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Honey Bear: Edizione Italiana: Amori E Avventure A Kinship Cove
Honey Bear: Edizione Italiana: Amori E Avventure A Kinship Cove
Honey Bear: Edizione Italiana: Amori E Avventure A Kinship Cove
E-book119 pagine1 ora

Honey Bear: Edizione Italiana: Amori E Avventure A Kinship Cove

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Info su questo ebook

Se parliamo di ‘per sempre felici e contenti’, a volte il ‘felici e contenti’ è tutta una questione di chimica tra persone. O tra parenti… per così dire. La terza dolce fetta di bontà della pasticceria ‘Fondenti e Contenti’ di Kinship Cove soddisferà di sicuro la vostra golosità.

Io sarei la sorella gentile. Quella brava. La ragazza su cui tutti possono contare, che conforta e incoraggia ogni volta che una di noi ha bisogno di essere motivata. Ma non posso permettermi di essere nient’altro che dolce. Né segretamente innamorata di un uomo che ha il doppio della mia età. Un uomo che quando vuole si trasforma in un orso, e che governa tutta la benedetta città con una serenità e una fiducia mai viste prima a Kinship Cove. E io mi struggo di desiderio per lui. Proprio tanto.

E quando per questo motivo faccio delle scelte sbagliate, allora divento la sorella che non sa gestire un fardello più grande di lei.
La sorella con un segreto.

Cosa fareste, se aveste bisogno di soldi facili? Cosa non fareste?
Io non venderei mai il mio corpo. Perciò vendo la cosa che più gli si avvicina… a chiunque abbia i soldi per permetterselo.

E incrocio le dita sperando che l’orso mutaforma che non riesce a vedere oltre la dolcezza del mio carattere non lo scopra mai.

* * *

Credo che questo sia il mio libro preferito della serie, finora. ~Sydney HONEY BEAR è una paranormal romantic comedy di Ellis Leigh, una delle migliori autrici di besteller secondo USA Today. Il libro è uno stand-alone che unisce umorismo e sarcasmo al mondo dei mutaforma, facendo nascere molto più che semplici avventure d'amore.
LinguaItaliano
EditoreTektime
Data di uscita5 ago 2023
ISBN9788835451624
Honey Bear: Edizione Italiana: Amori E Avventure A Kinship Cove
Autore

Ellis Leigh

A storyteller from the time she could talk, USA Today bestselling author Ellis Leigh grew up among family legends of hauntings, psychics, and love spanning decades. Those stories didn’t always have the happiest of endings, so they inspired her to write about real life, real love, and the difficulties therein. From farmers to werewolves, store clerks to witches—if there’s love to be found, she’ll write about it. Ellis lives in the Chicago area with her husband, daughters, and a German Shepherd that refuses to leave her side. Ellis can also be found writing tropey, erotic shorts with her bestie Brighton Walsh as London Hale or taking her suspense into the contemporary world as Kristin Harte.

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    Anteprima del libro

    Honey Bear - Ellis Leigh

    1

    MADELEINE

    La gente comprava davvero di tutto. Lo sapevo bene, io che avevo comprato una casa fatiscente che di tanto in tanto cercava di farmi secca, e che vendevo cose mie che probabilmente altre persone non avrebbero mai condiviso con il resto del mondo. O forse sì, se solo avessero saputo che esisteva un mercato per cose del genere. O se avessero saputo quanto pagavano certi uomini presumibilmente disperati per mettere le mani su cose del genere.

    Forse.

    Ok, magari no.

    Era quello il pensiero che mi ronzava in testa mentre con la glassa al burro disegnavo i riccioli del pelo di un animale. Non che riuscissi a concentrarmi, né sulla moralità delle transazioni commerciali né sulla torta che dovevo ancora finire. Il mio telefono aveva trillato tutto il pomeriggio con le notifiche di nuove offerte nell’ultima asta che avevo aperto. Offerte che significavano che la mia giornata sarebbe stata molto proficua. Ogni dollaro guadagnato mi scioglieva un po’ della tensione che avevo nel petto, calmava il panico che avevo portato nel cuore negli ultimi sei mesi. Con un paio di quelle vendite alla settimana, nel giro di qualche mese avrei potuto tirare un bel sospiro di sollievo. Almeno finché fossi riuscita a convincermi che valeva la pena… vendere certa roba.

    In fondo la compravendita faceva girare il mondo, e io avevo scovato una particolare nicchia che pagava bene in cambio di quella che consideravo solo una piccola quantità del mio tempo e delle mie energie. Ma non si trattava delle torte e dei biscotti che io e le mie sorelle sfornavamo alla pasticceria ‘Fondenti e Contenti’. No. Cioè, i nostri dolci vendevano bene, ma una piccola attività come la nostra era costosa da mantenere, e alla fine i guadagni andavano divisi per tre. Se avevo bisogno di contanti – e me ne servivano sempre, e anche tanti – dovevo cavarmela da sola. E così avevo fatto. Con enorme successo. Ma non potevo certo parlarne con le mie sorelle.

    A proposito di sorelle, le mie non erano messe troppo bene. Coco… Beh, quella mattina qualcuno le aveva spezzato il cuore. Io e Ginger avevamo dovuto presentarci a casa sua per trascinarla di forza fuori dal letto, ma non per quello Coco era venuta a lavoro volentieri. I macaron che stava facendo per la cena di prova di un importante evento di nozze sarebbero stati pronti per tempo, certo, ma lei li stava preparando con un’aria assolutamente misera e infelice. Come se qualcuno la costringesse a stare in cucina. O anche solo… a respirare. Povera cara.

    In netto contrasto con lei, Ginger non sembrava affatto infelice. Più che altro irritata, quasi nervosa. Ginger non era mai nervosa, una cosa che mi dava molto da pensare. Ma anche Coco di norma non sembrava uno zombie quando faceva i biscotti. Erano entrambe decisamente sfasate. Io, invece?

    Io cercavo di tenerci tutte a galla, mentre vendevo cose online che ancora non riuscivo a credere che la gente volesse davvero comprare. Eppure le compravano, benedetti loro.

    Io: Due minuti e l’asta chiude. Chi sarà il vincitore?

    Comparve una raffica di offerte, di persone che facevano a gara ad alzare la posta di uno o anche di cinque dollari alla volta. Intanto io tracciavo forme con la glassa al burro e calcolavo quanto fossi ancora lontana dai miei obiettivi:

    i 3.500 dollari per far riparare il tetto, che speravo avrebbero evitato che mi cadessero in testa pezzi di intonaco umido nel corridoio al piano di sopra;

    poi i 7.000 dollari per la nuova finestra della facciata, così che gli uccellini la smettessero di invitarsi a colazione la mattina;

    più i 20.000 dollari per rifare l’intero impianto idraulico, per potermi finalmente fare una doccia calda invece di dovermi lavare ogni giorno con l’acqua fredda.

    Erano… un bel po’ di soldi, tra tutto. Molti più di quanti ne facevo con una sola asta. Ma con tutto quel che vendevo, e con ogni piccola offerta che alzava il prezzo dei miei oggetti in vendita, a poco a poco intaccavo quella somma assurda. Un giorno ne sarebbe valsa la pena. Lo speravo.

    Il timer sul telefono trillò, indicando che l’asta era terminata. Controllai lo schermo e lì per lì quasi ballai dalla gioia. Un bel numero a quattro cifre. Non molto alte, ma pur sempre quattro cifre. Era un pezzetto di quella somma stratosferica che andava a farsi benedire.

    Io: Asta ufficialmente chiusa. Grazie a tutti per aver partecipato. Seguirà un’altra vendita nei prossimi giorni.

    Controllai il profilo del vincitore, un uomo della città vicina che era mio cliente fisso da quando avevo iniziato il mio folle esperimento di compravendita. Conoscendolo, avrebbe voluto ritirare l’oggetto di persona. Di solito preferivo spedire quel che vendevo – mi metteva molta meno inquietudine addosso – ma per quell’uomo… facevo delle eccezioni. Era stato uno dei miei primissimi clienti e non si faceva mai spaventare dai miei prezzi. In pratica mi aveva pagato il nuovo quadro elettrico che avevo installato qualche mese prima, dopo che un corto circuito aveva fatto scoppiare un incendio in casa. Chi avrebbe mai detto che le vecchie abitazioni non fossero predisposte per far funzionare allo stesso tempo la macchina del caffè e la ricarica di un cellulare? Grazie al cielo non mi era venuta in mente un’idea malsana come quella di accendere le luci di casa tutte insieme.

    Prospettiva terrificante.

    Forse ero po’ amareggiata per via di tutti i problemi che la casa mi aveva dato sin da quando avevo firmato per comprarla, in cambio di una cifra onestamente ridicola. Quel posto era diventato la mia rovina, il vizio che non avrei mai dovuto permettermi. L’unica cosa a cui non avrei mai potuto rinunciare – per via di ciò che rappresentava – e allo stesso tempo un cappio intorno al collo.

    Incendi, tubi rotti, un tetto che semplicemente non la smetteva di perdere acqua… Se c’era anche una sola possibilità che succedesse un guaio, di sicuro il guaio succedeva. Mi piaceva chiamare la mia casa Matilda, e Matilda evidentemente mi odiava a morte.

    Il telefono si illuminò con una notifica dal sito che usavo per le mie vendite.

    Cliente: Hai tempo adesso per uno scambio? So che è all’ultimo minuto, ma sono già per strada. Ci metto pure 100 $ per la pronta consegna.

    Lanciai un’occhiata a Coco. Mia sorella avrebbe potuto benissimo essere in un mondo a parte, con tutta l’attenzione che dava a noi altre. E Ginger? Lei stava ancora tormentando una teglia di cupcake che probabilmente alla fine sarebbero stati troppo gommosi per essere mangiati, da come aveva pestato a sangue il loro impasto. Se fossi uscita dalla porta sul retro, nessuna delle due se ne sarebbe accorta. Era l’ora di fare qualche soldino in più.

    Vabbè, le orecchie non verranno mai più appuntite di così. Pensavo che la torta fosse già a posto, ma con questi riccioli grigi ora sì che è perfetta. Vero? Mi allontanai di un passo dalla torta dello sposo – un enorme lupo in 3D che ululava – e annuii decisa. Sì, perfetta. La consegni tu stasera, ricordi?

    Il viso di Ginger era fin troppo espressivo. Riconoscevo ogni suo sguardo, sapevo già quali pensieri le passavano per quella sua bella testolina. Irritazione, probabilmente perché le avevo dovuto ricordare di quell’impegno. E non solo una volta. Riflessione, probabilmente al pensiero di tutte le altre volte in cui si era dimenticata di un compito così semplice. Poi rassegnazione. Se ne sarebbe dimenticata di nuovo. Io lo sapevo; lei lo sapeva. Se Coco fosse stata più presente con la testa, lo avrebbe saputo anche lei. Ma Ginger non era una che ammetteva la sconfitta.

    Me ne ricorderò.

    Bugia. Ma non avevo il tempo di stare a discutere. Lanciai a Ginger un’occhiata che diceva ‘come no’ prima di spingere il carrello con la torta a forma di lupo nella cella frigo. Quella dannata torta era troppo pesante per essere spostata in qualsiasi altro modo. A essere onesti, mi

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