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Il processo di Beatrice Cenci
Il processo di Beatrice Cenci
Il processo di Beatrice Cenci
E-book47 pagine35 minuti

Il processo di Beatrice Cenci

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Info su questo ebook

Ci sono sempre stati, fin dagli albori della storia dell’umanità, particolari fatti di “cronaca”, misfatti, delitti efferati ed episodi talmente rilevanti e intrisi di drammaticità da essere destinati a rimanere impressi nella memoria collettiva per intere generazioni, addirittura per secoli, sfidando così le stesse barriere del tempo e dello spazio. Potremmo citarne molti, dal martirio della povera Ifigenia, barbaramente uccisa dal padre Agamennone nel contesto di un vero e proprio sacrificio umano per propiziare la partenza della flotta greca verso Troia, all’efferato massacro dell’eccelsa Ipazia, grande scienziata, filosofa platonica e iniziata eleusina, consumatosi ad Alessandria d’Egitto in una giornata di Marzo del 415 d.C. ad opera di un’orda di monaci cristiani istigati dal Patriarca Cirillo; dalla vicenda della “pulzella d’Orléans” Giovanna d’Arco, oggi venerata come santa dalla Chiesa Cattolica, ma a suo tempo condannata per eresia e arsa viva sul rogo, fino ai più recenti casi dei delitti di Meredith Kercher e Yara Gambirasio. Ma la vicenda di Beatrice Cenci, giovanissima e bellissima nobildonna romana, accusata di aver preso parte insieme alla matrigna Lucrezia Petroni e ai suoi fratelli all’assassinio del padre, il conte Francesco Cenci, uomo dissoluto, violento e depravato, condannata a morte e poi decapitata di fronte a Castel Sant’Angelo l’11 Settembre 1599, ha talmente segnato la coscienza popolare da rappresentare ancora oggi, dopo oltre quattro secoli, una ferita aperta che grida giustizia.
LinguaItaliano
Data di uscita4 mag 2022
ISBN9791280130990
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    Anteprima del libro

    Il processo di Beatrice Cenci - Antonio Gismondi

    SImbolI & MItI

    ANTONIO GISMONDI

    IL PROCESSO DI

    BEATRICE CENCI

    Edizioni Aurora Boreale

    Titolo: Il processo di Beatrice Cenci

    Autore: Antonio Gismondi

    Collana: Simboli & Miti

    ISBN versione e-book: 979-12-80130-99-0

    In copertina:

    Guido Reni: Presunto ritratto di Beatrice Cenci, 1599

    (Roma, Palazzo Barberini)

    Edizioni Aurora Boreale

    © 2021 Edizioni Aurora Boreale

    Via del Fiordaliso 14 - 59100 Prato - Italia

    edizioniauroraboreale@gmail.com

    www.auroraboreale-edizioni.com

    INTRODUZIONE

    Antonio Gismondi, Procuratore Generale del Re alla Corte di Appello di Firenze, non ha bisogno di essere presentato ai lettori de L’Eloquenza. Spirito aperto e versatile, dotto ed abile giurista, appassionato indagatore di problemi storico-sociali e rivelatore di anime, egli ha lasciato il più vivo e grato ricordo in questa nostra Roma, nella quale ha esercitato per non breve tempo il suo alto ufficio di magistrato. Questa sua conferenza su Beatrice Cenci otterrà certamente, alla lettura, lo stesso successo che le dedicò il pubblico al quale fu rivolta: successo meritatissimo, per la nitida evidenza con la quale vi sono evocati uomini e cose, per l’acutezza degli spunti critici, per la serenità dei giudizi, per l’alto senso di umanità che li ispira. Se questo equilibratissimo ed efficacissimo discorso, invece che da una cattedra di conferenziere, Antonio Gismondi lo avesse pronunziato quale accusatore nel processo dei Cenci, potete esser certi che la sventurata Beatrice non avrebbe avuto mozzo il capo.

    E poi si parla di deformazione professionale! Antonio Gismondi, che è un Procurator Generale, concede a Beatrice Cenci tutte le attenuanti; Titta Madia, che è un illustre e battagliero avvocato, vede in lei la più ignobile e meno compassionevole figura di parricida.

    Povera Beatrice! Era giunta fino a noi – pallido e dolente fantasma emerso dalle lontane caligini del tempo – con la duplice aureola della purezza e del martirio. La Poesia e l’Arte avevano riconsacrata e resa più fulgida quell’aureola. Valeva la pena di distruggerla?

    Avevamo sempre creduto che Giulietta Capuleti e Romeo Montecchi fossero realmente esistiti, e ci hanno fatto sapere che non si erano mai sognati di venire al mondo e quindi tanto meno di uscirne in così tragiche e poetiche circostanze. Avevamo creduto che Pergolesi fosse morto di passione, e ci hanno fatto sapere che morì, invece, di una «spina ventosa». Avevamo creduto che Bellini avesse scritto «Ah, non credea mirarti sì presto estinto, o fiore», pensando alla sua povera Pennella, che si struggeva lontano, e ci hanno fatto sapere che la povera Pennella non aveva ispirato per nulla quel canto immortale.

    E sia pure! Ma che cosa ne abbiamo guadagnato? Oscar Wilde affermava che il compito dello storico debba consistere nel descrivere con esattezza ciò che non è mai avvenuto. Paradosso?

    D’accordo. Ma che cosa ci si guadagna a distruggere una bella leggenda, per sostituirvi

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