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Autunno
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E-book47 pagine41 minuti

Autunno

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Info su questo ebook

Bianca siede vicino a una finestra. In mano ha un lembo di tessuto, un ago, ed è intenta a ricamare con il favore della luce del giorno. Carlo attende nelle altre stanze. È la cameriera a dirglielo prima di congedarsi. Bianca non lo vede da mesi ma il suo cuore non aspetta altro. E così ecco che appare sulla soglia. Lei lo saluta. Lui le bacia la mano, poi rimane in silenzio. Infine dice che non sarebbe dovuto venire, che forse sarebbe meglio andarsene.Nonostante i mesi di separazione non sembra esser cambiato nulla.Una storia che parla di ricordi e di futuro, che li mescola con speranze e sogni regalando al lettore un amore mai del tutto realizzato.-
LinguaItaliano
Data di uscita30 set 2021
ISBN9788726991130
Autunno

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    Anteprima del libro

    Autunno - Beatrice Speraz

    Autunno

    Immagine di copertina: Shutterstock

    Copyright © 1880, 2021 SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788726991130

    1st ebook edition

    Format: EPUB 3.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    This work is republished as a historical document. It contains contemporary use of language.

    www.sagaegmont.com

    Saga Egmont - a part of Egmont, www.egmont.com

    Nel gabinetto elegantemente ammobigliato, una donna giovane e bella, in veste bianca da mattina, stava seduta davanti a un tavolino da lavoro. Pareva attenta ad un ricamo; almeno, cosi avrebbe pensato, chi entrando nel gabinetto l’avesse osservata alla sfuggita. Ma approssimandosi e guardando meglio ci si poteva accorgere che il suo lavoro era di sola apparenza. Teneva bensí l’ago in mano e gli occhi fissi sulla tela; ma l’ago era sfilato, e gli occhi a metà socchiusi e gonfi di lagrime.

    Di tratto in tratto alzava la testa e i suoi sguardi si fermavano sull’orologio, per rivolgersi poi quasi involontariamente verso all’uscio, come se avesse aspettato che qualcuno entrasse.

    Diffatti, un momento dopo l’uscio fu aperto, e una giovane cameriera si presentò sulla soglia.

    — Il cavalier Carlo l’aspetta in salotto, disse.

    — Fatelo passare di quà, rispose la signora senza levare il capo.

    Un momento dopo il signore annunziato entrò.

    La signora non si mosse, e rispose appena al saluto: anzi, l’ago sfilato sembrò tormentar la tela con maggiore accanimento, e la bella manina bianca muoversi con crescente rapiditá.

    Il signore accolto a quel modo fece alcuni passi e s’arrestò in mezzo alla stanza. Egli la guardava in silenzio: pareva afflitto, quasi imbarazzato; eppure l’imbarazzo non doveva essere cosa solita in lui. D’alta statura, sciolto e pieghevole nei movimenti; la fronte altera, lo sguardo acuto e penetrante, la bocca fine e virile; alcune ciocche prematuramente canute in mezzo al volume dei capelli neri e inanellati: bastava dargli un’occhiata per giudicarlo un uomo abituato da lungo tempo a tutto le vicende, a tutte le tempeste della vita.

    La sua emozione doveva essere molto profonda perchè se ne stesse là come inchiodato in attitudine di chi non ha coraggio di muoversi nè di parlare. Finalmente, vedendo che la signora non pensava a rompere il silenzio, e, da alcune stille che bagnavano di quandò in quando il lavoro che teneva in mano, argomentando che soffrisse, le si accostò adagino, abbassò la testa in guisa che la sua bocca sfiorò quasi il suo biondo capo, e chiese sommessamente:

    — Ho fatto male a venire?

    Essa non rispose; ma lasciò cadere quel simulacro di lavoro oramai incapace di nascondere lo stato dell’animo suo, afferrò la mano ch’ei le porgeva e se la portò al cuore.

    Egli si chinò ancora un poco e le loro labbra s’incontrarono. Ma la donna fece uno sforzo e si sciolse dalle braccia che la stringevano.

    Vi fu un’altra pausa dopo la quale Carlo riprese a dire cosí:

    — Ho combattuto molto, Bianca, dopo letta la tua lettera: capisco che non avrei dovuto venir piú, era il mio dovere; ma non ne ho avuto la forza. E poi temeva che tu mi giudicassi male e che soffrissi.

    — Non venir piú? esclamò la giovane, non vederti piú! Ma credi che potrei vivere?

    Un sorriso malinconico passò sulle labbra

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