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Draconis
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E-book374 pagine4 ore

Draconis

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Info su questo ebook

Quando Sedy entra per la prima volta in contatto con la magia e le sue Kreatur, tutto quello che desidera und avere a relazione con Damien, il re dei vampiri. Lui la invita nel suo castello e, con una "strana sensazione nello stomaco", lei accetta.
L'auspicato fine settimana d'amore, però, inizia con ingannevoli macchinazioni da parte dei suoi sudditi e finisce con il rapimento di Sedy da parte di Tyke, il sovrano di Draconis, che in questo modo vuole regolare un conto aperto con .il .
Tuttavia, quello che Tyke und Damien non hanno messo in conto, sono i sentimenti di Sedy, che schrittweisemente iniziano ad andare in una direzione completamente diversa. Presto Tyke non sarà più sicuro se sta tenendo prigioniera Sedy per vendetta oder per puro egoismo...

LinguaItaliano
Data di uscita18 giu 2021
ISBN9781667404295
Draconis

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    Anteprima del libro

    Draconis - Jessica Raven

    Draconis

    Guerriero dei cieli

    ––––––––

    Jessica Raven

    Draconis

    Autore Jessica Raven

    Copyright © 2021 Jessica Raven

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di MARIANGELA DI GRADO

    Progetto di copertina © 2021 Art for your book

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Immagine di copertina: Shutterstock.com

    Cover design: Art for your Book di Sabrina Dahlenburg

    Revisione: Snipsl Media GmbH

    ––––––––

    Questa è un’opera di fantasia. Personaggi, luoghi ed episodi sono frutto dell’immaginazione dell’autore e non sono da considerarsi reali.

    Qualsiasi somiglianza con persone, viventi o defunte, è del tutto casuale.

    Tutti i diritti riservati.

    È vietata la riproduzione, anche parziale, dei contenuti senza autorizzazione dell’autore.

    ––––––––

    Autrice: Jessica Raven,

    Mühltalstrasse 11,

    A - 5123 Überackern

    Contatti: j.raven07@yahoo.com

    www.facebook.com/authorJessicaRaven

    www.instagram.com/j.raven_07

    Indice

    ––––––––

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    Capitolo 22

    Capitolo 23

    Capitolo 24

    Capitolo 25

    Capitolo 26

    Capitolo 27

    Capitolo 28

    Capitolo 29

    Capitolo 30

    Capitolo 31

    Capitolo 32

    Capitolo 33

    Capitolo 34

    Capitolo 35

    Capitolo 36

    Capitolo 37

    Capitolo 38

    Capitolo 39

    Epilogo

    La pietra del drago

    Tyke

    L’autrice

    Non lasciare che nessuno porti via i tuoi sogni.

    Capitolo 1

    ––––––––

    Sedy

    ––––––––

    Un’altra stancante giornata di lavoro è finita, lancio le scarpe in un angolo, butto la borsa sul divano e mi trascino esausta in cucina.

    Da quando la mia migliore amica è diventata la Signora degli Inferi, anche il lavoro è più stressante. Devo ammetterlo, Sinita mi manca da morire, riesco a vederla sempre meno e questa cosa mi manda in bestia. Per di più, in quella vecchia caverna, ovunque essa si trovi, il cellulare non prende e quindi non posso darle il tormento con messaggi e telefonate. Insomma, al momento posso solo continuare a lamentarmi ed è una cosa che odio, perché io non sono così.

    Io sono Sedy la dura, quella che ha la risposta sempre pronta, che non si fa prendere in giro e ottiene sempre ciò che vuole, eccetto far tornare la mia amica... davvero un bello smacco per una come me.

    Irritata da questa situazione, premo il pulsante che accende la macchina del caffè. Ho decisamente bisogno di un’altra dose di caffeina per calmarmi, altrimenti posso dire addio al mio venerdì sera di relax.

    La macchina macina i chicchi al momento e pochi secondi dopo la miscela finisce nella mia tazza preferita. Chiudo gli occhi soddisfatta e respiro il profumo del caffè a pieni polmoni, poi, prima di berlo, aggiungo un po’ di zucchero e latte.

    Mescolando con il cucchiaio, torno lentamente in soggiorno, accendo la televisione e mi butto come un sacco di patate sul mio soffice divano, una mossa che ho perfezionato col tempo in modo da non far cadere neanche una goccia di caffè.

    Finalmente rilassata, incrocio le gambe e faccio zapping finché, indecisa, mi arrendo, e guardo per l’ennesima volta un episodio di Streghe. Menomale che c’è la pay tv, mi regala sempre qualche replica. Sorseggio il caffè, fissando la televisione, e quando Cole appare sullo schermo, mi sfugge un sospiro: che uomo!

    Mio Dio!

    Vorrei averlo anche io un demone così.

    Ho già chiesto mille volte a Mattio se, da qualche parte nella sua caverna, tiene nascosto un demone sexy come Cole, ma sfortunatamente ha detto che non fanno per me.

    Bah, non mi sembra proprio il modo di rispondere alla persona che lo ha aiutato a riprendersi la donna della sua vita, barra, mia migliore amica, da quelle stupide streghe. Sarebbe questa la sua riconoscenza? Solo un grazie, e nessun Cole?

    Mentre ho gli occhi puntati sul demone dei miei sogni, ricordo che ho ritirato la posta dalla cassetta delle lettere; mi volto goffamente in direzione della borsa e ne tiro fuori lettere e pubblicità. A primo impatto sembra non ci sia nulla di importante, poi noto un sigillo rosso sul retro di una busta.

    Rigiro la lettera incuriosita e vedo il mio nome e l’indirizzo scritti in una grafia meravigliosamente arcuata. Strano, penso, non è una scrittura che conosco. Di nuovo, giro la busta bianca ed esamino il sigillo, passo l’indice sulla cera e scopro che è autentico, così chino la testa per dare un’occhiata più da vicino al simbolo che vi è impresso.

    Sembra un pipistrello, dico tra me e me. Ripasso di nuovo la punta del dito sul sigillo e avverto una strana sensazione, come se il mio subconscio sapesse già chi è il misterioso mittente.

    Stando attenta a non rompere il bellissimo sigillo, infilo il dito nella parte superiore della busta e, lentamente, la sollevo con il cuore che batte.

    Nonostante le mani tremanti, riesco ad aprirla senza rompere nulla e dalla busta viene fuori un pezzo di carta un po’ ingiallito. Titubante, tiro fuori il foglio e lo stringo tra le mani con estrema cautela.

    Solo quando inizia a mancarmi il fiato, mi rendo conto che sto trattenendo il respiro mentre apro il foglio. Sembra dannatamente vecchio. Leggo la lettera con un misto di curiosità e agitazione.

    Adorabile Sedy,

    Come ogni anno, in questo periodo, festeggio il mio compleanno.

    I miei sudditi organizzano sempre una grande festa in mio onore, sebbene io trovi la cosa estremamente noiosa. Ad ogni modo, quest’anno le cose dovrebbero andare diversamente.

    In occasione dell’evento, vorrei invitarti al Castello Darcul di Dracula per farmi l’onore di celebrare insieme la mia lunga vita.

    Inoltre, avendo del tempo a disposizione, ho prenotato, e inserito in questa busta, dei biglietti aerei con posto in prima classe. Mi auguro vivamente che tu venga a trovarmi il prossimo fine settimana.

    La festa si svolgerà la sera del 31 ottobre, ma sarei felice se restassi al castello più a lungo; per tale motivo, ho prenotato il volo di andata per il giorno 30 ottobre e quello di ritorno per il 5 novembre.

    Come vedi, avremo molto tempo per divertirci.

    Attendo con impazienza la tua visita.

    A prestissimo,

    Damien

    Perplessa, leggo di nuovo la lettera, non posso negare che mi abbia sconvolta. Tuttavia, c’è una cosa che smorza l’entusiasmo per il suo inaspettato invito, ed è la frase: sarei felice se restassi al castello più a lungo.

    Cosa significa? Con lui e le sue amichette? Mattio mi ha sempre messa in guardia dal re dei vampiri perché ha notato fin dall’inizio quanto fossi attratta da Damien. In realtà, tra noi non è mai successo nulla, neanche durante il salvataggio di Sinita, fatta eccezione per qualche languido sguardo da parte mia.

    Mi mordo le labbra e mi chiedo cosa fare, mentre le dita, che nel frattempo hanno sviluppato una vita propria, tirano fuori i biglietti dalla busta. Il mio cuore batte più veloce mentre li tengo tra le mani e li fisso incredula.

    Damien si è davvero disturbato molto per me, che sia un segno? Dovrei fare immediatamente le valigie e volare da lui in Transilvania la prossima settimana, o semplicemente ignorarlo, come ha fatto lui negli ultimi dieci mesi dopo il salvataggio? Dannazione! In questo momento vorrei che Sinita fosse qui, sarebbe utile avere un consiglio della mia migliore amica, ma lei siede sul trono oscuro e guarda i demoni strisciare ai suoi piedi. Mi rimane solo una cosa da fare.

    Il lancio della moneta.

    Testa o croce.

    Salto velocemente giù dal divano, rovisto nel portafoglio in cerca di una buona moneta – sì, perché ce ne possono essere anche di meno buone – ed emetto un gridolino felice quando ne trovo una lucida che credo sia quella giusta.

    Se esce testa è ‘no’, perché la mia testa dice di no; se esce croce invece è ‘si’, perché bisogna anche rischiare, mi dico. Con dita nervose appoggio la moneta sul pollice, chiudo gli occhi e conto fino a tre prima di lanciarla in aria.

    Al ‘tre’ la moneta vola in alto, io riapro gli occhi per prenderla, la afferro con una mano e la blocco sul dorso dell’altra. Faccio un respiro profondo prima di scoprire il risultato.

    Quasi non riesco a credere ai miei occhi. Ci speravo, ma non mi sarei mai aspettata che succedesse.

    Croce, ripeto ad alta voce per convincermi. Passerò il prossimo fine settimana in Transilvania. Cerco di ignorare la gioia che traspare dalla mia voce e il fremito che percorre tutto il corpo.

    Capitolo 2

    ––––––––

    Sedy

    ––––––––

    Questo posto mi stupisce come la prima volta che l’ho visto. Il castello di Dracula è davvero mozzafiato ma anche un po’ minaccioso; credo che il tassista pensi lo stesso, a giudicare da come inizia a sudare. Dal sedile posteriore posso facilmente intuire che questo tizio gentile sta scrutando l’ambiente circostante in cerca di qualche pericolo, anche se la testa non accenna ad alcun movimento.

    Ebbene sì, anche dopo secoli, Damien ha tutto il territorio sotto controllo, e mentre io lo penso in vesti dannatamente sexy, lui si diverte a spaventare gli abitanti di questo posto. Damien è un uomo che non ama perdere il potere, ma dubito che ciò possa accadere.

    L’autista si schiarisce nervosamente la voce e mi tira fuori dal sogno ad occhi aperti sul mio vampiro. Guardo avanti e vedo che stiamo superando l’ultima curva prima che appaia l’imponente vialetto. Il mio sguardo corre sul finestrino per ammirare il castello che svetta tra le nuvole e imprimerlo nei pensieri, sembra troppo romantico, persino per una persona pratica come me.

    L’autista frena di botto e l’auto inchioda; gli porgo velocemente i soldi, includendo una mancia, ed esco. Afferro per il manico l’unica valigia che ho portato, un borsone da palestra, e lo rimuovo abilmente dal veicolo mentre esco anche io prima che l’auto riparta sgommando.

    Questo ha ancora più paura dell’ultimo, mi dico, e cerco di scacciare con la mano la nube di polvere in cui la macchina mi ha lasciata.

    Mi volto e alzo lo sguardo verso la grande e pesante porta di quercia che in quello stesso istante si apre. Il mio cuore fa un innaturale balzo in avanti che cerco di ignorare, i miei occhi guardano fisso lo spiraglio della porta e non vedono l’ora di vedere lui, ma, con mia grande delusione, viene avanti una donnina graziosa.

    Linn, dico con una smorfia poco amichevole. Il sorriso che mi era apparso sul viso scompare.

    Sedy, che piacere rivederti dopo così tanto tempo. Perché le sue parole mi suonano così sarcastiche?

    Il piacere è tutto mio, fingo, e mi sposto i capelli all’indietro con sufficienza. Linn alza il sopracciglio destro e mi guarda con uno scintillio che qualsiasi donna saprebbe interpretare.

    Vuole la guerra? E guerra avrà.

    Con un sorriso che lascia intendere tutto salgo le scale in maniera disinvolta. Linn, probabilmente come da istruzioni di Damien, tiene la porta aperta proprio come si fa quando si accolgono gli ospiti. Senza distogliere mai lo sguardo, le passo accanto ed entro nell’enorme vestibolo, quasi dimenticavo quanto fosse imponente il castello dall’interno.

    Mi guardo intorno stupita e lascio che questa speciale atmosfera mi pervada, finché Linn non mi sveglia dall’incanto. Ti faccio vedere subito la tua camera. La cena comunque è tra un’ora, per quell’ora Damien vuole che tu finisca qualsiasi cosa voi umani facciate dopo un viaggio così lungo; un domestico verrà a prenderti e ti porterà in sala da pranzo.

    Damien non viene proprio a salutarmi?, oso chiedere ad alta voce e subito mi viene voglia di mordermi da lingua, anche se continuo a pensarci da quando sono scesa dal taxi.

    Linn risponde con un sorrisetto: Damien è impegnato con cose più importanti, ma lo vedrai a cena, fino ad allora..., si interrompe a metà frase.

    Fino ad allora cosa? Vorrei picchiarla, ma ancor prima che riesca a riprendere fiato per pronunciare queste parole, la stronzetta è scomparsa. Odio che siate così dannatamente veloci, brontolo a bassa voce. Non faccio neanche in tempo ad arrabbiarmi che mi compare davanti un uomo dai capelli grigi; spaventata, faccio un passo indietro e porto una mano al petto: Dio, ma questa è una casa stregata!.

    La prego di perdonarmi, Miss Moonrose. Il mio nome è Hecktor e la accompagnerò in camera. Mi fa un inchino galante, da buon vampiro di una certa età. Io annuisco e gli faccio un cordiale ciao. Hecktor sembra una persona davvero gentile, almeno fino a ora.

    Per favore, mia dia la borsa, chiede, e la mia mano si allunga senza esitare. Grazie. La prego di seguimi, Miss Moonrose. Questa cosa del miss mi fa sentire proprio vecchia, accidenti, ho solo ventiquattro anni. Tuttavia, comunicarlo a Hecktor mi sembra sbagliato, quindi tengo la bocca chiusa e lo seguo obbediente su per i gradini di pietra fino al primo piano.

    Dopo aver attraversato a occhio e croce metà del castello, Hecktor si ferma davanti a una porta dorata. Le dita mi prudono dalla voglia di toccare quello che credo sia vero oro, ma magari lo farò quando sarò in camera da sola e lontana da occhi indiscreti.

    Questa è la sua stanza. Verrò a prenderla tra un’ora e la porterò in sala da pranzo, proprio come ha chiesto Lady Linn, quel mostro, penso.

    Nel caso avesse bisogno di qualcosa prima, c’è un cordino rosso proprio accanto alla porta, lo tiri giù e correrò da lei veloce come un fulmine. Non contraddico Hecktor perché sono sicura che sarebbe proprio così, quindi lo saluto ringraziandolo e riprendo la mia borsa. Hecktor tiene ancora aperta la porta della stanza e la richiude silenziosamente non appena entro in camera. Beh, in realtà le parole ‘camera’ e ‘stanza’ non descrivono neanche lontanamente un ambiente molto più grande del mio appartamento. Avanzo di qualche passo a bocca aperta.

    Che figata, dico sbalordita, mentre lo sguardo vaga nell’enorme suite. La seconda cosa che mi viene in mente è: potrei davvero restare più a lungo.

    Capitolo 3

    ––––––––

    Sedy

    ––––––––

    Sono in piedi davanti al grande letto a baldacchino, avvolta soltanto da un asciugamano. Il sogno di ogni principessa, oserei dire.

    Esamino i vestiti che ho messo sul letto e, con grande rammarico, devo ammettere che non sono molti. In realtà, non mi aspettavo che potessero servirmi dei vestiti ‘carini’, ma solo ora mi rendo conto del grande errore di valutazione. Nella borsa c’è un solo vestito da sera ed è quello che indosserò il giorno della festa, direi che sarebbe strano presentarmi con lo stesso vestito per due sere di seguito, lo noterebbe ogni donna. In questo siamo delle carogne, non posso negarlo.

    Purtroppo, oltre al dilemma del vestito, mi assale anche il dubbio su chi ci sarà stasera a cena. Né Hektor né Linn hanno detto niente, anche se suppongo che lei abbia omesso queste informazioni di proposito.

    In definitiva, non ho molta scelta. Mettere l’abito da sera è assolutamente fuori discussione, potrei invece optare per un paio di pantaloncini con maglia oversize, oppure per jeans attillati e top. Devo ammettere che sono un’esperta nel fare le valigie, ma se Sinita fosse qui, mi prenderebbe a schiaffi. Mi direbbe che non ho pensato a tutte le evenienze e, in effetti, sono stata piuttosto superficiale. Cosa dire, il mio cervello pensa alle cose pratiche e i miei vestiti ne sono la testimonianza.

    Mi aspettavo che saremmo andati a fare una passeggiata durante il giorno e che Damien mi avrebbe fatto vedere il suo paese, quindi, visto che fa caldo, i pantaloncini sarebbero andati bene; di sera, invece, magari alla luce di un caldo falò, avrei sfoggiato i miei jeans sexy.

    Come diavolo facevo a sapere che si aspettavano fossi già presentabile oggi.

    Brontolando, butto la testa all’indietro e chiudo gli occhi. È inutile. Devo farmi andare bene jeans e top. Quantomeno otterrò di sicuro quello che voglio, ovvero che Damien mi rivolga più di uno sguardo. Non potrà staccarmi gli occhi di dosso.

    Prima che Hecktor bussi alla porta per condurmi a cena, mi infilo i vestiti, mi precipito di nuovo nel bagno adiacente alla camera e mi asciugo i lunghi capelli neri. Li porterò sciolti, in linea con il resto dell’outfit. Evidenzio i miei occhi azzurri con una matita nera e completo il tutto con un filo di mascara che mette in risalto le mie lunghe ciglia. Ho giusto il tempo di guardarmi velocemente allo specchio per vedere se sto bene, che qualcuno bussa alla porta.

    Puntuale come un orologio svizzero, dico a bassa voce e vado ad aprire. Come previsto, davanti a me compare Hecktor che, appena mi vede, fa un inchino. Devo solo mettere un attimo le scarpe, gli dico, poi mi volto, faccio qualche passo, afferro le ballerine e le infilo. Possiamo andare, aggiungo, quasi in maniera superflua. Seguo Hektor in silenzio e mi guardo di nuovo intorno. Il corridoio è completamente bianco. Qui tutto sembra così pregiato che ho paura anche di appoggiarmi al muro per evitare di fare danni.

    Mentre scendiamo le grandi scale di marmo, mi rendo conto che sto iniziando ad agitarmi. Mi si è formato un nodo alla gola e ho le mani sudate. Inumidisco le labbra con la punta della lingua. Posso chiederle una cosa, Hecktor?, dico con voce strozzata.

    Hecktor si ferma sui gradini e si volta verso di me. Certamente, Miss Moonrose.

    Chi...ehm...chi ci sarà stasera a cena?, abbasso gli occhi imbarazzata.

    Non si preoccupi. Non ci sarà nessuno che non abiti al castello. Questa cosa dovrebbe calmarmi, giusto? Prima che possa chiedere chi abiti al castello, arriviamo davanti alla porta della sala da pranzo.

    Per la prima volta nella vita, vorrei non dover entrare in un posto da sola. Hecktor mi apre la porta, fa un inchino e con la mano mi fa cenno di entrare.

    Deglutisco a fatica, faccio appello a tutto il mio coraggio e ordino alle mie gambe di muoversi e, per quanto possibile, di non cedere. Tesa come una corda di violino, mi guardo intorno. La sala è ben illuminata e anche qui tutto sembra pregiato e molto luccicante. Con grande stupore entro nella stanza senza badare a chi si trovi all’interno. All’improvviso vado a sbattere contro qualcosa di duro come una roccia che mi respinge indietro con forza e mi fa cadere col sedere a terra. Respiro in maniera affannosa per lo spavento finché, ancora ansimante, alzo la testa e vedo il viso di Damien.

    Quanto vorrei morire ed essere inghiottita da una voragine in questo momento.

    Si sente una risata roca, che diventa sempre più forte. Oh mio Dio, l’ho appena detto ad alta voce?, chiedo imbarazzata. Damien annuisce, mi guarda con gli occhi che brillano divertiti e, da vero gentiluomo, non dice nulla della mia penosa entrata in scena, ma mi tende la mano e mi aiuta a rialzarmi.

    Quanto mi sono mancati i tuoi modi, cara Sedy. È bello che tu sia qui. Mi perdo nella sua voce che mi culla e la testa diventa leggera. Scuoto la testa un po’ irritata per questa debolezza e faccio un sorriso gentile e riconoscente.

    Grazie per l’invito, rispondo con poco fiato e voce stridula. Mi accorgo che Damien mi tiene ancora la mano e arrossisco un po’. Anche il battito cardiaco aumenta, il che non è il massimo quando si è in una stanza con un vampiro. Solo ora rivolgo il mio sguardo alla sala.

    Mi correggo.

    In una stanza piena di vampiri.

    Il groppo in gola diventa più grande. Faccio un passo verso Damien e sussurro: Sono qui per la cena, non per essere la cena, vero?. Damien inizia a ridere forte, piegando la testa all’indietro, io, al contrario, mi faccio ancora più piccola. Mi sono sempre piaciuti i tuoi modi così divertenti. Vieni a sederti vicino a me. Sei l’ospite d’onore.

    Rossa come un peperone, seguo Damien fino al tavolo. Mi sento come se migliaia di occhi mi stessero fissando, anzi, sembra proprio che i loro sguardi mi trafiggano. Dentro di me, cerco di farmi più piccola di quanto già non sia e seguo Damien a occhi bassi.

    Ho paura di guardare qualcuno negli occhi ed esserne divorata.

    Qui, dice Damien con voce suadente, siediti qui. Mi sistema la sedia, galante come lo ricordavo. Mi volto verso di lui con un sorriso incantato e gli sussurro piano un grazie, Damien fa un cenno con la testa e si siede – grazie a Dio – proprio accanto a me. La felicità svanisce non appena alzo lo sguardo. Ci sono almeno quattro vampire che mi guardano come se fossi la loro prossima preda. Provo a far scendere il nodo che ho in gola, ma non ci riesco. La fronte è imperlata di sudore e vorrei farmi un po’ d’aria con la mano ma temo di fare anche il più piccolo movimento. In cerca di una soluzione, getto uno sguardo al tavolo nella speranza di trovare un bicchiere d’acqua.

    Nel frattempo, la bocca è diventata asciutta e impastata e quando Damien inizia a parlare accanto a me, non capisco una parola. Cosa ben peggiore, sento il sangue pulsare nelle orecchie e sono sicura che tutti i vampiri nella sala riescano a sentire il mio battito irregolare.

    Mentre la disperazione lascia spazio al panico, sento una leggera pressione sull’avambraccio, vi poso lo sguardo e vedo le dita bianche di Damien. Lo fisso con gli occhi spalancati, incapace di rivolgergli un dolce sorriso. Prendi la mia, Sedy, bevi un sorso d’acqua. Come se mi avesse letto nei pensieri, Damien mi porge il suo bicchiere. Incurante del perché lui abbia un bicchiere d’acqua, glielo strappo di mano con troppa energia e butto giù l’acqua avidamente, senza pensare minimamente che potrei rendermi ridicola.

    In fondo, l’ho già fatto.

    Quando il bicchiere è vuoto, lo metto lentamente sul tavolo e mi asciugo la bocca con il dorso della mano. Grazie per avermi salvata, dico a bassa voce. Damien mi stringe la mano, mi guarda intensamente e il suo sguardo mi rapisce. Non devi aver paura con me, Sedy. Sei la mia ospite d’onore e in questa sala lo sanno tutti.

    Adesso il sangue mi ribolle di gioia.

    E cosa c’è da mangiare?, chiedo improvvisamente a voce troppo alta. A disagio per il mio intervento, aggrotto la fronte.

    Giusto qualcosina per te, noi non mangiamo ma vogliamo guardare te mentre lo fai. Lo dice con un’espressione così seria che lo guardo inebetita a bocca aperta. C-cosa?!, chiedo con voce stridula. Sono finita nel film sbagliato?

    Proprio quando pensavo di aver rimesso in ordine i pensieri e sto per fare un’altra domanda, nella sala scoppiano forti rumori, schiamazzi e risate che mi fanno trasalire per lo spavento.

    Ti sto prendendo in giro, dice Damien con un sorriso. Purtroppo lo scherzo non mi fa ridere. Lui deve aver notato che mi sento a disagio e che il suo stupido scherzo non migliora la mia situazione. Comincio a pentirmi di aver accettato questo invito.

    Per favore, perdonami, dolce Sedy, ma la tentazione è stata troppo grande. Gli faccio un sorriso forzato ma non lo perdono ancora, avrebbe dovuto pensare a me e non a intrattenere i suoi sudditi.

    Non è che mi sono fatta una strana idea di questo clan di vampiri?

    E se lui non fosse quello che avevo immaginato?

    Prima che mi assalgano altre domande, Damien sbatte le mani piuttosto forte, in modo che tutta la sala lo senta, e i camerieri entrano con grandi vassoi d’argento pieni di cibo. La stanza viene pervasa da un meraviglioso e delizioso profumo. Il mio stomaco inizia a ruggire come un leone affamato, questi odori mi inebriano e mi ricordano che non mangio da ore.

    Damien accanto a me, ride. Mi sa che il cibo che ti hanno dato in aereo non è stato dei migliori. Annuisco ridacchiando e metto una mano sulla pancia che brontola. Buono ma non troppo. E comunque è passato molto tempo, sono una donna adulta e in salute che ha bisogno di qualcosa di grosso e sostanzioso. So che la mia risposta potrebbe risultare ambigua ma era proprio quello il mio scopo. Finalmente la vecchia Sedy, quella tosta e franca, è tornata.

    Con un sorrisetto vincente rivolto alle donne sposto l’attenzione sul vassoio d’argento al centro del tavolo.

    Capitolo 4

    ––––––––

    Sedy

    ––––––––

    Anche se sono già piena, non riesco a rinunciare al delizioso dessert. Mi viene l’acquolina in bocca quando il cameriere mi mette davanti una ciotolina bianca di crème brûlée che ha un profumo buonissimo.

    Prendo il cucchiaino e, per prima cosa, cerco di mangiare nel modo più elegante possibile. Non appena metto in bocca il primo boccone e sto per gustarmelo, dall’esterno arrivano dei forti rumori. Alzo la testa incuriosita, metto giù le posate e mi guardo intorno; anche gli altri fanno la stessa cosa, cercando di capire da dove provengano i

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