Sherlock Holmes e il lupo mannaro di Richmond

Di John A. Little

Giallo - racconto lungo (31 pagine) - Il Professor Moriarty sfida l'intera società britannica...

… e se il Professor Moriarty fosse sopravvissuto al tragico volo nelle cascate di Reichenbach e fosse tornato per sfidare non solo Sherlock Holmes ma l’intera società britannica, mettendo a repentaglio la vita di un’intera, giovane generazione?

John A. Little è uno scrittore irlandese freelance che ha pubblicato molti articoli su riviste e scritto due libri di saggistica, due thriller ambientati nel mondo dei Sistemi Informativi, un'autobiografia comica, una rappresentazione teatrale, dieci sceneggiature e diciassette storie di Sherlock Holmes.

• Lingua: Italiano
• Editore: Delos Digital
• Data di uscita: 21 set 2021
• ISBN: 9788825417463

Anteprima del libro

Sherlockiana

A cura di Luigi Pachì

Delos Digital

John A. Little

Sherlock Holmes e il lupo mannaro di Richmond

RACCONTO LUNGO

Traduzione di Simonetta Badioli

ISBN 9788825417463

© 2015 John A. Little

Titolo originale: Sherlock Holmes And The Richmond Werewolf

Edizione ebook © 2021 Delos Digital srl

Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano

Versione: 1.1

Traduzione di Simonetta Badioli

Collana a cura di Luigi Pachì

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Indice

Copertina

Il libro

L'autore

Sherlock Holmes e il lupo mannaro di Richmond

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

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Il libro

Il Professor Moriarty sfida l'intera società britannica...

… e se il Professor Moriarty fosse sopravvissuto al tragico volo nelle cascate di Reichenbach e fosse tornato per sfidare non solo Sherlock Holmes ma l’intera società britannica, mettendo a repentaglio la vita di un’intera, giovane generazione?

L'autore

John A. Little è uno scrittore irlandese freelance che ha pubblicato molti articoli su riviste e scritto due libri di saggistica, due thriller ambientati nel mondo dei Sistemi Informativi, un'autobiografia comica, una rappresentazione teatrale, dieci sceneggiature e diciassette storie di Sherlock Holmes.

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1

– Watson, la siringa!

– No!

– Cosa vuol dire, no? Dove diavolo è?

– Non glielo dico! Eravamo d’accordo che si sarebbe attenuto a due dosi al massimo per settimana, e ne ha già assunta una ieri. Per la prossima dovrà aspettare fino a giovedì.

– Vecchio grassone… bastardo! Ah, ma non si preoccupi, non ci metterò molto a trovarla. – blaterò Holmes ringalluzzito mettendo sottosopra gli scaffali della libreria, gettando a terra schedari, dizionari, documenti, blocchi per appunti e giornali alla ricerca disperata della sua scorta di cocaina. Anche le nostre scrivanie subirono lo stesso destino, così come il bancone da laboratorio, dal quale spazzò via con un gesto furioso e spettacolare alambicchi, provette, bruciatori a gas e altre attrezzature, che finirono sul pavimento. La medesima sorte toccò al contenuto dei cassetti del tavolo da pranzo. Inspiegabilmente, la sua euforia risparmiò la mensola del caminetto. Lasciato il salotto, salì le scale a balzi come uno scimmione, tre gradini alla volta, in direzione della mia camera, dove continuò la sua spasmodica ricerca.

Quanto a me, rimasi seduto compostamente, stanco morto dopo una notte insonne per via dell’opprimente calore di quel mese di luglio, di certo non ideale per la mia gamba ferita a Maiwand. Neppure le pagine sportive del Times riuscirono a mettermi di buon umore. Il team inglese di cricket stava perdendo nella terza sfida a Headingley, dopo che la squadra australiana si era portata a casa almeno cinquecento punti solo nei primi innings. Il meglio che potevamo aspettarci al momento era un altro misero pareggio, posto che Hobbs e Sutcliffe riuscissero a contrastare abbastanza a lungo i subdoli lanci a effetto di Clarrie Grimmett.

Holmes aveva incontrato notevoli difficoltà nel ridurre le dosi che si somministrava personalmente e che erano arrivate a tre la settimana nel periodo dell’orribile caso del cannibale di Holland Park, avvenuto mesi prima, la cui indagine era terminata con l’immediata deportazione nella Nuova Guinea britannica del colonnello Alexander Fitzwilton e della figlia Cynthiah, mangiatrice di carne umana. Di fronte alla sua smania, avrei dovuto capire che aveva scoperto il primo luogo in cui tenevo nascosta la cocaina: nella base del grammofono. Ma ero fiducioso che questa volta non avrebbe avuto altrettanto successo. Lily Hudson, la nostra vivace governante cockney, aveva acconsentito a occultare la scatola magica nel suo quartiere delle schiave, al piano terra. Neppure io sapevo dove.

Holmes riapparve sulla soglia, affannato e con lo sguardo allucinato.

– Prenderò una dose in meno la settimana prossima – implorò – glielo prometto, Watson. La prego!

– No.

Socchiuse gli occhi assumendo un’espressione ferocemente astuta, come di un gatto che punta un passero.

– Io la conosco bene, Watson. Devo solo mettermi al suo posto, rallentare di molto l’attività del mio cervello e pensare in quella sua abituale maniera ottusa. In questo modo riuscirò a scoprire dove si trova.

Ignorai i suoi insulti mentre lui si sedeva di fronte a me sulla sedia di vimini e iniziava a fissarmi con insistenza, i polpastrelli appoggiati sul mento. Sostenni il suo sguardo, rimanendo impassibile come il suo nuovo eroe, Buster Keaton. Le pupille di Holmes erano enormi pozzi neri, in contrasto con le ciocche grigie dei capelli.

– Ha bisogno di distrarsi, vecchio mio – suggerii. – Oggi è una giornata così bella. Sono stato invitato a un ricevimento all’aperto a Richmond per festeggiare il decimo anniversario delle gesta del Quinto Fucilieri Northumberland nella battaglia della Somme. Perché non viene con me? Potremmo andare in carrozza fino al Tamigi e di lì