Un eccitante sfida: Harmony Collezione
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Quando il milionario spagnolo Javier Casillas scopre che la notte infuocata passata tra le braccia della ballerina Sophie Johnson ha avuto delle conseguenze, non vuole sentire ragioni: il prossimo passo sarà quello che muoveranno insieme verso l'altare. Ma nemmeno i piaceri bollenti del letto nuziale riescono a sciogliere il suo cuore di ghiaccio, e Sophie decide così di allontanarsi da lui insieme al loro bambino non ancora nato.Per tenere accanto a sé sua moglie e suo figlio, Javier dovrà quindi affrontare l'unica sfida che non ha mai vinto...
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Un eccitante sfida - Michelle Smart
successivo.
1
Javier Casillas fissava il corridoio che si stendeva davanti a lui, la mascella serrata, i piedi che avanzavano automaticamente. Sentiva gli sguardi fissi su di sé, li aveva percepiti tutta la serata nel palco che condivideva con il fratello. Ma ormai era abituato. A causa dell'efferata azione di suo padre era sempre al centro dell'interesse dei media, un interesse che negli ultimi mesi si era ingigantito a dismisura.
Avrebbe dato loro esattamente ciò che aveva sempre dato. Niente.
Non avrebbe mostrato la minima emozione nel corso dello spettacolo.
Ma faticava a tenere a bada la collera. Aveva osservato Freya, la donna che aveva avuto intenzione di sposare, esibirsi nella migliore performance della sua vita, aveva sentito gli applausi scroscianti quando avrebbe soltanto voluto essere a casa e sfogarsi con il punching ball.
Quella sera si realizzava un sogno nutrito da tempo, un sogno condiviso con il fratello Luis. Qualche anno prima avevano finalmente avuto a disposizione il denaro per acquistare il fatiscente teatro e la relativa scuola di ballo in cui la loro madre, la prima ballerina, aveva mosso i primi passi. Avevano acquistato la compagnia cambiando il nome in Compañia de Ballet de Casillas in sua memoria, decisi a renderla una delle più note in Europa. In seguito avevano acquistato un altro appezzamento di terreno edificabile lì accanto e costruito un nuovo teatro, sede anche della scuola di ballo. Quella era la serata dell'inaugurazione. I media erano presenti in forza, ma invece di essere interessati al nuovo teatro in memoria di Clara Casillas, l'attenzione era concentrata su Javier e la sua ex fidanzata.
Tutto il dannato mondo sapeva che lei l'aveva lasciato per il suo vecchio e più caro amico.
Ciò che il mondo ignorava era che Benjamin Guillem l'aveva rapita in uno sporco gioco di vendetta e che Freya era stata ben contenta di essere rapita.
Che andassero pure al diavolo. Freya non gli era mai interessata.
Il corridoio che stava percorrendo per recarsi al party del dopo spettacolo si biforcava. Mentre stava per svoltare a sinistra con il gruppo di appartenenti alla famiglia reale spagnola che aveva ospitato nel palco, Javier sentì che qualcuno gli posava una mano sulla spalla sospingendolo con decisione nell'altra direzione.
Nessun altro, se non suo fratello, si sarebbe permesso una confidenza del genere.
«Cosa c'è?» chiese Javier fissando il fratello con aria sospettosa.
«Volevo parlarti da solo» rispose Luis.
Qualcosa nel tono del fratello gli fece rizzare i peli sulla nuca. Da quando Luis era tornato dai Caraibi per inseguire quella sua folle idea, c'era stata tra loro una certa tensione. Come suo fratello avesse potuto credere che sposando la sorella di Benjamin la loro reputazione sarebbe tornata a essere senza macchia, per lui era ancora adesso, dopo un mese, al di là della sua comprensione. Benché diverso nel fisico e nel carattere, in genere suo fratello era molto intuitivo. La sua opinione era l'unica di cui lui tenesse conto.
Per fortuna alla fine suo fratello aveva ritrovato il buonsenso ed era tornato a Madrid senza essersi sposato, ma ormai il loro rapporto era incrinato.
Luis era la sua unica costante. Erano sempre stati loro due, insieme, a fronteggiare qualsiasi cosa il mondo avesse buttato loro addosso.
Prima di rivolgersi a lui, Luis attese che nessuno potesse sentire. «Sapevi che stavamo truffando Benjamin, vero?»
Sentendo pronunciare il nome della propria nemesi, la collera di Javier sbottò.
Sette anni prima i fratelli Casillas avevano chiesto all'amico Benjamin di investire una notevole somma in un progetto al quale stavano lavorando a Parigi, la costruzione di un grattacielo. Erano stati costretti a rivolgersi a lui perché il proprietario del terreno, al quale avevano già consegnato una cospicua caparra, aveva imposto che pagassero entro pochi giorni; in caso contrario avrebbe ceduto quel terreno a un altro acquirente. Loro non avevano a disposizione quella somma. Benjamin sì.
«Non l'abbiamo truffato» ribatté Javier glaciale. «È stato lui lo stupido che ha firmato il contratto senza leggerlo.»
«E tu avresti dovuto avvertirlo che i termini erano stati modificati come hai detto che avresti fatto. Tu non dimentichi mai niente, no?»
Javier poteva avere molti difetti, ma non era un bugiardo.
Era stato suo fratello a parlare a Benjamin del progetto. Nella fretta di concludere Luis gli aveva assicurato che quell'investimento gli avrebbe fruttato il venti per cento del profitto. Ma il loro avvocato aveva fatto presente che poiché sarebbero stati i fratelli Casillas a fare tutto il lavoro, a Benjamin sarebbe dovuto spettare non più del cinque per cento del profitto, e Javier si era dichiarato d'accordo.
Il contratto era stato modificato in quei termini e Javier l'aveva inviato via mail a Benjamin, certo che lo leggesse e negoziasse i nuovi termini se non gli fossero andati bene.
«Lo sapevo.» Luis trasse un profondo respiro cercando di tenere a freno la nausea che si mescolava alla collera. «Mi sono sempre detto in tutti questi anni che era stata una dimenticanza da parte tua, quando avrei dovuto tener presente che tu non scordi mai niente. In trentacinque anni non hai mai dimenticato di fare qualcosa per cui ti eri impegnato.»
«Non mi sono impegnato ad avvertirlo della modifica via mail.» Javier non faceva mai promesse che non intendeva mantenere. La gente poteva dire ciò che voleva di lui e spesso lo faceva, benché solo alle sue spalle, ma era un uomo di parola.
«Non è stata una vera e propria promessa» riconobbe Luis. «Ma guardami negli occhi e dimmi che non è stata una dimenticanza deliberata da parte tua.»
Luis gli aveva chiesto di far presente a Benjamin che c'erano stati dei cambiamenti, ma Javier non aveva dato una risposta precisa e sarebbe dovuto essergli grato.
La mancata lettura del contratto modificato da parte di Benjamin prima di firmarlo aveva reso molto ricchi i fratelli Casillas. Benjamin aveva comunque ricevuto un ottimo profitto e tutto ciò che aveva fatto era stato trasferire alcuni fondi. Che avesse avuto il coraggio di citarli in giudizio era inconcepibile. Che poi Benjamin si fosse rifiutato di accettare il giudizio della Corte e avesse per vendetta rapito la sua fidanzata era stato un atto ignobile.
E il mondo diceva che il malvagio era lui...
Ciechi, pieni di pregiudizi, tutti quanti. Javier sapeva benissimo cosa pensavano. Il mondo lo guardava in faccia e vedeva quell'assassino di suo padre!
«Per quale motivo sarebbe stato un atto voluto?» ringhiò gelido.
«Questo lo deve decidere la tua coscienza. Io so soltanto che Benjamin era un amico. Ti ho difeso e mi sono schierato dalla tua parte...»
«Dalla nostra parte» lo corresse sempre più gelido Javier.
Cos'era accaduto alla loro lealtà reciproca?
«Immagino che questo rigurgito di coscienza sia da collegarsi a quella dannata donna.»
Aveva avuto un'immediata premonizione da quando aveva visto Chloe, la sorella di Benjamin, allo spettacolo.
Chloe li aveva traditi quanto suo fratello; aveva dato una mano perché Freya potesse essere rapita ed era indiscutibilmente la causa della tensione che serpeggiava tra loro due da quando Luis era tornato dai Caraibi.
La collera ormai incontrollabile, Luis afferrò per il bavero il fratello. «Se ti permetti ancora di parlare in questi termini di Chloe, tra noi sarà finita. Mi hai sentito? Finita.»
«Se tu insisti a difenderla direi che tra noi due è già finita, fratello.» Sbatté l'ultima parola in faccia a Luis.
Si fissarono inferociti, il veleno che correva tra loro quasi palpabile.
Lui se l'era sentito nelle ossa che qualcosa era successo tra Luis e Chloe. Suo fratello aveva sempre avuto un debole per le donne, ma mai avrebbe sospettato che ciò potesse intaccare la lealtà che aveva nei suoi confronti.
Se poi Luis voleva proprio mettersi con quella sgualdrina dopo ciò che aveva fatto loro, poteva andare all'inferno. La lealtà tra loro era la cosa più importante, e se Luis non la vedeva più così non sarebbe più stato suo fratello.
Si guardarono fissi negli occhi, poi Luis lasciò la presa e arretrò di un passo.
Javier fissò l'uomo con cui aveva condiviso il grembo materno, la camera da letto, l'uomo che l'aveva difeso e che lui aveva difeso a sua volta, con il quale aveva condiviso un dolore immenso, l'uomo che era stato l'altro lato della medaglia che erano i fratelli Casillas e lo guardò allontanarsi a passi veloci dopo che gli aveva voltato le spalle.
Ansimando, le mani chiuse a pugno, il cuore che batteva forte, aveva notato che Luis, nella fretta di allontanarsi da lui, aveva urtato una giovane bionda.
Nei loro trentacinque anni nessuno dei due aveva mai voltato le spalle all'altro.
Sarebbe stata la prima e ultima volta che Luis l'avrebbe fatto.
Con la coda dell'occhio vide la donna che suo fratello aveva urtato dirigersi verso di lui, ma avendo lo sguardo sempre fisso sul fratello che si allontanava, mise a fuoco il suo viso solo quando la giovane fu a pochi passi da lui.
Fissò quel volto che aveva visto per l'ultima volta due mesi prima, quando l'aveva fatta entrare in casa sua.
Occhi azzurri chiari che tradivano una forte apprensione.
Era proprio il viso che non avrebbe più voluto vedere.
«Dovresti essere al party del dopo spettacolo» ringhiò.
Sophie Johnson faceva parte del corpo di ballo e aveva l'obbligo contrattuale di partecipare al party. Il colore le salì penosamente alle guance mentre corrugava la fronte. «Ho lasciato la compagnia due mesi fa.»
Nel sentire di nuovo quella voce passionale il cuore di Javier accelerò il battito.
Sophie aveva un aspetto innocente, ma una voce che evocava pensieri di lenzuola di seta rosse e luci soffuse.
Ha lasciato la compagnia?
Durante lo spettacolo Javier aveva a malapena guardato sul palcoscenico.
«Allora cosa ci fai qui?»
Ma lo sapeva. Glielo diceva l'oppressione che gli tormentava lo stomaco già sotto pressione.
Non voleva ascoltarla.
Notò la gola che le pulsava.
Aveva baciato quella gola...
«Ho bisogno di parlarti.»
«Adesso non è il momento.» Era proprio l'ultima persona che aveva voglia di vedere o con cui parlare. Non adesso, quando sentiva il tessuto della propria vita disfarsi intorno a sé.
Le passò accanto facendole un cenno. «Scusami.»
Non aveva fatto più di due passi quando lei mormorò: «È importante...».
Il cuore cominciò a pulsargli impazzito, i nervi tesi come corde di un violino. Riaffiorarono ricordi del loro breve incontro, ricordi sui quali si era rifiutato di indugiare dopo che le aveva aperto la porta per farla uscire.
Trasse un profondo respiro e si voltò verso di lei.
«No» ribadì brusco. «Non voglio parlarne adesso. Vai a casa.»
«Ma...»
«Ho detto di no.»
Sophie vacillò alla veemenza di quel tono aspro.
Lo guardò mentre si allontanava lungo il corridoio, sforzandosi di trattenere le lacrime.
Aveva pianto a sufficienza negli ultimi due mesi.
Si lasciò cadere sulla sedia più vicina e si sforzò di trarre dei profondi respiri, come aveva appreso fin da bambina alla scuola di ballo, per non collassare.
Un tempo si era creduta innamorata di Javier. Povera sciocca!
Quanto si diceva di lui, che fosse un bastardo senza cuore, si era dimostrato vero.
Che poi lei avesse ignorato quelle voci, convinta che il tutto fosse da attribuire al suo animo tormentato, e che lui non avesse un cuore di pietra, era solo colpa sua.
Circa un anno prima, quando Javier era andato a dare un'occhiata alla compagnia di ballo, a lei era mancato il respiro.
Era stata una reazione viscerale