Malia greca: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Appena sbarcata sulla splendida isola greca di Iskos, la bella e sofisticata giornalista inglese Charlotte non pensa nemmeno lontanamente di poter vivere in un luogo così semplice e tranquillo per più di due settimane. Il tempo di godersi una breve e rilassante vacanza, e soprattutto di portare a termine la sua missione: rintracciare un "uomo tipico" del luogo, conoscerlo, e renderlo protagonista di un piccolo reportage da pubblicare sul suo giornale. Ma quando i suoi occhi si trovano per la prima volta davanti al tenebroso Iannis Kiriakos, ogni convinzione crolla. Insieme alle sue inibizioni. E adesso?
Susan Stephens
Autrice di origine inglese, è un ex cantante professionista oltre che un'esperta pianista.
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Malia greca - Susan Stephens
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1
Con i piedi immersi nel mare, Charlotte fissò le stelle. Trovava ancora difficile credere che potesse fare così caldo, a fine giornata, sulla piccola isola greca di Iskos. La sabbia umida era solida e fresca sotto le piante dei piedi. Alla fine, il momento era arrivato. Dopo aver tirato indietro il braccio, lanciò la sottile vera d'oro più lontano che poteva. Come moglie di un uomo facoltoso era stata un disastro e la fede nuziale era l'ultimo simbolo di quel periodo.
Chiudendo gli occhi, la immaginò posarsi sul fondale, e immediatamente avvertì un gran sollievo. Il mondo era sempre lo stesso, ma lei sentiva di essere diversa. Sentiva di essere libera. Doveva essere la stessa sensazione di una farfalla il giorno in cui spiegava le ali.
Appoggiata sui polsi, individuò il Pegaso alato sopra la sua testa e intuì che fosse un segnale. Il divorzio era alle spalle, la sua vita stava per prendere il volo.
Pensò al futuro. Alcune cose non sarebbero cambiate: era una giornalista di costume e poteva vivere ovunque, grazie a Internet. Forse si sarebbe dovuta trasferire in un luogo eccitante e diverso... un luogo come quello? Ma prima doveva apportare dei mutamenti; recuperare il gusto della vita, per esempio. Si trovava sull'isola da quasi un mese e non era ancora uscita nemmeno una sera. Il viaggio in Grecia doveva servirle a ricostruire la stima di sé oltre che la propria carriera. Eppure, al momento, il nuovo scenario non le era stato di aiuto. L'ispirazione, che le occorreva per scrivere, era latitante e l'autostima era ancora a un livello inesistente.
Pensò anche agli abiti leggeri che giacevano in fondo alla sua valigia. Erano creazioni firmate, omaggio della rivista per la quale lavorava... anche se avevano avuto un prezzo. «Trova un fantastico greco e scrivi di lui» le aveva detto la sua editrice. Un sensazionale articolo per ridare vita a una carriera intaccata dal divorzio. Il problema era che i fantastici greci sembravano scarseggiare a Iskos.
Lo sguardo di Charlotte si soffermò sulla base della scogliera dove il mare era liscio come seta nera, e poi lungo la baia dall'acqua immobile. Le luci brillavano attorno alla taverna sulla riva e le risate che echeggiavano le dissero che era ora di andare.
Si alzò in piedi. Si stava strofinando le mani per pulirle dalla sabbia quando udì un altro suono. Ascoltò finché non distinse l'affondare regolare di remi.
Osservando il mare, individuò una lanterna che riluceva sulla prua di una barca e grazie alla quale scorse la sagoma di un uomo. Le remate erano decise e sicure, come se la sagoma usasse le stelle e la luna per orientarsi e avesse una meta precisa.
Osservare il rematore era stranamente ipnotico. L'uomo dava un'impressione di potenza. Charlotte aveva visto un certo numero di vigorosi pescatori sull'isola ma qualcosa le suggeriva che quello era differente. Era aggraziato come una tigre... coordinato e pericolosamente forte. La sua mente continuò a formulare immagini nel tentativo di dare più sostanza alla forma indistinta; e provò subito il bisogno di cominciare a scrivere qualcosa.
Recuperò i sandali e li infilò. L'essenza dell'articolo le era ancora ignoto ma avrebbe avuto a che fare con l'uomo sulla barca, ne era certa. Tornando in direzione del ripido sentiero che risaliva la scogliera fino alla villa che aveva preso in affitto, iniziò a correre.
Il terrapieno esterno era in ciottoli e circondava la costruzione a un solo piano. C'era un lungo tavolo, posto vicino alla balaustra, per godere a pieno della vista, ed era lì che Charlotte aveva improvvisato la sua scrivania. Come molte case che sorgevano nei climi caldi, la villa abbondava di luci esterne che le consentivano di scrivere tutta la notte, se voleva.
Per tutto il tempo in cui lavorò fu consapevole della lanterna, un piccolo spillo luminoso sul mare. L'uomo e la barca non si distinguevano ma era confortante sapere che lui era là. Le teneva viva l'immaginazione e le parole sgorgavano con facilità
La lista di idee in preparazione dell'articolo divenne gradualmente più lunga: grazia flessuosa, forza fisica, naturale coordinazione, aura di potere. Charlotte si interruppe e quando sollevò la testa si rese conto che aveva il cuore accelerato. Si costrinse a riportare l'attenzione sulla tastiera. Uno splendore di capelli corvini nella fioca luce, un profilo determinato visto nello spazio di un secondo, il chiaro di luna che balenava su muscoli tesi... Si fermò ancora, conscia che anche il respiro era irregolare. Con le dita sospese sui tasti guardò un attimo nella notte. Scosse la testa. Concentrazione, si ripeté.
Non si rese conto di quanto le parole fluissero veloci e naturali, finché non avvertì un calo della temperatura. Rabbrividendo, sgranchì la schiena. Si era alzato un vento fresco che le spingeva i lunghi capelli rosso tiziano sulla faccia.
L'ultima volta che aveva guardato il cielo era stato di un grigio metallico, con una sottile striscia di rosso dove il sole sprofondava nel mare, e adesso era mutato in una profonda notte greca; una notte profonda e fredda, si corresse. Dopo pochi minuti tornò dentro.
Un silenzio pesante la accolse all'interno della lussuosa villa, ma era un silenzio che la riempiva di sollievo invece che di solitudine. Aveva capito nell'attimo in cui le era stata mostrata che era il luogo perfetto in cui rigenerare se stessa. Era troppo abbattuta per ritrovare lo spirito combattivo senza un po' di aiuto.
Il matrimonio finito le aveva lasciato più ferite di quanto aveva potuto prevedere. C'era il senso di colpa – perché magari avrebbe potuto fare diversamente, o meglio, alcune cose – il senso di fallimento, il dolore. Ma era una sopravvissuta e quella pausa in Grecia era un investimento nel suo futuro. In qualunque cosa si trasformasse l'articolo, era decisa a renderne la sostanza ottimistica e incoraggiante.
Stringendo sul petto la pila di fogli stampati, aprì con la spalla la solida porta di quercia che conduceva nella camera da letto. Come il resto della casa, quella stanza era tradizionale nello stile e con il pavimento di terracotta disseminato di tappeti dai ricchi motivi in tenui sfumature di rosso.
L'arredamento era stato pensato per il cliente più esigente, senza badare a spese. Pareti bianche facevano da sfondo a un letto alto e spazioso, posizionato in modo che il suo occupante potesse ammirare il mare. Un letto disegnato per chi amava le novità costose, con un materasso adagiato su una piattaforma di pietra liscia, e le lenzuola di lino completate da cuscini in seta in colori tenui. La coperta era di cachemire.
Da una porta si accedeva a un bagno interno, i cui sanitari bianchi erano affiancati a mobili azzurro chiaro. Charlotte decise di fare un lungo bagno come ricompensa per aver dato inizio all'articolo, ma prima qualcosa la attirò alla finestra.
Le idee erano buone, rifletté inspirando l'aria fresca. Erano solo gli ingredienti, però; nulla, senza un'attenta preparazione. Rimanendole soltanto una settimana, si sarebbe dovuta alzare presto il mattino dopo.
La luna era scivolata dietro una nuvola e perfino i rami degli ulivi a pochi centimetri dal vetro sembravano essersi dissolti nella notte. Chiuse gli occhi e tirò un respiro profondo. C'era un vago odore di limone nell'aria e un gufo risuonò in lontananza. Riaprì le palpebre e cercò di trovare il puntino di luce.
«Buonanotte» mormorò, sorridendo di se stessa.
Era probabilmente il letto più comodo nel quale si fosse mai coricata, giudicò sonnolenta appoggiandosi ai cuscini per osservare la notte. Lo sguardo si posò sulla lanterna e là rimase. Non riusciva a non interrogarsi sull'uomo nella barca, il pescatore solitario.
Si mosse inquieta tra le lenzuola. Come poteva dormire se la sua mente era tanto attiva? Piena di pensieri sul pescatore. Era arrivata al punto di desiderare un'ombra?, si domandò.
Il suo mondo si era ristretto a un'oasi di sensualità su una piccola isola dell'Egeo; un mondo pieno di possibilità, se avesse avuto il coraggio di coglierle. L'isola era lontanissima da chiunque conoscesse. Poteva gettarsi in un'appassionata relazione con un uomo che non si sarebbe aspettato nulla da lei, e nessuno l'avrebbe saputo. Nessun vincolo, nessuna conseguenza. Magari era proprio quello che le occorreva.
Il suo corpo lo pensava di certo. Vibrazioni stuzzicanti si erano diffuse con una pulsione insistente. Charlotte si chiese se la risposta alla frustrazione risiedesse davvero in una piccola barca con un pescatore.
Mentre si diceva di non essere tanto sciocca, controllò un'ultima volta che la lanterna fosse visibile. Guardando dalla finestra, vide che si stava muovendo, come se il mare si fosse ingrossato. Poi pensò che la sua immaginazione doveva aver preso il sopravvento, perché a ogni battito del cuore le pareva che si avvicinasse. E invece, per quanto desiderasse che puntasse verso la villa, si spostava lontano da lei, verso il margine estremo della spiaggia.
Chi era il pescatore? E, soprattutto, come poteva incontrarlo? Stava ancora rimuginando quando si addormentò.
2
Il verso delle tortore sull'ulivo fuori dalla finestra la svegliò allo spuntar del giorno. Scendendo dalla confortevole piattaforma del letto, Charlotte camminò scalza sul pavimento e guardò fuori dalle imposte aperte. Le occorsero alcuni attimi per abituarsi alla luce obliqua del sole, poi sospirò di delusione.
Che si era aspettata? D'altronde, aveva visto il pescatore allontanarsi.
Alzò lo sguardo. Il cielo era ancora pallido; e sorrise. Il nuovo giorno portava con sé la possibilità di rivedere l'uomo del mistero.
D'improvviso, avvertì l'impulso di uscire fuori. Voleva stamparsi il panorama nella memoria: la sabbia che si stendeva in una mezzaluna d'avorio come se fosse stata lavata e stirata, e oltre essa una leggera nebbiolina che avvolgeva le macchie di ulivi. Il mare era uno specchio traslucido tra quel lato della spiaggia e il molo, dove il pescatore doveva aver legato la propria barca. Fissò il paesaggio, ma non vide traccia di lui.
Era ora di nuotare, decise. Dopodiché, si sarebbe messa a scrivere.
Scese gli scalini di pietra in pigiama. Durante la permanenza in Grecia, il sole e il caldo le avevano cancellato le inibizioni. Oltretutto, fino a quel momento nessuno aveva transitato sulla striscia di sabbia sotto la villa. Avrebbe nuotato nuda, come aveva sempre fatto fin dal suo arrivo.
Quando raggiunse il margine della scogliera il cuore le batteva più forte del solito e la prima cosa che vide nel mare furono due galleggianti rossi. I galleggianti del pescatore? Dirigendosi verso la scoscesa mulattiera che conduceva alla spiaggia cercò di non correre. Eppure, le boe erano come calamite.
Erano solo delle boe nel mare, si disse. Niente su cui fantasticare. Si tolse i sandali e si impose di ignorarle. Ma quando raggiunse il bordo dell'acqua faticava a respirare per l'eccitazione. L'uomo sarebbe dovuto tornare per recuperarle!, si rese conto sfilandosi il pigiama.
Si fermò un attimo per gustare la carezza della brezza sulla pelle. Se era quello il modo in cui il suo corpo nudo reagiva, avrebbe fatto meglio a restare alla villa, dove era al sicuro. Molto più sicuro inseguire il pescatore con l'immaginazione che rischiare un incontro...
Tuttavia, appena il mare le lambì i piedi, il cervello si mise in moto e nella testa le ronzò una strofa di una poesia che sembrava adattarsi