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Anteprima del libro
Front sight - Marco Masetti
bibliografia
L’inizio
Io sono arrivato al tiro in una età non proprio verde
: nel novembre del 1977, avevo appena compiuto 28 anni, mi recai per la prima volta in un poligono di tiro a Bazzano in provincia di Bologna, e qui presi in mano per la prima volta in vita mia una pistola da tiro.
Amore a prima vista e l’anno successivo, in aprile del 1978, feci la mia prima gara (1° classificato) e così è iniziata la mia storia
nel tiro.
Il primo corso di Allenatore lo seguii nel 1987.
Allora i corsi si tenevano a Roma presso la Scuola dello Sport del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) all’Acqua Acetosa e duravano una settimana, con i mitici istruttori di allora: il Prof. Trapassi, Amicosante, Frigerio, Lepore e qualche docente della Scuola dello Sport.
Purtroppo molti tiratori frequentavano/frequentano i corsi per Allenatori, più per imparare qualche cosa per loro in quanto tiratori, piuttosto che per cominciare ad insegnare ed intraprendere la carriera
di Allenatore vera e propria.
Unico vantaggio è che se qualche tiratore ti chiede qualche suggerimento, perché conosce il tuo status di allenatore, hai qualche nozione in più da proporre.
Ma quali sono i suggerimenti che vengono richiesti maggiormente?
Le domande più frequenti sono più o meno le seguenti:
…mi insegni come si fa a fare i punti? …mi insegni come si fa a scattare bene? …come mai tiro sempre a destra? ecc. ecc.
E le risposte che di solito si sentono sono quasi sempre del tipo:
……metti i piedi così piuttosto che cosà……, …..stai di profilo piuttosto che frontale…., …..devi cambiare l’impugnatura…., devi usare le scarpe da tiro…. ecc. ecc.
Ma, come dicevo nella premessa
, in questi miei appunti, non si troverà spiegazione della tecnica di tiro in senso stretto, anche se nel capitolo relativo agli Esercizi
qualche cosa lo si potrà incontrare.
Dovrebbe invece scaturire una illustrazione della Metodologia di Allenamento da me utilizzata all’interno dello Staff Tecnico nel quale io ero l’Allenatore Capo e che il Direttore Sportivo, Aldo Vigiani, mi mise a disposizione.
Sto parlando di uno staff di prim’ordine: Aldo Andreotti (allenatore), Herman Tragust (aiuto allenatore), Gianpiero Cutolo (medico), Gianni Danieli prima e Giorgio Cardoni poi (fisioterapisti), Marco De Sisti prima e Roberto Finardi poi (preparatori atletici), Claudio Robazza (psicologo dello sport).
E dato che le cose non nascono dal nulla, credo sia doveroso rendere merito al Capo Allenatore che andavo a sostituire, il quale aveva sicuramente fatto un ottimo lavoro sia di preparazione tecnica che di etica comportamentale: Vincenzo Spilotro.
I Presupposti
Dopo le esperienze tecniche maturate nel quadriennio 2005-2008, e dopo avere condotto tecnicamente lo Staff Junior da marzo a dicembre 2008, nel 2009 assumendo la direzione dello Staff delle Pistole, fui chiamato dal Direttore Sportivo a spiegare le mie idee e le mie linee guida sulla metodologia che avrei voluto applicare nel quadriennio. Ovviamente spiegazione da fornire per primo a lui (e chi conosce Aldo, sa perfettamente che se non avesse condiviso anche solo in parte quello che proponevo, la cosa sarebbe finita li, prima ancora di cominciare!), poi allo staff e poi ai tiratori.
La persona con la quale mi ero relazionato maggiormente era stato Claudio Robazza, Psicologo dello Sport e Professore all’Università di Chieti con il quale lavoravo già da almeno 3 anni.
E quando dico lavoravo
intendo proprio il tipo di lavoro coinvolgente
, produttivo
, entusiasmante
con condivisione totale del modo di interagire con i tiratori e con la metodologia di somministrazione dei carichi di lavoro.
Sulla base proprio di questa esperienza elaborai la mia presentazione.
Avevo trovato di grande interesse alcuni articoli che il Prof. Fabio Partigiani, insegnante di Scienze Motorie a Roma e preparatore atletico della Federazione Italiana di Tiro a Volo (FITAV), scriveva sulla rivista Caccia & Tiro
.
Tra gli altri, trovai un articolo che attirò la mia attenzione in relazione alle linee generali della preparazione che la FITAV aveva seguito per arrivare alle Olimpiadi di Atlanta 1996.
Finalmente avevo trovato riscontro pratico di un’idea che avevo coltivato da sempre, e l’elaborazione grafica dei dati effettuata da Luca Scribani Rossi metteva proprio in evidenza ciò che volevo.
Ovviamente quella era una traccia di lavoro eseguito da una federazione di grande tradizione di vittorie olimpiche che, al di là del contenuto tecnico, pensavo mi avrebbe permesso di rendere più appetitosa
la mia presentazione, proprio perché facevo riferimento a quella Federazione così medagliata.
Quindi, con un occhio puntato a quanto illustrato dal Professor Fabio Partigiani, e con l’altro ben aperto su quello che intendevo proporre, feci la mia presentazione.
Presentazione
Dal grafico si può notare con grande chiarezza il classico rapporto tra intensità e volume di lavoro durante l’arco dell’anno sportivo.
Esempi Reali
Questo che si vede qui sotto invece, è una sorta di distribuzione dei carichi di lavoro per ottenere il massimo della forma per il giorno della gara, a partire da una programmazione di un ciclo di 21 giorni.
Un tiratore della Nazionale, mi chiese di preparargli un piano di lavoro che tenesse conto delle teorie
basate sul piano di lavoro della slide precedente.
Ne scaturì questo piano, che si concretizzò, nei risultati, ai Campionati Italiani con i punteggi di 560 in PL e 580 in P10 e che gli permisero di aggiudicarsi entrambi i Titoli Nazionali.
Visti i risultati, si decise di proseguire su quella linea perché l’obiettivo era la Finale di Coppa del Mondo a Bangkok nella specialità PL, con una taratura
10 giorni prima della gara obiettivo
di quella preparazione
Gara ottima, con punteggio di 562, ed accesso alla finale (la quale non fu eccezionale per un brutto colpo partito a causa della mano troppo sudata).
Sembra che tutto funzioni! Decidiamo di proseguire e l’obiettivo principale diventa l’ammissione ai Campionati Europei a 10m a Praga, che come tutti gli anni vedrà come gara-selezione, l’ IWK di Monaco a fine gennaio, preceduta da pre-selezioni.
Come si può vedere dai risultati qui sopra riportati, la preselezione svoltasi al Centro Federale di Civitavecchia fornisce dati ed esiti estremamente positivi e confortanti sul prosieguo del metodo di preparazione.
Siamo al dunque, inizia il nuovo anno, si riprende anche l’attività fisica.
In una gara di controllo
il risultato di 583 conferma che tutto va bene.
Si va a Monaco: prima gara 572, seconda gara 573: su quattro tiratori in lizza per l’ammissione agli Europei, il nostro
è il tiratore escluso…….quindi fiasco totale
.
Compromesso
Credo che questo sia stato uno dei momenti più difficoltosi sia per me che, soprattutto, per il tiratore.
Bisognava reagire e trovare un sistema che fosse meno oppressivo
per il tiratore, ma che permettesse comunque un carico di lavoro adeguato per gli impegni di alto livello.
Mi venne in mente il contenuto di una slide di una presentazione del Prof. Nicola Silvaggi, in quel momento era anche il CT della Nazionale di Atletica Leggera, che ci presentò durante una lezione al Corso per Allenatori di IV livello Europeo
Nel frattempo un altro tiratore mi chiede di fargli un piano di lavoro specifico in preparazione proprio agli Europei.
Attivo il compromesso
: non più un piano di lavoro con gli allenamenti strutturati giorno-per-giorno, ma basati sul carico settimanale.
Io preparo dei moduli che avranno un determinato
carico per ogni allenamento nella settimana indicata e, quali moduli per seduta utilizzare …. li sceglie il Tiratore.
Si va agli Europei di Praga: il tiratore in questione fa una discreta gara, entra in finale al 7° posto (le finali consistevano di 10 colpi con i decimali e il punteggio ottenuto andava sommato al punteggio di gara). Con una rimonta strepitosa al 9° colpo è al primo posto, e al 10° colpo (unico 9) termina in 2ª posizione!!
Da questo momento, la metodologia assume una ben precisa fisionomia: è la mediazione
tra un programma di lavoro stilato su base giornaliera, ed un più elastico
metodo di allenamento basato sul carico
settimanale, lasciando all’Atleta la libertà di scegliere tra un ventaglio di esercizi di pari carico di lavoro, e rammentando sempre che il numero minimo di allenamenti tecnici per un professionista o semi-professionista è di almeno 4 sedute settimanali.
Conclusioni
Le conclusioni, come si può leggere dalla slide, riguardarono le problematiche maggiori che erano originate dal fatto che ci si trovava con gli Atleti della Nazionale per un periodo di circa 5 giorni al mese, e che per i restanti giorni l’Atleta doveva allenarsi presso le proprie strutture senza la presenza fisica diretta dell’Allenatore, una sorta di formazione a distanza
in cui il programma di allenamento personalizzato, stilato con l’Allenatore risultava essere il compito fino al Training Camp successivo. Questo era il momento in cui si verificava la bontà degli esercizi proposti, ed eventualmente si procedeva ad una taratura del lavoro anche in funzione dell’avvicinamento o meno alle gare.
Esercizi senza anima
in quanto effettuati dall’Atleta in solitudine, senza interazione fisica con l’Allenatore e con la reale possibilità di allenare
anche piccoli errori.
Integrazione psico-fisica diventava essenziale: non si può pensare di fare un allenamento mentale in un certo momento, e poi fare un allenamento tecnico in un altro certo momento: la seduta di allenamento perché sia efficace DEVE prevedere l’integrazione tra la parte tecnica e quella psicologica: solo in questo sistema ci sarà il progresso e lo sviluppo delle performance.
Tutto ciò implica ovviamente una programmazione di carattere generale che preveda appunto una preparazione fisica, l’apporto insostituibile del medico e del personale di fisioterapia, lo psicologo dello sport ed ovviamente la parte tecnica che DEVE avere la supervisione di tutto ciò che riguarda l’Atleta.
Kuortane - FIN
Allenamento?
Quando si entra nei poligoni, si vedono tiratori che sono sulla linea di tiro e…. tirano (ovviamente).
Se però analizziamo un po’ più nel dettaglio cosa stanno facendo, o se chiediamo loro cosa stanno facendo, o se facciamo noi stessi un esame di coscienza per analizzare cosa stiamo facendo veramente, nella stragrande maggioranza dei casi la risposta sarà abbastanza sfuggente e imprecisa.
Il frutto della mia esperienza è il seguente: alla maggioranza delle persone a cui si pone la domanda cosa fai?
la risposta è ….. mi sto allenando
.
Allenando? Oppure stai cercando di vedere se sei capace di fare 10, ribatto io.
Si confonde clamorosamente il significato di allenarsi
con verifico se sono ancora capace di fare 10
, e se si fanno molti 10, si terminerà la sessione di tiro avendo pure la convinzione di avere fatto un buon allenamento!
Qualche esempio esplicativo anche in altri sport:
66Nel basket, non mi risulta che gli allenamenti siano effettuati facendo solamente delle partite: si fanno ANCHE delle partite, ma si lavora moltissimo sulla costruzione del gesto tecnico in tutti i suoi aspetti (… ci sono anche gli schemi di gioco da mettere a punto, essendo uno sport di squadra).
Così pure per il calcio: è impensabile competere ad alti livelli senza una adeguata preparazione tecnico e tattica…non si possono solo fare delle pertitelle.
66Osserviamo ora il Tiro…..
66Nel Tiro, Allenamento e Gara quasi sempre sono la stessa cosa!
La stragrande maggioranza dei tiratori passano la maggior parte del loro tempo in poligono facendo esattamente quello che fanno in una gara:
si mettono in posizione e tirano per fare «10»!
C’è una enorme differenza tra tirare per fare 10
ed allenarsi
.
Non disdegno certo andare in poligono e tirare per fare 10
anzi, è assolutamente divertente e gratificante (quando ci si riesce).
Siamo però nel campo del divertimento, del tempo libero…non siamo nel campo un po’ più impegnativo dell’allenamento.
Allenarsi vuol dire condizionare le proprie capacità, abilità e risorse personali sia fisiche che mentali al fine di migliorarle per ottenere prestazioni superiori a quelle iniziali.
E adesso però occorre cercare di capire come fare ad allenarsi per raggiungere il concetto espresso nelle righe qui sopra.
Come ho già accennato precedentemente, assumiamo che un atleta, per essere allenabile,