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Quando urlavo come una rockstar
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Quando urlavo come una rockstar
E-book178 pagine2 ore

Quando urlavo come una rockstar

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Info su questo ebook

La rivincita di una donna dura. Desirée lavora da quasi tre anni in un'azienda di elettrodomestici e vive con la madre Veridiana ed un Pinscher. La sua vita apparentemente normale cela un passato oscuro, a partire da una famiglia disunita. Il dolore sembra trovare inizialmente sfogo nel rock. Quando la ragazza ha poco più di vent'anni compie scelte radicali, che presto si riveleranno fallimentari. Riuscirà ella a risollevarsi dalle sue sciagure?

LinguaItaliano
EditoreThalassa
Data di uscita1 feb 2023
ISBN9798215542453
Quando urlavo come una rockstar
Autore

Thalassa

Thalassa Author è lo pseudonimo di un autore che ha deciso di rimanere anonimo e non ama far parlare di sé. Ha iniziato l’attività di scrittore col romanzo Dolce sporco sogno erotico, pubblicato su Amazon Kindle Direct Publishing il 1° settembre 2021. Il nome è ripreso dalla divinità greca del mare, mentre il logo ha come simbolo la stella marina, che rappresenta resistenza alle avversità. Se perde un braccio, questo ricresce. Il genere letterario di Thalassa include scene di romanzi di formazione, narrativa psicologica, avventure sentimentali e storie contemporanee.

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    Anteprima del libro

    Quando urlavo come una rockstar - Thalassa

    Quando urlavo come una rockstar

    PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

    Copyright © 2022 by Thalassa

    1° edizione digitale | Pubblicato il 1° novembre 2022

    Distribuito con Smashwords

    1° febbraio 2023

    Thalassa Author | www.thalassaauthor.com | contact@thalassaauthor.com

    AUTORE

    Thalassa è lo pseudonimo di un autore che ha deciso di mantenere la propria identità nascosta.

    Ha iniziato la propria attività di scrittore col romanzo Dolce sporco sogno erotico (2021), dopo cui ha rilasciato L’angelo che dormiva sulle nuvole di lava (2021), Il silenzio delle tenebre (2021), Sei ragazzi e lei (2022), Sospesa improvvisamente (2022), Datura e cioccolato (2022) e La passione sotto il cielo nero (2022). Ha in aggiunta scritto la novella Un maledetto bravo ragazzo (2022) e la raccolta di poesie Album di emozioni (2022), seguita da Album di emozioni 2nda parte (2022).

    AVVERTENZA

    Questo romanzo contiene scene di consumo di droga e di violenza fisica e verbale. Pertanto, la lettura è adatta ad un pubblico adulto.

    Non è sottintesa alcuna propaganda al consumo di droga, e le descrizioni riportate a tal merito possono non sempre corrispondere alla realtà dei fatti.

    Le scene di violenza e xenofobia descritte non hanno alcun fine denigratorio, ma solo rappresentativo di eventi verosimili.

    Tutti i personaggi descritti sono frutto dell’immaginazione dell’autore. Qualsiasi somiglianza o coincidenza con persone reali è puramente casuale.

    L’opera non è un’autobiografia.

    A chi ha la determinazione di rialzarsi e andare avanti dopo aver commesso un errore.

    Alla comunità di persone che hanno mutato sesso o si identificano come transgender o fluide, che hanno subìto ingiuste discriminazioni.

    A coloro che sono o sono state vittime di body-shaming o anoressia.

    A chi è stato abbandonato da un genitore.

    A chi ha lottato contro la tossicodipendenza.

    A chi è stato vittima di violenza.

    INDICE

    PREAMBOLO

    CAPITOLO 1: I TEMPI UNIVERSITARI

    CAPITOLO 2: USCITA DAL LICEO

    CAPITOLO 3: L’ADDIO AI VECCHI PIANI

    CAPITOLO 4: LA DECADENZA

    EPILOGO

    RINGRAZIAMENTI

    PREAMBOLO

    2022

    Ci ho impiegato un po’ di tempo per riuscire a raccontare questa storia. Sono sempre stata piuttosto gelosa dei miei sentimenti, temendone un giudizio negativo o, addirittura, una rivelazione a persone a me sgradite, a seguito della spia di qualcuno che mi si fingeva amico. Ne ho conosciute di persone che hanno provato a ferirmi, dimostrandosi in un primo momento amiche intime, su cui poter contare. Adesso, invece, che ho metabolizzato il dolore, mi sento pronta per fare un passo avanti. Voglio dimostrare a tutti coloro che mi conoscono di essermi lasciata alle spalle un periodo di vita travagliato, di cui mi sono vergognata atrocemente, e di aver poi voltato pagina per sempre, a seguito di un lungo percorso di riabilitazione e psicoterapia. Sono Desirée Carovanni, ho trentun anni e lavoro da quasi tre anni come impiegata in una nota azienda di elettrodomestici, leader nel mercato EMEA, insieme ad altri duemila dipendenti. Posso ritenermi soddisfatta del mio posto, che mi offre un buono stipendio e numerosi benefit, come forti sconti su tutto il catalogo di elettrodomestici dell’azienda, buoni pasto mensili del valore di 150 euro l’uno, assistenza fiscale gratuita per la consegna del 730, agevolazioni per l’acquisto della prima casa, copertura RCA, assicurazione sanitaria ed accesso come VIP ai più importanti eventi di design sul territorio nazionale. Non mancano tuttavia momenti di stress, noia e demotivazione. Ci sono colleghi, responsabili e consulenti che mi chiamano spessissimo per smarcare tutti i loro dubbi, per colpa dei quali resto poi indietro con le mie mansioni, per recuperarle infine in breve tempo, saltando la pausa pranzo o uscendo dall’azienda un’ora e mezza o due dopo l’orario di fine lavoro previsto. Con la fretta e la pressione psicologica, si verificano non di rado occasioni in cui commetto imprecisioni, sviste o pasticci, a cui fanno seguito un rimprovero da parte dei miei superiori per non essere stata sufficientemente attenta. Pazienza, anche sbagliare fa parte del lavoro, mi ripeto.

    Circa sei mesi dopo l’inizio del mio impiego, scoppiò la pandemia di COVID. La Lombardia entrò in una situazione di caos totale, in cui il rumore delle ambulanze sostituì quello del traffico di macchine, presente fino a pochissimi giorni prima. Dopo circa un mese di fermo lavorativo, l’azienda dotò me e tutti gli altri dipendenti di un portatile, con il quale avremmo lavorato da casa, abbandonando per lungo tempo la vita sociale del lavoro in presenza. Ricordo quanto fossi spaventata dalla situazione di incertezza, sperando ogni minuto che finisse nell’arco di poche settimane. Ciò che mi mancava di più in assoluto era il confronto con i colleghi più esperti di me. Lavorando in camera mia, mi sentivo sola e spaesata, con la sensazione di dover sostenere un compito scolastico, anziché quella di contribuire alla sostenibilità aziendale. Pian piano, riuscii ad adattarmi alle nuove dinamiche, ma la pandemia si protrasse molto più a lungo del previsto, tanto che è tutt’ora in corso. Contrassi il virus a settembre 2021, andando a pranzo con una collega infetta, che aveva il figlio adolescente positivo. La febbre a 39, il mal di gola e la tosse persistente erano chiari sintomi del COVID, che mi spinsero a fare un tampone molecolare per accettarmi di aver effettivamente preso il virus. Quando mi ammalai, rivissi non solo il periodo nero del marzo 2020, in cui non potevo uscire di casa, ma anche il buio del mio passato. Litigavo tantissimo con mia madre Veridiana, poiché non riuscivo più a sopportarla rimanendo dentro le mura di casa, ventiquattro ore su ventiquattro. Avere discussioni con lei, però, non era una novità per me, dopo una vita passata a mandarci a quel paese. Fortunatamente, dopo un paio di settimane uscii fuori dalla malattia, col primo tampone negativo. Mi sentii libera come pochissime volte nella vita, iniziando ad uscire in bar e ristoranti senza avere più la paura di infettarmi. Vaffanculo Coronavirus, ho dimostrato di essere più forte di te!

    Ciò che voglio presentare in questa storia non riguarda il COVID e la mia vita attuale, dedita al lavoro e alla mia adoratissima Miele, una Pinscher di otto mesi, di cui si occupano prevalentemente mia madre, innamorata pazza di lei, e la mia dog-sitter Sofia – una studentessa di Scienze della Comunicazione, che gestisce una decina di cani per contribuire con i suoi genitori alle spese d’affitto dell’appartamento. Potrei scrivere una storia a parte su quanto sia favoloso occuparsi di un animale, che però, con te, è umano come nessun uomo o donna tu abbia mai conosciuto. Miele gioisce per quelle piccole cose che faccio per lei, come accarezzarle il viso, coccolarle il busto e pulirle le zampette, senza chiedere nulla indietro. Prima che entrasse nella mia vita, non avevo mai avuto animali in casa e, sinceramente, non credevo rendessero la vita così positivamente piena. Qualcuno potrebbe pensare che io riesca a vedere solo il lato buono della mia cagnolina per il fatto che ad occuparsene siano altre persone. Sebbene sia perfettamente consapevole che badare ad un animale comporti tanto impegno e dedizione, ammetto che sarei disponibilissima a commettere il sacrifico, se solo il lavoro mi desse le occasioni per passare maggior tempo a casa, specialmente quando un cane ha bisogno. Poiché lo stato di emergenza richiesto dalla pandemia, che mi ha consentito di lavorare da remoto, è ora terminato, i minuti che ho a disposizione per me stessa sono scarsissimi. La mattina esco di casa alle 07:00, per arrivare in azienda alle 08:50, dopo oltre un’ora e mezza di viaggio passata su un lurido treno regionale, i cui posti a sedere sono spesso già occupati, oppure sono sporchi di avanzi di cibo o ospitano fazzoletti non raccolti. Quando rientro a casa a fine giornata lavorativa, dopo un’altra ora e mezza di viaggio, al netto di eventuali ritardi dei treni, è già buio, con tutte le attività commerciali chiuse, ad eccezione di bar, pub, ristoranti, sale giochi e discoteche. Ho imparato a gestire le percorrenze sul treno leggendomi un ebook sul Kindle Reader, spaziando dai libri di psicologia ai romanzi rosa in lingua inglese, per non passare tutto il tempo a leggere notizie nefaste sui social, o ascoltare la solita musica con le cuffie dallo smartphone. Non sempre riesco a comprendere ciò che leggo, poiché gli schiamazzi dei ragazzini, come le urla dei bambini e le conversazioni ad alta voce di alcuni passeggeri mi impediscono la concentrazione. Condurre la vita da pendolare è faticosissimo e toglie tempo ad altre attività che si potrebbero intraprendere in una giornata, tra cui andare in palestra, farsi fare un massaggio, o tuffarsi in piscina per una nuotata distensiva. Viaggiando, si vive tuttavia il bello di poter ammirare il panorama al tramonto, col cielo che si tinge prima di rosa, poi di blu, sopra i campi di case sparse, tagliati da elettrodotti. Una volta arrivata in stazione, ci metto solo dieci minuti a piedi per giungere a casa. La mia abituazione è situata in un condominio di dieci piani, a pochi minuti dal piccolo centro storico della mia cittadina di provincia, al confine fra la Lombardia e il Piemonte. Appena entro nell’appartamento, mi butto sul divano per coccolare Miele, dopo di ché mi reco in cucina per estrarre dal frigorifero la cena che Veridiana ha preparato un’ora prima per me. Spesso, trovo una zuppa di legumi con crostini, oppure una cotoletta con contorno di verdure, come anche un trancio di pesce, in alternativa alla carne. Non consumo più carboidrati in serata, poiché possono scatenarmi emicrania e gonfiore, costringendomi quindi ad evitare le cene in pizzeria offertemi da amici e colleghi. Finito di cenare, mi infilo in doccia, per poi entrare dentro le lenzuola coi capelli ancora un po’ umidi, e restarci fino al momento in cui suona la sveglia delle 06:00 del giorno successivo. E così, una nuova giornata di lavoro comincia, prima dell’arrivo dell’attesissimo weekend, in cui mi concedo il lusso di alzarmi alle 10:00 e fare colazione rilassata con Miele in braccio. Com’è bello non dover prestare attenzione ai minuti che passano, per evitare di non arrivare in stazione in orario e perdere il treno. Mi è capitato due volte di arrivare in ufficio con un’ora di ritardo, perdendo così meeting con superiori e consulenti. La mia presenza alle riunioni è spesso ritenuta importantissima, poiché viene assegnato a me l’onere di preparare agende e minute, per permettere a tutti i partecipanti di ricordarsi quanto si è detto durante l’incontro. Qualche volta non è semplice mantenere la conversazione, specialmente quando si incontrano consulenti che usano un linguaggio pieno di tecnicismi. Tuttavia, grazie alla mia passione per la scrittura, riesco a produrre riassunti efficaci, a detta dei miei colleghi. È un’abilità che ho sviluppato col tempo, assente fino al giorno in cui mi sono laureata.

    Ma non voglio continuare a parlare di lavoro. Come già ribadito, ho una storia da presentare, che non c’entra nulla col mio presente, sebbene alcuni miei comportamenti possano trovare spiegazione da quanto ho vissuto indietro nel tempo. Dall’esperienza pregressa, sono cresciuta moltissimo a livello personale, fra passioni, dolori ed incomprensioni, imparando ad accettare gli episodi che la vita mi ha proposto, piacevoli e dolorosi. Sono però convintissima di non voler mai più ripetere la stessa esperienza, essendo pure disposta a rinunciare al suo lato apparentemente meraviglioso. Una volta che una ferita si è generata, bisogna fare in modo di lasciarla guarire.

    CAPITOLO 1

    I TEMPI UNIVERSITARI

    2018

    È lunedì mattina e mi ritrovo in un’aula universitaria, in attesa di sostenere l’esame di Microeconomia. Sono piuttosto tesa, dato che si tratta di una materia ostica, per la quale mi sono dovuta esercitare tantissimo per più di un mese, prima di sentirmi sufficientemente pronta per affrontare la prova. Guardo gli altri studenti, intenti a ripassare le ultime nozioni e a memorizzarsi tutti gli esercizi svolti, mentre io provo a ripetere a me stessa che debba stare tranquilla, che sarò in grado di svolgere l’esame con tutta serenità.

    «Desirée, scusa, posso chiederti una cosa?» Paola mi chiede con un’espressione preoccupata.

    «Ehm, se si tratta dell’esame, per cortesia, no.» le

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