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Zona rossa. Aperitivi apotropaici, svolte brusche, palmi di sole
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Zona rossa. Aperitivi apotropaici, svolte brusche, palmi di sole
E-book103 pagine49 minuti

Zona rossa. Aperitivi apotropaici, svolte brusche, palmi di sole

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Info su questo ebook

Tabaccaie barricate, anziani con l'armonica, psicologi in crisi, fattorini galanti, aperitivi apotropaici, divani lirici, imprecazioni e svolte brusche di ogni natura e grado. Una raccolta di racconti, un personale bestiario del 2020.
LinguaItaliano
Data di uscita28 lug 2021
ISBN9791220346306
Zona rossa. Aperitivi apotropaici, svolte brusche, palmi di sole

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    Anteprima del libro

    Zona rossa. Aperitivi apotropaici, svolte brusche, palmi di sole - Filippo Carnevali

    Gli anziani e i luoghi affollati

    10 Marzo 2020

    Conad. Ore 10.30. Umarell che suona l’armonica a bocca salutando chi passa. Sta aspettando che finisca di asciugarsi la trapunta nell’asciugatrice a gettoni.

    Sono tornato lì con l’ukulele e abbiamo duettato per circa un’ora. Non stavamo facendo cappello ma una vecchia ha comunque lasciato, nel taschino dell’armonicista, 50 euro con il suo numero di cellulare scritto sopra.

    Ok, la parte della vecchia e dell’ukulele me la sono inventata. L’umarell alle lavatrici che suonava l’armonica alla Conad però, c’era.

    Tabaccaia

    11 Marzo 2020

    Non so bene dove prendere una busta da lettere dunque vado dal tabaccaio. Inizialmente penso che stia traslocando o che stia facendo inventario poi capisco la ratio dietro a questo nuovo assetto. Davanti al bancone ci sono due scatoloni che, con righello Ikea incollato sopra, riportano la distanza di sicurezza di un metro e mezzo. Il limitare del muro di scatoloni è evidenziato da una striscia zebrata bianca e rossa. Alzo lo sguardo.

    La tabaccaia con le sue lunghissime ciglia finte, è dietro ad un muro di plexiglass incastonato tra i cartoni e il bancone originale, in esso ha ricavato una fenditura per erogare i prodotti.

    – Mi dica!– mi dice. Le dico.

    Aggancia la busta da lettere ad una molletta da bucato per fare peso e la fa strisciare verso di me tipo una pinta di birra calda in un vecchio saloon.

    La afferro al volo.

    – Sono 20 centesimi.

    Spinge verso di me un grosso posacenere di vetro verde assicurato alla punta di un manico di scopa. Deposito la cifra, la guardo esterrefatto e ammirato. Sorride truccatissima, sorniona e fiera.

    – Eroghiamo un servizio di prima necessità, non possiamo permetterci di chiudere.– Annuisco. Mentre sono sulla porta mi grida.

    – La chiesa c’avrà anche insegnato a non scopare ma a non fumare non ce l’ha mai insegnato nessuno.

    La saluto con un cenno mentre nel negozio entra una vecchia di almeno cento anni, completamente foderata in una tuta hazmat di foulard protettivi. Agita un biglietto in mano ed esclama esultante

    – Mariangela, ho vinto 3 euro!

    Rigoletto

    15 Marzo 2020

    Stiamo sul divano guardando il Rigoletto in streaming dal canale del Teatro Comunale.

    È il sesto giorno tondo di quarantena.

    Io sono io e Lui non so come sia entrato in casa ma sospetto non sia lì per davvero, forse è su WhatsApp.

    Alle ventuno e spicci, con sei minuti di ritardo, parte l’opera verdiana della trilogia popolare.

    È tutto incredibile: l’orchestra, la scelta della scenografia, la chimica tra i cantanti e delle voci che solo in certe registrazioni perfette dei grandi artisti d’un tempo.

    Sono estatico.

    Nel finale straziante-struggente ci sono Rigoletto e Gilda in scena. Una voce potente e piena, lui. Lei sottile e precisa, un violino. Mi giro verso il mio ospite, commosso e senza parole. Raccolgo il respiro e solennemente sancisco:

    – Soccia che zinne però la Gilda.

    Sipario. Scrociano applausi in sala.

    Sei giorni di quarantena e la lirica diventa erotica.

    What’s next?

    La parrucchiera

    20 Marzo 2020

    Stamane sono andato dalla psicologa.

    Ci sono andato alle 8.45 spaccate per non spezzarmi la mattinata lavorativa.

    Alle 8.30 davanti alla Conad, appena aperta, c’era una fila incredibile. La seguo con gli occhi ma non capisco nemmeno dove finisca.

    Arrivo dalla psicologa e le racconto la mia settimana. Le dico di come sia liberatoria questa primavera in cui io sto in casa ma stanno in casa pure gli altri quindi non ho niente per cui rosicare. Proseguo il racconto con la canonica uscita col servizio mobile di strada e l’attrito con la polizia, fino ad arrivare a quel giorno lì, oggi. Sono bravissimo a riassumere e, reggendo il caffè che le scrocco ogni volta, in 20 minuti spaccati finisco il racconto.

    Nei 30 secondi in cui non parliamo sento il silenzio della strada. Vedo me con la mascherina che parla con lei con la mascherina ad una distanza precisamente calcolata di 2,5 metri.

    Mollo un colpo di tosse.

    Sgrana gli occhi.

    Esclamo che sto bene e che ho sempre la tosse.

    Molla un colpo di tosse.

    Sgrano

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