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Facciamo aperitivo!: Il Lusso Democratico
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Facciamo aperitivo!: Il Lusso Democratico
E-book193 pagine2 ore

Facciamo aperitivo!: Il Lusso Democratico

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Info su questo ebook

Uno straordinario viaggio con due grandi personaggi partiti da Pescara in Abruzzo, Gabriele D'Annunzio ed Ennio Flaiano che ci hanno accompagnato ad essere con la FOx Nut & Snack il fornitore preferito e dedicato per il mercato delle Noccioline, Patatine e Snack per l'aperitivo.
LinguaItaliano
EditoreBookness
Data di uscita22 dic 2022
ISBN9791254891476
Facciamo aperitivo!: Il Lusso Democratico

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    Anteprima del libro

    Facciamo aperitivo! - Antonio Pavone

    Il piacere democratico dell’aperitivo

    Nel più bello dei romanzi di D’Annunzio, il giustamente famosissimo Il piacere, a un certo punto il protagonista Andrea Sperelli, che anela a vivere la sua vita allo stesso modo in cui un artista realizza un capolavoro, se ne esce con una frase particolare: dichiara infatti che avrebbe voluto essere lontano dal grigio democratico […] che molte belle cose e rare sommerge miseramente.

    Parole molto potenti, evocative dell’estetismo e del raffinato decadentismo che fecero sublime e indimenticabile quell’epoca.

    Valgono anche per noi, quelle parole? Direi proprio di no, almeno non in quei termini. Noi della Fox, oggi, al caro Andrea Sperelli sai che cosa diremmo? Gli diremmo, parafrasando quella frase dannunziana, che si può finalmente sostituire quel grigio democratico che lui tanto deplora con un lusso democratico che molte belle cose e rare esalta meravigliosamente!

    E poi lo porteremmo a prendere un aperitivo.

    L’edonismo dell’aperitivo

    E qui ci vuole subito una premessa, per capire su quale terreno ci muoveremo in queste pagine.

    Cominciamo subito con un’osservazione perfino ovvia: consapevolmente o inconsapevolmente, chi ha l’abitudine di celebrare il rito dell’aperitivo ha un certo desiderio di esibirsi. Non c’è posto per disordine, sciatteria o trasandatezza, chi si siede in piazza al tavolino del bar più alla moda lo fa per molte ragioni, ma una di queste è senz’altro mettersi un po’ in mostra, farsi vedere, cercare la complicità degli altri avventori. Per una donna, per esempio, è anche mostrare con discrezione (o no) una bella gamba, un décolleté perfetto, la scarpa nuova con il tacco giusto, la borsetta à la page, il nuovo taglio di capelli. Vuole sedersi nel posto più bello perché desidera per se stessa la miglior cornice possibile. La cornice deve essere perfetta, così come perfetto dove essere l’aperitivo, un cocktail ben fatto e servito bene, accompagnato da snack che devono essere altrettanto buoni: perché lo scopo di tutto questo è il piacere. Innanzitutto il piacere dell’aperitivo in sé, ma anche il gusto dell’aspettativa di ciò che verrà dopo, che sarà più piacevole ancora.

    Preludio di imminente piacere

    Credo che queste quattro parole siano le più adatte a descrivere l’essenza dell’aperitivo, che per sua natura non è che un preludio. Quello che viene dopo può essere qualunque cosa, un piacere di qualunque tipo: di conseguenza, quello che viene prima, cioè appunto l’aperitivo, il preludio, deve essere magnifico e contribuire a creare un’aspettativa positiva, che di per sé corrisponde all’idea di pregustare il piacere che verrà e quindi esso stesso un piacere.

    Come vedremo tra poco, il grande D’Annunzio (pescarese come me) e l’aperitivo sono legati a doppio filo, perché fu proprio il Vate a farsene eccezionale, inimitabile profeta.

    Il piacere imminente che sboccerà di lì a poco, di cui l’aperitivo è anticipazione, per D’Annunzio era soprattutto il pasto (che per lui, comunque, era metafora di tanti altri godimenti, lo sappiamo bene), ma come dicevo può essere davvero qualsiasi cosa, da una cena splendida a una serata d’amore a un incontro d’affari a uno spettacolo a teatro a un concerto o a quello che vuoi tu.

    Per D’Annunzio, in effetti, il cibo era sacro e innanzi alla tavola imbandita il Vate aveva un contegno che qualcuno ha osato paragonare a quello di un sacerdote davanti all’altare: mi si perdoni la metafora pretesca, ma è in linea col fatto che lui stesso chiamava il Vittoriale la sua Prioria, perché era come il priorato suo, la residenza di frate Gabriel priore... Quanto alla tavola, i suoi libri sacri e il suo messale erano costituiti da menù raffinatissimi la cui esecuzione generalmente affidava alla sua cuoca, Albina, giustappunto soprannominata suor Intingola. Ma solo se non si trattava di una cena destinata a una dama che stava corteggiando: perché in quel caso era capacissimo di mettersi all’opera personalmente, preparando squisitezze e salse afrodisiache di sua creazione.

    È in quest’ottica che ci dobbiamo muovere, in quella del considerare il pasto come un godimento che va allettato e pungolato da un piacere previo, sottile e magnifico, che è appunto l’aperitivo.

    Il superfluo m’è necessario

    Io sono un animale di lusso, il superfluo m’è necessario come il respiro, scriveva sempre il nostro D’Annunzio in una lettera a Emilio Treves nel 1896. Ai suoi tempi, in effetti, e ancora per alcuni decenni a venire, l’aperitivo sarebbe stato un vero lusso di pochi, ma col tempo (e per fortuna: mia, nostra e di moltissime persone) le cose sono cambiate e l’aperitivo è oggi alla portata di tutti.

    Ma attenzione, il fatto che possa essere alla portata di tutti non significa affatto che debba perdere la sua caratteristica di lusso superfluo: anzi, è proprio il contrario, e noi della Fox siamo dell’idea che questo lusso superfluo possa e debba farsi democratico pur mantenendo intatto il suo spirito dannunziano di fondo. Perché altrimenti non sarebbe più aperitivo.

    Scommettere una vita intera su una manciata di noccioline

    Che fai nella vita?, mi chiede ogni tanto qualcuno. Noi della Fox rispondiamo che vendiamo noccioline. Qualcuno si mette perfino a ridere, pensa che scherziamo. Non è facilissimo da spiegare, a volte. È anche per questo che ho scritto queste pagine.

    Ma sarà poi un mestiere vero, si chiederà qualcuno, come avere un’azienda che produce tubi di ferro o un’impresa edile? E certo che lo è, con questo business siamo sulla cresta dell’onda da molti anni e tra alti e bassi non solo ce la siamo sempre cavata, ma da ogni caduta abbiamo saputo trarre l’energia per riemergere più forti che in passato.

    In fondo tutto è iniziato proprio così, scommettendo la mia vita su una nocciolina... Sono stato uno dei primissimi, se non il primo, a farlo, tra lo sgomento e lo scherno generale: ed è andata finire che noi della Fox siamo considerati dei veri pionieri, in questo settore. Chi ci vuol male ci definisce un sasso nella scarpa, e in effetti è proprio vero, perché diamo fastidio: siamo bravi e facciamo cose buone.

    Che sia un business particolare è evidente, ma a pensarci bene, in fondo, io sono nato proprio nel posto migliore in assoluto, per inventarmi una cosa del genere: un posto di provincia al mare, sulla Riviera Adriatica. Non a caso i miei primi clienti sono stati di Pescara, di Rimini, di Venezia... Del resto, la Riviera Adriatica che cos’è? Un unico grande albergo diffuso, per così dire, un infinito bar che si estende su tutta la fascia adriatica, un lungomare continuo, un luogo che sembra fatto apposta per svagarsi e far sognare, attraverso vari mezzi, vari piaceri.

    L’aperitivo, naturalmente, è uno di questi piaceri. Un classico irrinunciabile.

    In queste pagine vorrei provare a spiegare di che cosa si tratta: concretamente e – perché no – anche filosoficamente.

    La nobile arte del fancazzismo

    Perché tantissimi amano prendere l’aperitivo? Abbiamo detto prima che c’è spesso, se non sempre, una componente piccola o grande di esibizionismo, di narcisismo, conscio o inconscio non importa, ma c’è. Se vuoi passare inosservato non vai a prendere l’aperitivo in piazza. Ma ci sono altre ragioni più sottili e, appunto, quasi filosofiche: coloro che si siedono per un aperitivo lo fanno perché scelgono di investire un po’ del proprio tempo al tavolino del bar a guardare il mondo che cammina loro intorno, a guardare tutto quello che c’è e nel quale sempre c’è qualcosa di buono, con quell’ironia bonaria, disincantata e distaccata ma non troppo che è indissolubilmente legata a questo rito. Assaporare uno Spritz, piluccare uno snack superlativo e godere del panorama se c’è, di una bella donna che passa, di una macchina sportiva che le scivola accanto, di un occhio di sole che fa finalmente capolino a illuminare una giornata nuvolosa, di due gocce di pioggia a rinfrescare una giornata afosa o della brezza che sale dal mare... Ognuno aggiunga ciò che preferisce.

    Attori positivi del mondo, disincantati il giusto, con uno sguardo sempre nuovo sul mondo.

    Un atteggiamento molto mediterraneo, in fondo lo stesso che portò gli antichi greci a iniziare a filosofare sistematicamente sul mondo, perché filosofo è colui che vede ciò che altri non vedono, che osserva e si meraviglia e si stupisce di tutto quanto lo circonda.

    L’aperitivo non serve solo a chiacchierare, a flirtare, a compiacersi del mondo che si muove intorno a noi. Serve anche a liberare la mente. E con la mente libera vengono le idee migliori: sì, perché quelle ti vengono o in momenti drammatici nei quali devi assolutamente trovare una soluzione (e subito, anche) oppure quando sei lì tranquillo, in mezzo agli altri ma un po’ straniato, libero osservatore del mondo. Uno sguardo che si rinnova ogni giorno, alimentandosi, perché no?, anche dal democraticissimo lusso di un aperitivo eccellente.

    Anche perché, come diceva Gabriele D’Annunzio, la finezza dei cibi aiuta l’armonia mentale: se vale per la buona tavola, vale anche per un buon aperitivo.

    Frustrazioni e obiettivi di chi serve un aperitivo

    L’aperitivo non lo ordina il medico...

    Abbiamo detto che l’aperitivo è un lusso, democratico finché si vuole, ma un lusso superfluo, in realtà, e che tale deve restare. Una circostanza di consumo che potremmo definire edonistica. È un di più che appaga i sensi e la mente, un momento di svago, di relax, e appunto di edonismo. Non è obbligatorio, prendere l’aperitivo, e nemmeno è sempre e necessariamente un toccasana per la salute: è piuttosto un momento di compiaciuta indulgenza, di coccola, come dice qualcuno, un tempo ritagliato in una giornata magari intensa e faticosa per dedicarsi a quel sano fancazzismo che citavo prima. Nulla di necessario, ma tutto di piacevole. Un bisogno superfluo, un piccolo lusso (democratico), un’esigenza frivola e gradevolissima che noi dobbiamo saper far fruttare: e con quel noi intendo noi della Fox, così come i distributori dei nostri prodotti, i baristi, i manager, insomma tutti gli operatori del settore.

    … ma dopo il Covid sembra quasi di sì (e noi dobbiamo capitalizzare questa circostanza)

    Dopo due anni di aperitivo praticamente vietato per legge, causa Covid-19 e restrizioni varie, ebbene è andata a finire che fanno l’aperitivo anche quelli che prima manco ci pensavano; questo benedetto aperitivo lo vogliono tutti, il che per noi è una manna, in un periodo di crisi economica come questo. La liberazione di poter circolare senza problemi, di poter frequentare locali all’aperto e al chiuso, di poter finalmente riprendere la convivialità e tutti quei rapporti sociali non essenziali, diciamo frivoli, che si era stati costretti ad abbandonare a causa delle restrizioni, ha portato la maggior parte delle persone ad avere una gran voglia di celebrare la ritrovata libertà proprio e soprattutto mediante gesti gioiosamente superflui.

    E allora veniamo a noi, al nostro business, a quelle meravigliose noccioline che bisogna che si materializzino sul tavolino del nostro cliente.

    Comprare noccioline da offrire gratis?

    E sì, per forza. Perché a chi le offre sembra di regalarle (e a chi vengono offerte sembrano regalate), ma non vengono regalate affatto (e chi le mangia le paga, in realtà), tutt’altro. Quegli snack fanno parte della promessa-base al cliente, del prodotto-servizio, quindi servire prodotti di qualità superiore equivale ad arricchire quella stessa proposta, insomma contribuisce a far guadagnare il prossimo scontrino,

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