Storia di Aronne
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Storia di Aronne - Pietro Brambati
SÀTURA
Copertina_AronnePietro Brambati
Storia di Aronne
ISBN 978-88-6393-795-4
© 2018 Leone Editore, Milano
www.leoneeditore.it
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi narrati sono il frutto della fantasia dell’autore o sono usati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti è da ritenersi puramente casuale.
1Il primo raggio di sole accarezzò il corpo di Aronne svegliandolo. Alzò il becco verso il cielo in un prolungato sbadiglio e diede un’energica scrollata alla testa.
Il movimento gli arruffò le corte piume del capo e si propagò uniforme per l’esile collo fin sulle penne candide del dorso. Si rizzò agilmente in piedi, appoggiando saldamente le zampe palmate sul terreno, e allargò le ali in tutta la loro maestosa apertura. Diede di sfuggita un’occhiata alla superficie piatta del lago, ancora velata da una leggera bruma notturna, e si dedicò senza indugi alla toilette mattutina.
Ruotò la testa all’indietro con eleganza, poi la abbassò verso il dorso, lasciando che la punta arrotondata del becco penetrasse nel piumaggio bianco cardandolo.
Il sole si alzò. Disciolse la nebbia e asciugò la rugiada sull’erba e sui rami più alti degli alberi. Lentamente, come ogni mattino da sempre, il grande lago scoprì di nuovo l’eterno svolgersi immutabile del tempo. Allora la superficie dell’acqua, fino a quel momento perfettamente immobile, si animò.
Aronne, primogenito di una famiglia di cigni reali nato e cresciuto libero in quel lembo salvaguardato di terra, diede un’ultima scrollata al suo corpo e si diresse altezzoso verso la riva del grande lago.
L’acqua era fredda, ma lui vi scivolò dentro senza nessuna esitazione. Nuotò mantenendosi vicino alla riva, ma non perché avesse paura di portarsi al largo, anzi paura non ne aveva proprio, di niente e di nessuno, e spesso vi si spingeva unicamente per provare un brivido di avventura. Dovete sapere infatti che Aronne, pur essendo nato libero e avendo a disposizione tutto ciò di cui un cigno reale ha bisogno, non era per niente soddisfatto. Nuotava vicino alla riva per la semplice ragione che lì il cibo era più abbondante.
Ma non soltanto per questo. Laggiù, oltre l’ansa che il grande lago formava prima del canneto, c’era la palude. Un territorio che Aronne aveva sempre obbedientemente evitato, sforzandosi ogni giorno di più, mano a mano che diventava adulto e aumentavano dentro di lui la curiosità e lo spirito di avventura, di non trascurare le raccomandazioni che i suoi genitori gli facevano ogni volta che lo vedevano allontanarsi dal gruppo degli altri fratelli.
«Stammi a sentire figliolo» gli ripeteva suo padre pazientemente «devi tenerti lontano da quella palude. Non c’è niente di buono laggiù. Ci sono le sabbie mobili e la vegetazione è così fitta da non riuscire a muoversi.»
«Ma sì, ho capito!» rispondeva Aronne sbuffando.
«E allora non allontanarti dai tuoi fratelli» insisteva suo padre in tono severo. «C’è tanto di quello spazio qui attorno» aggiungeva «da soddisfare tutte le tue esigenze.»
Aronne assentiva in silenzio, promettendo a se stesso che ce l’avrebbe messa tutta per far contento suo padre. Per alcuni giorni ci riusciva a restare in compagnia degli altri, adattandosi a fare le stesse cose che facevano loro. Ma osservandoli mentre si crogiolavano al sole oziosamente, o mentre affondavano il becco nell’acqua con un movimento rapido e deciso, si chiedeva come mai neppure uno dei suoi cinque fratelli provasse dentro di sé l’irresistibile desiderio di evadere che lui provava.
Aronne non andava d’accordo con i fratelli, perché sentiva di non avere alcuna affinità con loro. Tuttavia un giorno gli era sembrato di ravvisare in Priamo, il più giovane, una sorta di somiglianza con se stesso. Approfittando di una rara occasione in cui Priamo l’aveva seguito lontano dal gruppo (forse, aveva pensato Aronne, anche lui sospinto dai suoi stessi desideri), gli si era avvicinato e gli aveva detto: «Vuoi venire con me nella palude?».
Priamo era rimasto in silenzio sulla superficie dell’acqua appena increspata dal vento.
«Allora?» aveva insistito con impazienza Aronne.
«Nostro padre non vuole che noi si entri nella palude» aveva risposto Priamo solennemente.
«Lo so. Ma noi potremmo andarci di nascosto.»
«Si può sapere perché ci tieni così