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Come Cenerentola: Harmony Collezione
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Come Cenerentola: Harmony Collezione
E-book152 pagine1 ora

Come Cenerentola: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Non era stato solo un gioco?

Sì, d'accordo, forse avrebbe dovuto pensarci bene, prima di "scherzare" in maniera così pesante con un uomo. Soprattutto se si

tratta della stessa persona con cui nove anni prima c'era stato "qualcosa" di tenero, subito stroncato dalle rispettive famiglie.

La mattina dopo, si accorge con orrore che...
LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2017
ISBN9788858960981
Come Cenerentola: Harmony Collezione
Autore

Day Leclaire

Autrice americana creativa e versatile, ha scoperto in tenera età la sua passione per la scrittura.

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    Anteprima del libro

    Come Cenerentola - Day Leclaire

    successivo.

    Prologo

    Villa Beaumont - Forever, Nevada

    Ella Beaumont si voltò a studiare il marito il cui volto appariva addolcito dal riflesso della luce argentea della luna che si insinuava nella stanza. «Sei sicuro che sia una cosa ben fatta, Rafe? Forse non dovremmo intrometterci.»

    «Mi sono intromesso nella vita di mia sorella all'inizio di questa storia, poi sono rimasto a guardare, nella speranza che Shayne trovasse qualcuno più adatto a lei. Ma non c'è mai stato nessuno, nessuno che abbia fatto breccia nel suo cuore.»

    «A eccezione di McIntyre» mormorò dolcemente Ella.

    Rafe annuì. «Eccetto McIntyre.»

    «Come fai a sapere che non si è sposato? E che, di certo, verrà?»

    «Fin da quando ho fatto annullare il loro matrimonio mi sono ripromesso di tenerlo sotto controllo.»

    Lei tacque un attimo, prima di commentare con voce gentile: «Non puoi pensare di essere l'artefice del destino degli uomini».

    «Io non voglio essere niente.» I tratti del viso si inasprirono, esprimendo una fredda determinazione che lei conosceva fin troppo bene. «Sto solo cercando di riparare a un danno commesso. Se ci riuscirò, finalmente Shayne avrà la sua parte di felicità.»

    «E se non ci riuscissi?»

    Un'ombra di rimorso oscurò lo sguardo fiero. «Comunque saprò di averle dato quell'opportunità che le ho sottratto tanti anni fa.»

    Lullabye, Colorado

    «Non può parlare seriamente!»

    Doña Isabella reclinò il capo con gesto regale mentre serrava l'impugnatura del bastone da passeggio. «Sono assolutamente seria, Señor McIntyre. Conosce va le mie condizioni fin dalla prima volta che ci siamo incontrati. E non ha ancora fatto niente!»

    «Ma lei pensa veramente che io possa trovare una moglie nel giro di un mese?» chiese furibondo.

    «No.» Gli occhi neri, posizionati sopra un aristocratico naso aquilino, lampeggiarono per l'indignazione. «Ora deve trovarla entro una settimana.»

    E questo era tutto. Camminò avanti e indietro nello studio, cercando di riprendere il controllo. Non dubitava neanche per un attimo che Doña Isabella si aspettasse di trovarlo con una sposa tra le braccia alla fine della settimana. Non aveva importanza che il matrimonio fosse l'ultima cosa che lui voleva. Non aveva importanza, dannazione!, che non avrebbe mai trovato una donna nel raggio di miglia e miglia, disposta a dividere la sua vita con lui, che non aveva niente da offrire. Il nocciolo della questione era che, se non avesse adempiuto a questa richiesta, lei gli avrebbe negato la cosa che più desiderava al mondo.

    Ammettendo la propria disfatta, si adeguò alla situazione e le rivolse un sorriso acido. «Non penso che lei abbia qualche candidata da propormi, vero?»

    Doña Isabella si irrigidì impercettibilmente. Evidentemente il senso dell'umorismo non faceva parte della sua natura. «Partirò per il Messico tra una settimana, Señor McIntyre. Se per quella data avrà adempiuto alle mie richieste le darò ciò che desidera, altrimenti...» Alzò le spalle, lo sguardo freddo e implacabile. «È una sua scelta.»

    Si udì un leggero bussare e Penny, l'anziano cowboy di Chaz, fece spuntare la testa dallo spiraglio dell'uscio. Era evidente che Doña Isabella lo intimidiva al punto che non osava aprire del tutto la porta. «Scusa, capo ma...»

    «Pensavo di averti detto di non...»

    «Già, lo so. Ma c'è uno strano tipo qui fuori e temo che se non gli parli tu di persona quello non se ne andrà più.»

    Dannazione! «Mi scusi» mormorò Chaz all'ospite, ricevendone in cambio un cenno regale misto a divertimento, all'evidenza del suo imbarazzo. Come se avessi bisogno del suo permesso per muovermi in casa mia! imprecò mentalmente. Purtroppo, per ora, era proprio così.

    Giunto nella sala d'ingresso si trovò di fronte qualcosa che aveva pensato di essersi lasciato alle spalle nove lunghi anni prima. C'era un uomo, visibilmente a disagio, in uniforme bianco e oro, che reggeva un vassoio dorato con mani coperte da guanti bianchi immacolati.

    Nel centro del vassoio c'era una grande busta e il modo come l'uomo teneva saldamente quel pezzo di metallo stava a dimostrare che sarebbe stato pronto a usarlo come scudo per difendersi. La situazione era, a dir poco, curiosa: un maggiordomo in uniforme era decisamente fuori posto in un ranch ed entrambi ne erano consapevoli.

    «Cerco il signor Cassius McIntyre» annunciò.

    «Sono io.»

    L'uomo non cercò di mascherare il proprio sollievo. «Mi permetta di darle un invito per il Ballo di Cenerentola.» Gli tese la grande busta, anch'essa do rata, che stava sul vassoio.

    Chaz riuscì a frenare la risata spontanea che gli era salita alle labbra. «Io non l'ho chiesto.»

    «No, signore. Ma qualcuno l'ha fatto a nome suo.»

    Chaz socchiuse gli occhi, mentre l'espressione tornava seria. «E chi può aver fatto una cosa tanto sciocca?»

    «Non saprei, signore.»

    «Bene, allora puoi riprenderti l'invito e...» si interruppe bruscamente, conscio di due fatti penosi. Primo, che quella avrebbe potuto essere la soluzione ai suoi problemi e, secondo, che le persone che gliela avevano offerta erano le ultime che mai avrebbe voluto incontrare. Sembrava che il destino avesse voluto giocargli un altro brutto tiro.

    «Dai, capo» lo incoraggiò Penny. «Digli che può andare a...»

    «Torna al tuo lavoro, vecchio.» Penny non se lo fece dire due volte e girò sui tacchi. Chaz sospirò. «E se rifiuto l'invito?» chiese al signor Bianco e Oro.

    «Ho istruzioni di lasciarlo qui. Quello che poi lei deciderà in proposito non mi riguarda. Ma in nessun caso riporterò l'invito ai Beaumont.»

    Lo sguardo di Chaz si indurì. «I Beaumont!» L'esclamazione era stata più aspra di quanto avesse voluto. Il maggiordomo arretrò e mise davanti a sé il vassoio come uno scudo. «Rafe Beaumont?»

    «Sì, signore.»

    «Cos'è successo ai Montague?»

    «L'anziano signor Montague si è ritirato. La figlia, Ella, ha sposato il signor Beaumont e ora organizzano loro il ballo.»

    «Dammi la busta, subito!»

    «Ecco, signore.» Con un cenno di assenso il maggiordomo tese il vassoio che tremava visibilmente. Non appena Chaz prese la busta, si precipitò fuori dove era atteso da una Limousine.

    «Cosa c'è nella busta?» chiese sospettoso Penny.

    «Un invito.»

    «Che tipo di invito?»

    «Un invito per molte cose.» Per tornare al passato. Per vendicarsi. Ma soprattutto per soddisfare la richiesta di Doña Isabella.

    «Eh?»

    «Hai sentito quell'uomo, Penny.» Chaz riportò l'attenzione sulla busta e gli sembrò di sentire soffiare il vento che solitamente si insinua nelle Rocky Mountains. Un vento secco e rabbioso che ha origine dal deserto, mai dimenticato, che circonda Forever nel Nevada. «È per un ballo. Un ballo di nozze. Incontri la donna dei tuoi sogni e la sposi, tutto in una notte.»

    «E tu intendi andare a questo ballo di cui parlava quell'idiota?» chiese incredulo il cowboy.

    «Sì, vecchio. Ci vado.» Una freddezza che sembrava venire da lontano gli indurì ancora di più i tratti del volto già segnati dal duro lavoro. «E non soltanto ci andrò, ma tornerò anche con una moglie.»

    La Finca de l'Esperanza. Milagra. Costa Rica

    Shayne alzò lo sguardo verso il cielo stellato della Costa Rica. La luna splendeva alta nel cielo, luminosa come non mai. Guardò l'invito dorato che un messaggero speciale le aveva portato quella mattina. Luccicava al chiarore della luna, ma per Shayne aveva una luce penetrante che divampava come un incendio, una luce che le parlava di speranza, d'amore e di sogni perduti.

    «Perché me l'ha mandato?» chiese a voce alta nella stanza vuota.

    Ovviamente nessuno poteva risponderle. Ma era certa che fosse opera di suo fratello. Era forse un suggerimento? Sì, d'accordo, lei non era felicemente sposata come Rafe, eppure aveva una vita abbastanza soddisfacente. Si occupava della piantagione di caffè quando suo fratello era assente e si sentiva appagata, anche se non felice. Cosa poteva volere di più?

    Chaz McIntyre.

    Dov'era? Cosa stava facendo? La pensava qualche volta?

    Rimase a lungo sotto la luce pallida della luna a fissare il biglietto dorato che pareva vivere di vita propria. Poi lo racchiuse tra le mani e alzò lo sguardo verso il cielo.

    «Andrò. Per l'ultima volta andrò al Ballo di Cenerentola

    Il ballo avrebbe potuto essere la chiave per il futuro. Finalmente avrebbe potuto fare il primo passo verso una nuova vita. Si sarebbe messa definitivamente alle spalle il passato e i rimpianti.

    1

    Alla mia sposa perduta.

    Non so se mai potrai leggere queste parole, se saprai mai quanto ti ho cercata negli ultimi due mesi, dalla notte che ci siamo sposati al Ballo di Cenerentola.

    Eppure ti ho cercata ovunque. I Montague non hanno voluto darmi nessuna notizia di te, anche se ho mostrato loro il nostro certificato di matrimonio. È come se tu fossi svanita nel nulla. Ho persino pensato di assumere un investigatore privato per cercarti, ma non saprei da che parte cominciare. Mi hai detto soltanto che vivi in una piantagione di caffè. Ma dove? Non ho pensato di chiedertelo. Credevo che avessimo tutta la vita per parlare del nostro passato.

    Ricordalo sempre, luce della mia anima: l'unica cosa che non svanirà mai è l'amore che provo per te. Tu sei la mia vita, il mio amore, la stella in una notte buia. Combatti per la nostra felicità e ritorna da me.

    Fino a quel giorno vivrai sempre nel mio cuore, mio eterno amore.

    Casa Beaumont, Ballo di Cenerentola. Forever, Ne vada

    Chaz McIntyre si appoggiò alla parete mentre aspettava di entrare. Cosa diavolo ci faceva lì? Era un angolo dell'inferno che gli avrebbe fatto rivivere i ricordi più penosi di tutta la propria vita. Eppure stava lì, come un imbecille, aspettando che Rafe Beaumont lo ferisse ancora una volta.

    Imprecò sottovoce. Erano anni che cercava di proteggersi dalla sofferenza e una vecchia arrogante aveva fatto l'impossibile per metterlo in una situazione che altrimenti avrebbe cercato con tutte le forze di evitare.

    Scorse l'uomo che aveva distrutto la sua vita. Strano. Erano passati nove anni e non era cambiato affatto. E Shayne? Non poté fare a meno di chiedersi. Era cambiata? L'ultima volta che l'aveva vista aveva diciassette anni, e ora? Ne aveva quasi ventisette. Sarebbe stata anche lei al ballo? Era per questo che Rafe gli aveva mandato l'invito?

    La freddezza abituale si impadronì di lui consumandogli il cuore e annullando i suoi sentimenti con una familiarità che era diventata quasi confortante. Non gli importava nulla di Shayne. Doveva raggiungere il proprio obiettivo.

    Arrivò all'ingresso. Ella Montague era al fianco di Rafe. Anzi: Ella Beaumont. Era una Montague l'ultima volta che si erano incontrati. Così Rafe aveva trovato una moglie mentre gli aveva sottratto la sua! La stridente ironia della situazione gli fece digrignare i denti in una parodia di sorriso.

    «McIntyre» lo accolse Rafe con un cenno rigido.

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