L'istitutrice
Di Flavia Steno
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Anteprima del libro
L'istitutrice - Flavia Steno
Flavia Steno
L’istitutrice
SAGA Egmont
L’istitutrice
Immagine di copertina: Shutterstock
Copyright © 1931, 2022 SAGA Egmont
All rights reserved
ISBN: 9788728477281
1st ebook edition
Format: EPUB 3.0
No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.
This work is republished as a historical document. It contains contemporary use of language.
www.sagaegmont.com
Saga is a subsidiary of Egmont. Egmont is Denmark’s largest media company and fully owned by the Egmont Foundation, which donates almost 13,4 million euros annually to children in difficult circumstances.
PARTE I
L’ISTITUTRICE
Lynn-Castle, 20 settembre 1896.
Cos’è mai la vita! Nessuno certo m’avrebbe detto e neppure io avrei mai sognato d’essere un giorno qui, tanto lontana dalla mia casa e da tutto ciò che amo! Nessuno m’avrebbe fatta questa triste profezia: lascerai la tua dolce famiglia per andare lontano lontano, fuori dalla patria, fuori dalla tua Italia, fuori dal continente e andrai sola in paese straniero, fra gente che non è la tua! Andrai a portare il dolce idioma della tua Firenze nella bionda e nebbiosa e gelida Inghilterra…. Tu, delicata e accarezzata, sarai un giorno la severa istitutrice dei figli d’un baronetto inglese….
E ciò che nessuno m’avrebbe mai predetto è avvenuto!… O mamma! mia povera mamma morta! Non avrò che il tuo spirito a consolarmi e a sorreggermi qui!… Su questa mia nuova e triste vita che oggi comincio, sull’oscuro avvenire che mi fa fremere di paura, sull’ingrato compito che mi attende, io invoco piangente la tua benedizione! O mia mamma! povera santa che hai tanto sofferto e pianto! vedi tu almeno tutto lo strazio di questo mio triste cuore?… Mi guardi? mi ascolti tu?… O mia povera morta! Vedi quanto è infelice la tua creatura!…
Avevo promesso a me stessa d’essere forte. Ma la solitudine e la nostalgia sono più forti di me! Sono stanca e spossata! Il viaggio fu lungo e terribile, la traversata da Calais a Douvres tempestosa assai, e le 18 ore di ferrovia da Douvres a Shies mi hanno scossa tutta. Sola! sono sola! Non so ripetermi che questa parola! Non compendia essa tutto?…
Fuori c’è una luna splendida che illumina una natura silenziosa e fredda come qualche cimitero chiuso: che tristi e solenni paesaggi ha quest’Inghilterra! Lontano le colline di Barth chiudono il paesaggio come una linea netta sul fondo stellato del cielo ampio e basso: una lunga distesa di prati seminati di betulle si stende davanti al castello: a destra e dietro è il parco. Almeno lo indovino da quella macchia cupa di alberi che vedo là dietro. Come melanconico questo Lynn-Castle!… Così tutto solitario e cupo! Mi ritornano alla mente le storie del romanticismo e quelle antiche del medio evo. Non vi sarà qui intorno qualche lago fatale, dove si specchi una dama bianca profetessa di sventura? non vi sarà qui dentro una torre sacra agli spiriti o qualche antichissima sala d’armi, dove nella notte si senta ancora il cozzare di due spade in un duello omicida? Scrivo questo scherzando, ma mio malgrado sento in fondo all’anima un’espressione diaccia come di spavento….
Ho tanto freddo e soffro immensamente!
Cosa m’aspetta qui? sarò amata? Oppure m’attende l’ingrato ufficio di cerbero temuto e rispettato appena in base alle più elementari regole d’educazione? Chi sa!
La famiglia m’è sembrata molto strana, quantunque suor Elisabetta m’abbia assicurato ch’è una delle più rispettabili del Devonshire. Forse è perchè stasera avevo contro di me il terrore d’un futuro molto problematico che può avermi falsato il giudizio! Certo però qui si deve soffrire: Sir St. John m’ha fatto pensare a Nembrod, gran cacciatore al cospetto di Dio; però sotto quella scorza ruvida dev’esservi molta gentilezza e una gran lealtà. Miss Lavinia, la sorella del baronetto, non m’è piaciuta affatto; vero tipo d’inglese, fredda, compassata e burbera; m’ha accolta con un sussiego agghiacciante…. O mia povera anima, abbi coraggio! Hai ancora un dovere santissimo da compiere: sii madre d’affetto e di bontà a queste povere creature orfane!…
Sono le sole animucce che amo qui; la piccola Daisy è carissima; Katty, ancora in fasce, è quella che ha costato la vita alla sua povera madre; Lawrence, il maggiore, è un povero infelice! L’unico erede maschio del sir di St. John è paralizzato in tutta la parte sinistra; quello che dovrebbe essere l’orgoglio del baronetto, è invece il suo strazio più acuto e continuo! C’è forse felicità completa quaggiù?…
Sono stanca e triste: domani avrò fatte maggiori osservazioni; sono arrivata tardi stasera; era l’ora del five o’ clock, ed io ho chiesto subito di potermi ritirare…. Domani! Cosa m’attende?
Addio, mia povera Firenze, adorata malgrado i ricordi tristi che lascio laggiù! O mio Lungarno, o colli fioriti, o viale dolcemente melanconico delle Cascine, addio!… E sopratutto, sopratutto, o San Miniato, ove mia madre dorme il sonno della pace solenne ed eterna, addio!…
Giannina Di Breda non vive più. Qui è solo la piccola istitutrice della baronessina St. John!
21 settembre
Un giorno è passato! Triste e dolorosissimo, ma pur dolce nella solitudine completa di cui l’anima mia ha bisogno!
Ieri sera m’ero addormentata piangendo, e quando scesi stamane avevo gli occhi rossi. Miss Lavinia era sola nella sala da pranzo e approfittò di quel momento per darmi le istruzioni necessarie relative all’educazione della bambina. Poichè infine tutto il mio còmpito si ridurrà a formare la mente e il cuore di questa cara piccina che m’è riuscita subito tanto simpatica. Miss Lavinia però m’ha enumerato una quantità di doveri. Non abbandonare mai miss Daisy un solo istante, sorvegliare la nursery, istruire Lawrence, che sembra tanto intelligente e buono. Immagino che mio malgrado mi sarà assai difficile intendermi con questa signora sul metodo di educazione. Essa vuole una severità glaciale, che non entra nelle mie intenzioni; io non sono una vecchia zitella inglese! io non posso essere insensibile alle grazie di Daisy, e non so proprio come potrei fissarla severamente, quando la vedo venirmi incontro così cara e soave nell’espressione dolcissima del bel visetto pallido rischiarato da due occhioni azzurri!… Basta, mi proverò ad essere severa, o almeno serberò le mie espansioni per quando sarò sola colla piccina.
Credo però che questa conosca assai bene la zia, perchè, mentre stavamo discorrendo, entrò seria e composta come un minuscolo mannequin, andò direttamente da miss Lavinia, che rispose al buon giorno di quell’angelo porgendole un viso incartapecorito, sul quale i baci non devono certo posarsi con piacere, poi venne da me, mi porse la manina con una reverence un po’ ridicola in quella creaturina, ma guardandomi nello stesso tempo con uno sguardo lungo e triste che sembrava dirmi:
— Ti darei tanti baci, sai, se la zia non fosse qui!
La zia parve invece assai soddisfatta del contegno della bimba, perchè i suoi freddi occhi grigi si rischiararono un po’ e mi disse:
— Vedete? la bambina è già molto ben educata: voi non avete che a farla camminar sempre sulla via ch’io vi traccerò; ho dovuto affaticare assai, sapete, perchè quella piccina ha un carattere vivacissimo e impetuoso. Sua madre, poveretta, la lasciava crescere troppo male, con una libertà sconfinata. E quand’essa morì, io dovetti rifare da capo l’educazione di quella monella. Ora non c’è male.
Io guardai pietosamente la piccina ch’era già andata a sedersi al suo posto, immobile e rigida come una piccola statua, mentre da tutto il piccolo corpo traboccava una vitalità splendida, nella figurina slanciata e sottile, nelle braccia e nelle gambe delicate e nude alla maniera inglese, nella piccola bocca rossa e fresca come una fragola montanina, nei bei riccioli bruni e folti, che ricordavano il sangue italiano della madre morta. E pensavo a quella povera morta, che aveva dovuto passare una vita ben triste in quel severo castello nordico perduto nella pianura sterminata, sempre fasciata di nebbia, sotto l’occhio inquisitore e severo di quella miss incartapecorita come un soggetto da museo, che non potendo più tormentare la morta, straziava la piccola rimasta a ricordarla!…
La colazione fu tristissima fra noi tre sole: io lasciavo parlare miss Lavinia che èinesauribile, e guardavo intanto la mia piccola cara, che di fronte a me mangiava con una correttezza e un’educazione terribile!… Cercavo di mettere nel mio sguardo tutte le carezze soavemente materne che avrei voluto farle, e certo essa mi comprese, perchè ogni