Massimo Troisi: Quaderni di Visioni Corte Film Festival
Di VV. AA.
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Il sesto volume della serie di Visioni di Cinema – Quaderni di Visioni Corte Film Festival, curato dal giornalista Giuseppe Mallozzi, vuole essere un omaggio al grande attore e regista di San Giorgio a Cremano, in occasione dei settant’anni dalla nascita. Hanno partecipato con i loro scritti i critici cinematografici Ciro Borrelli, Gisella Calabrese, Gordiano Lupi, Domenico Palattella, Ignazio Senatore, approfondendo vari aspetti della sua carriera.
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Anteprima del libro
Massimo Troisi - VV. AA.
Visioni di Cinema
Quaderni di Visioni Corte Film Festival
Vol. 6 – MASSIMO TROISI
a cura di Giuseppe Mallozzi
Direttore di Redazione: Jason R. Forbus
Progetto grafico e impaginazione di Sara Calmosi
ISBN 979-12-5540-064-6
Pubblicato da Ali Ribelli Edizioni, Gaeta 2023©
Saggistica – Cinema
www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com
È severamente vietato riprodurre, in parte o nella sua interezza, il testo riportato in questo libro senza l’espressa autorizzazione dell’Editore.
Visioni di Cinema
Quaderni di Visioni Corte Film Festival
MASSIMO TROISI
AliRibelli
Sommario
Introduzione
Biografia
Ignazio Senatore
O ssaje comme fa ’o core15
Ciro Borrelli
Anni Ottanta: il cinema italiano, caro Massimo, ricomincia da te
Ignazio Senatore
Anna Pavignano, la piemontese che stregò Massimo Troisi
Ciro Borrelli
Il cinema dei sentimenti di Massimo Troisi
Ciro Borrelli
Intervista a Peppe Borrelli
Ciro Borrelli
Non ci resta che piangere: l’amicizia profonda tra Benigni e Troisi
Domenico Palattella
Troisi, Mastroianni, Scola: storia di un sodalizio memorabile
Gordiano Lupi
Il postino (1994)
Gisella Calabrese
Massimo Troisi, le donne e l’amore, dentro e fuori dal set
Ignazio Senatore
Ricominciamo da tre: Bencivenga, Spagnoli, Martone e Veneruso omaggiano Troisi
Filmografia
Gli Autori
Introduzione
Massimo Troisi avrebbe sicuramente celebrato il suo 70o compleanno con una delle sue ironiche battute, se fosse ancora vivo. Sfortunatamente ci ha lasciati troppo presto, ma ci ha donato il suo tesoro più prezioso: i suoi film. Il 19 febbraio 2023 segna il suo 70o compleanno e per commemorare l’attore napoletano scomparso prematuramente la collana Visioni di Cinema – Quaderni di Visioni Corte Film Festival gli dedica il suo sesto volume.
Massimo Troisi ha rivoluzionato il teatro e il cinema con la sua comicità garbata che risalta nella mimica e nella gestualità tipicamente napoletane, che sono diventate la sua maschera di attore. La sua maniera di parlare, spesso difficile da comprendere, è una peculiarità inimitabile dei personaggi che interpretava. Il personaggio principale che Troisi ha rappresentato è quello dell’antieroe insicuro e complessato, con uno sguardo evasivo dovuto alla sua inestirpabile timidezza, ben visibile nel fiume di parole che fluisce per mascherarla goffamente. Nel rapporto di amore/odio verso la sua città natale, la bellissima e contraddittoria Napoli, Troisi esprime la sua insofferenza verso alcune abitudini o mentalità superate, ma è pronto a difendere i valori e le tradizioni della città quando si trova di fronte a qualcuno che ha basato la sua visione del mondo sui pregiudizi.
Il cinema di Massimo Troisi rappresenta con maestria il dualismo dell’essere umano, mostrando come possano coesistere coraggio e fragilità. Nelle sue pellicole più significative è esemplificato dall’indecisione e dai mutamenti d’umore del protagonista, interpretato sempre da Troisi stesso. L’amore è un tema ricorrente che mette in evidenza le difficoltà del personaggio nell’affrontare relazioni con donne emancipate e che lo inducono a comportarsi in maniera contraddittoria rispetto alle sue convinzioni tradizionali.
Le problematiche che attraversano gli anni ottanta, anni di profondi e incisivi cambiamenti, vedono il timido protagonista alle prese con donne emancipate che non riesce a comprendere fino in fondo e che lo inducono ad assumere dei comportamenti palesemente in contrasto con il suo modo di pensare, ancorato alle relazioni tradizionali tra uomo e donna. Quest’ultima vive la stessa tragicomica condizione e si dibatte tra atteggiamenti moderni e bisogno di protezione confondendo ulteriormente il suo compagno di vita. Il tutto si conclude con un finale aperto che interrompe bruscamente l’ultima scena con un sorriso all’ennesimo tentativo del nostro di celare maldestramente il proprio reale pensiero perché ritenuto superato dalla mentalità del momento.
Un personaggio, dunque, vinto da se stesso, dalla sua insicurezza e dalla sua riluttanza a mettere a nudo il proprio animo.
Sebbene rifletta gli umori della generazione di quel periodo, scandagliati con mirabile destrezza e mostrando le difficoltà di un periodo di transizione appena uscito dalle contestazioni sessantottine e la mitizzata liberazione sessuale che insinua, soprattutto nell’uomo, delle profonde insicurezze sul comportamento da adottare con le donne, tocca i temi sempre attuali dell’instabilità umana e delle difficoltà relazionali tra uomo e donna.
Inquadrature lunghe e spesso statiche, che mostrano la padronanza scenica di chi vuole indugiare in profondità sull’animo, spiccata napoletanità e abilità espressiva mimico-gestuale hanno dato vita a un cinema in cui ironia, controsenso e malinconia si fondono alla perfezione creando così personaggi incapaci e impreparati dinnanzi a eventi quotidiani in continuo mutamento. Le scene sono girate soprattutto negli interni, come se si volesse rafforzare la difficoltà di uscire da una stanza.
Conosciuto principalmente come attore del grande schermo, Troisi è riuscito a fondere il cinema con il teatro affrontando tematiche introspettive e profonde con uno stile leggero e senza pretesa alcuna di fasulli intellettualismi. Così ha infatti affermato in un’intervista: «Io faccio film intelligenti? Non lo so, faccio film che mi piacciono, ne farei uno ogni sei mesi, sempre con il piacere di girare e recitare. E invece non si può. Mi propongo sempre di fuggire dai luoghi comuni, dalle cose che potrebbe dire chiunque».
Forse è questa la ragione per cui il suo stile cinematografico, pur avendo riscontrato un enorme successo nel pubblico, non è stato apprezzato così come meritava e solo con il suo ultimo film, Il postino, ha ottenuto quel riconoscimento ufficiale della critica che lo ha candidato al Premio Oscar come migliore attore protagonista.
Anche molto tempo dopo la sua prematura scomparsa, i suoi film sono ancora una visione obbligatoria per cinefili e non-cinefili, grazie ai temi eterni che lo accostano alle figure di Eduardo de Filippo e Totò, da cui ha subito influenza, pur negando di essere il loro erede naturale
.
Il presente volume – il sesto della serie di Visioni di Cinema – Quaderni di Visioni Corte Film Festival – vuole essere un omaggio al grande attore e regista di San Giorgio a Cremano, in occasione dei settant’anni dalla nascita. Hanno partecipato con i loro scritti i critici cinematografici Ciro Borrelli, Gisella Calabrese, Gordiano Lupi, Domenico Palattella, Ignazio Senatore, approfondendo vari aspetti della sua carriera.
Buona lettura!
Giuseppe Mallozzi
Biografia
Nato il 19 febbraio del 1953 a San Giorgio a Cremano, cittadina vicino Napoli, Massimo Troisi cresce in una famiglia umile e molto numerosa in cui convivono nella stessa casa anche nonni e zii. Nei suoi primi film racconterà il suo vissuto familiare, spesso soffocante e invadente. Cagionevole di salute, soffre sin da ragazzino di febbri reumatiche che, con il passare del tempo, gli causeranno problemi al cuore. Conseguito il diploma di geometra, comincia a scrivere delle poesie ispirandosi al suo autore preferito, Pier Paolo Pasolini, e a recitare nel teatro parrocchiale dove si riunisce con gli amici d’infanzia.
Nel 1972 gli viene diagnosticata un’anomalia cardiaca che lo costringe qualche anno dopo a recarsi negli Stati Uniti per un intervento alla valvola mitralica. Grazie a una colletta riesce a sostenere le spese del viaggio e i costi dell’operazione, eseguita a Houston e dall’esito positivo. Poco tempo dopo, infatti, Troisi riprende il suo lavoro teatrale e preferisce non parlare più dei suoi problemi di salute di cui solo pochi intimi e parenti sono a conoscenza. Crea il centro sperimentale denominato Ti-minuscolo, una forma di teatro amatoriale insieme ad alcuni amici, tra cui Lello Arena, e il Centro Teatro Spazio, teatro di maggior impegno politico insieme a militanti di sinistra, entrambi situati a Napoli.
Il successo arriva con il gruppo La Smorfia, composta oltre che da Troisi, da Enzo Decaro e Lello Arena. Il nome del gruppo viene dato dallo stesso Troisi che spiega il motivo di tale scelta con le seguenti parole: «È un riferimento, tipicamente napoletano, a un certo modo di risolvere i propri guai: giocando al Lotto e sperando in un terno secco… La smorfia
, infatti, non è altro che l’interpretazione dei sogni e dei vari fatti quotidiani, da tradurre in numeri da giocare al Lotto».
Grazie a tale successo, il trio, in poco tempo, viene conosciuto in tutto il paese, dapprima con la trasmissione radiofonica Cordialmente insieme, e infine in televisione, dove il trio prende