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Maestro di te stesso. PNL per musicisti: Guida pratica alla realizzazione artistica e personale con le strategie della Programmazione Neuro Linguistica
Maestro di te stesso. PNL per musicisti: Guida pratica alla realizzazione artistica e personale con le strategie della Programmazione Neuro Linguistica
Maestro di te stesso. PNL per musicisti: Guida pratica alla realizzazione artistica e personale con le strategie della Programmazione Neuro Linguistica
E-book317 pagine3 ore

Maestro di te stesso. PNL per musicisti: Guida pratica alla realizzazione artistica e personale con le strategie della Programmazione Neuro Linguistica

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Info su questo ebook

Finalmente un libro che applica le tecniche della PNL agli aspetti psico-fisiologici dell'esecuzione musicale per aiutare i musicisti ad accedere al proprio potenziale e realizzare una performance con la P maiuscola.
Maestro di te stesso nasce dalla ventennale ricerca degli autori e propone un percorso che offre a studenti, professionisti, appassionati, le strategie pià efficaci per espandere le proprie risorse creative.
Attraverso riflessioni, esempi ed esercizi pratici, il musicista acquisisce facilmente strumenti utili per assumere un maggiore controllo della propria crescita artistica e personale.
  • Come valorizzare il proprio talento
  • Come potenziare l'attenzione e la concentrazione
  • Come prepararsi e migliorare la propria performance
  • Come superare l'ansia da prestazione e controllare la paura
  • Come gestire al meglio le emozioni
  • Come accrescere l'autostima
  • Come definire e perseguire efficacemente i propri obiettivi, liberandosi da pregiudizi e condizionamenti
Completa il volume un'ampia intervista con il grande pianista Aldo Ciccolini, nella quale l'artista sottolinea l'importanza di questi temi, forte della sua esperienza in oltre sessant'anni di carriera internazionale.
"Un libro per imparare subito come accedere al meglio di voi stessi. Se usato bene, potrà darvi molti risultati, anche oltre la sfera musicale!"
(Claudio Belotti, Condirettore della 'NLP Italy Coaching School™')
"È un libro di straordinario interesse, che apre un universo ancora inesplorato di possibilità"
(Aldo Ciccolini)
"Per una formazione musicale veramente completa occorre il dominio di tutto quanto di nuovo ci offre questo libro, tanto raro quanto indispensabile"
(Antonio Ballista)
"Lo raccomando a tutti: a chi pensa di avere molto talento e a chi crede di averne poco. Vi riserverà molto sorprese"
(Frédéric Zigante)
Federica Righini e Riccardo Zadra sono concertisti e docenti di pianoforte al Conservatorio di Vicenza. La loro ricerca è iniziata con lo studio delle scuole pianistiche europee per proseguire poi con l’esplorazione dei diversi percorsi di crescita personale. Fondamentale l’incontro con la PNL e il conseguimento del Master Practitioner certificato dalla NLP Society di Richard Bandler. Sono inoltre istruttori autorizzati di Avatar®, un corso che esplora i meccanismi creativi della coscienza. Nel 1997 fondano l’Accademia pianistica internazionale di Padova per diffondere le loro ricerche in ambito accademico. Con il nome di Psicofisiologia dell’esecuzione musicale, nel 2004, il loro lavoro è divenuto un corso approvato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e inserito nei corsi accademici dei Conservatori italiani. Tengono corsi in tutta Italia, rivolti a strumentisti e cantanti del mondo classico e jazz.
LinguaItaliano
Data di uscita21 feb 2022
ISBN9788863953312
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    Anteprima del libro

    Maestro di te stesso. PNL per musicisti - Federica Righini

    CAPITOLO 1

    PROGRAMMAZIONE NEURO LINGUISTICA: PERCHÉ?

    Come ti programmi

    Due giovani musicisti sono in attesa del loro turno per un’importante audizione. Il primo cammina su e giù per la stanza, i passi cadenzati, lo sguardo rivolto verso l’alto; canta tra sé e sé il pezzo che suonerà, immaginandosi il suono e il ritmo del brano e ripassando mentalmente le sue intenzioni musicali. Pur essendo emozionato e un po’ teso, la convinzione interna che lo sostiene è di essere all’altezza della prova, convinzione supportata da una solida preparazione e rinforzata dai ricordi di altre prove che ha affrontato brillantemente. Quando esce, racconta: «È andata bene; sono stato fortunato perché mi hanno chiamato tra gli ultimi e ho avuto tutto il tempo per prepararmi con calma e focalizzarmi sull’esecuzione. Anche se non è stato facile, sono riuscito a mantenere la concentrazione mentre qualcuno chiacchierava. Grazie allo studio fatto negli ultimi tempi mi sentivo preparato e sicuro, e ho messo a fuoco più chiaramente cosa posso migliorare». Il secondo candidato è seduto su una sedia, la schiena curva e le ginocchia accavallate, il respiro corto e superficiale, lo sguardo rivolto in basso; anche lui ha studiato molto per questa audizione, ha trascorso ore a ripetere i passaggi difficili alla ricerca di una sicurezza che però non ha mai veramente raggiunto. La sua mente è affollata da pensieri negativi: dice a se stesso che non è all’altezza, sicuramente sbaglierà il tal passaggio e che, oltretutto, si sa già chi sarà il vincitore. Le immagini che gli scorrono davanti agli occhi rievocano precedenti fallimenti, ingranditi come su un enorme schermo cinematografico, mentre i ricordi positivi sono cancellati dalla sua memoria o confinati in uno spazio angusto e ristretto. All’uscita, dice: «È andata male. Sono stato sfortunato: mi hanno messo tra gli ultimi e ho dovuto aspettare un sacco di tempo così mi sono agitato; come se non bastasse i commissari mi hanno messo a disagio con le loro chiacchiere. Ho studiato tanto, ma non è servito a niente. Non so se farò più un’audizione».

    Se imputi i risultati che ottieni alla fortuna o alla sfortuna, al destino o al caso, forse non sei abbastanza consapevole di come ti sei programmato a ottenerli attraverso i pensieri, le immagini mentali, gli atteggiamenti psicofisici e le scelte che hai adottato. Ognuno di noi tende a ripetere in automatico gli schemi e le strategie del passato, anche solo per abitudine. Alcuni di essi sono utili e ci sostengono, altri invece possono limitarci e interferire con lo sviluppo delle nostre potenzialità.

    Uno degli scopi di questo libro è quello di aiutarti a distinguere gli schemi che funzionano, per potenziarli, da quelli che invece non funzionano, per imparare a sostituirli con altri più favorevoli. Questo non significa dover rinunciare alla tua spontaneità, né, tanto meno, aderire a un modello di efficienza e perfezione (oggi purtroppo molto diffuso) che potrebbe stressarti o allontanarti da te stesso. Anzi, prendere confidenza con i tuoi meccanismi automatici e imparare a gestirli ti consente di accrescere la tua creatività e il tuo senso interiore di libertà.

    La Programmazione Neuro-Linguistica (PNL) offre, a questo scopo, strumenti molto potenti, che si possono utilizzare e sviluppare efficacemente anche in ambito musicale. Essi costituiscono il presupposto di molte tecniche ed esercizi contenuti in questo libro.

    Cos’è la PNL

    È pressoché impossibile dare una definizione esauriente della Programmazione Neuro-Linguistica. Semplificando, potremmo dire che si tratta di un insieme di strumenti raffinati e potenti per favorire e accelerare i cambiamenti delle persone in direzione del loro successo e della loro realizzazione.

    La PNL studia le strategie e i processi interiori di coloro che raggiungono risultati di eccellenza in ogni ambito, per codificarli in un modello fruibile da chiunque. Rispetto all’esempio precedente, studierebbe i processi che il primo studente fa, dentro di sé, per mettersi nelle condizioni di dare il meglio. Successivamente, cercherebbe di descriverli in modo tale che possano venire utilizzati anche dal secondo.

    Nata in America negli anni ’70 grazie alle ricerche di Richard Bandler e John Grinder, ed elaborata ulteriormente da Robert Dilts, la PNL ha rivoluzionato tutti i contesti nei quali è stata introdotta. Sviluppatasi inizialmente nel contesto delle terapie psicologiche, si è poi rapidamente diffusa in ambito aziendale, sportivo, politico, pubblicitario e artistico. Lo straordinario impulso che ha dato alla comprensione dei meccanismi della comunicazione umana l’hanno resa molto popolare, al punto che vi sono oggi molte aziende specializzate che propongono corsi di formazione a vari livelli e con diversi indirizzi.

    Programmazione Neuro-Linguistica non è certamente un termine di immediata comprensione e contrasta con la dimensione pratica e concreta che la contraddistingue, ma ha la sua ragion d’essere nel periodo e nel contesto storico nel quale è nata: è bene dunque comprenderne il significato. Programmazione sta a indicare il modo in cui ognuno di noi struttura la sua personale esperienza della realtà e i suoi comportamenti, attraverso:

    la neurofisiologia (Neuro), ossia le rappresentazioni interne create attraverso i sensi;

    il linguaggio (Linguistica) tramite il quale descriviamo le nostre esperienze a noi stessi e agli altri.

    La mappa non è il territorio

    In musica, come nella vita, possiamo parlare davvero solo delle nostre reazioni e delle nostre percezioni.

    Daniel Baremboim

    Il presupposto della PNL è che ogni persona filtra e seleziona le percezioni che riceve dal mondo esterno attraverso i sensi e attraverso il linguaggio, codificando la sua esperienza della realtà in una specie di mappa personale, unica e irripetibile. Disporre di una mappa è importante per orientarci nel mondo e compiere delle scelte, tuttavia nessuna mappa potrà mai essere così completa da rappresentare interamente e compiutamente un territorio: la mappa perfetta, se mai volessimo crearla, coinciderebbe con il territorio stesso.

    È impossibile che due persone vedano un evento allo stesso modo in tutti i suoi particolari, o che ascoltino un brano di musica percependolo in modo identico. Per questo, Richard Bandler ha definito la PNL «lo studio dell’esperienza soggettiva».

    La PNL ha codificato tre processi fondamentali tramite i quali costruiamo le nostre mappe della realtà: cancellazioni, generalizzazioni e distorsioni.

    Cancellazioni. Per districarci dalla mole imponente di input sensoriali che riceviamo in ogni istante della vita è necessario che la nostra mente cancelli una parte dei dati. Ciò che vediamo o sentiamo corrisponde, infatti, solo a quella porzione o aspetto della realtà sulla quale siamo focalizzati.

    Uscendo da uno spettacolo, parli con un amico e ti rendi conto che ha notato particolari che a te erano sfuggiti, mentre ne ha cancellati altri che ti erano parsi significativi. Quando cammini per strada parlando di qualcosa che ti interessa non senti più il frastuono che ti circonda; quando sei assorbito dal lavoro non ti accorgi che il tuo corpo ha fame o voglia di muoversi.

    Considera le immagini seguenti. Cosa vedi?

    Una giovane donna o una vecchia?

    Due profili o una coppa?

    Queste figure mostrano come i significati che attribuiamo alle cose dipendano dal punto di vista dal quale li guardiamo. In entrambi i casi, per vedere una delle due immagini possibili, dobbiamo cancellare l’altra. Se siamo inconsapevoli di questo processo possiamo arrivare a litigare con qualcuno per convincerlo che ciò che vediamo è veramente una giovane donna o una coppa.

    Generalizzazioni. Alberi, case, automobili, animali sono esempi di generalizzazioni che ci servono per organizzare la nostra percezione della realtà.

    Anche quando parliamo di musicisti stiamo generalizzando: in verità, ogni singolo musicista ha caratteristiche totalmente uniche e irripetibili. Le generalizzazioni sono indispensabili per comunicare, ma possono creare problemi quando semplificano le cose tanto da farci dimenticare le caratteristiche specifiche di una data situazione, persona o idea. Esse arrivano a radicarsi nel nostro linguaggio a tal punto che non le notiamo più e le diamo per vere. Quando poi vengono ripetute passivamente da molti, diventano i classici luoghi comuni (i direttori d’orchestra sono tutti tiranni; le cantanti fanno sempre le primedonne). Le generalizzazioni spesso nascono da esperienze negative che diventano realtà assolute: lo studente che alla prima difficoltà con Bach decide che studiare Bach gli sarà per sempre difficile; la persona che ha avuto una delusione amorosa e decide che non si innamorerà mai più.

    Distorsioni. I nostri sensi sono ingannevoli: non sappiamo come le cose sono veramente, ma solo come noi le percepiamo. Ci sono suoni che il nostro orecchio non sente – come gli ultrasuoni – realtà che il nostro occhio non vede – come i campi elettromagnetici – e così via. Nella vita quotidiana siamo spesso costretti a ricrederci sulle nostre percezioni. Ti è capitato di cercare qualcosa per un po’, per poi scoprire che l’avevi sempre avuta sotto al naso? Ti è mai successo che qualcuno ti facesse notare, su uno spartito che studiavi da mesi o anni, un particolare che non avevi mai notato prima?

    Che ti dicessero che era trascorsa un’ora mentre ti era parso che fossero passati solo 5 minuti? Un tipo di percezione che viene spesso distorta è proprio quella relativa al tempo. A proposito di tempo, ti chiediamo ora di accelerare improvvisamente l’andamento con il quale leggi e di farlo sempre più rapidamente, ora, per fare un epserimento che sevrirà a capire una cosa ipmortante: leggedno sempre più radipamente, portai caprie in mdoo dirteto e semlicpe il cnocetto sconedo il qalue il crevlleo itenrprtea sepmre i dtai rivceuti dai sesni e li ograzznia in un mdoo per lui cpomrenbsiile.

    Altrimenti, come avresti fatto a leggere e capire questa frase? Il nostro cervello adatta e modifica le percezioni per poterle interpretare. In questo caso, la velocità gli impedisce di concentrarsi sulle singole lettere e lo induce a distorcere le immagini per riuscire a dar loro un significato. Come afferma Bandler, «la capacità di distorsione è una qualità che abbonda nelle persone creative. È necessario interpretare – distorcere – la realtà per poter riuscire a creare qualcosa di nuovo. I grandi artisti sono tutti esperti di distorsioni»¹. Eppure, questa stessa capacità può diventare, in altri contesti, fonte di problemi e di disturbo, particolarmente nelle relazioni. Qualcuno può pensare che il suo partner lo tradisca solo perché si rivolge gentilmente a una persona dell’altro sesso. Un maestro può arrabbiarsi e mettere a disagio un allievo solo perché interpreta il suo occasionale ritardo come una mancanza di rispetto. Una persona diffidente tende a cercare un secondo fine in ogni apprezzamento che le viene rivolto.

    Dal punto di vista della PNL, non esistono mappe più giuste o più vere di altre, ma mappe più ampie che consentono maggiori possibilità di scelta. Mappe limitate producono scelte ed esperienze limitate. La missione della PNL consiste nell’aiutare le persone a espandere e a rendere più flessibile la loro mappa; questo consente loro di risolvere problemi, diventare più creativi, migliorare le relazioni, la capacità di comunicare e, in generale, ottenere maggiore successo in ogni ambito.

    Sei utili presupposti

    Ancor più che una disciplina o una metodologia, la PNL è un atteggiamento. I suoi presupposti possono aiutare un musicista ad affrontare con un’attitudine positiva molti aspetti della sua vita. Eccone alcuni.

    1. Concentrati su ciò che vuoi

    La PNL incoraggia le persone a cercare soluzioni ai problemi piuttosto che ad analizzarne le cause. Capire perché una situazione o un comportamento non funzionano come vorremmo non porta automaticamente a un miglioramento, anzi, può causare un notevole dispendio di tempo e di energie. Molti musicisti si chiedono cosa non va in loro, perché non fanno abbastanza concerti o perché il loro ambiente non li riconosce.

    Sono concentrati su quello che non vogliono, o che li disturba, anziché su quello a cui aspirano. Vivono, studiano, suonano cercando di evitare i problemi o le situazioni che più temono o detestano. Esattamente come coloro che pensano continuamente a cosa fare per non ammalarsi invece di perseguire uno stato di benessere e di vitalità. Il continuo concentrarci su ciò che non vogliamo funge da catalizzatore, attirando verso di noi le stesse esperienze che cerchiamo di respingere.

    Un circolo vizioso che termina nel momento in cui ridefiniamo i nostri propositi e obiettivi in una direzione più positiva e costruttiva.

    2. Non esistono fallimenti, solo risultati

    Le persone determinate, quando non riescono a conseguire ciò che vogliono, modificano le loro strategie e riprovano, fino a che non ottengono il risultato desiderato. Esse guardano ai loro fallimenti come a semplici risultati, feedback utili per capire cosa correggere. Se si sentono frustrate o arrabbiate, reagiscono attivamente e non permettono che questi sentimenti abbiano il sopravvento.

    Tutte le vite dei grandi musicisti sono costellate di fallimenti e insuccessi. Basti pensare a Giuseppe Verdi, che non fu ammesso al Conservatorio di Milano; ad Anton Bruckner, che rimase pressoché sconosciuto sino all’età di sessant’anni; agli innumerevoli fiaschi e scandali che segnarono le rappresentazioni di opere divenute in seguito celebri e ammirate in tutto mondo.

    I fallimenti possono essere la conseguenza di errori personali; in questi casi biasimarti o colpevolizzarti non ti aiuta a imparare dalle esperienze. Se un concerto non è andato come vorresti, hai bisogno di mantenere la lucidità e il distacco sufficienti per comprendere cosa, esattamente, non ha funzionato. Può darsi che tu debba rivedere qualche aspetto della tua preparazione, rinforzare la tua determinazione o imparare ad ascoltare meglio te stesso e i musicisti con cui suoni. Quando capisci precisamente cosa e come puoi cambiare, sei in grado di programmarti meglio per la prossima occasione.

    Guardare agli errori come risultati può giovarti anche durante un’esecuzione musicale. Il fluire della musica non consente correzioni e la paura di sbagliare inibisce la libertà di esprimersi, generando tensioni psicofisiche sabotanti. Puoi favorire un atteggiamento più distaccato verso i tuoi errori, reali o immaginari, abituandoti a lasciarli andare e riportando l’attenzione sulla musica. Nel prossimo capitolo troverai numerosi suggerimenti per trattare queste tematiche.

    3. Attenzione ai feedback

    Alla PNL non interessa stabilire se gli strumenti usati siano quelli veri o quelli giusti, perché questo dipende dalla mappa che abbiamo. Piuttosto, il suo obiettivo è quello di capire se essi ci stanno portando dove vogliamo andare, se sono appropriati alla nostra meta. Un atteggiamento attento ai segnali concreti, ai feedback che riceviamo da noi stessi e dall’ambiente esterno consente di fare gli aggiustamenti di tiro che ogni contesto richiede e assumerci la responsabilità delle situazioni.

    Se, ad esempio, stai cercando di migliorare una relazione, i feedback a cui fare attenzione sono i segnali che ti arrivano dall’altra persona, in conseguenza di ciò che hai fatto o detto. Se cerchi di dire a qualcuno che gli vuoi bene e la risposta che ottieni è aggressiva o sarcastica, devi tenere conto che ognuno reagisce e risponde secondo la propria mappa, che non sempre tu conosci o comprendi. Forse le parole che hai usato ricordano alla persona una situazione nella quale è rimasta delusa o il tuo tono di voce assomiglia a quello del maestro che la rimproverava da bambina. Come insegna la PNL: il significato di una comunicazione è dato dalla risposta che otteniamo, indipendentemente dalle nostre intenzioni. Invece di sentirti ferito o dare la colpa all’altro, puoi dunque cercare un modo diverso di comunicare.

    Se il tuo obiettivo è risolvere una difficoltà strumentale, il feedback consiste nei miglioramenti che riscontri applicando un certo metodo di studio. Alcuni giovani studiano in modo ripetitivo per mesi, anni, senza verificare con attenzione e cura i risultati che conseguono.

    Alcuni feedback possono arrivare da un maestro o da un collega sotto forma di osservazione o critica. La paura di essere criticati è un tema particolarmente delicato per i musicisti e in generale per tutti coloro che si espongono al pubblico. Come vedrai nel capitolo I doni della paura, il modo in cui un musicista reagisce alle critiche influenza la sua libertà di espressione e il suo modo di relazionarsi con l’ambiente esterno.

    Per trarre insegnamenti dai feedback è fondamentale mantenere un atteggiamento aperto, attento e sufficientemente flessibile per continuare a modificare i comportamenti e le scelte, anche più volte, finché non consegui il tuo obiettivo. Talvolta, questo richiede di lasciare andare schemi di pensiero che ti hanno accompagnato in passato e che ora non funzionano più. La tua flessibilità migliora ogni volta che fai cose nuove e diverse da quelle che sei abituato a fare. Più flessibilità sviluppi, più possibilità di scelta avrai a disposizione nella vita.

    4. Spingiti oltre la zona di comfort

    L’istinto più forte, per un essere umano, non è quello di sopravvivenza, ma quello di aggrapparsi a ciò che gli è familiare.

    Richard Bandler

    La zona di comfort è l’ambito nel quale hai le cose sotto controllo e le tue normali abilità sono sufficienti a gestire le situazioni. Stare nella zona di comfort può essere piacevole e appagante; tuttavia, se ci resti troppo a lungo, ti privi della possibilità di apprendere cose nuove e di accrescere il tuo potenziale artistico e creativo. Chi si limita a ripetere e consolidare le capacità iniziali che ha appreso allo strumento (l’intonazione, le scale, i primi pezzi) non può diventare un professionista. Allo stesso modo, se un professionista rimane ancorato a ciò che sa già fare, per quanto valido, non si sentirà stimolato a rinnovarsi e a evolversi.

    Molti studi sulle performance di alto livello² hanno mostrato come la differenza più importante tra chi ottiene risultati mediocri, buoni e ottimi nella sua professione, come nella vita personale, è la disponibilità a impegnarsi costantemente a migliorare, a spingersi oltre ciò che è già facile o familiare per affrontare nuove sfide, costruire nuove abilità, adottare nuovi modi di pensare.

    Andare oltre la soglia delle tue sicurezze significa dunque uscire dalla zona di comfort per entrare nella cosiddetta zona di apprendimento, nella quale ti apri a nuove conoscenze ed esperienze. È il caso, ad esempio, del violinista che, dopo anni di attività in un’orchestra sinfonica, inizia a studiare il violino barocco: se vuole imparare un’abilità e un modo di suonare nuovi, deve rinunciare a schemi fisici e mentali consolidati, accettando di vivere un periodo di instabilità e di riadattamento.

    A volte, accade di essere costretti a uscire dalla zona di comfort, come quando un’orchestra chiude o un gruppo si scioglie e i componenti sono obbligati a trovare nuove occasioni di lavoro. In questi casi, entrare nella zona di apprendimento significa saper accogliere il cambiamento e farne un’opportunità di crescita, scoprendo nuove possibilità per realizzarsi.

    Uscire dalla zona di comfort non è sempre facile o scontato: alcune persone, solo all’idea di rinunciare alle loro abitudini o ai loro rituali si sentono impaurite o a disagio, perfino quando si rendono conto che è indispensabile per ottenere i cambiamenti che desiderano. La sensazione di perdita di controllo e di insicurezza li getta nella zona di panico, dalla quale essi riescono a salvarsi solo ritornando, il più velocemente possibile, alla loro rassicurante zona di comfort.

    Per superare la tendenza a entrare in un simile circolo vizioso, immagina di allenarti come si fa nello stretching: spingiti oltre i tuoi limiti gradualmente e con regolarità. Accogli gli stimoli di cambiamento in modo equilibrato: non fermarti di fronte al primo segnale di disagio, ma, allo stesso tempo, evita di arrivare al punto di sentirti sopraffatto dal panico o divorato dall’incertezza. Trova la giusta misura tra uno sforzo eccessivo e la rinuncia. Ogni volta che esci, anche di poco, dalla tua zona di comfort, acquisti una capacità nuova ed essa diventa parte di ciò che sei; allo stesso tempo, incrementi la tua generale disponibilità e flessibilità nel migliorare.

    5. Un modello per il successo

    La PNL ha dimostrato che vi sono tre caratteristiche principali comuni alle persone realizzate:

    sanno esattamente cosa vogliono, ovvero hanno obiettivi chiari e precisi;

    sanno perché lo vogliono, vale a dire sentono dentro di loro le emozioni, le sfide, le sensazioni e le soddisfazioni che dà loro il perseguire o raggiungere quell’obiettivo;

    sanno come fare per raggiungere l’obiettivo che desiderano, ovvero hanno la capacità di elaborare e mettere in atto uno specifico e concreto piano di azione.

    Un aspetto cruciale di questo modello del successo è che, dopo avere stabilito cosa e perché, le persone di successo si mettono in azione e iniziano un processo di prova-errore sui loro piani che, per quanto precisi, avranno bisogno di essere continuamente revisionati.

    Ecco una sintesi di questo processo:

    decidi cosa vuoi;

    fai qualcosa per ottenerlo;

    osserva attentamente i risultati (esamina il feedback, le conseguenze che ottieni dalle tue azioni);

    cambia quello che stai facendo, finché non ottieni ciò che desideri.

    Puoi concepirlo come uno schema archetipo per riuscire in qualunque cosa. Come musicista, lo puoi applicare al tuo metodo di studio, alla tua preparazione, alla tua carriera, a

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