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L erede del re: Harmony Collezione
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E-book159 pagine3 ore

L erede del re: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il mio regno per un bacio 1/3
Giovani reali alla disperata ricerca della passione

Dopo un'ultima notte trascorsa a New York tra le braccia della sensuale Sofia Ramirez, il principe Nikandros Constantinides è costretto a tornare in fretta ad Akathinia in seguito alla morte di suo fratello, di cui dovrà prendere il posto sul trono.

Quando però viene a sapere che Sofia aspetta il suo erede, senza ulteriori indugi la costringe a seguirlo sull'isola e ad accettare la sua proposta di matrimonio. Quella di Nik è una mossa azzardata che potrebbe costare molto cara al suo paese, già sull'orlo di una guerra. Ma ciò che prova quando è insieme a Sofia è più forte di qualunque dovere.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2020
ISBN9788830516786
L erede del re: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    L erede del re - Jennifer Hayward

    successivo.

    1

    Sofia Ramirez scese dal taxi, prese una banconota dalla borsetta da sera di una tonalità più scura dell'abito color champagne che indossava e che esaltava le sue curve generose, e la porse all'autista. Si concesse un istante per controllare che l'elaborato chignon in cui aveva costretto i lunghi capelli fosse in ordine, infine si avviò in bilico sui sandali dal tacco assassino lungo il marciapiede che ancora rilasciava il calore della giornata estiva newyorchese verso l'ingresso del Metropolitan Museum.

    In qualità di comproprietaria di Carlotta, una boutique di alta moda situata nel centro di Manhattan, conosceva l'importanza di un abbigliamento adeguato all'occasione. Al momento era convinta di aver trovato l'equilibrio perfetto fra eleganza e discrezione, pensò mentre varcava la grande porta a vetri per accedere nell'atrio dove una delle sue clienti aveva organizzato un evento a sostegno delle belle arti.

    In realtà però nessun outfit poteva davvero prepararla per il compito che la attendeva, cioè dire no grazie a uno degli uomini più potenti di New York.

    Non un semplice uomo ma un principe, secondo in linea di discendenza al trono di Akathinia, una piccola isola nel Mediterraneo, cioè Nikandros Constantinides, atteso come ospite d'onore per la serata. L'indomabile, come le donne che erano brevemente comparse al suo fianco lo avevano definito nelle loro dichiarazioni alla stampa con voce che vibrava di amarezza.

    Probabilmente le poverette non erano state consapevoli, dando inizio alla relazione, che l'attenzione che il principe dedicava alle sue partner era inevitabilmente destinata a essere molto limitata nel tempo, e che il suo interesse svaniva in pochi giorni.

    Invece lei lo aveva saputo, e cosa aveva fatto? Aveva aspettato con il fiato sospeso che le telefonasse una volta tornato dal Messico, controllando il cellulare almeno ogni quindici minuti, senza trovare mai niente fino a quella sera, e solo perché era stato informato che sarebbero intervenuti allo stesso party.

    Crampi di ansia che le aggredivano lo stomaco, porse il suo invito all'impiegato che accoglieva gli ospiti accanto alla porta della Sala Egizia dov'era stato ricostruito il Tempio di Dendur. Lasciarsi prendere dall'agitazione a causa di un uomo, anche se bello e famoso come Nik, era qualcosa che aveva giurato di non fare mai, e che non poteva permettersi. Dunque avrebbe fatto quello che qualsiasi donna dotata di buonsenso avrebbe fatto nella stessa situazione. Avrebbe messo fine a tutto quello, prima di finire con il cuore in pezzi. Prima d'iniziare a desiderare quello che da tempo ormai aveva capito non avrebbe potuto avere.

    Ora per prima cosa avrebbe cercato l'organizzatrice della serata, Natalia Graham, una nota e rispettata filantropa che apparteneva a una delle più antiche famiglie di New York. Sempre gli affari al primo posto rispetto alle faccende di cuore, decise.

    Diversi conoscenti si fermarono per parlare con lei, oltre ad alcune clienti. Doverosamente s'intrattenne con ognuno di loro, parlando del più e del meno come aveva imparato era d'obbligo fare per adattarsi in un mondo tanto più diverso da quello in cui era cresciuta.

    «Sofia» esordì Natalia, abbracciandola con grande slancio. «Sono molto lieta che tu sia riuscita a venire.»

    «Mi scuso per il ritardo ma sai, è stata una di quelle giornate...»

    «E probabilmente sei stanca morta» commentò Natalia, facendole strada verso il bar. «Katharine non è con te?» chiese, riferendosi alla sua socia.

    «No, aveva appuntamento con il padre, che per una volta è in città.»

    «Sei sola?» domandò ancora Natalia. «Eppure avrei pensato che gli uomini si mettessero in fila pur di uscire con te» aggiunse. «A meno che quello che si dice sul conto tuo e del principe non corrisponda a verità.»

    «Non ho tempo per frequentare qualcuno» replicò Sofia, arrampicandosi su uno degli sgabelli posti accanto al banco del bar. «Sai che la boutique viene al primo posto.»

    «Capisco.» Natalia annuì poi le lanciò un'occhiata scettica. «Martini?»

    «Grazie.» Probabilmente un goccio di alcol l'avrebbe aiutata a trovare il coraggio che le serviva al momento, ipotizzò Sofia, poi lei e l'amica cominciarono a discutere dell'evento che stavano pianificando insieme, una sfilata di moda i cui proventi sarebbero stati donati a un rifugio per senzatetto. Stavano precisando alcuni dettagli quando lei notò che Natalia fissava un punto alle sue spalle.

    «A proposito del principe, si è appena seduto dietro di te» la informò Natalia. «E il suo atteggiamento risponde alla mia domanda.»

    Il cuore prese a martellarle nel petto, un brivido le increspò la pelle. Non aveva bisogno di girarsi per sapere che Nik era lì e che la stava divorando con gli occhi, come faceva sempre, capì Sofia.

    Portò il bicchiere alle labbra per bere un sorso di Martini. Lei e Nik erano riusciti a mantenere il riserbo sulla loro relazione, ma di recente i pettegolezzi erano circolati al riguardo. Poiché quella relazione però sarebbe finita quella sera stessa, non vedeva il motivo per confermarne l'esistenza. «Non è niente» affermò, stringendosi nelle spalle. «Sai anche tu com'è Nik.»

    «Se il modo in cui ti fissa è niente, sarei curiosa di vedere com'è uno sguardo significativo.»

    Incapace di resistere, Sofia si girò e non impiegò molto per localizzare Nik fra un gruppo di uomini. Si era tolto la giacca e l'aveva appoggiata sulla spalliera della sedia, e con la camicia bianca aperta sul petto e le lunghe gambe distese davanti a sé era bello da portare via il respiro. Non solo bello ma anche sexy, si corresse, l'ansia che tornava a tormentarla.

    Gli occhi azzurri come il mare che contrastavano con la pelle abbronzata erano fissi su di lei, notò, promettendole piaceri senza fine.

    Un caldo languore le dilagò nel basso ventre. Si voltò di scatto e bevve un altro sorso del suo cocktail. Doveva ricordare come l'aveva trattata, consigliò a se stessa, quando l'aveva fatta sentire inutile e vulnerabile, costringendola ad aspettare per tutta la settimana una telefonata che non era mai arrivata.

    Puoi farcela, Sofia. Fai appello alla tua forza di volontà, e non tornare sulle tue decisioni.

    «Scommetto che lo farà.»

    «Chi perde paga il conto.»

    Nik si sottrasse dalla sua contemplazione di Sofia e dedicò la sua attenzione ai due uomini che sedevano con lui. «Su cosa state scommettendo?»

    «Su di te» spiegò Harry, suo amico sin dai tempi dell'università. «Io dico che quella bellezza seduta al banco del bar riuscirà a tirarti fuori dal tuo autoimposto periodo buio» precisò, indicando Sofia con un cenno del capo. «Jake invece sostiene che non lo farà.»

    Avrebbe potuto informare i suoi amici che era già successo, che lui e Sofia si frequentavano da un paio di mesi, ma la loro relazione gli piaceva così com'era. Segreta, niente complicazioni. Bollente.

    Bevve un sorso di whisky, apprezzò la scossa data dal liquore che gli scendeva nella gola, poi puntò il bicchiere verso Harry.

    «Ho trascorso gli ultimi sei mesi negoziando per un accordo di libero scambio. Nessun periodo buio, te lo assicuro, ma solo mancanza di tempo.»

    «Tuttavia, ti comporti in modo strano, assente» insistette Harry. «Cosa ti succede?»

    Avrebbe voluto saperlo. Non immaginava da dove scaturisse quell'inquietudine che ormai lo accompagnava da tempo, della quale non riusciva a identificare l'origine, pensò Nik. Quello che avrebbe dovuto essere l'apice della sua carriera, la conclusione di un trattato commerciale fra il suo Paese e il Messico, quella che la maggior parte degli esperti aveva definito un'impresa impossibile, non gli aveva portato l'abituale scossa di adrenalina. Anzi, lo aveva lasciato del tutto indifferente. La sensazione era quella di un vuoto dentro, se doveva essere onesto.

    Ma tentare di spiegare quel particolare stato d'animo ai due uomini, completamente immersi nelle loro carriere di successo, uno nel campo legale e l'altro in quello bancario, gli sembrava inutile. Inutile spiegare che lui, che in pratica gestiva l'economia della sua patria, un principe noto in tutto il mondo cui bastava schioccare le dita per avere qualsiasi donna desiderasse, stava attraversando una crisi di identità.

    Perché di cos'altro poteva trattarsi? Di sicuro era troppo giovane per una crisi di mezza età.

    Finì il suo whisky e si costrinse a smettere di pensare, perché quel tipo di riflessioni non erano mai positive. «Forse ho solo bisogno di un'ispirazione» affermò alzandosi.

    «Sì!» esclamò Harry. «Lo sapevo!»

    Ignorando le tante donne che non avevano fatto altro se non mandargli precisi segnali durante l'ultima mezz'ora, Nik s'incamminò verso Sofia. Più si avvicinava, più la bellezza della sua amante risplendeva, si rese conto. Contrariamente alla moda in voga a Manhattan che imponeva alle donne una magrezza quasi spettrale, Sofia aveva un fisico voluttuoso che ricordava quello delle dive di Hollywood degli Anni Cinquanta. Quella sera aveva costretto i suoi capelli in un elaborato chignon, e adesso stava attorcigliando su un dito un lungo ricciolo che era sfuggito all'acconciatura, notò mentre si accomodava sullo sgabello che l'organizzatrice della serata aveva appena liberato, una manifestazione di nervosismo davvero insolita considerando la sua leggendaria compostezza. Il viso poi era bello almeno quanto il suo corpo, decise quando lei si voltò per guardarlo. Labbra piene e rosse, naso delicato e lunghe ciglia che ombreggiavano occhi fantastici.

    «Altezza» esordì Sofia a mo' di saluto.

    Un sorriso gli incurvò gli angoli della bocca in replica a quell'abituale scherzo fra loro. «Lo sai che, se mi chiami così, poi dovrai essere punita...» sussurrò Nik sporgendosi verso di lei. Al che, in genere, una fiamma di eccitazione le illuminava lo sguardo, invece adesso i grandi occhi di lei si oscurarono. «Che succede? Problemi al lavoro?» s'informò.

    Sofia scosse la testa.

    «Niente del genere» replicò, spingendo da parte il suo bicchiere. «Possiamo allontanarci da qui?»

    Era stato sul punto di suggerire la stessa cosa, ma c'era qualcosa di allarmante nel suo atteggiamento, ragionò Nik, come se avesse di nuovo eretto quelle barriere di protezione che lui aveva così faticosamente abbattuto. Prese il portafogli dalla tasca e appoggiò un paio di banconote sul banco. «Ci vediamo all'ingresso della Diciottesima Avenue. Ci sarà Carlos ad aspettare.»

    Mentre Nik augurava la buonanotte ai suoi amici, Sofia si allontanò con discrezione. Un brivido, in netto contrasto con l'aria calda della sera, le increspò la pelle quando uscì dal museo e si incamminò verso la Bentley che Carlos aveva parcheggiato all'angolo della strada. L'autista la vide, scese dalla vettura e le aprì la portiera.

    Si accomodò sul sedile posteriore, mille pensieri che le frullavano in testa. Avrebbe dovuto dirgli addio in auto? Una comunicazione diretta e veloce, niente scenate, per poi chiedergli di accompagnarla a casa? Oppure doveva aspettare di arrivare nel suo appartamento?

    Pochi minuti dopo Nik prese posto accanto a lei, chiese all'autista di portarli al suo attico nei pressi di Central Park, poi spinse un pulsante per sollevare il vetro divisorio e si appoggiò allo schienale. «Che succede, Sofia?»

    Lei esitò poi decise che l'auto non era il posto giusto per sostenere quella conversazione. «Non possiamo aspettare di arrivare a casa?»

    Nik annuì. «D'accordo» confermò, poi l'afferrò per i fianchi e la indusse a sedersi sulle sue gambe. «Non mi hai ancora salutato in modo adeguato.»

    «Potrebbero vederci...»

    «Ma questo non è mai stato un problema per te prima d'ora» la interruppe lui. «E poi volevo solo un bacio» aggiunse prima di sporgersi in avanti per sfiorarle la bocca con la sua.

    Un bacio di Nik poteva essere pericoloso, tuttavia Sofia chiuse gli occhi e d'istinto schiuse le labbra per concedergli un migliore accesso.

    «Sei bellissima questa sera» disse lui, quando infine interruppe il contatto.

    «Grazie. E tu avevi la tua solita schiera di ammiratrici.»

    «Gelosa?» ipotizzò Nik, gli occhi che gli scintillavano. «È

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