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Sport, benessere e performance
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E-book341 pagine4 ore

Sport, benessere e performance

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Info su questo ebook


Sollecitato da un amico triatleta ho pensato di scrivere un libro che parli non solo di campioni, ma anche dell’atleta comune lavoratore, il quale deve districarsi tra famiglia e lavoro per coltivare la sua passione sportiva, per trovare il tempo per allenarsi, praticare sport, stare con amici atleti, partecipare a competizioni. Attraverso questionari ho raccolto il punto di vista di atleti comuni e campioni, per approfondire il mondo dello sport, e in particolare gli aspetti che incidono sul benessere e sulla performance. Occupandomi di psicologia dello sport, è importante, oltre allo studio e alla formazione accademica, confrontarsi con gli atleti per conoscere il loro punto di vista, le motivazioni, il benessere o le difficolta ch’essi sperimentano praticando sport, eventuali rischi. E’ fondamentale conoscere il loro punto di vista a completamento delle teorie relative agli aspetti che incidono sul benessere e la performance dell’atleta e della squadra. Lo psicologo dello sport a volte diventa una figura di riferimento per il singolo atleta, per l’intera squadra, per lo staff, i tecnici, i dirigenti.
 
LinguaItaliano
Data di uscita7 set 2020
ISBN9788897911753
Sport, benessere e performance

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    Anteprima del libro

    Sport, benessere e performance - Matteo Simone

    Librinmente

    Copyright

    © Copyright Librinmente

    © Copyright Prospettiva editrice

    Civitavecchia, settembre 2020

    1° edizione

    Tutti i diritti sono riservati. Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171

    della legge 22 aprile 1941, n. 633).

    ISBN 9788897911753

    I lettori che desiderano informazioni possono visitare il sito internet:

    www.prospettivaeditrice.it

    epigrafe

    «Semplicità, semplicità, semplicità. Occupatevi di due, tre faccende, non affannatevi dietro centinaia, o migliaia»

    Henry David Thoreau

    Presentazione Prof. Aureliano Pacciolla

    Matteo Simone non è nuovo ai lettori e cultori della psicologia dello sport ma con questa sua ultima opera vuole dare un contributo alla ricerca in questo settore attraverso l’esperienza di una vasta varietà di atleti.

    Gli obiettivi di Matteo Simone sono: il contributo che lo sport può dare al benessere (cap. 1); i sogni realizzati e da realizzare (cap. 2); la gara della vita (cap. 3); le sensazioni e le emozioni che si sperimentano nello sport (cap. 4); l’esperienza di indossare la maglia della nazionale (cap. 5); il raggiungimento della performance (cap. 6); come allenare la mente (cap. 7).

    L’autore inizia con la sua esperienza personale che dopo aver praticato vari sport finalmente incontra Sergio Screpanti che lo ha portato all’atletica, in cui ha sperimentato le vaste possibilità che può dare lo sport fra cui l’aiuto ad un’atleta donna non vedente.

    Uno dei nuclei più centrali di questo libro è la convinzione dell’autore che "è importante oltre allo studio e alla formazione accademica, confrontarsi con gli atleti per conoscere il loro punto di vista, le motivazioni, il benessere o le difficoltà che sperimentano praticando sport, eventuali rischi. È importante conoscere il loro punto di vista a completamento delle teorie relative agli aspetti che incidono sul benessere e la performance dell’atleta e della squadra".

    Abbiamo una utile guida per evidenziare alcuni obiettivi dello psicologo dello sport:

    − attuare progetti per motivare le persone a intraprendere qualche forma di attività fisica, favorendo l’autoconsapevolezza dell’individuo;

    − lavorare sul goal setting, ossia contribuire a stabilire obiettivi condivisi, raggiungibili anche se difficili;

    − promuovere l’attività fisica nelle scuole, negli ambienti di lavoro, negli ospedali, nelle istituzioni;

    − fare rete con le diverse figure professionali, soprattutto professionisti dell’educazione come insegnanti ed educatori;

    − allearsi con i medici di famiglia, che possono incentivare i propri assistiti a fare prevenzione attraverso la pratica dell’attività fisica;

    − stimolare le persone a prendere in mano le redini della propria vita e avere un corretto stile di vita, che contempla anche un periodo di attività fisica settimanale;

    − lavorare non solo sulle criticità, ma anche sulle risorse, sull’autoefficacia, sulla resilienza.

    Dando la parola direttamente agli sportivi, l’autore riporta in modo più specifico le funzioni dello psicologo dello sport: «Lo psicologo può avere un effetto importante sull’atleta. Subiamo carichi di lavoro enormi e spesso viviamo momenti difficili. Può farci vedere sempre la luce in fondo al tunnel e darci messaggi positivi … Sì, credo che ogni squadra debba avere uno psicologo dello sport soprattutto nei periodi prossimi alle gare o nei mesi più intensivi di allenamento. Inoltre credo che lo psicologo serva di più agli allenatori, che spesso non sono in grado di capire certi meccanismi psicologici dell’atleta o dell’atleta inserito nel gruppo. Sovente inconsapevoli delle loro azioni, hanno rovinato moltissimi atleti nella fase della loro crescita per non essere riusciti a capirli nel modo giusto». (Alessandra Penna).

    Il benessere grazie allo sport è così espresso: «Lo sport mi aiuta perlopiù a livello psicologico. L’attività fisica mi dà una sensazione di libertà e mi fa sentire fortunato già per il fatto di poterla praticare. I fattori principali sono stati la costanza e il vedere lo sport come un piacere e non come un sacrificio o obbligo». (Giorgio di Maggio)

    Per Giacomo Nalli lo sport si è rivelato quasi terapeutico ma anche performante; per il Campione Italiano di Maratona 2015 Dario Santoro: «Lo sport è un toccasana naturale, che non ha medicinale e cure imitabili, per raggiungere il proprio benessere fisico e mentale…» e la maratoneta Anna Giunchi afferma «Lo sport mi ha dato un equilibrio, soprattutto per quanto riguarda il regime alimentare: facendo sport non mi sottopongo a restrizioni. Ho più serenità nel rapporto con gli altri e con me stessa».

    Queste sono solo alcune testimonianze per rispondere ad una domanda iniziale.

    Altre domande alle quali l’autore fa rispondere gli atleti sono: A seguito delle tue esperienze che consiglio ti andrebbe di dare a coloro che si trovano a dover fare scelte importanti nello sport? Chi ha contribuito al tuo benessere nello sport o alla tua performance? Com’è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa nell’aver intrapreso un’attività sportiva costante e impegnativa? Come ha contribuito lo sport al tuo benessere e quali sono i fattori che hanno contribuito al tuo benessere o alla tua performance? Come hai scelto il tuo sport? Cosa hai scoperto del tuo carattere nel praticare attività fisica? Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? Nella tua disciplina quali difficoltà s’incontrano? Qual è stata la gara della tua vita nella quale hai dato il meglio di te o hai sperimentato le emozioni più belle? Qual è un messaggio che vorresti dare per sconsigliare l’uso di sostanze dopanti e per praticare uno sport teso al benessere o alla performance? Ricordi un’esperienza passata che ti dà la sicurezza e la convinzione che ce la puoi fare nello sport o nella vita? Quale può essere un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi a questo sport fatto di fatica, impegno, sudore, sofferenze? Quali meccanismi psicologici ritieni abbiano contribuito, nello sport, al tuo benessere o alla tua performance? Quali meccanismi psicologici ritieni ti aiutano ad allenare un recordman? (a un allenatore) Quali sono i tuoi prossimi obiettivi a breve, medio e lungo termine? Quali sono le condizioni fisiche o ambientali che più spesso ti hanno indotto a non concludere la gara o a fare una prestazione non ottimale? Quali sono o sono state le tue sensazioni pre-gara, in gara, post-gara? Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport, se si per quali aspetti ed in quali fasi dell’attività sportiva? Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? Ti va di descrivere un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva?

    Questo libro è molto interessante perché basato non sulle teorie – che pure sono fondamentali – ma sulle esperienze vissute dai protagonisti dello sport.

    Fra i tanti spunti di riflessione vorrei segnalare il motto delle Olimpiadi come messaggio ai giovani: "Citius!, Altius!, Fortius! ‘Più veloce!, più in alto!, più forte!’"

    La capacità di guardare avanti come Manuel Pozzerle che diventa campione nazionale di snowboard nel 2014 e che dice «prossimo obiettivo è ripetermi nei mondiali e salire ancora sul gradino più alto. Guardando un po’ più in là punto alle para-olimpiadi del 2018».

    Questo è un libro del buon esempio e tutti – non solo i giovani – abbiamo bisogno di modelli da imitare. Se non abbiamo modelli positivi imiteremo quelli negativi. Leggere e far leggere questo libro è un atto pedagogico.

    Prof. Aureliano Pacciolla

    Dir. Master in Psicologia dello Sport

    LUMSA-HUMANITAS

    Introduzione

    A volte lo sport s’incontra per caso, per seguire un amico, invogliati da un familiare, stimolati da un allenatore.

    Sono tante le occasioni per incontrarlo e innamorarsene. Prima o poi lo trovi quello che fa per te.

    Personalmente, da ragazzo ho provato alcuni sport quali il calcio, il karate, la corsa, la bici. Da tutti quelli praticati ho appreso qualcosa d’importante, mi hanno formato, anche se non sentivo un vero coinvolgimento.

    Nel calcio ho trovato degli amici che mi facevano partecipare come riserva, la squadra si chiamava I maggiolini, avevamo le maglie verdi, mi piaceva farne parte.

    A karate ci andavo con mio fratello, c’era una bella preparazione fisica con tanti esercizi per sviluppare i muscoli addominali, ma è durato poco, non mi ha preso più di tanto.

    Corsa e bici mi piacevano, ma da piccolo non avevo allenatori, solo una passione naturale da spirito libero; correvo la domenica e ho partecipato a poche gare, a scuola in occasione dei Giochi della Gioventù, una corsa campestre e forse un 1.500 m in un campo sportivo. Poi, in vacanza, un paio di volte mi sono iscritto a gare di circa 5 km alle quali mi piaceva partecipare, ma non mi allenavo.

    La bici mi ha appassionato da ragazzo, mi piaceva usarla nel mio paese, era comoda e uscivo per fare un po’ di chilometri, ma senza metodo e senza programmi di allenamento.

    Mi è capitato anche di giocare a basket, appena giunto a Roma, e a calcetto.

    Insomma, lo sport mi prendeva, ma senza successi, fino a quando ho incontrato Sergio Screpanti, il quale voleva formare una squadra di podismo e mi ha tesserato. Da lì, nel lontano 1988, ho iniziato gradualmente ad allenarmi due o tre volte a settimana e a gareggiare, incontrando sempre più gente; alcuni m’invitavano ad allenarmi con loro.

    Vivendo al Quadraro ho iniziato ad andare a correre al Parco degli Acquedotti, che è molto grande e vario. Poi − una volta trasferitomi a Centocelle − ho iniziato ad allenarmi al Parco di Villa Gordiani; subito dopo me ne hanno consigliato uno più grande, quello di Tor Tre Teste, dove mi alleno tutt’ora. Lì ho conosciuto tanti amici e la mia attuale squadra, Atletica La Sbarra & I Grilli Runners. Associazione sportiva di cui sono Dirigente e nella quale ritengo che facciamo cose importanti per noi stessi e per gli altri. In particolare, da un paio di anni con noi s’allena e gareggia un’atleta donna non vedente, Ada Ammirata; noi a turno le facciamo da guida, scoprendo un mondo a noi non noto, quello della disabilità visiva. Ultimamente altri atleti con disabilità visiva stanno entrando a far parte della società Atletica La Sbarra.

    Oltre a praticare sport, mi sto dedicando agli aspetti psicologici che influiscono sul benessere dell’atleta e sulla sua performance, scrivendo alcuni articoli di facile lettura e divulgazione, oltre ad alcuni testi ove approfondisco gli argomenti.

    Negli ultimi anni ho iniziato a partecipare alle ultramaratone e nel 2015 ho cominciato anche a praticare il triathlon, partecipando all’Ironman dell’Isola d’Elba. Al contempo mi sono interessato agli atleti che praticano sport di endurance, proponendogli di rispondere ad alcuni questionari e raccogliendo informazioni utili inerenti la passione, la motivazione, il superamento di crisi, il raggiungimento degli obiettivi, l’alimentazione, gli allenamenti.

    Di recente − sollecitato da un amico triatleta − ho pensato di scrivere un libro che parli non solo di campioni, ma anche dell’atleta comune lavoratore il quale deve districarsi tra famiglia e lavoro per coltivare la sua passione sportiva, per trovare il tempo per allenarsi, praticare sport, stare con amici atleti, partecipare a competizioni. Allora ho pensato di predisporre un questionario ove raccogliere il punto di vista di atleti comuni e campioni per approfondire il mondo dello sport e, in particolare, gli aspetti che incidono sul benessere e sulla performance.

    Occupandomi di psicologia dello sport, è importante, oltre allo studio e alla formazione accademica, confrontarsi con gli atleti per conoscere il loro punto di vista, le motivazioni, il benessere o le difficoltà ch’essi sperimentano praticando sport, eventuali rischi. È fondamentale conoscere il loro punto di vista a completamento delle teorie relative agli aspetti che incidono sul benessere e la performance dell’atleta e della squadra.

    L’attività sportiva è da promuovere nelle scuole, negli ambienti di lavoro, negli ospedali, nelle istituzioni; è importante fare rete con le diverse figure professionali, soprattutto professionisti dell’educazione come gli insegnanti e gli educatori, ma è altresì importante allearsi con i medici di famiglia affinché invoglino i propri assistiti a fare prevenzione, attraverso la pratica dell’attività fisica per sperimentare benessere.

    Il benessere va inteso in senso fisico, ossia l’attività fisica, che consente di mettere in moto i diversi apparati: circolatorio, cardiaco, respiratorio; benessere a livello ormonale, di smaltimento di tossine, ma riguarda anche l’aspetto mentale, il permettere di scaricare tensione e stress che possono derivare da una giornata lavorativa o da altri impegni quotidiani di faccende domestiche o lavorative. L’attività sportiva ti consente di trovare un tempo tutto tuo, dedicato a te stesso, da solo o in compagnia, per fare qualcosa che diventa piacevole; ti fa sperimentare sensazioni ed emozioni, anche fatica e impegno, con determinazione, al fine di raggiungere obiettivi e trasformare i sogni in realtà. Benessere relazionale oltre quello fisico e mentale, praticando sport assieme ad altri, condividere esperienze di allenamento, di gara, fare qualcosa in gruppo, far parte di una squadra, di un esercito di sportivi che s’iscrivono a competizioni, confrontandosi tra di loro e scambiandosi consigli su come aumentare la propria performance. Benessere emotivo, in quanto a volte lo sport ti fa sperimentare di riuscire in qualcosa, ti eleva l’autoefficacia e tutto ciò si trasferisce nella quotidianità, nell’ambiente familiare e lavorativo; allora percepisci di riuscire in qualcosa, di avere delle capacità e risorse, peculiarità che ti permettono di praticare sport in modo continuativo e con passione.

    Alcuni obiettivi dello psicologo dello sport sono:

    − attuare progetti per motivare le persone a intraprendere qualche forma di attività fisica, favorendo l’autoconsapevolezza nell’individuo;

    − lavorare sul goal setting, ossia contribuire a stabilire obiettivi condivisi, raggiungibili, benché difficili;

    − promuovere l’attività fisica nelle scuole, negli ambienti di lavoro, negli ospedali, nelle istituzioni;

    − fare rete con le diverse figure professionali, soprattutto professionisti dell’educazione, come insegnanti ed educatori;

    − allearsi con i medici di famiglia, i quali possono incentivare i propri assistiti a fare prevenzione attraverso la pratica dell’attività fisica;

    − stimolare le persone a prendere in mano le redini della propria esistenza e seguire un corretto stile di vita, che contempla anche un periodo di attività fisica settimanale;

    − lavorare non solo sulle criticità, ma altresì sulle risorse, sull’autoefficacia, sulla resilienza.

    Lo psicologo dello sport a volte diventa una figura di riferimento per il singolo atleta, per l’intera squadra, per lo staff, i tecnici, i dirigenti. Lo sport non è tutto rose e fiori, si fatica tanto, possono capitare infortuni, sconfitte, risultati che non vengono, incomprensioni con altri atleti della medesima squadra, con l’allenatore, con i dirigenti. Lo stato di forma va e viene; con l’impegno, la passione e la determinazione si riesce a stare in forma il più a lungo possibile, cercando di durare fino all’obiettivo ambito, così come anche le crisi vanno e vengono, e si può cercare di essere pazienti, fiduciosi, rimodulare lievemente gli obiettivi per rifarsi in momenti migliori.

    Ecco cosa ne pensa un maratoneta che ha indossato anche la maglia azzurra, rispetto alla figura dello psicologo dello sport: «Lo psicologo può avere un effetto importante sull’atleta. Subiamo carichi di lavoro enormi e spesso viviamo momenti difficili. Egli può farci vedere sempre la luce in fondo al tunnel e darci messaggi positivi».

    Alessandra Penna, oltre a essere un valido ingegnere, è anche ed è sempre stata un’atleta competitiva, un tempo forte nuotatrice. Ora sono notevoli i suoi risultati nell’atletica leggera. Anche lei intravede l’utilità della figura dello psicologo dello sport, per diversi motivi: «Sì, credo che ogni squadra dovrebbe avere uno psicologo dello sport, soprattutto nei periodi vicini alle gare o nei mesi più intensi di allenamento. Inoltre, io credo che lo psicologo serva di più agli allenatori, che spesso non sono in grado di capire certi meccanismi psicologici del singolo atleta o dell’atleta inserito nel gruppo. Essi, sovente inconsapevoli delle loro azioni, hanno rovinato moltissimi atleti nella fase della loro crescita per non essere riusciti a capirli nel modo giusto».

    Importante è la psicologia della riabilitazione dell’atleta per poter riprendere dopo l’infortunio in modo più consapevole e attento, a piccoli passi, attraverso metodi e tecniche di rimodulazione degli obiettivi, di meditazione camminata, di affidamento a fisioterapisti; sia per la riabilitazione di altre patologie di non sportivi, quali posso essere traumi o interventi; a volte è previsto il ritorno alla quotidianità attraverso semplici esercizi, attraverso una lieve ginnastica riabilitativa.

    1. Come contribuisce lo sport al benessere e alla performance

    1.1 Benessere dell’atleta

    È risaputo che lo sport contribuisce al benessere dell’atleta; promuove il benessere fisico e sociale, e dev’essere inteso non solo come performance volta al raggiungimento di prestazioni eccellenti, ma altresì come incentivo all’aggregazione sociale, strumento di prevenzione e promozione della salute.

    Lo sport diventa importante per l’individuo per diversi motivi, ad esempio per sperimentare sensazioni, poiché attraverso la sua pratica si vivono sensazioni piacevoli e spiacevoli; le sensazioni piacevoli producono felicità, si ha voglia di risperimentare tali sensazioni, si può trattare di sensazioni corporee, a iniziare dal respiro, riconoscere la fatica, la leggerezza, l’agilità, sensazioni di riuscita in qualcosa che si credeva difficile o addirittura impossibile. La pratica dello sport gradualmente, a piccoli passi, aiuta nella vita di tutti i giorni a credere di più in se stessi, a sviluppare positività. Inoltre avvicina persone, fa incontrare e mettere in relazione diverse culture. Si sperimenta insieme sia benessere che competitività, ci si confronta, si cerca di superare se stessi o gli altri. S’impara a rispettare le regole, che diventano anche regole della vita quotidiana, regole da trasferire in famiglia, al lavoro, in società. Si sperimenta lo spirito di squadra, si è assieme per un obiettivo comune condiviso, ognuno con le proprie modalità e capacità. Per questo motivo aumentano le iniziative volte allo sviluppo dell’attività fisica, da praticare in qualsiasi contesto e rivolte a persone di qualsiasi età, ceto sociale o cultura.

    Un bell’esempio è il gruppo 365 giorni di sport, nato su Facebook: scopo del progetto è condividere una serie di pillole di esercizio fisico a costo zero, per prevenire tristezza e insoddisfazione, agevolare il metabolismo e aumentare l’autoefficacia; tutto si svolge con gradualità e regolarità, rispettando i tempi e i ritmi dettati dal corpo. Ecco che cosa viene spiegato a chi decide d’iscriversi:

    «Questo gruppo nasce dalla consapevolezza che fare attività sportiva, fa bene al corpo e alla mente. Muoviamoci assieme e motiviamoci a vicenda. Un minimo impegno per un grande obiettivo: UN ANNO DI SPORT».

    In pratica, chi s’iscrive deve condividere sul social network l’attività fisica che svolge quotidianamente e per almeno 30 minuti continuativi al giorno, per 365 giorni l’anno, con un solo giorno di interruzione settimanale; ogni attività sportiva è consentita, l’importante è sudare e far partecipi gli altri del proprio impegno. Si può iniziare in qualsiasi momento, aggiungendo una foto, un aggettivo o una breve frase con cui arricchire il proprio profilo, descrivendo il proprio stato d’animo alla fine di ogni allenamento. A completamento dell’anno, l’iscritto riceverà un attestato di partecipazione.

    Riporto alcune testimonianze, per esempio quella di Giorgio di Maggio, uno dei fondatori del gruppo, il quale spiega il suo benessere: «Lo sport mi aiuta per lo più a livello psicologico. L’attività fisica mi dà una sensazione di libertà e mi fa sentire fortunato già per il fatto di poterla praticare. I fattori principali sono stati la costanza e il vedere lo sport come un piacere e non come un sacrificio od obbligo».

    Per Daniele, chiamato "Gufo Runner", c’è stata una trasformazione. Ecco la sua testimonianza: «Diciamo che ho cominciato 22 chilogrammi fa e i fattori positivi sono stati l’aver smesso di bere alcool, ma soprattutto aver smesso di mangiare carne e avere più rispetto per gli animali. Seguendo un’alimentazione controllata, adesso posso affermare di seguire un tenore di vita migliore di prima e anche nelle performance si nota la differenza».

    Daniele è riuscito a svoltare, è riuscito a modificare il suo stile di vita e ora − oltre a esserne contento e a notare benessere − vuol approfittarne per eccellere nello sport serenamente e gradualmente.

    Lo sport per Giacomo Nalli si è rivelato quasi terapeutico, ma anche performante: «Lo sport mi ha permesso di trovare uno sfogo alle ansie e tensioni quotidiane. I fattori che hanno contribuito a migliorare la mia performance sono stati gli stimoli e la volontà di superare sempre i miei limiti». Giacomo dimostra di fare dello sport un’occasione di benessere attraverso uno sfogo, ma anche un’occasione per eccellere, ottenendo delle prestazioni che lo fanno emergere rispetto ad altri atleti, e dimostrando che con l’impegno e la determinazione lui può arrivare dove vuole.

    Tanta autoefficacia e sicurezza in sé attraverso lo sport è quello che ha sperimentato anche Francesca Boldrini: «Intanto ha migliorato la fiducia in me stessa, donandomi sicurezza anche nella vita in generale e nel sociale. Per correre ho smesso di fumare e oggi mi sembra uno dei regali più belli mai ricevuti. Inoltre godo di un ottimo stato di forma e molto raramente mi ammalo».

    I benefici dello sport sono tanti in termini di autoefficacia, di sensazioni fisiche, di stile di vita salutare.

    Per tanti lo sport diviene la palestra di vita, si apprende tanto attraverso l’esperienza sportiva. Ecco la testimonianza di Gabriele Frasconà: «Lo sport mi dà la giusta dimensione, costanza e sacrificio, come d’altronde nella vita! La disciplina, e i limiti del corpo e della mente, che ho collaudato nelle forze speciali, è stato semplice trasferirle nello sport».

    Lo sport diventa una palestra di vita, s’impara a resistere e andare avanti, lottare con il tempo cronologico e atmosferico, con se stessi, con i conflitti interni; a volte sei tentato a fermarti, a recuperare, a riposare, a rinunciare. Importante è amare sempre se stessi, la vita, e avere un’elevata passione e forte motivazione in quello che si fa. S’impara a superare gli ostacoli, gli imprevisti e tollerare le sofferenze.

    Sport quale scuola di vita per raggiungere obiettivi, è il benessere che sperimenta Daniele Biffi. Ecco come lui lo descrive: «Lo sport ha contribuito tanto al mio benessere. Sin da ragazzino ho come obiettivo il miglioramento personale, nel senso che ho sempre cercato di migliorarmi in tutto quello che faccio. L’atletica mi ha insegnato tanto. Se vuoi raggiungere obiettivi e migliorarti, ottenendo il massimo dal tuo corpo, devi sempre dare il massimo e stare attento a diversi fattori, o meglio a tutto».

    Daniele è consapevole che per ottenere qualcosa, per raggiungere un risultato bisogna prima pianificare a tavolino, poi capire quello che serve e cosa bisogna fare, non trascurando nulla. E cosa ancora più importante, egli ha capito che lo sport è una scuola di vita; prima dai in termini di lavoro muscolare, fisico e mentale, poi ricevi in cambio tanti insegnamenti utili ad affrontare la vita quotidiana: quindi lo sport ti forma, ti fa crescere.

    Un toccasana naturale è lo sport per il Campione Italiano di Maratona 2015 Dario Santoro: «Lo sport è un toccasana naturale, che non ha medicinale e cure imitabili, per raggiungere il proprio benessere fisico e mentale! A me ha contribuito tanto al benessere mentale e fisico, soprattutto perché mi ha trasmesso una forte autostima, e mi dà quella marcia in più per guardare tutte le cose della vita con gli occhi diversi e in modi diversi, cioè mi trasmette tanto ottimismo e tante motivazioni!».

    Dario dà tanto allo sport in termini di allenamenti e fatica, ma riceve tantissimo in termini di scuola di vita e di benessere.

    Lo sport aiuta anche a trovare un equilibrio sano con se stessi e nelle relazioni con gli altri. Ne è un esempio Anna Giunchi, la maratoneta: «Mi ha dato un equilibrio, soprattutto per quanto riguarda il regime alimentare: facendo sport non mi sottopongo a restrizioni. Ho più serenità nel rapporto con gli altri e con me stessa».

    Lo sport è un valore aggiunto sia per la propria persona, per il rispetto di se stessi, per un sano stile di vita e sia per le relazioni con gli altri, il rispetto degli altri atleti amici o avversari.

    Per Matilde Staffa equivale a dire tanti chili di meno: «Prima d’iniziare a correre pesavo 90 chilogrammi, ora ne peso 65: direi che questo può bastare!».

    Quindi, benessere sono chili superflui in meno, benessere sono chilometri di sport, chilometri di corsa: benessere è leggerezza, fisica e mentale.

    Michele Moretti, con un passato da atleta, continua a sperimentare passione, motivazione e dedizione alla pratica sportiva, ora anche attraverso il suo lavoro di allenatore: «Chiaramente, praticare uno sport sia da professionista che da semplice praticante è già di per sé un benessere fisico. Poi, se per benessere s’intende anche quello economico, non sempre lo sport garantisce soldi e fama. Chi pratica uno sport parte sempre dall’amore e dal piacere che prova. Poi è chiaro che la ricerca della prestazione e il riuscire a ottenerla rafforzano la volontà e lo spirito di sacrificio necessario, ma la gioia del

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