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I santi successori degli dei: L'origine pagana del culto dei santi
I santi successori degli dei: L'origine pagana del culto dei santi
I santi successori degli dei: L'origine pagana del culto dei santi
E-book261 pagine3 ore

I santi successori degli dei: L'origine pagana del culto dei santi

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Info su questo ebook

Il culto cattolico non viene da Gesù. Gesù non aveva liturgia, era nemico delle formule vuote, delle pratiche esteriori, voleva un culto intimo, del cuore, che consiste nella sottomissione filiale a Dio, nell’amore, nella fede; respingeva i riti esteriori, auspicava una religione senza sacerdoti, senza altari e non ammetteva altro tempio che l’anima. La liturgia cattolica non viene dunque da Gesù, bisogna cercarne le origini nello gnosticismo. Il culto dei santi è nato dal culto pagano dei morti e degli eroi, ne è il rigoroso prolungamento. È un dato di fatto incontestabile. Le leggende e gli atti dei santi, specie le passioni dei martiri fino al XV secolo, formano un’immensa letteratura apocrifa in cui i documenti autentici sono rari. Basate su documenti incerti falsamente interpretati, epitaffi e manoscritti mal letti, figure mal comprese, riti mal spiegati, le storie dei santi sono state molto spesso adornate di tratti e miracoli improntati alla fiaba, ai racconti, alle tradizioni popolari e alla mitologia pagana. Dati questi presupposti, Saintyves è riuscito a dimostrare che i nomi, le figure e i riti degli antichi dèi hanno fatto da base alle leggende agiografiche.
LinguaItaliano
Data di uscita19 apr 2016
ISBN9788864830353
I santi successori degli dei: L'origine pagana del culto dei santi
Autore

Pierre Saintyves

Pierre Saintyves, pseudonimo di Émile Nourry, nacque ad Autun nel 1870 e morì a Parigi nel 1935. Fu libraio ed editore, specializzato negli studi di folklore. In Italia, le edizioni Studio Tesi hanno pubblicato il suo saggio "La leggenda del Dottor Faust".

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    Anteprima del libro

    I santi successori degli dei - Pierre Saintyves

    Titolo originale dell’opera:

    LES SAINTS

    SUCCESSEURS DES DIEUX

    © 1907

    Librairie Critique Émile Nourry

    rue Notre-Dame-de-Lorette, 14

    Paris

    ISBN 978-88-6483-035-3

    Tutti i diritti riservati

    © Copyright 2016 by EDIZIONI ARKEIOS Srl

    Via Flaminia, 109 – 00196 ROMA – Versione digitale realizzata da Volume Press Tel. 063235433 - fax 063236277

    Che cosa sono tutti questi dei delle acque, dei monti e dei boschi, se non la patria viva e agente che offre seno e ricchezze ai propri figli? Chi sono questi eroi cristiani che li hanno rimpiazzati se non nuove personificazioni di tutto ciò che c’è di venerabile nella terra materna? In essa oggi riposano gli dei morti che già la rivelarono; ma la santa della sorgente ripete la sua virtù divina, i santi delle montagne e dei boschi parlano ancora dei suoi religiosi misteri. Ha scritto J.-M. de Hérédia¹:

    […] l’uomo indifferente al sogno degli avi

    ascolta senza un fremito, dal fondo delle notti serene,

    il mare che si lamenta piangendo le Sirene.

    Ma sente venire sulle onde san Nicola, sant’Anna o la Vergine Maria.

    Riconosce tremando la luce di quelle stelle del mare.

    Forme luminose che si ergono sull’azzurro infinito,

    ancora lo affascinano e lo fanno inginocchiare.

    ÉMILE NOURRY (pseudonimo Pierre Saintyves), nacque ad Autun nel 1870 e morì a Parigi nel 1935. Figlio di librai, era intenzionato a farsi prete ma poi rinunciò e aprì una sua libreria a Digione e quindi a Parigi, specializzandosi negli studi di folklore, nei libri antichi e in quelli di occultismo. Tra le sue opere, quasi tutte inedite in italiano, segnaliamo:

    La Réforme intellectuelle du clergé et la liberté d’enseignement , Émile Nourry, 1904

    Le miracle et la critique historique , Émile Nourry, 1907

    Les Vierges mères et les naissances miraculeuses , 1908

    Les reliques et les images légendaires. Le miracle de Saint Janvier, Les reliques du Buddha, Les images qui ouvrent et ferment les yeux, Les reliques corporelles du Christ, Talismans et reliques tombés du ciel , Mercure de France, 1912

    La force magique: du mana des primitifs au dynamisme scientifique , Émile Nourry, 1914

    Les Responsabilités de l’Allemagne dans la guerre de 1914 , 1915

    Les Liturgies populaires: rondes enfantines et quêtes saisonnières , Édition du livre mensuel, 1919

    Les origines de la médecine: empirisme ou magie? , Émile Nourry, 1920

    L’éternuement et le bâillement dans la magie. L’ethnographie et le folklore médical , 1921

    Essais de folklore biblique. Magie, mythes et miracles dans l’Ancien et le Nouveau Testament , Émile Nourry, 1922

    Les Contes de Perrault et les récits parallèles , Émile Nourry, 1923

    La légende du docteur Faust , L’édition d’art, 1926 (tr. it. La leggenda del dottor Faust , Edizioni Studio Tesi, Roma, 2013)

    En marge de la Légende dorée , Émile Nourry, 1931

    Les cinquante jugements de Salomon ou les arrêts des bons juges, d’après la tradition populaire , Éditions Domat-Montchrestien, 1933

    Corpus du folklore des eaux en France et dans les colonies françaises , Émile Nourry, 1934

    Corpus du Folklore préhistorique (pierres à légendes) , Émile Nourry, 1934-1936

    Manuel de folklore . Lettre-préface de Sébastien Charléty, J. Thié-baud, 1936

    Pierres magiques: bétyles, haches-amulettes et pierres de foudre. Traditions savantes et traditions populaires , J. Thiébaud, 1936

    Saint Christophe: successeur d’Anubis, d’Hermès et d’Héraclès , 1936

    L’astrologie populaire étudiée spécialement dans les doctrines et les traditions relatives à l’influence de la Lune. Essai sur la méthode dans l’étude du Folklore des opinions et des croyances , J. Thiébaud, 1937

    Deux mythes évangéliques, les douze apôtres et les 72 disciples , Émile Nourry, 1938

    Émile Nourry (Pierre Saintyves)

    Saintyves aveva ottenuto dai suoi studi la serena filosofia della saggezza. La sua fisionomia, a volte grave a volte sorridente, traspirava bontà. Calmo, si animava subito nella conversazione e qualunque fosse l’argomento, stupiva sempre per l’immensità del sapere. Quest’uomo è stato un servitore della verità. Amava tutti coloro che, in qualunque modo lo facessero, la ricercavano con sincerità.

    S. CHARLÉTY

    Rettore dell’Università di Parigi

    (Revue de folklore français, 1936)

    Indice

    Nota del Curatore

    Prefazione

    Introduzione

    L’ORIGINE DEL CULTO DEI SANTI

    Capitolo primo

    Il culto degli eroi e il culto dei santi

    Apparizione di eroi e di santi – Offici e funzioni di eroi e santi – Punizione dello spregio verso eroi e santi – Eroi e santi intercessori – Eroi e santi tutelari – Eroizzazione e canonizzazione – Il ritrovamento delle reliquie – Traslazione delle reliquie – False reliquie di eroi e santi – Reliquie di eroi e santi come pegni di prosperità e salute – Il furto dei corpi santi prima e dopo il Cristianesimo – Le più curiose reliquie pagane e cristiane – Reliquie doppie e multiple – Il culto degli imperatori

    Capitolo secondo

    Il culto dei morti e quello dei santi

    Le testimonianze epigrafiche – Le testimonianze liturgiche: i riti funebri – Feste generali in onore dei morti – I banchetti funebri del primo novembre – Il sacrificio dei ceri del primo novembre – Ultimi tentativi di cristianizzare il culto dei morti – Conclusione

    MITOLOGIA DEI NOMI PROPRI

    Capitolo primo

    L’evoluzione dei nomi propri

    Mitologia comparata e agiografia – La mitologia onomastica o mitologia dei nomi propri – Le denominazioni di un primo dio diventano dei e santi distinti – Santa Veronica – San Viaggiatore – Santa Agnese – Sant’Onofrio – Nomi di due distinte divinità si uniscono per designare un nuovo santo o divinità – Fusione di omonimi e semi-omonimi – Sdoppiamenti o trasformazioni derivanti da spiegazioni etimologiche successive – Come nacquero san Nabot e san Ploto – Santa Venisa – Ruolo delle metafore nella ricerca, raggruppamento e organizzazione dei nomi divini

    Capitolo secondo

    Prima ricerca di filiazioni verbali

    Il metodo tradizionalista. Comparazione e raffronto di leggende relative a personaggi sacri i cui nomi sono apparentati – Il metodo topografico. Raffronto di nomi di località (paesi o santuari) con quelli di dei e di santi che vi si sono succeduti – Attribuzione di templi a santi che hanno nomi simili a quelli degli dei che rimpiazzano – Santi sostituitisi a dei in località che dettero il loro nome al dio rimpiazzato – Dei e santi delle foreste – Dei e santi delle acque – Dei e santi dei monti – Un santo delle acque e dei monti: san Donato – Conclusione

    Capitolo terzo

    Seconda ricerca di filiazioni verbali. Il metodo astronomico

    Santi a nome pagano in rapporto con feste la cui origine risale a dei e geni pagani – Relazioni astrologiche di geni pagani e santi cristiani – La leggenda di santa Margherita – La leggenda di sant’Ippolito – Indizi topografici – Sincronicità del culto – Simbolismo del genio pagano e del martire cristiano – Sostituzioni posticce – Ricerche di festività pagane basate sulle relazioni astrologiche di geni pagani e santi cristiani – Il culto di sant’Antonio e i Paganalia – Il culto del profeta Elia e quello di Apollo – Ricerca degli dei pagani che precedettero i santi cristiani attraverso lo studio delle festività – L’epifania di Arpocrate e quella di Cristo – Iside e santa Genoveffa – Conclusione

    Postfazione

    Il concetto di santità

    Bibliografia essenziale

    Nota del Curatore

    Esistono alcune potenze divine intermedie che dimorano fra la sublime altezza dell’etere e la vile bassezza terrena, che comunicano agli dei i nostri desideri e i nostri meriti. Hanno ricevuto dai greci il nome di demoni e fra gli abitanti della terra e quelli del cielo fanno da messaggeri per le preghiere di quaggiù, per i doni di lassù, avanti e indietro portano di qui le richieste, di là i soccorsi, interpreti per gli uni e salvatori per gli altri.

    APULEIO, IL DEMONE DI SOCRATE, VI

    L’argomento di questo libro è molto più vasto di quanto si possa immaginare e anche recensirlo obbligherebbe a darne dei cenni molto superficiali. Lo stesso autore dovette contenere la sua ricerca, escludendo, per esempio, tutto l’ambito dei culti afro-caraibici che invece sono l’esempio più recente ed eclatante di sostituzione di divinità pagane con santi cristiani. Per dare invece al lettore un’idea precisa del contenuto, abbiamo deciso di inserire qui la recensione che facemmo di un altro libro di Saintyves, dedicato, anziché al culto dei santi, al culto di un solo santo, san Cristoforo, apparsa sul quotidiano Rinascita del 15 luglio 2011.

    "A partire dal primo gennaio 1970 la Chiesa cattolica, con Paolo VI, ha tolto dal Calendario liturgico le feste di alcuni santi, tra cui san Cristoforo (25 luglio i cattolici, 9 maggio gli ortodossi), protettore degli automobilisti e dei trasportatori, oltre che dai terremoti, dai disastri e dalle morti improvvise. Faceva parte di una lista di 14 santi ausiliatori o apotropaici, invocabili nelle emergenze più penose. Le motivazioni addotte per la sua rimozione sono in sintonia con la tradizionale diplomazia espressiva della Chiesa ma possiamo sintetizzarle dicendo che di questi santi non c’erano prove di una vera loro esistenza. Si può aggiungere da parte nostra che fino a quando questi santi hanno fatto comodo, ben oltre il periodo della critica razionalista dei secoli scorsi, queste preoccupazioni storicistiche non hanno impensierito la Curia romana; ora, però, che la Chiesa è riuscita a cavalcare la tigre dei tempi moderni, non ci ha pensato due volte a sbarazzarsi di quello che poteva diventare un imbarazzante retaggio pagano. Non che tali santi siano stati ‘cancellati’ – infatti in casi particolari il loro culto è tuttora consentito – ma sono stati ‘rimossi’, messi in soffitta insomma.

    Uno dei più importanti a soffrire della ‘rimozione’ è stato Cristoforo (=trasportatore del Cristo), talché qualche cattolico tradizionalista potrebbe vedere in essa un fatto simbolico se non apocalittico, specie se ha letto il libro di Adrien Peladan, Saint Christophe, Nimes, 1880. In realtà la rimozione è dovuta al fatto che dietro la sua figura si cela una divinità pagana: il dio egizio Anubis. È stato merito dello studioso francese Saintyves aver messo in luce questo fatto, in un saggio uscito nel 1936 (Saint Christophe successeur d’Anubis, d’Hermès et d’Héraclès). L’elemento che ha fatto sorgere i primi dubbi è senz’altro il fatto che le immagini antiche di Cristoforo ce lo mostrano in sembianze umane ma con una bella testa di cane (cinocefalo). Ora, l’unico dio pagano in sembiante canina, volendo trascurare il cane infernale Cerbero, è l’egizio Anubis, guardiano dell’Oltretomba. Bisogna dire che nel Cristianesimo post-costantiniano non ci si fece scrupolo di mescolare le carte in tavola pur di assicurarsi la partecipazione delle masse, in gran parte ancora legate ai culti ancestrali, anche se di come Anubi sia divenuto Cristoforo non ci sono naturalmente ‘registrazioni telefoniche’ o documenti compromettenti; ma senz’altro dietro all’evento dev’esserci stata una decisione presa in ambienti importanti – così come, del resto, è avvenuto da parte pagana col dio Serapide o con lo stesso Mithra, ma non divaghiamo. Nel Medioevo, però, questa ‘assurdità’ doveva avere colpito gli stessi cristiani, perché altrimenti non si spiega come mai proprio in questo periodo ‘nasce’, con la Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine, la leggenda tradizionale di san Cristoforo che vuole nascondere il più possibile le caratteristiche canine del personaggio.

    Eccone una rapida sintesi: Cristoforo, il cui vero nome era Reprobo, era un gigantesco soldato dall’aspetto orripilante, che voleva servire l’essere più potente della terra. Un giorno, in riva a un fiume vorticoso, si trovò a traghettare sulle proprie spalle un bambino. Mentre guadava il corso d’acqua, il bimbo si fece d’improvviso pesantissimo, tanto che poco mancò che il gigante non perdesse la vita. Il bambino in realtà era Cristo, che pesava poiché era il reggitore di tutto il Creato. A quel punto Reprobo si fece cristiano e di lì a poco subì il martirio, sotto l’imperatore Decio, non prima però di cercar di venir sedotto da due donne. Avendo trasportato Cristo divenne il patrono di tutti i trasportatori, dai facchini fino ai più recenti automobilisti.

    Le leggende più antiche, come il menologio dell’imperatore Basilio, facevano nascere Cristoforo nella terra di Canaan o in Licia. In realtà si tratta di una deformazione dei manoscritti: in Egitto il culto di Anubis (visto sia come un cane che uno sciacallo) era particolare in due nomi dell’Alto Egitto: nella città di Licopoli, attuale Siout, in Licopolitania (= terra dei lupi). La terra di Canaan dei manoscritti invece è una deformazione di Cinopolitania (= terra dei cani), la cui sede era Cinopolis, attuale Kaina, come hanno riconosciuto gli studiosi. Stranamente Licopoli fu anche uno dei più importanti centri monastici del Cristianesimo egiziano; così scrive il Saintyves, sintetizzando lo scritto di un egittologo (E. Amélineau, Le Christianisme chez les anciens Coptes): ‘La popolarità degli dei a testa di cane era troppo grande perché i copti convertiti vi potessero rinunciare facilmente. Fu così quindi, che quando il Cristianesimo si impiantò in Egitto, si fece del cinocefalo un collaboratore degli Apostoli’. Il calendario copto annovera ancora un san Cinocefalo, mentre in Francia e Germania il 25 luglio si sacrificava a san Cristoforo un gallo, proprio come in Egitto ad Anubis, come ci ricorda Plutarco. È sempre Plutarco (Iside e Osiride) a informarci che Anubis veniva identificato con la costellazione del Cane, in particolare con la stella Sirio, fautrice del periodo della Canicola. Ora, è assolutamente rimarchevole il fatto che il tramonto di Sirio (9 maggio) è la festa ortodossa di san Cristoforo mentre la sua levata (25 luglio) è la festa cattolica, ‘rimossa’, dello stesso santo! A causa della ‘precessione degli equinozi’ queste date (leggermente diverse secondo i luoghi) oggi non sono più in corrispondenza con la costellazione del Cane. I romani il 25 luglio sacrificavano cani rossi alla dea Furrina, personificazione della Canicola.

    San Cristoforo nelle antiche raffigurazioni era dipinto, oltre che con testa canina, anche con un costume militare e portante una palma, tre elementi che sono presenti tutti assieme nelle raffigurazioni di Anubis. La fronda di palma o l’albero intero era un simbolo tipico del dio egizio, e rappresentava il trionfo sulla morte, forse per la nota capacità della foglia di radicarsi nel terreno e dare vita a un nuovo albero. Sia il santo che Anubis hanno lo stesso abbigliamento militare: una tunica a maniche corte con cinturone e mantello sulle spalle, ciò fin nelle raffigurazioni irlandesi e russe di Cristoforo, tanto che Saintyves afferma: ‘Le immagini del santo furono spesso una semplice cristianizzazione delle immagini del dio’. Queste immagini sono attestate tra l’altro nel monastero del monte Sinai, al tempo dell’imperatore Giustiniano, e nei monasteri del monte Athos in Grecia, dove in alcuni casi la testa canina venne poi abrasa dai monaci. Spesso la sua statua era posta all’ingresso delle chiese con funzione di guardiano, così come Anubis (e Cerbero) era il guardiano dell’Oltretomba. In Francia, a Châlons-sur-Marne, si ricorda una statua colossale di san Cristoforo, posta all’ingresso della chiesa di Saint-Loup (san Lupo).

    Anche il particolare del bambino trasportato da Cristoforo sulle spalle è tutt’altro che genuino. Ci sono infatti delle gemme incise in cui Anubis trasporta sulle spalle un ariete (simbolo del Sole-Osiride che viene guidato nel viaggio notturno). Come non pensare anche alla figura cristiana del ‘buon pastore’, considerando l’influsso ‘egizio’ che sta in parte alla base del Cristianesimo? Nel mondo greco-romano si ebbero le figure di Hermanubis e di Herculanubis in sostituzione del dio egizio, a testimonianza di una popolarità giunta fin nell’Urbe, poiché nei Musei Capitolini sono conservate due loro statue. Nella mitologia greca è nota anche la figura del gigante Ercole che porta sulle spalle il piccolo Eros: ‘Questi ultimi tratti leggendari, che accomunano singolarmente Eracle a Cristoforo, non ci devono far perdere di vista l’essen-ziale, cioè che Eros è una specie di demiurgo e che svolge spesso un ruolo cosmogonico. L’Eracle con Eros, il buono e santo gigante che porta il generatore del mondo è dunque per davvero uno dei prototipi del Cristoforo col Gesù bambino […]’. In verità, san Cristoforo non dipende solo da Anubis e da Hermanubis, ma da Eracle-Herculanubis, tutti simboli che fornirono ai creatori di immagini dei tipi intercambiabili che non si peritarono di fondere assieme e mescolare. Le immagini di san Cristoforo sono la risultante di questo amalgama. La corrente iconografica che va da Anubis a Cristoforo, abbracciando Hermes ed Eracle, Hermanubis ed Erculanubis, è dunque significativa e possiamo affermare, in tutta certezza, che le immagini di Cristoforo derivano da questa vasta corrente pagana che ha di volta in volta attribuito a Hermes e a Eracle il fanciullo divino, a Hermes e Anubis la palma o l’olivo, ad Anubis la testa di cane e il

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