Pirati di cera
Di Kaan Reed
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Il giovane Domenico conosce la bella Rossana in un locale caraibico. La sua presenza lo emoziona, lei sembra incarnare quell’ideale di donna angelica delineato da Dante, incontrata affinché diventi il suo grande amore, ma lui è in lotta con una timidezza che lo rende un po’ impacciato e insicuro. Riuscirà a far emergere liberamente il vero sé stesso?
Domenico è solo il primo dei personaggi ideati dalla penna di Kaan Reed in questa triplice raccolta di racconti; tutti sfidano le loro paure, si confrontano con il passato o con gli altri, cercano di risolvere i più profondi conflitti interiori per dare spazio alla propria autenticità e avviare un percorso vero. Da Pirati di cera, passando per Due e fino a Folletti, animali ed eroi, l’autore ci presenta l’inizio, il mentre e l’arrivo di un percorso di autenticazione che, partendo dalla più alta sensibilità, fa richiamo a sempiterne chiavi di volta e scoperte. Queste, se pure appartengono a ciascun episodico personaggio, vanno a inserirsi in un continuum astratto di tappe evolutive universali che ci accomunano tutti. Pertanto, attraverso scenari variopinti, svariati episodi e diversi personaggi, l’autore ci propone l’ascolto, l’incontro, il coraggio, l’azione, il perdono, il limite e la finale rinascita, come tappe naturali e concatenate verso l’espressione del vero sé. L’autore ci svela in linguaggio moderno una potente verità: la natura dell’esistenza è scandita da eventi splendidi o terribili senza che mai risulti assente la motivazione a vivere!
Kaan Reed è lo pseudonimo dietro cui si cela il creatore del blog literaryport.com, progetto letterario nato nel 2008 in cui l’autore ha pubblicato in modo gratuito e aperto tutti i suoi scritti di natura sperimentale e controcorrente, pur avendo ricevuto proposta di pubblicazione da diverse case editrici.
Con questo nome d’arte l’autore parla di temi come l’autenticità di sé stessi, la dignità della persona, la naturale tensione alla verità e il risveglio personale. Considerato questo un percorso di individuazione, non semplice né veloce, alimentato dalla vita stessa e “dall’arte dell’incontro”, Kaan Reed ha voluto destinare i suoi scritti a un canale il più possibile fruibile come il web, così che potesse raggiungere il maggior numero di persone e attivare riflessioni, dubbi e ulteriori percorsi di conoscenza.
L’autore crede meno in idoli e personaggi e più nella forza delle sue idee. È per questo che ha scelto di rimanere ammantato dal mistero e usa un alter ego così da invogliare il pubblico a seguire le sue idee piuttosto che la sua persona e diventare, assieme a lui, Kaan Reed nella dimensione letteraria.
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Anteprima del libro
Pirati di cera - Kaan Reed
Kaan Reed
PIRATI DI CERA
Kaan Reed, www.theliteraryport.com, dal 2008
Illustrazioni di Manuel Mangili
© 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-7772-2
I edizione maggio 2023
Finito di stampare nel mese di maggio 2023
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
PIRATI DI CERA
DEDICHE
Dedicato a tutti i sognatori, gli entusiasti, i creativi, i pionieri, gli irrimediabilmente ottimisti, gli irriverenti, quelli che prendono porte in faccia ma non si danno mai per vinti, quelli di sensibilità da minoranze, con tanta confusione nella testa, combattuti tra ciò che vogliono e ciò che gli dicono che devono volere, o fare, e soprattutto, tutti i Pirati di Cera in giro per il mondo che ho conosciuto e che devo ancora incontrare.
Ad maiora.
Kaan Reed
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio le Donne, la vita, il tango, Istanbul, l’umorismo, Giovannino Guareschi, James Joyce, Carl Gustav Jung, Wolfgang Goethe e Luciano De Crescenzo.
"Come il principe dei Nembi è il poeta,
che avvezzo alla tempesta,
si ride dell’arcano,
ma esiliato sulla terra, fra scherni,
camminare non può
per le sue ali di gigante".
C. Baudelaire
LA DONNA ANGELO
Giorno 1
Sud Italia, in un pub dove si balla caraibico, un mio amico incontra una ragazza.
Entro, i miei zii mi precedono, si dirigono a un tavolo e salutano.
Al tavolo ci sono due uomini e tre donne. Io saluto due delle donne e i due uomini.
«Ciao.»
«Ciao.»
«Piacere, Alessio.»
«Domenico, piacere.»
«Luca.»
«Piacere.»
«Piacere, Paola.» – una donna.
«Piacere.»
«Piacere, Patrizia.» – un’altra donna.
«Piacere.»
La donna che non ho salutato è lei, si chiama Rossana, lo scopro più avanti mentre parla con mio zio.
È bella, d’un bello che te ne accorgi, di una bellezza che esige reverenza.
Mia zia si siede accanto a lei e io accanto a mia zia.
Mia zia si fa un po’ più avanti e mi pare di vedere con la coda dell’occhio che Rossana mi guarda.
Può essere?
Mi giro, mi guarda. Mi volto.
Provo a vedere se mi risponde allo sguardo un’altra volta.
Mi giro ancora, mi guarda. Mi rigiro.
Voglio vedere se si sofferma, quando incrocia, con i suoi, i miei occhi, oppure, se li distoglie subito.
Mi giro, la guardo e mi soffermo. Lei si gira, mi guarda e si sofferma.
Ci guardiamo... ci fissiamo!
Sono emozionato. Voglio che risucceda, voglio che mi guardi ancora.
Passa il tempo, mia zia si alza, io mi alzo, Rossana si alza, io mi siedo di nuovo allo stesso punto e guardo verso la pista, sorseggiando il mio liquore alla liquirizia. Con la testa piena di desideri, ma vuota di inventiva.
Lei è due passi avanti a me, mi rivolge la schiena e guarda le coppie ballare con le braccia conserte.
È in piedi, due passi avanti a me. Ogni tanto si volta, mi guarda e mi sorride.
Io le rispondo al sorriso e non le dico niente.
Fino a che...
Rossana si avvicina e mi dice:
«Scusa.»
«Sì?»
«Mi faresti passare per piacere?» E indica dietro di me.
Mi volto e vedo un mucchietto di cappotti.
«Ti serve qualcosa? Te la prendo io.»
«Sì, grazie.»
«Dimmi, cosa ti serve?» Le sorrido.
Lei, rispondendo al sorriso, dice:
«Il cappotto. Sai, ho freddo.»
«Sì?... Hai freddo?»
...
...
Le prendo il cappotto e glielo do, sempre sorridendo.
Timidezza di cazzo. Rimango zitto senza pensare e le sento aggiungere:
«Scusa, già che ci sei, puoi prendermi anche la borsa?»
Non tacere, non prenderle la borsa e basta. Di’ qualcosa, cerca di parlare!
«Qual’è? questa?»
«Sì.»
«Ecco, tieni.»
Mi regala un dolcissimo sguardo e mi si riempie il cuore.
Poi, cade di nuovo il silenzio.
Cercavamo di incrociare gli sguardi un’altra volta, per poi magari iniziare a parlare un po’ più a lungo. Cercavamo momenti in cui potevamo scambiarci un sorriso.
Lei mi guardava e io ne ero incantato, felice, ma, ogni volta che soffermavamo gli sguardi un po’ più a lungo, mi veniva di distogliere il mio.
Io ogni tanto la fissavo, lei, come se avesse un radar, si voltava all’improvviso verso di me e rispondeva allo sguardo.
Io il più delle volte giravo la testa, ancor prima di pensare di non farlo. A volte invece la ragione tornava in tempo a bloccare il collo, così da farmi mantenere i miei occhi nei suoi.
Poi ci sorridevamo.
Mi alzo.
Vado a prendere il secondo liquore alla liquirizia al bancone del bar. Torno a sedermi sulla solita panchina, mentre Rossana è in pista che balla con mio zio. Passano cinque minuti... e me la ritrovo al mio fianco.
Siamo vicini. Ci troviamo sempre vicini. Sempre.
Al solito: io mi giro, lei si gira, ci guardiamo, sorriso e silenzio.
Mi giro, si gira, ci guardiamo, sorriso e silenzio.
Fino a che...
«Ei tu.»
... Un tizio, la chiama.
«Sì?» risponde educatamente Rossana.
«Vieni qui.»
Io non capisco molto cosa stia succedendo. Forse si conoscono, forse il tizio ha bisogno di qualcosa. Poi questo insiste perché Rossana gli si avvicini, ma lei non ci va. E quello:
«È tuo marito?» mi indica.
«Sì», dice lei.
Che succede?
Mi ha messo in mezzo.
Le chiede se fossi suo marito.
«Sì, è mio marito».
Ehi! Forse ho capito. La sta importunando, è ubriaco. Lei ora vorrebbe che la aiutassi... Ho l’opportunità di conoscerla...
Ma guarda un po’, le classiche scene da film!
Io e Rossana ci guardiamo complici.
Lui mi chiede:
«È tua moglie?»
La guardo.
Cerco la conferma di dover rispondere che è mia moglie.
Lei mi fa cenno di sì, perciò rispondo:
«Sì. Si è mia moglie» inorgoglito.
Lui si avvicina:
«È bellissima.»
Mi alzo in piedi.
«Non ho mai visto niente di così bello nella mia vita» prosegue il tizio.
Io guardo negli occhi Rossana e rispondo:
«È vero.»
Lei mi sorride.
Comunque, il tizio se ne deve andare, le dà fastidio.
E poi ormai rompe le palle.
Ci siamo conosciuti, si può dire.
«Davvero è tua moglie?»
«Sì, sì, è mia moglie» – Pausa. – «Come ti chiami?» lo interrompo, cambiando discorso.
Mi guarda perso.
«Come ti chiami?» ripeto.
«Toro.»
«Toro?»
«Sì, sono di Trento, abito a Trento.»
...?
Ma che c’entra? «Sì?»
«Anche tu non sei di qui.»
...?
Ma che c’entra? «Sì, sono di Mantova.»
Mantova?
Chiacchiericcio.
«Tu lo sai già che cosa vuoi.»
«Cosa?»
«Tu lo sai già che cosa vuoi?»
Ma che cosa vuole dire? «Non ho capito bene.»
«Tu lo sai già, che cosa vuoi?»
Che imbarazzo, ma che cazzo vuole? «In che senso?»
«Da bere, posso offrirti da bere?»
Aaah! «No grazie, ho già bevuto. Ti ringrazio... gentile.» Sorrisi. Sorrisi.
Dai, ora via. Vai via. «Ciao ciccio.» E lo allontano.
«Ciao... è bellissima, eh? bellissima. Sei fortunato tu, ma davvero sei il marito?»
«Sì, sono il marito.» Evvai!
«Sei fortunato tu, sei fortunato.»
Allontanandosi.
Restiamo soli, io e Rossana.
Ci guardiamo un po’ imbarazzati.
Ora sono legittimato ad attaccare discorso.
«Grazie» mi dice lei.
Io sorrido.
Non riesco a spiaccicare parola.
Di istinto:
«Mi ha messo in imbarazzo quello. Cazzo» E quasi subito mi pento di aver detto cazzo
.
Le volgarità no!
Comunque, va bene la via della schiettezza. È