Il principe dell'inganno: Harmony Destiny
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Il principe dell'inganno - Jules Bennett
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Behind Palace Doors
Harlequin Desire
© 2013 Jules Bennett
Traduzione di Giada Fattoretto
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-240-6
Prologo
«Hai mai fatto il bagno nuda?»
Victoria Dane rimase senza parole mentre Stefan Alexander, principe dell’isola di Galini, si sbottonava la camicia.
«Umm...» deglutì, imbarazzata alla vista del petto muscoloso che si ritrovò a un palmo dal naso. «No. No, mai.»
Lui si tolse le scarpe.
«Non vorrai mica...»
Il sorrisetto malizioso che le rivolse le fece venire la pelle d’oca. Era solo una quindicenne, ma avvertiva già il fascino di quel ragazzo più grande di lei di tre anni.
La madre di Victoria stava girando un film nel suo principato, e i due erano diventati subito amici.
«Non crederai che lo faccia da solo» le disse, portandosi le mani ai fianchi.
Lei lo fissò. «Hai un tatuaggio?»
Stefan annuì con un sorriso malandrino. «Il primo di una lunga serie, spero.»
«Che cos’è?» gli chiese, avvicinandosi per guardarlo meglio.
Sarebbe stata maleducata se l’avesse toccato? Probabilmente sì, quindi infilò le mani nelle tasche dell’accappatoio. Eppure continuava a immaginare di tracciare con le dita il profilo di quel disegno che gli vergava il petto.
«È lo stemma della mia famiglia» spiegò. «Mi sembrava la scelta migliore. E poi, mio padre non se la prenderà più di tanto visto che è una cosa simbolica.»
Il sole pomeridiano picchiava implacabile sulle loro teste, ma Victoria sapeva che il caldo che sentiva non aveva nulla a che fare con il meteo. Era sul set con sua madre da quasi due mesi ormai, e lei e Stefan avevano legato fin da subito. Probabilmente la vedeva come una sorellina e non immaginava minimamente che lei avesse perso la testa per lui.
I ragazzi che conosceva non reggevano il confronto.
«Tuo padre l’ha già visto?» gli domandò, usando il tatuaggio come scusa per continuare a guardarlo.
«Scherzi? È da quando l’ho fatto che sto temporeggiando. Andrà su tutte le furie, ma ormai è andata.»
Victoria si incamminò verso la piscina, si sedette sul bordo immergendo i piedi nell’acqua. «Sembri abituato a infrangere le regole e a sfidare le persone. Non hai paura di finire nei casini?»
«Casini?» Rise mentre si sedeva accanto a lei. «Non mi spaventa neanche un po’. Preferisco essere me stesso e vivere la vita a modo mio. Non mi va di farmi comandare. Chi decide cos’è giusto e cos’è sbagliato?»
Lei ammirava quell’atteggiamento risoluto. Le ricordava suo fratello, Bronson.
«E non ti sembra di mentire così?» gli chiese, continuando a studiarlo. «Voglio dire, sapevi che l’avresti fatto comunque e allora perché non gliel’hai detto?»
Stefan si voltò a guardarla, scrutandola con occhi di un azzurro intenso. «Per come la vedo io, non dire una cosa non significa mentire.»
«Be’, per me sì. Forse abbiamo modi diversi di vedere le cose.»
Lui iniziò a schizzarla con l’acqua e Victoria sentì brividi scorrerle lungo la schiena.
«Credo che sia una questione di voler rispettare le regole o di vivere il momento» scherzò lui. «Allora, tornando al bagno nudi?»
«Ma io rispetto le regole, ti ricordi? Il bagno nudi è fuori questione per me.» E, con un sorriso, lo spinse in acqua.
1
Ogni ragazzina sogna un matrimonio da favola. L’abito bianco, la carrozza trainata da cavalli come quella di Cenerentola e il bellissimo principe con medaglie appuntate al petto, la fascia azzurra dello stesso colore degli occhi di Stefan.
Victoria Dane non aveva la fortuna di vivere quella favola, ma aveva il fantastico incarico di disegnare l’abito nuziale; un abito che mezzo mondo avrebbe visto e invidiato, e che sarebbe stato indossato dalla futura regina dell’isola di Galini.
«Victoria.»
La voce familiare e rassicurante dell’amico la fece voltare, distogliendola dalla vista mozzafiato del mare color smeraldo. Victoria salutò il principe con un lieve inchino, come era usanza in quel Paese.
A vederlo così, in jeans e camicia nera, nessuno avrebbe detto che si trattava del Principe Stefan Alexander, erede al trono di Galini.
Ogni volta che lo incontrava rimaneva senza fiato. Sfoggiava un fisico scolpito, merito della passione che coltivava per l’arrampicata. Proprio un bel panorama: un dio greco dalla pelle ambrata, a petto nudo sospeso nel vuoto, aggrappato alla roccia con braccia possenti.
E molto presto una donna fortunata avrebbe goduto della bellezza e virilità di quel bel principe. Victoria doveva ammettere, quanto meno a se stessa, di aver fantasticato sulla possibilità di accaparrarsi il favoloso Principe Alexander, ma l’amicizia che avevano era preziosa e non se l’era sentita di rischiare di perderla.
Braccia forti la strinsero calorosamente. Eccolo qui il legame profondo che le telefonate e le e-mail non potevano sostituire.
«Principe Alexander» disse, ricambiando l’abbraccio.
«Smettila con i convenevoli.» La sua risata profonda l’avvolse come un manto caldo e sensuale. «E poi ti prego, non fare l’inchino. Solo perché non ci si vede da un po’ non significa che sia diventato uno con la puzza sotto il naso.»
«È davvero bello rivederti, Stefan.» Victoria arretrò di qualche passò per fissarlo negli occhi. «Quando mi hai chiamata per dirmi che ti sposavi quasi non ci credevo. Dev’essere proprio una donna speciale.»
«È la donna più importante della mia vita» confessò, facendole il baciamano.
Stefan era l’incarnazione del Principe Azzurro e Victoria sentì un moto di gelosia all’idea che un’altra donna avrebbe fatto parte della sua vita.
Lui indicò il divano e le sedie foderati da soffici cuscini arancioni. «Perché non ci sediamo così ti racconto della mia fidanzata, che dici?»
Stefan congedò gli assistenti con un cenno del capo. Un uomo del suo rango non aveva bisogno di parole per impartire ordini, ma per Victoria era ancora il ragazzaccio che aveva cercato di convincerla a fare il bagno nudi nella piscina reale.
«Ho portato degli schizzi per gli abiti della tua fidanzata» lo informò, appoggiando i fogli sul tavolino. «Posso anche mescolare stili diversi, o creare altri modelli se questi non le dovessero piacere. Hanno un taglio classico, ma sono comunque unici nel loro genere. Credo che siano adatti alla futura regina.»
«Sono sicuro che disegnerai un abito perfetto.» Posò una mano sulla sua, sorridendole. «È bello averti qui, Victoria. Mi sei mancata.»
Lei ricambiò il sorriso, felice non solo di averlo rivisto ma nel constatare che finalmente aveva trovato il vero amore, cosa di cui aveva sinceramente iniziato a dubitare. E va bene, una volta aveva sognato di essere lei il suo grande amore, ma la loro amicizia era più importante. Era la sua migliore amica, quindi si sentiva entusiasta del fatto che fosse felice e innamorato. Era confortante sapere che non tutti gli uomini si tiravano indietro e, anzi, mantenevano fede alle promesse fatte.
«È un onore lavorare per te, e poi così possiamo prenderci una pausa dalla vita frenetica che conduciamo e passare un po’ di tempo assieme» affermò lei scostandosi i capelli dalle spalle. «Al telefono non è la stessa cosa.»
«Hai ragione» concordò lui.
Continuava a sorriderle in quel suo modo sexy, ammiccante. Santo cielo, era un principe aitante e misterioso, e poi quella camicia si modellava così perfettamente alle sue spalle ampie e ai bicipiti scolpiti... Si domandò se avesse fatto un nuovo tatuaggio. Conoscendolo ne era certa, e sapeva che Stefan avrebbe presto trovato il modo di mostrarglielo.
«Sono eccezionali» commentò lui sfogliando i disegni. «Li hai fatti da sola o hai dei collaboratori?»
Victoria avvertì un moto di orgoglio a quel complimento. «Siamo un piccolo gruppo di persone, ma questi li ho fatti da sola. Ci tenevo a seguire personalmente l’abito della sposa.» Scostò un foglio per mostrargli gli altri bozzetti. «A me piace tanto questo, per le linee essenziali, il taglio della scollatura e il ricamo del corpetto. Di classe ma allo stesso tempo sensuale.»
Molto simile a quello che aveva disegnato per il suo, di matrimonio, prima che Alex, il suo fidanzato nonché attore in ascesa, decidesse di umiliarla pubblicamente. Erano trascorsi sei mesi, ormai, eppure il suo cuore non si era ancora ripreso. Ma lavorare per Stefan e la sua fidanzata le avrebbe ricordato che il vissero felici e contenti esisteva ancora.
Quando aveva conosciuto Stefan, si era subito presa una cotta per lui. Era un diciottenne maturo dalla pelle dorata e un sorriso impertinente. Aveva fantasticato spesso su loro due, al punto da immaginare Stefan confessarle il suo amore per lei, esplicitando una passione a lungo nascosta. Ma quelli erano i sogni di una ragazzina. E poi, Stefan aveva sempre avuto una ragazza se non addirittura due.
«Saresti favolosa con quell’abito.»
Victoria si sforzò di non divagare troppo con la mente e di focalizzarsi sull’amico.
«Scusa. So che è ancora una cosa fresca ma...» aggiunse Stefan, cogliendo il suo turbamento.
Lei si irrigidì. «No, va tutto bene. Ma possiamo fare a meno di parlarne? Piuttosto dimmi di te, del tuo matrimonio.»
Lui si sporse e le prese le spalle in una stretta rassicurante. «Sono ancora tuo amico. So che non ti sei confidata al telefono perché mio padre era morto da poco, ma adesso sei qui e io ci sono se hai bisogno di me.»
Si sentì al sicuro. A parte i suoi fratelli, Stefan era l’unico su cui avrebbe sempre potuto contare. Era stato una presenza costante nella sua vita, anche se adesso erano cresciuti ed erano sempre più impegnati.
«Lo so» gli disse con un sorriso. «Ma per adesso parliamo di te.»
Tornò a concentrarsi sui disegni per non pensare all’umiliazione subita. «Un abito dovrebbe far sentire una donna bellissima e seducente. Ho voluto catturare quella bellezza aggiungendo al tutto un pizzico di romanticismo. Quando non conosco personalmente una cliente è più difficile disegnare il vestito, è per questo che ho pensato di portarle vari modelli tra cui scegliere. Quando arriverà la tua fidanzata?»
Stefan le sorrise. «Veramente è già qui. Ho una proposta da farti, Victoria.»
Incuriosita, Victoria appoggiò una mano sul tavolo e lo guardò. «Sentiamo, Vostra Maestà.»
Stefan ridacchiò. «Mi prendi in giro?»
«Per niente» replicò lei, crogiolandosi nella complicità che avevano ritrovato in un attimo, come se non si fossero mai separati. «È solo che sembravi così serio. Di cosa si tratta?»
Le prese le mani, guardandola negli occhi. «Ha a che fare con la mia fidanzata... più o meno.»
Oh, no. Conosceva quello sguardo. Era lo stesso sguardo impertinente e complice di quando la convinceva a combinare sempre qualche guaio. Una volta le aveva chiesto di fingere di essere la sua ragazza a un ballo di beneficenza perché un’altra non lo mollava un attimo, dichiarandole che non avrebbe mai accettato un no come risposta.
Santo cielo. La sensazione sgradevole si intensificò. Quell’uomo stava architettando qualcosa, e non sembrava nulla di buono.
«Stefan.» Ritrasse le mani dalla sua stretta forte e calda, sfregandole nervosamente. «Dimmi che c’è una fidanzata e che ti stai per sposare davvero.»
«Sto per sposarmi e c’è una fidanzata.» Le rivolse un sorriso ampio, bellissimo. «Tu.»
Le aveva fatto una proposta a bruciapelo e adesso attendeva una risposta. Maledizione, avrebbe voluto essere un po’ più gentile, ma non aveva molto tempo a disposizione e non poteva permettersi di affrontare questo matrimonio nel modo tradizionale. Non c’era niente di tradizionale in quella situazione.
Victoria si portò le mani alle tempie come per alleviare lo stress; anche lui aveva vissuto momenti simili di recente. Non se l’era mai sentita di impegnarsi seriamente. Il solo pensiero gli faceva venire i brividi.
«Non volevo trascinarti in una cosa del genere» si giustificò. «Ma al momento non potevo fidarmi di nessun altro.»
Sperò di aver scelto le parole adatte per darle modo di capire. Dopotutto, lei si stava ancora riprendendo da una rottura, ed era sempre stata una buona amica, anche se abitavano a chilometri di distanza. Si erano telefonati molte volte nel bel mezzo della notte, e durante quelle conversazioni Victoria gli aveva confidato i propri sogni; lui l’aveva ascoltata sperando che un giorno si sarebbero avverati, magari anche grazie al suo aiuto.
«Perché hai bisogno di me così su due piedi?»
«L’isola di Galini tornerà a essere governata dalla Grecia se non mi sposo ed eredito il titolo di re. Mio fratello non può essere preso in considerazione poiché sua moglie ha divorziato da un precedente matrimonio e le leggi qui sono arcaiche. Non me lo perdonerei mai se non facessi tutto quello che è in mio potere per mantenere il Paese in possesso della mia famiglia. Non abbandonerò il mio popolo.» Odiava le