Due imperfetti sconosciuti: Harmony Collezione
Di Sara Craven
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Sara Craven
E' nata nel Devon ed è cresciuta in mezzo ai libri, in una casa nei pressi del mare. Ora vive nel Somerset.
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Anteprima del libro
Due imperfetti sconosciuti - Sara Craven
aspettando...».
1
Una giornata perfetta per un matrimonio, pensò Cat Adamson scendendo i gradini davanti alla terrazza dell'hotel e avviandosi a passi lenti attraverso il prato, in direzione del lago.
Posto, ovviamente, che i matrimoni piacessero. E non era il caso di Cat. Anzi, il matrimonio di sua cugina Belinda stava velocemente scalando la classifica del peggiore in assoluto.
Che sollievo respirare per qualche minuto l'aria fresca, invece del violento miscuglio di costosi profumi firmati. E che delizia ascoltare il canto degli uccelli invece della cacofonia di voci stridule e roboanti, inframmezzate da risa esasperate.
Nessuno l'aveva notata, quando aveva lasciato il ricevimento.
Non la sposa, i cui occhi si erano socchiusi, attenti e sospettosi, quando Freddie, il neo marito, aveva cominciato a flirtare con una delle damigelle d'onore.
Non il padre della sposa, lo zio Robert, che aveva tenuto un discorso commovente sulla santità del matrimonio, incurante del fatto che proprio lui aveva una relazione con la segretaria da più di un anno. E tanto meno la sua amata zia Susan, che era rimasta in piedi al fianco del marito come una statua per tutta la durata del discorso, lo sguardo inchiodato al pavimento, l'espressione imperscrutabile.
E di certo non i genitori di Cat che, ai lati opposti della sala, avevano finto stoicamente di ignorarsi, entrambi scortati dagli ultimi della lunga lista di accompagnatori che avevano costellato i dieci anni trascorsi dal loro divorzio.
Ma quando li aveva scorti l'ultima volta, suo padre teneva le labbra serrate in una linea sottile, e sua madre aveva la pelle del volto chiazzata di rosso e tamburellava con il piede. Una serie di segnali tutt'altro che promettenti.
D'altra parte, come Cat aveva imparato a proprie spese, erano entrambi attori professionisti con personalità volubili, pronti a esibirsi su qualsiasi palcoscenico. E davanti a qualunque pubblico.
Perché avrebbero dovuto risparmiare il matrimonio dell'unica nipote?
Quando David Adamson era comparso con il suo trofeo biondo al braccio, Cat era stata trattenuta dalla madre, che conficcandole le unghie ben curate nel braccio le aveva fatto notare quanto non avrebbe apprezzato che lei lo salutasse.
«Cosa diavolo ci fa tuo padre qui? Ho accettato questo invito solo perché mi era stato fatto intendere che sarebbe rimasto in California.»
Cat aveva scrollato le spalle, liberando la manica del vestito di crêpe de Chine. «Le riprese sono finite prima. E lui è l'unico fratello di zio Robert. Ovvio che, se possibile, sarebbe venuto.»
«E con la sua ultima amichetta, vedo.» Vanessa Carlton si era lasciata sfuggire una breve risatina nervosa. «Mio Dio, avrà più o meno la tua età.»
«Immagino che lui potrebbe dire lo stesso a proposito del tuo accompagnatore» aveva commentato Cat pacata, cercando di ignorare il fatto che l'accompagnatore in questione, alto, abbronzato, con una dentatura perfetta che amava mostrare al prossimo, in quel momento stava mandando un ridicolo bacio a sua madre.
«Non c'è paragone» l'aveva contraddetta Vanessa indignata. «Gil e io siamo innamorati, profondamente e sinceramente. E poi lui è sempre stato attratto da donne più mature e sofisticate.»
Le labbra di Cat si erano contratte. «Davvero? Allora mi auguro che non si trovi nei paraggi quando comincerai a far volare i piatti.»
Vanessa le aveva rivolto un'occhiata inceneritrice. «Ammetto di aver commesso degli errori. Mi rendo conto che tutte le mie relazioni passate sono state dei tragici errori. E anche allora» aveva aggiunto con acredine, «tu hai sempre preso le parti di tuo padre.»
Prima che Cat potesse replicare, sua madre aveva fatto cenno a Gil e lo aveva trascinato con sé in giro per la sala, fornendo a lei la possibilità di dileguarsi attraverso le portefinestre.
Una volta all'esterno, Cat aveva emesso un profondo, tremante respiro. Una delle cose più difficili da affrontare era stata proprio l'accusa continua di sostenere più le scelte di un genitore che dell'altro.
Perché lei aveva sempre, sempre fatto del suo meglio per essere imparziale.
Ricordava ancora le liti, i capricci, le urla e le porte sbattute, seguite da riconciliazioni altrettanto appassionate. E la terribile calma dell'ultima volta quando, come se fosse stato premuto un interruttore, entrambi si erano gettati nelle rispettive carriere e in un numero incalcolabile di relazioni.
Da allora Cat aveva dovuto ringraziare zio Robert e zia Susan per la stabilità che erano riusciti a garantirle. A dispetto di tutti i problemi con Belinda che, anche lei figlia unica, aveva risentito delle invasioni di Cat nel suo circolo familiare, la loro grande, sconclusionata casa le era sembrata un'oasi di sicurezza in mezzo al suo mondo ormai sconvolto dal divorzio dei genitori.
Il che aveva reso ancora più difficile sopportare, qualche mese prima, la vista di suo zio appartato in un tavolo d'angolo di un ristorante alla moda di Londra, mentre scambiava giocosi bocconi di cibo e lunghi sguardi con una donna molto più giovane.
Forse era più simile a suo padre di quanto lei avesse mai realizzato prima.
Perché qualcuno dovrebbe desiderare di sposarsi, un giorno?, pensò con raccapriccio. Quando il tradimento e il dolore sembrano essere sempre in agguato?
Era la convivenza, che sembrava distruggere i sentimenti. Il che spiegava perché lei aveva sempre evitato di impegnarsi.
Prima trovi una casa da affittare, poi accendi un mutuo, subito dopo organizzi una festa di fidanzamento e finisci con una passeggiata lungo una navata chiusa dentro un'enorme meringa, come Belinda.
Ma io non ci cascherò. Non finirò in trappola come gli altri.
Il resto della sua vita era in ordine. Aveva un lavoro interessante, un appartamento fantastico e una vita sociale piacevole. Perché non avrebbe dovuto trovare un compromesso che sistemasse anche il lato affettivo? Trovare una relazione nella quale si potessero mantenere le distanze, godersi i propri spazi. E mettere in chiaro che a lei interessava solo il qui e l'ora, non il futuro?
Una brezza leggera saliva dall'acqua quando raggiunse la riva del lago, gettandole alcune ciocche bionde contro il viso. Con un gesto istintivo, Cat cercò di risistemarle nel solito, ordinato caschetto, mentre la sua attenzione era catturata da una pernice che avanzava con i suoi piccoli verso il canneto.
Stava per muovere un passo in avanti con l'intenzione di osservare gli animali più da vicino, quando una voce maschile risuonò all'improvviso.
«Te lo sconsiglio vivamente.»
Cat si voltò di colpo, in agitazione per quella compagnia inaspettata che disturbava la sua quiete.
Nessuna meraviglia che non lo avesse notato. Anche se a pochi metri da lei, l'uomo era in piedi all'ombra di un salice piangente, una spalla appoggiata negligentemente contro il tronco longilineo.
Quando le venne incontro, scostando i rami davanti a sé, Cat notò che era alto. Una polo scolorita gli copriva le spalle muscolose e le sue lunghe gambe erano infilate in un paio di jeans color sabbia. Il volto e le braccia erano abbronzati, i capelli folti e ondulati, eppure non era attraente in modo convenzionale. Il naso era troppo sottile e le palpebre sugli occhi grigioverdi troppo pesanti. Ma la bocca era ben definita, il labbro superiore che disegnava un curva sensuale.
Poi si rese conto che anche lui la stava studiando, le sopracciglia aggrottate.
Era conscia del lento, irregolare battito del proprio cuore, mentre il silenzio attorno a loro sembrò avvolgerli, imprigionarli in una ragnatela luminosa. Poi, un uccello ruppe l'incantesimo con il suo canto dolce e acuto, riportandola bruscamente al presente.
«È sua abitudine elargire consigli non richiesti a completi estranei?» chiese in tono sbrigativo.
«Sei troppo vicina al bordo e il fango lì può essere insidioso.» Scrollò le spalle. «Non vorrei che scivolassi e cadessi di schiena o peggio.»
«Grazie. Ma sono in grado di badare a me stessa. Non c'è nessun bisogno che ti preoccupi» lo rimbeccò con lo stesso tono confidenziale.
Si era fermato a pochi passi da lei, le mani sui fianchi e l'espressione glaciale. «Ti assicuro che parlo per puro egoismo. Se tu cadessi, mi sentirei obbligato a soccorrerti, e l'acqua è gelida e piena di alghe. Inoltre» aggiunse rivolgendo al suo abito color avorio e alla leggera giacca turchese un lungo sguardo di apprezzamento, «quell'abito sarà costato un occhio della testa, della testa di qualcuno, per giunta. Sarebbe un vero peccato rovinarlo proprio durante il ricevimento.» E con la testa fece un gesto eloquente in direzione dell'albergo.
Le labbra di Cat si contrassero. «Veramente, i vestiti me li pago da sola.» Poi guardò con ostentazione l'orologio. «Ed è davvero ora che io rientri.»
«Come mai questa fretta improvvisa di andare?» Il tono era rilassato ma il suo sguardo intento la sottopose a un esame intimo simile a una carezza, che le mozzò il respiro in gola per l'agitazione. «Sei arrivata fin qui come se avessi tutto il tempo del mondo.»
«Le cose là dentro sono già abbastanza complicate senza che io peggiori la situazione sparendo in modo maleducato» gli rispose Cat inquieta.
«Ma ti piacerebbe.» Era un'affermazione, non una domanda. «Qual è il problema? Un debole per lo sposo?»
«Oh Dio, no!» negò, terrorizzata all'idea. «Gioca a rugby in inverno, a cricket d'estate, ha troppo denaro ed è un farfallone. Inoltre, beve più di quanto dovrebbe ed è già sovrappeso.»
Lui fischiò ammirato. «Usi le parole come fossero pennelli. Forse avresti fatto un favore alla sposa impedendo il matrimonio.»
«Non credo mi avrebbe ringraziata. Anche se lui ha continuato a sbirciare nella scollatura della damigella d'onore per tutto il ricevimento.»
«Se non hanno ancora tagliato la torta, farei attenzione a come lei maneggerà il coltello.»
Cat si accorse che le stava venendo da ridere e cercò di trattenersi. «Non è affatto divertente. E non riesco a spiegarmi come posso averti raccontato queste cose» aggiunse con onestà.
«Perché avevi bisogno di parlare con qualcuno. E hai trovato me.»
«Comunque è stato molto sleale da parte mia. E indiscreto. Perciò ti sarei grata se volessi dimenticarti tutto.»
«Già fatto» la rassicurò lui. «A parte il nostro incontro, ovviamente» aggiunse pensieroso.
«Il nostro non è stato un incontro» lo contraddisse Cat. Oh, Signore, se solo avesse smesso di fissarla così! Poteva percepire un caldo languore, che nulla aveva a che fare con la temperatura esterna, invaderle le membra. «Sono sicura che avrai cose più importanti da fare, ora» continuò precipitosamente.
«Per esempio?»
«Be'...» Cat rivolse uno sguardo dubbioso alla sua polo e ai suoi pantaloni, giungendo alla conclusione che si trattasse di un giardiniere. «Tu lavori qui, no?»
«Tra l'altro» annuì lui.
«Allora qualcuno sta pagando per il tuo tempo. E potrebbe non essere contento di trovarti...» esitò, alla ricerca delle parole giuste.
«A bighellonare?» suggerì lui, gli occhi che luccicavano beffardi.
Lei si morse un labbro. «Qualcosa del genere. Non credo che sia tanto facile trovare un lavoro, oggigiorno.»
«Dipende dal lavoro» ribatté lui lentamente. «E da quanto si è esperti nello svolgerlo.»
«E si dà il caso che tu sia un esperto.»
«Non ho molti rivali.» Le rivolse un sorriso pigro, lasciandole intendere senza equivoci che quella conversazione non aveva proprio nulla a che vedere con il lavoro.
Cat si ritrovò a soffocare un rantolo. «A dire la verità non mi importa un accidenti di come impieghi il tuo tempo» trovò la forza di ribattere, mentre cercava di riguadagnare il controllo del proprio respiro.
Le sopracciglia di lui scattarono in alto. «In questo caso sarà meglio che ti lasci in pace e che torni ai miei... doveri, così che anche tu possa tornare al ricevimento del secolo.» Si voltò sollevando una mano. «Buona giornata.»
Sentimenti confusi l'assalirono mentre lui si allontanava. Sì, lo aveva trovato sia attraente sia incredibilmente irritante, il che aveva reso necessario troncare quell'incontro prima possibile, prima che lei dicesse o facesse qualcosa di veramente stupido come cedere al suo fascino.
Ma quando fece per voltarsi, quasi perse l'equilibrio; le braccia si agitarono scompostamente, mentre si rendeva conto che il tacco sottile di uno dei suoi sandali turchesi era conficcato nel fango.
O Signore, gemette fra sé e sé, proprio