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A.A.a Cercasi partner con lo stesso nome
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E-book179 pagine2 ore

A.A.a Cercasi partner con lo stesso nome

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Info su questo ebook

Omonimia e scaramanzia, corteggiano la vita di Andreina De Belli, giovane psicologa romana, emigrata nel quadrilatero della moda, per lavoro. Al nord, le capiterà di tutto: spostamenti inusuali con Uber e in carrozza, saranno gli unici ammessi, a causa delle zone rosse e il divertimento avrà la meglio.
I risvegli al sapore di patatine in casa Biscotti, le daranno lo stimolo per intraprendere un nuovo percorso dietro al bancone del Mc Donald's e Andreina alternerà le fritture alle consulenze psicologiche. A sostenerla in un'altalena lavorativa, una zia ed una migliore amica, oltre a nonna Andreina che le consiglia dal cielo. Quelle nuvole, in cui spesso la strizzacervelli si perde e sogna in grande, come l'amore che vorrebbe. Tra un paziente e l'altro, Andreina incontrerà Andrea, un affascinante dentista a cui ridare un sorriso.
Ma, la neo terapeuta, continuerà con la professione tanto conclamata o indosserà il cappellino della nota catena di fast food? E soprattutto, tra lei e il suo paziente, nascerà l'amore o resterà un flirt segreto?
LinguaItaliano
Data di uscita8 mar 2021
ISBN9788869828782
A.A.a Cercasi partner con lo stesso nome

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    Anteprima del libro

    A.A.a Cercasi partner con lo stesso nome - Viviana Fornaro Brambilla

    (AL)

    Prefazione

    L’autrice di A bordo di un arcobaleno, ritorna sui libri. Per incominciare, lo fa da un romanzo rosa. Il primo tentativo autobiografico, è stato ripreso da tanti giornali a tiratura locale e nazionale. Lucrezia ed io siamo molto felici, oltre che papà Fabrizio, fiero delle sue gemme. Il nostro messaggio di speranza, è passato dalle mani dei più cari a quelle del Sindaco di Sedriano, luogo in cui è nato. In primis, la scia colorata, voleva farsi conoscere nel suo comune. Tutti noi arriviamo da qualcuno e alla nascita ci danno un nome ed un cognome. A bordo di un arcobaleno, ha una madre, un padre, ma anche una sorellina, la protagonista. La sua anagrafe è stata la strada, con i suoi (con)cittadini d’ogni età. Desideroso di contagiare i passanti di speranza, l’arcobaleno veniva scambiato per l’annuncio di smarrimento. Spero che possiate ritrovarlo", faceva sapere una signora alla fermata del bus. La sua preoccupazione, versava sul possibile cane che aveva perso la strada di casa. Questo perché? Siamo abituati al fenomeno della sistematicità e per dunque, il volantino appeso, dà l’idea di un matrimonio in vista o uno smarrimento. L’arcobaleno è arrivato inaspettatamente e l’ha fatto per un unico scopo: pensare (anche) alle cose belle. Come ad una bimba, nata in un periodo storico. Lucrezia è il simbolo di gioia e spensieratezza. Insieme, si viaggiava anche con la mente e grazie ad uno scatto allo specchio, lo sfondo prendeva la forma di un’isola caraibica o di una piscina.

    Oggigiorno, se non vi è concesso spostarsi verso la meta che più desideriamo, possiamo almeno farlo con il pensiero? Liberiamo le nostre fantasie e diamo spazio all’estro. Mettiamolo alla prova: potrà sorprenderci.

    ‘A.A.a. cercasi partner con lo stesso nome’ è il nuovo romanzo di Viviana Fornaro Brambilla. L’opera, vuole condurre il lettore in un viaggio senza biglietto. Si accomoda dove preferisce, ordina il suo menù e si addentra nella storia di una neo laureata in Psicologia, figlia di un noto medico impegnato alla lotta contro il Covid. Un racconto attuale, tratto dal mio immaginario, durante l’alba di un mattino di fine dicembre. La trama mi fu chiara sin da subito: Andreina, la protagonista, avrebbe vissuto tra Bracciano, la sua città natale, Roma da affittuaria per l’Università e Milano, luogo che l’avrebbe ospitata per il suo primo stage da strizzacervelli. Una quasi trentenne un po’ maldestra ma tanto divertente che strapperà risate e spunti di riflessione. Questo aspetto lo troverete anche nei prossimi.

    Nella città della moda, incontrerà Andrea, omonimo ricercato dalla famiglia De Belli. Andreina, rappresenta la ragazza modello che si divide tra due lavori per pagare l’affitto ai signori Biscotti. Al mattino serve caffè e frigge patatine in un Mc Donald’s, mentre al pomeriggio, esegue le terapie ai suoi pazienti, in un noto studio a pochi isolati.

    Andreina proseguirà con entrambi gli impieghi? E soprattutto, Andrea diventerà il suo fidanzato?

    Chiesa di Fantoft

    Bergen - Norvegia

    (Agosto 2013)

    Londra

    (Dicembre 2017)

    Walk of fame

    Los Angeles

    (Settembre 2015)

    Spiaggia Santa Monica,

    Los Angeles

    (Settembre 2015)

    Victoria Harbour –

    Hong Kong

    (Ottobre 2016)

    Il solito, grazie Graziella. Se c’è una cosa golosa a cui ricorro nei giorni più ormonali, è indubbiamente il mio piatto preferito: l’amatriciana. Se poi, oltre che a una coltre di formaggio, ci aggiungiamo la fortuna di avere l’osteria sotto casa, l’invito pare scontato. Tutto per te, Andreina, ma ora posa il computer. Ben detto cara, l’ultima volta la macchia d’olio non è sfuggita nemmeno al mio relatore. D’altronde, il pensiero costante da un paio di mesi a questa parte, va proprio alla mia tanto ambita tesi: Il disturbo post traumatico da stress.

    Beep, beep, squilla il cellulare: è di nuovo Zeus. Com’è possibile che nonostante sia finito nella black list (di cui è in cima perché il solo), possa tampinarmi ugualmente? Andy, vorrei dirti che la mia autoanalisi è servita per capire quanto fossi narcisista. Avevi ragione quando mi facevi presente certi atteggiamenti…. Posso dedurre il proseguo della sua frase, ma al momento questo delizioso piatto tipico, mangiato nel cuore della mia Roma, mi distrae dallo scorrere la tendina del cellulare. Recupero il tovagliolo e alzo un Okey a Ignazio, lo chef stellato del mio quartiere. Ti superi ogni volta e il mio stomaco è già pieno, mi raccomando: non darti al sushi, gli rivolgo scherzando mentre lui assaggia un altro capolavoro ordinato dal tavolo di fronte.

    Oh cavolo, al numero 4 sono seduti i genitori del mio ex. Non ci posso credere, adesso mi alzo, prendo il cellulare e mostro loro l’insistenza di un figlio non ancora rassegnato dalla rottura del nostro rapporto.

    Una relazione destinata a finire subito, durata circa 365 giorni se non fosse stato per la spola tra la Capitale e la Grecia, dove – avrete intuito – sono nativi. Forse sarà meglio lasciar stare, visto che sua madre voleva che rimanessimo in contatto, cosa che avrei fatto se Zeus non avesse domiciliato a casa Papadopoulos.

    Con l’Apple sotto braccio, come i francesi ma non ascellare, allungo il passo come un ninja e sventolo i 10 € per il conto. Da lontano Graziella, mai successo prima d’ora, esordisce: Andy, siamo a posto così, sono i tuoi ultimi giorni qui, ci rivedremo al ritorno. Non tradirci con la cotoletta alla milanese, eh!. Quando mai l’avesse detto. I genitori di Zeus, con fare quasi divino, si spalancano entrambi, manco si fossero sincronizzati, in un abbraccio che mi fa cadere mascella, soldi e la borsa pesante dalla spalle. Anche tu qui, che bella coincidenza, come se non sapessero che Da Gra e Igna, hanno lo stesso mio civico; sì, piuttosto, voi come mai dalle mie parti?, Abidos, il papà mi fa cenno di accomodarmi sulla panca libera ma fortunatamente in quel momento mi squilla il telefono.

    È la Tim. Mai avrei pensato che un giorno un’operatrice telefonica, mi avrebbe tratta in salvo da un ritrovo al quanto bizzarro, per dire poco gradito. Pronto, buongiorno, sono io, rivolgo seriosa all’altro capo della cornetta – intanto bisbiglio agli aspiranti suoceri che si tratta di l.a.v.o.r.o. – ma volentieri, è gentile da parte sua e contenti come se avessi appena confermato un colloquio, la signora Agnes, mi invita a uscire perché si era accorta che lì, nel loro angolo c’era poca connessione.

    Senza farmelo ripetere due volte, mi allontano come le traduttrici mute delle cronache, e riprendo a neuroni accesi, la conversazione: d’accordo signorina, le confermo il nuovo abbonamento pari a 99,99€ che vedrà sulla prossima bolletta e la linea s’interrompe. Non ci posso credere! Ho pensato a luce, gas, box già affittato per tirare su qualcosa e il pesce rosso affidato alla vedova del terzo piano e cosa faccio? Sul groppone mi attivo un pacchetto che non usufruirò per tutta la stagione a venire.

    Pazzesco, i Papadopoulos sono stati in grado di spuntarla anche stavolta: cinque minuti mi costeranno 20 volte tanto.

    Questo conticino salato, mi riporta alla mente il mio adorato papà: da quanto non lo vedo? Lui è impegnato sul fronte sanitario, dalla reperibilità costante, a Forlì, dove i pazienti Covid continuano ad aumentare a vista d’occhio. Per lui i numeri sono diventati una sfida da vincere presto, per tornare ad abbracciare la mamma e la nostra affezionata Dudù, la Pincer in dolce attesa. Spero che almeno riuscirà ad assistere a questo momento magico, perché per ora dalla sua unica figlia, non si intravvedono nipoti all’orizzonte.

    Roma - 15 giugno 2020

    Pieno pomeriggio

    Sto per salire la rampa della scala che porta al mio appartamento, quando Lesca, nasconde furtivamente un pezzetto di carta sotto al mio zerbino con la scritta Merry Christmas, a metà giugno. Cosa avrà mai elaborato la piccola studente a cui ho dato ripetizioni per questo anno difficile, i cui genitori faticavano a mantenersi il lavoro, già precario di suo? Mi abbasso e noto che prima del biglietto, c’è una busta verde, come il colore che vorrò per il mio studio. Ad Andreina, la psicologa della mia bambina, continuo, Ti ringraziamo per il lavoro svolto col cuore, nei mesi turbolenti attraversati con coraggio. Le tue crostate a fine lezione ci mancheranno, ma con la certezza di un arrivederci, la Famiglia Spada, ti aspetta per mangiarle di nuovo insieme.

    Il nostro fu un incontro bizzarro: citofonarono al mio campanello credendo ci fosse un’agenzia interinale, (cessata l’anno prima). Io, spiegai che ebbero a che fare con una strizzacervelli e la signora Spada, chiese se mi occupassi anche di recuperi scolastici. Da lì, la nostra amicizia si impennò, vedendoci spesso e volentieri a tavola tutti e quattro appassionatamente.

    Con Lesca, intrattenemmo da subito una conversazione simpatica per via del suo nome, riconducibile al modo in cui i suoi si conobbero (in un’area dedicata alla pesca, dove come Lilly e Vagabondo, presero lo stesso pesce con due ami diversi). Divertita, pensai che la mia prestazione clinica, le sarebbe servita anche per l’accettazione nella società che non perdona battute sprezzanti. In realtà, no. Meglio così. Un tuffo al cuore arriva puntuale: devo ripassare gli ultimi paragrafi e contattare il Sommo, Illustrissimo, Cavaliere Pulcino a cui ho affidato i miei sacrifici e le mie notti insonne.

    Del resto, come ricorda bene zia Luce, che veste sempre di scuro, non esiste conquista, senza rinuncia e lei lo sapeva bene, visto che sulla sua pelle portava ancora il segno degli anni in tessitura, fino a diventarne la titolare amata dai dipendenti, allora colleghi.

    Di lei, oltre ai pomeriggi al parco e le lunghe chiacchierate, ricordo il suo amore e rigore, con garbo. Se ti comporti bene con gli altri, questi lo faranno con te e da lì, le idee mi si erano schiarite in un baleno. Ma certo: il volontariato in oratorio, le donazioni all’Avis, gli accompagnamenti di minori ai Tribunali, doveva diventare un lavoro vero e proprio, un qualcosa di qualificato al servizio del prossimo. Tutto quel che avevo donato gratuitamente, poteva anche darmi da vivere e allora scelsi di sudarmelo con tutte le camice in circolazione.

    Allorché, all’Open Day per la scelta dell’istituto superiore, il Socio Psicopedagogico diventava il primo step verso il mio sogno. Il mio orientamento scolastico verteva sul prodigarmi per gli altri, come prevedeva il gene paterno, unito alla dedizione familiare di mia madre, infermiera in pensione. Anche lei, Ambra di nome e di fatto, rispecchiava la dote innata di zia Luce, sua sorella: fare del bene a chi ne aveva bisogno e allora ecco che, rifacendo la sacca per il rientro a casa, questi pensieri positivi, mi ridavano la carica giusta.

    Una giornata stancante, in concomitanza a quei giorni no, mi facevano ispirare a diventare tutt’uno con il divano, divenuto il mio calco migliore. Se lo si guarda di sbieco, si vede la forma del panettone depositato sui fianchi. La palestra era chiusa per il virus e così l’unico moto era generato dal movimento degli arti superiori, sui fogli scritti.

    Prima di coricarmi, il richiamo dei miei appunti aveva la meglio e un convenevole da eliminare, appeso da un paio d’ore al cellulare: il messaggio di Zeus. Ma come diceva il mio miglior amico Simone, gay dichiarato prenditi cura di te, mi spoglio per concedermi a un bagno caldo, l’ultimo in quel buco di casa che fino ad ora, aveva ospitato una candidata psicologa, paladina del trauma da stress.

    E allora, chi poteva calzare meglio l’esempio di un titolo simile? Con i capelli umidicci che sfioravano le spalle – cavoli come crescono in fretta – mi rannicchio sul letto e lascio scorrere la fine del messaggio del mio ex. "La psicologa con cui collaborerò è certa di potermi dare una mano a correggere taluni errori per non ricommetterli in futuro.

    E tu, Andy, spero ci farai parte". Di colpo, le goccioline fresche al sapore di vaniglia, si convertono in vampate di calore: perché non ho eliminato quella dannata confessione virtuale? Accantono il passato sul comodino e mi dedico

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