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Il Bafometto: Emblema dell'esoterismo
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E-book359 pagine4 ore

Il Bafometto: Emblema dell'esoterismo

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Info su questo ebook

Pronti a svelare i misteri del Bafometto un secolo dopo l'altro? L'idolo pagano Baphomet troneggia al centro di molti enigmi. Fin dalla loro tragica scomparsa nel XIV secolo, i Templari hanno alimentato una storia misteriosa, un insieme di enigmi che si insinua nelle pieghe della Storia ufficiale e nel quale è difficile distinguere il vero dal falso. Ai Templari è stato attribuito tutto: il possesso della Sindone e del Graal, la scoperta dell’America, la disponibilità di un favoloso tesoro (materiale o spirituale), la conoscenza dei segreti alchemici, la perpetuazione dell’Ordine nelle confraternite occulte, fino all’adorazione del diavolo.
Simbolo esoterico: i cavalieri templari accusati di venerare l'idolo pagano Mistero dei misteri, il Bafometto troneggia al vertice di questo labirinto di congetture. In origine, da semplice elemento tra tanti altri all’interno del processo, l’idolo guadagna il centro della scena con la nascita del templarismo massonico, verso la metà del XVIII secolo. Tuttavia, spetterà a Eliphas Lévi l’onore di attribuirgli il profilo, piuttosto inquietante, di un androgine dalla testa di capro, con una torcia tra le corna e la fronte ornata da un pentagramma.
A volte demonizzato, a volte riabilitato a seconda delle interpretazioni, alla fine Baphomet indosserà tutti i colori del variopinto mantello che i biografi tra esoterismo e massoneria gli hanno confezionato un secolo dopo l’altro, conservando sempre l'odore di bruciato dei roghi templari.
Sforzandosi di tener conto sia del mito che della realtà, la presente opera ripercorre il lento emergere del mito. Mirabilmente documentata, affascinerà non solo gli amanti del mistero, ma anche tutti coloro che si appassionano alle leggende che costellano l’avventura umana.

Indice
Prefazione, di Jean-François Lecompte
Introduzione
Capitolo I - L'Ordine del Tempio
Gli anni della formazione
Il Concilio di Troyes
La consacrazione
Organizzazione e vita del Tempio
La perdita della Terrasanta
La caduta
La tragica fine dell'Ordine del Tempio
Jacques de Molay, l'ultimo Gran Maestro
La posterità
Capitolo II - Storia Occulta

Dal tesoro al Santo Graal
Il sigillo dell'Ordine
La regola segreta
La maledizione
Il templarismo
Altre leggende sulla sopravvivenza del Tempio
Capitolo III - Il Bafometto
L'idolo misterioso
I Clerici templari
Nascita di una leggenda
Gli scrigni del duca di Blacas
Un festival etimologico
Dalla Sacra Sindone a San Giovanni Battista
Il Bafometto di Chinon
Dal capro di Mendes alla Pietra Filosofale
Bafometti ovunque
Lucifero per i massoni
Aleister Crowley
La Chiesa di Satana: ritorno al punto di partenza
La magia moderna
Conclusione: Al diavolo!
Appendice: La consapevolezza dei Templari, del dott. barone Hammer-Purgstall, traduzione francese inedita di Lionel Duvoy
Bibliografia
LinguaItaliano
Data di uscita6 set 2019
ISBN9788864830612
Il Bafometto: Emblema dell'esoterismo
Autore

Spartakus FreeMann

SPARTAKUS FREEMANN è un adepto alle filosofie ermetiche che vive in Francia. Ha scritto con D.S. Soror diverse opere di argomento esoterico come Les sigils, Introduction à la Voie de laKabbale, L’Âme dans la Kabbale, Le Se-pher Yetsirah, Les carrés magiques dansla talismanie d’Agrippa.

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    Anteprima del libro

    Il Bafometto - Spartakus FreeMann

    Prefazione

    Il Bafometto non è un libro normale. La scrittura a quattro mani alla quale si sono dedicati gli autori non è certo un esercizio facile. Affinché riesca è necessario creare un terzo personaggio, quindi ricorrere all’aiuto di un eggregore. Tuttavia, gli autori erano particolarmente qualificati per questo compito. Fin dall’introduzione viene posta l’eterna domanda: c’era bisogno di una nuova opera sul Tempio? Ne esistono tante!

    Per quanto mi riguarda, ne possiedo diverse centinaia sui Templari, sugli altri Ordini e sulla cavalleria in generale, e continuo ad acquistarne, poiché il flusso delle nuove pubblicazioni è costante. Pertanto, periodicamente è necessario fare il punto sullo stato dell’arte. Soror D.S. e Spartakus FreeMann sono riusciti nell’intento. Questo libro dipinge un quadro pedagogico degli universi sconvolti dall’Ordine del Tempio, partendo dalla storia stessa dell’organizzazione fino ad arrivare alle elucubrazioni fantasmagoriche che ne colorano le presunte sopravvivenze. Per il fatto di avere io stesso vagato nei reparti delle biblioteche, posso consigliare di leggere questo libro in primo luogo a coloro che vogliono entrare nei misteri del Tempio senza perdere troppo tempo. Per gli altri che si dilettano da lustri di letture ardimentose, il libro rappresenterà un modo straordinario per fare il punto sulla documentazione passata e futura sull’argomento. Infatti, la bibliografia situata a fine volume è di una qualità rara. Il corpo del testo ne facilita l’accesso, grazie alla presenza di note generose quanto rigorose sulle fonti compulsate. In breve, si tratta di un lavoro di qualità universitaria che cade a proposito su una materia afflitta da approssimazioni ciarlatanesche. Appendici e illustrazioni sono egualmente gradite e pertinenti.

    Che cosa impariamo da questo libro?

    In primo luogo, che il mistero è lo stato naturale nel quale si è evoluto questo Ordine combattente. Il Tempio era un corpo di spedizione le cui missioni erano nebulose, come sono oggi quelle dei nostri soldati in Africa. Il Tempio era una banca tenuta al segreto sulle transazioni, in modo ovvio e al pari di ciò che accade nella nostra epoca. Era il primo imprenditore d’Europa e le sue succursali, chiamate commanderie, erano molto discrete sulle proprie attività e sull’amministrazione generale, e sul consolidamento dei bilanci veniva mantenuto il più assoluto segreto, come accade per i grandi gruppi industriali. In fin dei conti, il Tempio era il primo proprietario fondiario d’Europa, ma lo stato dei suoi beni rimaneva nascosto in cartolari sepolti nel silenzio degli archivi notarili.

    In simili condizioni, non c’è da sorprendersi che l’Ordine sia stato il terreno ideale per dei sospetti di complotto. Un complotto di cui è stato oggetto durante la sua esistenza e che ha portato al suo completo smantellamento. E dopo la scomparsa del Tempio, la presunta sopravvivenza dei suoi esponenti ha alimentato un altro complotto, quello di supervisori ignoti e illuminati di ogni tipo che dirigono il mondo: società segrete, satanisti, ebrei e massoni ne configurano gli esempi più calzanti.

    Gli uomini hanno bisogno di mistero. Così, il Bafometto è apparso come il mistero nel mistero, il centro di impedenza nel quale si raccolgono tutte le energie, per poi essere espulse. In realtà, il Bafometto è una sorta di mandala, vale a dire ancor più che un albergo spagnolo [un luogo in cui si trova soltanto ciò che si porta con sé, N.d.T.] un supporto sulla base del quale, una volta calmata la fame, si potrà sviluppare un discorso, elevando così il livello di coscienza.

    Certo è che il Bafometto faceva parte di un materiale decorativo utilizzato nelle cerimonie regolate da un rituale. Ed è altrettanto certo che non tutti i membri dell’Ordine assistettero a tali cerimonie. Secondo le testimonianze del processo, il Bafometto era una testa barbuta che veniva mostrata in quelle occasioni. A proposito: ma non può essere che questi monaci cristiani adorassero semplicemente una raffigurazione di Cristo?

    Questa ipotesi non è sfuggita ai nostri due autori. Personalmente, è quella cui aderisco più volentieri, e che è stata rapidamente esaminata da Barbara Frale in base alle opere, ben più convincenti, di Yann Wilson.

    Essa fu costruita sulle seguenti realtà storiche.

    Nel 1204, dopo il fallimento di una Crociata, i cavalieri giunti a Costantinopoli saccheggiarono la città e vi insediarono una nuova dinastia di imperatori franchi, il primo dei quali fu Baldovino di Fiandra. Questi creò dei ducati per ricompensare i comandanti delle truppe cristiane. Uno di loro, Ottone de la Roche, divenne così duca di Atene. Nel 1261 l’impero franco crollò, ma il ducato di Atene conservò la sua indipendenza per altri 60 anni, scomparendo poi nel 1311. Come accadde? Dispensando fortune a mercenari catalani. Dove si trovò il denaro? Venne chiesto al più importante banchiere dell’epoca: l’Ordine del Tempio. Su quali garanzie vennero accordati i prestiti? In base alla costituzione di un pegno che valeva tutto l’oro del mondo: la Sacra Sindone. Infatti, sussiste la certezza storica che Ottone de la Roche si impadronì della Sindone in occasione del sacco di Costantinopoli, per portarla ad Atene. Tutto ciò figura in una lettera di denuncia ricevuta dal papa e redatta dall’imperatore decaduto. La Sindone chiamata Mandylion, infatti, faceva parte dei tesori di Costantinopoli; anzi era il più prezioso di essi. Vediamo quindi i Templari finanziare per decenni la resistenza del piccolo ducato in un ambiente ostile. Nel 1311, però, l’Ordine era stato già sciolto. D’altro canto, non furono ritrovati né i libri contabili relativi alle operazioni bancarie, né i pegni di coloro che avevano chiesto prestiti. Tutto ciò era stato portato in un luogo sicuro. Mi piace immaginare che Ottone de la Roche abbia affidato alla custodia del Tempio la sua straordinaria reliquia; in cambio, aveva ricevuto un’enorme linea di credito. In tal modo, i Templari si erano ritrovati proprietari o depositari della Sindone e di una preziosissima informazione: il disegno del vero volto del Signore. Il Tempio, e solo il Tempio, possedeva l’immagine autentica di Cristo! Pertanto, in ogni succursale, si fece realizzare una copia di quel volto al quale si faceva riferimento con gravità parlando del Salvatore. Ma l’informazione sul possesso della Sindone non doveva trapelare per due ragioni: evitare di suscitare bramosie e soprattutto non dover confessare che si prestava denaro a interesse, un’attività proibita dalla Bibbia.

    E la Sindone, scomparsa all’epoca dello scioglimento dell’Ordine, riapparve ben presto nel 1356, come proprietà di una coppia di nobili borgognoni. Lui era Goffredo di Charny, un teorico della cavalleria, un eroe combattente insignito dell’alto onore di portare in battaglia l’Orifiamma di Francia. Non è possibile stabilire un’esatta relazione familiare tra lui e il Goffredo di Charny morto sul rogo a fianco di Jacques de Molay. Lei era Jeanne de Vergy, discendente diretta di Ottone de la Roche. Questa coppia sigillò l’alleanza definitiva tra l’Ordine del Tempio e la Sindone.

    Ecco quindi la Sacra Sindone in Borgogna, culla dell’Ordine del Tempio. L’anonima testa barbuta mostrata nelle cerimonie templari, a volte sotto l’appellativo di Bafometto, ridiventa la dolce e straziante immagine di Gesù, l’uomo-Dio, immolato per la salvezza del mondo.

    La mutazione del Bafometto verrà descritta con precisione dai nostri due autori, dei quali sottolineo ancora la qualità della ricerca e la pedagogia dell’esposizione. In questo lavoro vedremo come l’Ordine sia stato sospettato di spingersi molto al di là della sua reale attrazione per lo gnosticismo.

    Avete già osservato che il sigillo dei Maestri del Tempio era un abraxas panteo? È rigorosamente identico ad alcuni cammei gnostici fabbricati nei primi secoli cristiani.

    L’Ordine fu forse un tentativo di risveglio del pensiero gnostico? Non mi sorprenderebbe.

    Ritengo che esso fosse portatore di un progetto sociale e spirituale che potrebbe sintetizzarsi nell’espressione gnosi e commanderie. Il progetto sociale era di far entrare tutti negli Ordini, vale a dire coloro che pregavano, combattevano o lavoravano, e di istituire comunità operative, tra le quali quelle agricole erano le più numerose. Il progetto spirituale mirava a ristabilire la gnosi cristiana, sradicata nei primi tempi del cristianesimo. Beninteso, questa è soltanto la mia teoria, elaborata nel corso di lunghi anni di riflessione.

    Rimangono tuttavia molte sorprese da scoprire, che movimenteranno le ricerche future, e auguro a coloro che le intraprenderanno la stessa fortuna di questo appassionante studio sul Bafometto.

    J.F. Lecompte

    Introduzione

    Quando uno tira in ballo i Templari, è quasi sempre un matto.

    Umberto Eco, Il pendolo di Foucault

    Perché un’altra opera sui Templari? Le biblioteche ne traboccano, dallo studio storico universitario al compendio di tesi misteriose, la scelta è vasta. Fin dalla loro scomparsa, avvenuta nel XIV secolo, fiorirono i primi manoscritti, in cui si fa menzione dei cavalieri dal bianco mantello, e sette secoli dopo la fonte non si è ancora inaridita, dal momento che ogni anno vede il suo florilegio di pubblicazioni.

    La risposta è nel titolo: Il Bafometto. Infatti, se è vero che fin dal XVIII secolo gli autori invocano questo presunto idolo, ciascuno offrendo la propria spiegazione, per quanto ne sappiamo nessuno si è ancora impegnato nel tracciare un quadro storico dell’enigma.

    Noi non siamo storici, preferiamo piuttosto definirci adepti delle filosofie ermetiche; ciò nonostante, ci siamo sforzati di mantenerci obiettivi il più possibile, riannodando il filo delle notizie bibliografiche, esplorando le biblioteche e le opere di riferimento.

    Offriamo umilmente il frutto delle nostre ricerche al lettore, nella speranza di sollevare il velo che occulta questo intrigante simbolo.

    Milizia religiosa nata dalla cavalleria cristiana, l’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone si consacrò, durante il XII e il XIII secolo, alla protezione dei pellegrini che si recavano in Terrasanta. Alloggiati nelle vicinanze dell’area dell’antico Tempio di Gerusalemme, i suoi membri furono ben presto soprannominati Templari o Cavalieri del Tempio.

    Sostenuto dal papato, l’Ordine acquisì sollecitamente ricchezze e potere ma, dopo la perdita della Terrasanta, caduti nel gioco delle rivalità tra il papa e il re di Francia, i Templari furono arrestati, l’Ordine sciolto e i suoi membri accusati di eresia. Molti di loro perirono sul rogo: tra essi, l’ultimo Maestro dell’Ordine, Jacques de Molay.

    Questa fine tragica e improvvisa e la prospettiva di un tesoro sottratto all’avidità, al pari della natura delle accuse, diedero luogo a una quantità di speculazioni e leggende. Ai Templari è stato attribuito il possesso del Graal o dell’Arca dell’Alleanza, si è ipotizzato che fossero alchimisti, maghi, convertiti all’islam o adoratori del diavolo. Nel corso dei secoli che seguirono il processo, le opinioni si divisero tra partigiani dell’innocenza, sostenitori della colpevolezza e coloro che attribuivano ai Templari il possesso di segreti esoterici.

    Nell’elenco dei crimini che furono loro imputati, il rinnegamento di Cristo e l’idolatria occuparono un posto importante, mentre la natura stessa dell’idolo che si presumeva i Templari adorassero rimaneva soggetta a varianti: gli accusati furono alternativamente sospettati di rendere omaggio a un gatto, un demone, un ritratto e una testa, occasionalmente gratificata di un nome: Bafometto.

    In origine semplice elemento tra gli altri di un atto d’accusa, sarà necessario attendere diversi secoli perché Bafometto acquisisca l’aura leggendaria che oggi gli appartiene. Verso la metà del XVIII secolo, la Massoneria reinveste nel mito templare. Questa organizzazione, comparsa sotto la sua forma moderna alla fine del XVI secolo, si è rapidamente creata origini mitiche, facendo risalire i propri riti alla costruzione del Tempio di Salomone e quindi alla cavalleria medievale. Nel 1750 fa la sua comparsa il primo grado templare. In quello stesso anno, il barone von Hund fonda la Stretta Osservanza Templare. Seguiranno altre organizzazioni. L’interdetto pronunciato dal papa nel 1312, sotto pena di scomunica, che vieta di utilizzare il nome o i simboli templari, non ostacolerà in alcun modo la fondazione di una pletora di Ordini neo-templari che abbondano tuttora.

    Nella scia del templarismo, l’idolo riguadagna il centro della scena, dando luogo a ogni sorta di speculazioni, per la gioia degli amanti dei complotti, dall’orientalista Friedrich Nicolaï che attribuisce ai cavalieri un culto gnostico, fino agli occultisti moderni, passando per il mistificatore Léo Taxil, che lo riciclerà nelle sue violente critiche antimassoniche alla fine del XIX secolo.

    È al celebre occultista Eliphas Lévi che spetta l’onore di fornirgli, nel 1854, l’immagine che conosciamo: una creatura con testa di becco, corpo ricoperto di squame, mammelle femminili e zoccoli biforcuti: una rappresentazione ormai ancorata nella mente del pubblico. A volte demonizzato, altre riabilitato, il presunto idolo del Tempio magnetizza tutte le ambiguità. Infatti, se l’esoterismo contribuisce ad addolcire la figura del Bafometto dotandolo di simboli soprattutto alchemici, l’effigie sarà di nuovo riferita al diavolo nel 1968, quando il fondatore della Chiesa di Satana sceglierà come emblema un simbolo che chiamerà il Sigillo di Baphomet.

    L’epoca moderna erediterà questo cumulo di interpretazioni, chiose, riscritture e aggiunte successive, al punto da non sapere più come considerare il mito. Icona cara agli adepti della via della mano sinistra, come i discepoli di Aleister Crowley, agli alchimisti come ai cospirazionisti ecc., la figura del Bafometto mostra tutti i colori del manto variopinto che gli storici gli hanno intessuto addosso nel corso dei secoli, ma conserva sempre il lezzo di bruciato dei roghi templari.

    Capitolo I

    L’Ordine del Tempio

    1. Gli anni della formazione

    Nove cavalieri alle porte di Gerusalemme. Il Tempio di Salomone. I primi anni dei Poveri Cavalieri di Cristo.

    Essi vivono senza possedere nulla, nemmeno la loro volontà; di solito vestono semplicemente e sono coperti di polvere; hanno il volto bruciato dal calore del sole, lo sguardo fisso e severo. Quando giunge l’ora della battaglia, si armano di dentro con la fede e di fuori col ferro; le armi sono il loro unico ornamento, e se ne servono con coraggio nei più grandi pericoli, senza temere né il numero né la forza dei barbari. Confidano unicamente nel Dio degli eserciti e, combattendo per la sua causa, ricercano una vittoria certa o una morte santa e onorevole.

    O felice modo di vivere, con il quale si può attendere la morte senza timore, desiderarla con gioia e riceverla con convinzione.

    San Bernardo, Exhortatio ad milites Templi

    Nell’anno 1120¹, nove cavalieri francesi varcano le mura di Gerusalemme per presentarsi al re Baldovino II. Come migliaia di altri, questi uomini aspirano a compiere la missione divina che incombe su ogni cristiano capace di maneggiare le armi: difendere il regno cristiano di Gerusalemme appena riconquistato. Dopo qualche mese sulle strade della Palestina, che vale loro la fama di feroci combattenti in grado di lottare uno contro tre, secondo le Chroniques, il 27 dicembre 1120, giorno di San Giovanni Evangelista, questi cavalieri si riuniscono nell’area del Tempio di Salomone e rivelano il desiderio di fondare un nuovo Ordine in Terrasanta, dedicato alla protezione dei pellegrini.

    I cavalieri sono: Ugo de’ Pagani², Goffredo di Saint-Omer, Andrea di Montbard, Payen de Montdidier, Archambaud de Saint-Aignan, Geoffroy Brison, Hugues Rigaud, Rossal e Gondemare.

    Quando giungono a corte, riferisce Jacques de Vitry, il re, i cavalieri e il signore patriarca, pieni di compassione per quei nobili uomini che avevano abbandonato tutto per seguire il Cristo, li sostennero con le proprie risorse e in seguito conferirono loro alcuni benefici e alcune proprietà. Dal momento che non avevano una chiesa che appartenesse loro, né una residenza fissa, il re concesse loro per un certo tempo una piccola abitazione all’interno del suo palazzo, nei pressi del tempio del Signore… In seguito essi vennero chiamati fratelli Cavalieri del Tempio³.

    O almeno, questo è quanto narra la leggenda. In realtà quegli uomini si trovavano già sul posto e la creazione dell’Ordine del Tempio fu il frutto, più che di una repentina vocazione, di una maturazione sociale, politica e religiosa. All’indomani della prima Crociata, dopo la conquista e il saccheggio di alcune città della Palestina, la maggioranza dei crociati fece ritorno in Europa. Quelli che rimasero sul posto non erano più di qualche migliaio, e solo poche centinaia di cavalieri garantivano la sicurezza e la difesa delle terre strappate con aspre lotte ai potentati locali, che subito ne tentarono la riconquista. Ora, dal X secolo in poi il flusso dei pellegrini desiderosi di cancellare i propri peccati con un viaggio in Terrasanta era aumentato in modo significativo e continuò a crescere dopo la presa di Gerusalemme. Il rischio faceva parte del viaggio, e molti non tornavano. Nel 1119, alcuni predoni assassini massacrarono un convoglio di pellegrini cristiani. L’Occidente ne fu commosso ed è possibile che quell’incidente sia stato il fattore decisivo nella costituzione dell’Ordine del Tempio.

    Il cavaliere francese Ugo de’ Pagani (Hugues de Payns) non partecipò alla prima Crociata, ma si era già recato una prima volta in Terrasanta nel 1104 per accompagnare il conte Ugo di Champagne in pellegrinaggio. Un decennio più tardi vi tornò per rimanervi definitivamente, raggiungendo i cavalieri che si consacravano alla protezione della tomba di Cristo, sotto l’autorità dei canonici del Santo Sepolcro. Creato da Goffredo di Buglione dopo la conquista di Gerusalemme nel 1099, l’Ordine adempiva alla missione di assicurare le liturgie e di proteggere il sacro luogo. In breve tempo alcuni crociati rimasti in Terrasanta si erano spontaneamente messi al servizio dell’Ordine stesso con lo status di oblati, vale a dire laici consacrati alla religione. È probabile che Ugo de’ Pagani abbia integrato questi Milites sancti Sepulchri fin dal 1115. Alloggiati all’Ospedale San Giovanni di Gerusalemme, dipendevano dall’autorità dei canonici. Dopo che l’Ordine degli Ospitalieri fu riconosciuto nel 1113, questa milizia pretese a sua volta l’indipendenza. Nel 1120, Ugo de’ Pagani e alcuni suoi compagni si impegnarono davanti al patriarca di Gerusalemme a difendere i pellegrini cristiani, e presero il nome di Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone.

    Altra puntualizzazione della leggenda: malgrado la loro denominazione, i Cavalieri del Tempio non dimorarono mai all’interno della cinta del famoso Tempio di Salomone, bensì in un’ala del palazzo reale che sorgeva a fianco di rovine che si presumevano appartenute all’antico luogo di culto. Quando Baldovino I divenne re, si insediò sul monte Moriah e trasformò l’antico palazzo di Salomone, divenuto la moschea di al-Aqsa, nella sua nuova residenza reale, mentre la Cupola della Roccia fu convertita in una chiesa e divenne il Templum Domini, il Tempio del Signore, che Baldovino affidò ai canonici del Santo Sepolcro. Nel 1120, il suo successore Baldovino II affidò questo palazzo (vale a dire la moschea di al-Aqsa) ai cavalieri. I Templari, quindi, non alloggiarono mai nella cinta del Tempio ebraico, e questo fatto ci viene confermato da Giovanni di Würzburg, che visitò Gerusalemme verso il 1170: Dal lato della spianata del Tempio, dalla parte destra verso il sud, si trova il palazzo che si dice sia stato fatto costruire anticamente da Salomone. Al di sopra di esso vi sono scuderie straordinarie che, in virtù della loro superficie possono ospitare più di 2000 cavalli oppure 1500 cammelli. Nelle vicinanze di questo palazzo, i Cavalieri del Tempio possiedono diversi vasti edifici, con costruzioni nuove e una grande chiesa che non è stata ancora ultimata⁴.

    Dal 1120 al 1129, nel corso di nove anni, il nuovo Ordine si organizza. L’occupazione essenziale dei Cavalieri, dopo che Baldovino ha concesso loro il palazzo del Tempio, consiste nel ristrutturare le scuderie sotterranee. Nel contempo essi cominciano a reclutare scudieri e sergenti. Durante questo primo periodo i Templari rimangono laici che vivono come monaci, agli ordini del re e del patriarca di Gerusalemme. Soltanto nel 1123, davanti al patriarca Garimond, presteranno i tre voti di povertà, castità e obbedienza, ai quali si aggiungerà quello di proteggere le strade e i sentieri contro i malfattori, per la salvezza dei pellegrini⁵.

    Pierre Hélyot, Histoire des ordres monastiques religieux et militaires, Parigi, 1714-1719.

    2. Il Concilio di Troyes

    Ugo de’ Pagani promuove l’Ordine. Bernardo di Chiaravalle e la nuova milizia. La regola dell’Ordine del Tempio. Dalla guerra giusta alla guerra santa.

    Il tempio di Gerusalemme, nel quale hanno comune dimora, è una costruzione senza dubbio più modesta dell’antico e di gran lunga più famoso Tempio di Salomone, ma non gli è inferiore in gloria. Mentre lo splendore di quello consisteva in cose corruttibili d’oro e d’argento, nella squadratura delle pietre, nella varietà dei legni, tutto il decoro di questo, al contrario, e l’ornamento che fa gradita la sua bellezza è la devota religiosità dei suoi abitanti e il loro disciplinatissimo genere di vita.

    Il primo tempio s’imponeva all’ammirazione per gli svariati colori; il secondo è degno di venerazione per le svariate virtù e le sante azioni.

    San Bernardo, Liber ad milites Templi de laude novae militiae

    Tre anni dopo, il conte Ugo di Champagne entra nell’Ordine, offrendo un apporto di grande rilievo, poiché è amico di Bernardo di Chiaravalle⁶, la cui autorità negli ambienti ecclesiastici è immensa.

    Dal momento che la notorietà del Tempio non si estende al di là della Terrasanta, nel 1127 Baldovino II manda Ugo de’ Pagani, accompagnato da altri cinque cavalieri, da papa Onorio II e da Bernardo di Chiaravalle, con un messaggio: si tratta di far riconoscere l’Ordine dalla Chiesa e di concedere legittimità alla nozione di monaco-soldato, di ottenere del denaro e di assicurare il reclutamento di nuovi membri. Dopo qualche esitazione, Bernardo di Chiaravalle risponderà positivamente e riunirà un concilio nella cattedrale di Troyes il 14 gennaio 1129, giorno che segna la vera nascita dell’Ordine del Tempio e dota in via ufficiale la nuova congregazione delle Regole dell’Ordine.

    Questa regola primitiva, redatta in latino, viene

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