Orazio

    Lo so! Siete un duro, un cocciuto, un astioso! Proprio come me! L’unico che qui dentro riesca ancora a tenervi testa,

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