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L ombra del dubbio: Harmony Collezione
L ombra del dubbio: Harmony Collezione
L ombra del dubbio: Harmony Collezione
E-book132 pagine1 ora

L ombra del dubbio: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Una doccia fredda, anzi gelata. Parole pesanti come macigni. Kate ha letto e riletto decine di volte il biglietto che un "amico" le ha spedito. Vorrebbe non credere a quell'insinuazione, ma il bisogno di certezze cresce ogni minuto di più. Prima di tutto, deve scoprire se Ryan...
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2017
ISBN9788858965764
L ombra del dubbio: Harmony Collezione
Autore

Sara Craven

E' nata nel Devon ed è cresciuta in mezzo ai libri, in una casa nei pressi del mare. Ora vive nel Somerset.

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    Anteprima del libro

    L ombra del dubbio - Sara Craven

    successivo.

    1

    Kate attraversò il salone d'albergo deserto pensando che quella era stata proprio una mattinata infernale.

    Si lasciò cadere su una sedia vicino alla finestra e si liberò delle scarpe nere eleganti per massaggiarsi delicatamente il piede che le doleva, strofinandolo contro l'altra gamba.

    Fuori, sul prato inondato dal sole, veniva smantellato in quel momento il padiglione di forma ottagonale a strisce bianche e rosa.

    Memore delle tante telefonate che erano state necessarie per recuperarlo, Kate assistette a quelle operazioni con un certo rimpianto.

    Altrove, nell'albergo, tutti i preparativi per il menu raffinato da servire a duecentocinquanta persone erano cessati; lo champagne veniva riportato in cantina e i telefoni erano tutti impegnati per avvertire gli ospiti che, alla fine, la loro presenza non sarebbe stata affatto gradita.

    Kate sospirò e aprì la cartelletta che aveva davanti a sé, scorrendo in fretta con l'indice la lista che aveva stilato. Organizzare un matrimonio era certo una faccenda lunga e complicata; cancellarlo lo stesso giorno per cui era previsto era altrettanto complesso e febbrile.

    Maledetta Davina Brent!, imprecò tra sé. Perché mai non si era accorta prima di non voler restare nubile? Un mese prima, una settimana prima, perfino il giorno prima sarebbe bastato. A parte la drammaticità di quelle ultime ore, avrebbe anche risparmiato ai suoi genitori alcune bollette salate.

    Era la prima volta da quando Kate e Louie, la sua cara amica dai tempi di scuola, avevano avviato la Special Occasions capitava un fatto del genere: una sposa che scappava il giorno del suo matrimonio. Nei tre anni di vita della loro agenzia avevano mietuto diversi successi nell'organizzare gli eventi altrui con ricevimenti e feste. Né avrebbero potuto sospettare che la bella Davina stesse per commettere un atto tanto spettacolare proprio all'ultimo minuto.

    Kate ricordò che quando aveva discusso i dettagli con lei e il suo ex futuro marito le era sembrata tanto innamorata. La donna alzò le spalle e considerò che davvero non si può mai sapere che cosa avviene nella mente degli altri.

    Per un attimo, a quell'osservazione si sentì percorrere la schiena da un gelido brivido. Scherzosa, si rassicurò dicendosi che le era appena passato accanto un angelo, poi però sobbalzò quando qualcuno appoggiò un bicchiere sul tavolo davanti a lei. Era un Martini, molto freddo, molto secco e con una fettina di limone; proprio come piaceva a lei. Solo che lei non l'aveva ordinato.

    «Dev'esserci un errore...» si oppose girandosi a guardare il cameriere al quale credeva di essersi rivolta. Si trovò, invece, davanti il viso senza sorriso di Peter Henderson che avrebbe dovuto essere il testimone. Strano, era vestito in modo informale con i jeans e un maglione.

    «Nessun errore, lei ha davvero l'aspetto di chi ha bisogno di un drink. E io pure...» ammiccò accennando al proprio bicchiere di whisky.

    «Grazie del pensiero, ma io non bevo mai durante il lavoro» lo informò Kate con un sorriso un po' forzato.

    «Date le circostanze, credevo avesse la giornata libera.»

    «Devo ancora sistemare un paio di cose» ribatté lei indicando la lista scritta che aveva davanti a sé.

    «Posso sedermi o... forse disturbo?»

    «Niente affatto! Prego, si accomodi» lo invitò cercando di recuperare con i piedi una delle scarpe finita chissà dove sotto il tavolo.

    «Mi permetta...» Peter Henderson si inginocchiò a pochi centimetri da lei e poi, rivestito il piede con la scarpina ribelle, si sedette a sua volta.

    «Grazie» brontolò Kate arrossendo.

    «Si figuri» replicò lui osservandola con una espressione di aperta approvazione. Guardò ammirato i bei capelli biondo scuro e indugiò sulla figura snella messa ben in evidenza dal completo color lampone.

    «A che cosa brindiamo? All'amore?» chiese facendo tintinnare appositamente i bicchieri.

    «Vista l'occasione, direi di limitarci a un semplice... salute!» propose lei. «Come sta suo fratello?» si informò poi.

    «Non tanto bene. È un po'... scosso, direi.»

    «Lo credo, e mi dispiace sinceramente.»

    «Chissà, forse è meglio così. Voglio dire, se non si è convinti non bisogna sposarsi... per poi, magari, divorziare quando ci sono anche dei bambini a soffrirne» osservò lui con sorprendente saggezza.

    «Immagino che lei abbia ragione, ma quei due sembravano tanto affiatati, oltre che ben assortiti. Chi si aspettava che lei avrebbe avuto un ripensamento?»

    «Daranno tutti la colpa al nervosismo della sposina. Un problema che lei, evidentemente, non ha avuto...» commentò lui guardandole l'anulare adorno della vera.

    «È stato così tanto tempo fa che non mi ricordo nemmeno.»

    «Non può essere come dice, a meno che non si sia sposata da bambina

    «E invece è come dico io: è successo tanto tempo fa. Cinque anni, per l'esattezza» replicò Kate accorgendosi di stare di nuovo arrossendo in viso.

    «Un'eternità» scherzò lui. «Rimpianti?» chiese poi.

    «Neanche il più piccolo, siamo molto felici insieme, estremamente felici» precisò, chiedendosi perché mai sentisse il bisogno di enfatizzare così.

    «Scusi l'indiscrezione... avete figli?»

    «No, non ancora. Siamo tutti e due molto impegnati a fare carriera. Oppure, nel caso di Ryan, a cambiare carriera» osservò lei bevendo un sorso di Martini per lenire la gola che senti va all'improvviso secca.

    «Un cambiamento che lei non approva?»

    «Al contrario, che cosa le ha dato questa impressione?»

    «Il modo in cui lei ha bevuto» spiegò lui.

    «No, la sua deduzione è sbagliata. È solo che ho un debole per il Martini» rise lei.

    «È l'unico vizio che ha?»

    «Ecco, cerco di limitarli.»

    «Troverebbe sconveniente e vizioso darmi del tu

    «No, lo troverei solo un po' troppo informale, in un rapporto di lavoro» rispose lei per darsi un contegno.

    «Non lavora per me, però. Io, come lei, sto raccogliendo i cocci.»

    «E non dovrebbe farlo con suo fratello?»

    «Ci sono i nostri genitori con Andrew, lo portano a casa da loro dove resterà alcuni giorni. Non so se è un bene per lui: nostra madre è una donna molto emotiva, inoltre Davina non le è mai piaciuta. Potrebbe porre ostacoli a un eventuale riavvicinamento.»

    «Lei crede davvero che loro due possano riconciliarsi?»

    «Sì, se verranno lasciati in pace. Non mi stupirei se un giorno si sposassero di nascosto, prendendo come testimoni due passanti. Nessuno di loro due voleva tanto chiasso... anzi, mi chiedo se non sia stata la pressione impostale dagli altri a far fuggire Davina.»

    «Spero proprio di no, altrimenti io mi trovo in cima alla lista dei colpevoli.»

    «I responsabili sono i quattro genitori» affermò lui secco. «Sono stati loro a imporre di invitare tutte quelle persone» rimuginò.

    «L'avrei odiato anch'io.»

    «Come, proprio lei che è del mestiere non ha avuto un matrimonio spettacolare?»

    «Quando mi sono sposata non facevo ancora questo lavoro. Ho avuto proprio il tipo di cerimonia che lei raccomandava per Andrew e Davina: breve, la mattina presto, in presenza solo dei due testimoni.»

    «Così lei e il signor Dunstan amate seguire l'impeto del momento?»

    «Abbiamo una relazione stabile, un forte legame che ci permette di fronteggiare gli imprevisti. E comunque lui non si chiama Dunstan, quello è il mio cognome; mio marito si chiama Lassiter.»

    «Mi sta dicendo che è sposata con Ryan Lassiter, lo scrittore?» chiese lui sorpreso.

    «Proprio così, perché? Lei è uno dei suoi ammiratori?» domandò Kate divertita.

    «Eccome! Ho cominciato anch'io come operatore di borsa, perciò appena è uscito Justified Risk l'ho letto immediatamente. Mi è piaciuto moltissimo, trovo che la mescolanza tra le descrizioni del mondo degli affari e l'atmosfera carica di tensione sia riuscitissima. E il suo secondo romanzo è altrettanto buono.»

    «Glielo riferirò. Gli farà sicuramente piacere sapere che anche lei condivide l'ottima opinione che molti hanno di lui.»

    «Sta lavorando a un terzo libro?»

    «Veramente sta scrivendo il quarto; il terzo è già in fase di stampa, e sarà in libreria in autunno.»

    «Non vedo l'ora. E mentre lui suona la tastiera della macchina da scrivere lei fa tutto questo» osservò Peter Henderson prendendo uno dei biglietti da visita di Kate che fuoriusciva per un angolino dalla cartelletta. «E con il suo nome da ragazza, per di più» aggiunse a bassa voce.

    «Abbiamo creduto fosse meglio per la carriera di entrambi tenere le nostre immagini separate. Tenga pure il biglietto, magari vorrà servirsene per l'organizzazione del suo banchetto nuziale» scherzò Kate.

    «Dio me ne guardi!»

    «È forse contrario al matrimonio?»

    «Sono a favore di quello degli altri» spiegò lui scherzoso. «Non di tutti, però...» aggiunse mentre i suoi occhi blu percorrevano voraci la donna. Poi i loro sguardi si incontrarono, si sfidarono e fu Kate a distoglierlo per prima.

    Che cosa mi succede?, pensò quindi irritata. Sono una donna adulta, sono stata abbordata molte volte, perché adesso mi turba così?, si chiese stupita. Si alzò in piedi e concesse a Peter Henderson un sorriso distaccato. «Grazie per il drink; adesso, però, devo proprio andare» si congedò.

    «Davvero? Speravo che, una volta libera dal lavoro, sarebbe venuta a cena con me. Infatti ho deciso di fermarmi qui stanotte, malgrado tutto.»

    «Io, invece, ho deciso di tornare a Londra il più presto possibile» ribatté Kate con un tono più secco di quello che avrebbe voluto usare.

    «Sta forse scappando via, signora Dunstan?» le rinfacciò sorridendole spudoratamente. «Oppure posso chiamarti Kate?» la punzecchiò.

    «Diamoci pure del tu, se ti fa piacere. Non ne vedo il motivo, però. A meno che tu mi assuma per la festa del tuo matrimonio,

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