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I Templari: Tra Fede, Malicidio e Leggenda
I Templari: Tra Fede, Malicidio e Leggenda
I Templari: Tra Fede, Malicidio e Leggenda
E-book188 pagine1 ora

I Templari: Tra Fede, Malicidio e Leggenda

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Info su questo ebook

Templari… e  il pensiero va a uomini coraggiosi, duri, che si batterono nel nome del Signore nelle calde terre “d’Outremer” avendo come insegna la croce rossa, simbolo del sangue di Cristo.
I Templari furono questo e molto altro. Cavalieri Monaci che combatterono gli infedeli per redimerli dal loro peccato. E, grazie alla regola dettata da Bernardo di Chiaravalle, uccidendo il male che era in loro compivano un “Malicidio”, salvando così le loro anime.
Scavando fra le rovine del Tempio di Salomone cosa trovarono?
Il Sacro Graal? Le famose teste reliquie? Il tesoro di Salomone? La tomba di Chiram, l’architetto del Tempio, un teschio e due ossa che andarono poi a formare la bandiera “Jolly Roger” della pirateria?
Il fascino dei Templari risiede nei meandri oscuri della Storia, nei simboli, nelle leggende che si crearono sulle loro origini e sui movimenti di pensiero che da essi derivarono.
I roghi che si accesero in tutta Europa non riuscirono a eliminarli, ma la cenere dei loro corpi germogliò sul suolo fecondo del Tempo fino a divenire Mito.
LinguaItaliano
Data di uscita12 dic 2019
ISBN9788893781855
I Templari: Tra Fede, Malicidio e Leggenda

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    Anteprima del libro

    I Templari - Floreana Nativo

    I Templari

    Tra Fede, Malicidio e Leggenda

    di Floreana Nativo

    Panda Edizioni

    ISBN 9788893781855

    © 2019 Panda Edizioni

    www.pandaedizioni.it

    info@pandaedizioni.it

    Immagine di copertina: Barbara Picotti

    Proprietà riservata. Nessuna parte del presente libro può essere riprodotta, memorizzata, fotocopiata o riprodotta altrimenti senza il consenso scritto dell'editore.

    IL TEMPLARE

    Se vuoi ancora una prova

    dalle mie carni straziate,

    io sono pronto, Signore.

    Ho inciso, con le unghie non strappate,

    la tua croce sulle pareti

    di questo carcere umido e buio.

    La tocco con le dita per confortarmi

    e trovare coraggio.

    Eppure ho combattuto nel Tuo nome,

    ho difeso la croce che porto al petto.

    Ho immerso le mani nel sangue del nemico a tua gloria,

    come han detto i Papi, i Maestri, Bernardo…

    E allora perché son qui?

    Ci han separato, interrogato, torturato.

    L’Inquisizione con i suoi neri tentacoli

    vuole che confessiamo.

    Cosa?

    Il dolore è grande quando il ferro incandescente

    si posa sulla carne, non so se resisterò.

    Ho ancora negli occhi la visione della tua Croce,

    il gonfalone che si gonfia al vento

    e noi che cavalchiamo contro il Male.

    Noi, baluardi del tuo Sepolcro,

    noi, servitori del Papa,

    noi, Militia Christi!

    Ho la caviglia legata a una catena,

    non potrò più correre e combattere.

    Ma sul rogo che mi attende

    griderò forte il Tuo nome e guarderò in alto

    verso il Cielo, al portone spalancato della Gerusalemme Celeste.

    PREFAZIONE

    di Angelo Floramo

    Se la storia si fa narrazione, la narrazione diventa meraviglia

    Quando il rogo illuminò la notte parigina, nell’incerto lucore delle fiamme che consumarono i corpi di Giacomo de Molay e Goeffrey de Charney, sull'isola dei Giudei - proprio davanti a Notre Dame di Parigi - alcuni dotti commentatori dell’epoca ritennero che il buio sarebbe sceso sull’Ordine dei Templari, quei leggendari e mitici cavalieri che a distanza di secoli tanto continuano ad affascinarci. E invece la loro flotta, ormeggiata al largo di Le Havre, salpò verso l’ultimo cerchio dell’Occidente, forse con un tesoro immane nelle stive. Di loro molto si è detto e molto si è scritto, talvolta con giudizio e dottrina, troppo spesso sconsideratamente.

    Il processo che il re di Francia Filippo IV il Bello pretese di intentare contro di loro aveva raccolto una messe straordinaria di infamie destinata a inchiodarli senza possibilità di remissione: si diceva che fossero adoratori di un demone androgino e baffuto, Bafometh, che celebravano in orgiastiche conventicole recando offesa a Dio e agli uomini. Si sarebbero fatti tatuare la croce sotto le palme dei piedi per provare l’intimo e inconfessabile piacere di calpestare il Cristo a ogni loro passo in questo mondo. Ricchissimi per aver trovato il tesoro celato dal re Salomone nel Tempio di Gerusalemme, avrebbero anche corrotto sovrani e pontefici, apparecchiando l’avvento dell’Anticristo e affrettando la conclusione dei tempi.

    Calunnie artatamente ordite per cancellare un ordine di cavalieri perfetti, al contempo monaci e guerrieri, capaci di intessere un dialogo proficuo con le religioni del Libro. Esperti di navigazione conoscevano bene le mappe celesti. Inventarono l’assegno circolare per aiutare i pellegrini diretti in Terrasanta a non correre il rischio di perdere il loro danaro, in questo modo aprirono i primi banchi (le banche), con grande anticipo sul resto d’Europa. Furono loro a fondare il regno del Portogallo (Portus Graalis, il porto del Sacro Graal), l’antica Lusitania, erigendo a Sagres una delle più fornite biblioteche nautiche della storia, carissima al re Enrico il Navigatore, dove lo stesso Cristoforo Colombo ebbe modo di studiare prima di buscar el levante por el ponente!. Solo una coincidenza? La loro storia si innerva nell’economia, nella politica, nella società e perfino nell’immaginario collettivo di un Medioevo che travalica i confini temporali e giunge fino a noi.

    E ancora una volta Floreana Nativo ci sorprende, con la sua scrittura attenta e sagace, capace di squadernare misteri e inseguire tracce che altri hanno trascurato. Leggere questo suo viaggio che ci conduce fin dentro i misteri dell’Ordine è una avventura appassionante, capace di regalare soddisfazione alla mente ma anche ai palpiti dell’immaginazione, che si nutre di mistero e di meraviglia.

    Una curiosità prima di concludere: a pochi chilometri da Cividale, lungo la strada che conduce al confine sloveno, ci si imbatte in un sito di grandissimo interesse, assolutamente adatto per chi volesse vivere un’esperienza forte, capace di annullare il tempo e lo spazio conducendo in quella dimensione dell’altrove che caratterizza luoghi come questo. Mi riferisco a San Giovanni d’Antro, che nel nome condensa insieme i due Giovanni della tradizione evangelica, il Battista e l’Evangelista, ma anche l’antro, la grotta profonda che inaspettatamente si apre fin dentro il cuore della montagna oltre l’altare della chiesa che tiene incastonata dentro le sue fauci di roccia viva. Giungere fin qui in autunno regala un tripudio di colori e di profumi: il bosco attraverso il quale si deve passare per raggiungere la ripida scalinata di pietra che dà accesso al luogo sacro si accende di tutti i colori della stagione e le foglie, depositandosi lentamente sui muschi del tappeto erboso, rendono silenzioso e ovattato l’andare. La percezione del sacro, inteso come mistero e bellezza, traspare un po’ ovunque. Già la piccola cappella è di per se stessa una collezione di mirabilia. Le sue architetture tardo gotiche sono firmate dal maestro Andre von Lach, l’attuale Skofja Loka, splendida cittadina Slovena, come testimoniato da un’epigrafe scolpita accanto all’arco d’ingresso. Ma documenti ben più antichi offrono testimonianza della chiesa, intitolata a Santa Maria Maggiore d’Antro¹ già nel secolo XIII. Sulla parete di destra, presso l’apertura della porta, si nota, quasi fosse un’apparizione improvvisa, il volto del Cristo simile a quello tramandato dal velo della Veronica: una vera icona (secondo l’interpretazione onomastica) che indurrebbe a pensare una profonda connessione esistente tra questo luogo di culto e la variegata costellazione di monasteri orientali scavati nella roccia. Alcuni studiosi, esaminando certe evidenze affrescate, come le croci greche e la rosa mistica a sei petali (entrambi i simboli iscritti in una circonferenza) ipotizzano una affiliazione templare, che comproverebbe una vocazione in qualche modo gerosolimitana del sacello, posto all’imboccatura di quella via che dai Balcani conduceva via terra al Santo Sepolcro. Anche la misteriosa tria, ovvero una lastra incisa in solchi ancora non decodificati e visibile lungo la scalinata d’accesso alla grotta, viene da alcuni comunemente associata alla triplice cinta di mura, simbologia cara ai templari.

    INTRODUZIONE

    Chi erano i Templari? Cavalieri senza macchia e paura o avide e arroganti persone, che avendo raggiunto il potere si ritenevano al di sopra dei papi e dei regnanti?

    Sui Templari si è detto di tutto. È passato quasi un millennio dalla loro scomparsa e la nebbia che avvolge l’Ordine dei Templari non si è ancora diradata.

    Indubbiamente erano scomodi, conoscevano troppi segreti dei potenti essendo i loro finanziatori, troppe cose che dovevano restare celate.

    Dovevano rispondere solo al Papa del loro operato, fino a quando il 22 marzo 1312 Clemente V con la Bolla Vox in excelso abolì l’ordine seguendo il volere di Filippo il Bello.

    Il re era troppo indebitato con i Templari che erano diventati uno Stato dentro uno Stato, il Papa si trovava in Francia dove aveva dovuto indire il Concilio e il sovrano aveva fatto circondare dai suoi armati la sede. A quel punto il loro destino era segnato e di loro restarono solo le ceneri dei falò che si accesero nelle varie piazze.

    Andò veramente così o una cortina di fumo venne a celare la trasformazione dei sopravvissuti in altri ordini o collegi? E il loro favoloso tesoro? Come mai ne venne recuperata solo una piccola parte?

    Erano dei cristiani immacolati che marciavano sotto il segno del loro gonfalone, il Beauceant, subendo poi il relativo martirio o qualcosa delle accuse mosse contro di loro aveva un fondamento?

    I loro segreti, i simboli, i riti sparirono con loro o vennero tramandati?

    Lungo il percorso della nostra ricerca cercheremo di rispondere a queste domande seguendo sia il percorso ufficiale della Storia, sia un

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