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Due come noi
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E-book309 pagine4 ore

Due come noi

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Info su questo ebook

Da quando la donna che amava è morta, Arrow non è più lo stesso. Di lui è rimasta solo un'ombra, schiacciata dai sensi di colpa. E così trascorre il suo tempo tra moto, alcol e spogliarelliste, cercando di dimenticare il dolore. Fino al giorno in cui un incontro non gli cambia la vita. Anna è diversa da qualunque altra donna abbia mai incontrato. È una brillante studentessa, sorvegliata a vista da suo fratello, che si prende cura di lei da quando erano bambini, mettendo in fuga qualunque uomo osi avvicinarsi. Ma l'attrazione che è divampata tra loro è impossibile da ignorare. Saranno disposti a rischiare il tutto per tutto per seguire il loro cuore?Amore, brividi e pura adrenalina 
Bestseller di USA Today

«Questa autrice ha un dono con i personaggi maschili. Chimica, intrighi e una storia che cattura.» 
Pepper Winters

«Tra Dex e Faye volano scintille. Questo libro è bollente, chi ha amato Sons of Anarchy lo adorerà.» 
Booklist

Chantal Fernando
vive in Australia ed è un’autrice bestseller di New York Times e USA Today. Quando non è impegnata a scrivere, a leggere o a sognare a occhi aperti, si gode la vita con i suoi tre figli.
LinguaItaliano
Data di uscita18 dic 2019
ISBN9788822740762
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    Anteprima del libro

    Due come noi - Chantal Fernando

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    2514

    Questo romanzo è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi

    e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono usati

    in maniera fittizia. Qualunque analogia con imprese commerciali,

    fatti, luoghi o persone reali, esistenti o esistite, è del tutto casuale.

    Titolo originale: Arrow's Hell. Wind Dragons Motorcycle Club

    Copyright © 2015 by Chantal Fernando

    The moral rights of the author have been asserted

    All rights reserved

    Traduzione dalla lingua inglese di Federico Cenciotti

    Prima edizione ebook: gennaio 2020

    © 2020 Newton Compton editori s.r.l., Roma

    ISBN 978-88-227-4076-2

    www.newtoncompton.com

    Edizione elettronica realizzata da Corpotre, Roma

    Chantal Fernando

    Due come noi

    marchiofront.tif

    Newton Compton editori

    Indice

    Prologo

    Uno

    Due

    Tre

    Quattro

    Cinque

    Sei

    Sette

    Otto

    Nove

    Dieci

    Undici

    Dodici

    Tredici

    Quattordici

    Quindici

    Sedici

    Diciassette

    Diciotto

    Diciannove

    Venti

    Ventuno

    Ventidue

    Ventitré

    Ventiquattro

    Venticinque

    Ventisei

    Ventisette

    Ringraziamenti

    Per te, che mi hai salvato.

    Ritroverai l’amore, poiché per quanto tu possa odiare, sai amare molto di più.

    Anche se fai di tutto per negarlo.

    Sei meraviglioso, dentro e fuori.

    Quanto più a fondo ti scava il dolore, tanta più gioia puoi contenere.

    Kahlil Gibran

    Prologo

    arrow

    Tengo lo sguardo basso, fisso sul mio scotch, e faccio roteare il liquido ambrato nel bicchiere. La sede del club mi gira intorno, tra gente che parla, ride e si trascina da una parte all’altra, ma io mi sento come congelato. Come se il mondo continuasse a muoversi intorno a me ma io fossi paralizzato. So di essere bloccato dai miei stessi demoni, dal mio senso di colpa, ma non merito alcuna redenzione. Piego la testa all’indietro, sforzando il collo, mentre i ricordi mi scorrono nella mente come un vecchio film.

    Mary raduna i suoi vestiti e si veste con calma.

    Ne osservo ogni singolo gesto.

    Tutto in lei è dolce.

    Meraviglioso.

    Cosa diavolo sto facendo? Perché la tengo a distanza?

    Ha ragione Faye: Mary è una persona speciale e non dovrei tradirla. Anche se lei lo sa. Mary non ha mai tentato neanche una volta di cambiarmi. Mi ha preso per ciò che sono… con i miei difetti e tutto il resto.

    Quante donne farebbero altrettanto?

    «Buon viaggio, Arrow», mi augura a bassa voce, tirando in alto i capelli neri per farsi la coda.

    «Vieni qui», le ordino con dolcezza.

    Lei obbedisce all’istante.

    È proprio brava: cerca sempre di rendermi felice, ma al tempo stesso non è debole. È intelligente, acuta, e sa cosa vuole dalla vita.

    E io sono abbastanza fortunato da farne parte.

    Voglio dirle che desidero stare solo con lei e che ho intenzione di esserle fedele.

    Intendo chiederle di essere la mia ragazza ufficiale.

    Ma non lo faccio.

    «Quando torno dobbiamo parlare», dico, poiché ho bisogno di tempo per trovare le parole giuste.

    Lei si mordicchia il labbro inferiore. «Va tutto bene?».

    Andrà bene quando le avrò detto quanto la amo.

    Apro gli occhi di scatto e scuoto la testa, ridendo divertito.

    Non le ho mai detto che l’amavo.

    È morta per colpa mia, ed è morta pensando… Cos’avrebbe dovuto pensare? Che di lei non mi importava abbastanza? Che dovevo essere lì per proteggerla? Per salvarla? Forse un attimo prima di morire ha pensato che sarebbe stato meglio non avermi mai incontrato, e non aver mai sprecato il suo tempo insieme a me.

    Forse avrebbe avuto ragione.

    Sollevo il bicchiere alle labbra e bevo, e il liquido tiepido mi scivola piacevolmente lungo la gola. Da quando sono uscito di prigione, sono andato varie volte nei locali di spogliarelli della zona, e so che tutti pensano che ci vada per scopare, ma non è così. Lascio che lo pensino. La verità è che ci vado per torturarmi. Bevo, guardo e tengo la mente occupata. Ma non ho mai scopato con nessuna. Non sono stato con nessuna dopo Mary. Sono passati anni: cinque, per la precisione. Se lei non può più vivere la sua vita, perché dovrei farlo io? Mi piace pensare che è l’ultima donna con cui sono stato. Ciò che non ho potuto darle da viva glielo sto dando ora che è morta.

    Entra Rake, con una bionda al suo fianco. So esattamente chi è, poiché Rake se ne vanta fin dal giorno in cui l’ho conosciuto. L’avevo vista in foto, ma a guardarla di persona è molto più bella.

    Anna.

    Proprio la tentazione di cui non ho bisogno.

    Mi punta con lo sguardo e accenna un sorriso.

    Non ricambio.

    Ne scruto lentamente il corpo, e mi lascio sedurre da qualcosa che non potrei mai avere.

    Quando sento che sto avendo un’erezione, capisco che farei meglio ad andarmene subito. Mi alzo, finisco il mio drink e poso il bicchiere sul tavolo. Rake sta presentando Anna a tutti, e devo uscire da qui prima che tocchi a me, ma è come se i miei piedi non volessero muoversi.

    Cos’ha questa donna? Non riesco a ricordare l’ultima volta che ne ho osservata una con tanta intensità. Per me sono tutte uguali, ma alcune sono semplicemente meglio dotate. Forse è per tutto quello che Rake mi ha raccontato su di lei nel corso degli anni? Mi sembra quasi di conoscerla. Da vicino e dal vivo è addirittura più bella, cazzo! Ne conosco la storia. Tutto: dai giochi d’infanzia agli studi che ha fatto. Rake ci tiene molto, e o ne è rimasto accecato, o questa donna ha davvero un cuore d’oro. All’apparenza è dolce e intelligente, ma ha anche qualcosa di selvaggio. E ho sentito dire che ha pure un lato focoso e testardo. Un mix interessante per un uomo come me. Mary era tutta dolcezza, ma questo non giocava a suo favore: per me era davvero troppo buona. Con la vita che faccio, ho bisogno di una donna che sappia tollerarne tutti gli aspetti: il buono, il cattivo, e soprattutto il brutto.

    Ma che cazzo di pensieri faccio?

    Non mi serve una donna in questo momento. Almeno niente di serio. Ho bisogno di bere e di qualche fichetta disponibile, non di una ragazza ufficiale. Di Anna neanche a parlarne, cazzo! L’ultima donna che ho amato me l’hanno assassinata. Non ho intenzione di mettere nessun’altra nella stessa posizione. Stare con me è rischioso, e comunque non merito che qualche poveretta si prenda cura di me. Mary è stata uccisa, ma io ho ricevuto una condanna. Non solo al carcere, ma a restare solo. Questa è la mia pena.

    Il fresco odore di profumo alla vaniglia mi scuote dai miei pensieri. E questo rafforza l’erezione. Ottimo, sono rimasto qui in piedi a sognare come un ragazzino, cazzo, e non me la sono svignata.

    «Arrow, lei è Anna», annuncia Rake, sorridendo orgoglioso. «Anna, ti presento Arrow».

    «Felice di conoscerti, Arrow», mi saluta, curvando le labbra carnose a ogni parola.

    Chino il capo. «Anch’io».

    Cazzo! È meravigliosa.

    Guardo Rake e gli do una pacca sulla spalla. «Io esco. Ci vediamo dopo, fratello».

    Non ho il diritto di provare attrazione per la sorella di Rake.

    E allora perché nel momento in cui l’ho vista il mondo intorno a me si è scongelato?

    Non merito una tale dolcezza.

    Rake aggrotta le sopracciglia. «Non puoi rimanere neanche un attimo?». Mi si avvicina perché possa sentirlo soltanto io. «Voglio che Anna si senta benvenuta».

    Non vuole che si spaventi, glielo leggo negli occhi. Teme che non voglia avere nulla a che fare con noi, lui o questo stile di vita.

    Una preoccupazione legittima.

    Mi lecco il labbro inferiore. Non voglio ferire Rake, ma devo andarmene via immediatamente.

    È lui a salvarmi. «Non preoccuparti. Vai pure».

    «Grazie, fratello», ribatto, facendogli uno sguardo riconoscente. Non posso farne a meno… Lancio un’occhiata alla donna davanti a me, e vedo che mi sta già guardando con un’espressione pensosa.

    Molto preoccupante.

    «Ci vediamo in giro, Anna», riesco a dire.

    Lei inarca un esile sopracciglio. «Puoi scommetterci».

    Esco dalla sede del club con la sensazione che qualcosa sia appena cambiato, anche se so che è impossibile.

    Mary è a due metri di profondità, dove dovrei trovarmi io.

    Dovevo esserci io. Sono io a fare questa vita. Lei era solo una veterinaria che usciva con l’uomo sbagliato. Un uomo che avrebbe potuto offrirle soltanto una buona scopata. Neanche la monogamia.

    Non è il caso che trascini qualcun’altra a fondo con me; devo stare lontano da Anna,S la prima donna ad avermi suscitato un interesse dopo tanto tempo.

    Salgo sulla mia moto e parto, scacciando dalla mente i pensieri sulla bella biondina.

    Uno

    anna

    «Hai qualche impegno?», domanda Damien mentre usciamo dalla lezione.

    Mi volto verso di lui. «Passeranno a prendermi tra poco. Vado a casa. Ho molto da fare».

    «Oh, va bene. E questo fine settimana?».

    Damien è un ragazzo carino, ma quando lo guardo non provo nulla. È soltanto un amico, e forse neanche; più un conoscente.

    «Questo fine settimana esco con la mia migliore amica, Lana», rispondo, sforzandomi di sorridere. Non voglio dargli corda, ma non voglio neanche ferirlo. In queste situazioni sono terribile.

    «Forse potrei portarvi…».

    Alzo gli occhi al cielo quando sento il rombo di una motocicletta, che interrompe a metà la frase di Damien. Infilo il telefono nella borsa per sicurezza e lo saluto. «Devo andare, Damien. Ci vediamo domani, d’accordo?».

    «Ciao, Anna».

    Giusto in tempo: puntualissimo.

    Do un’occhiata al cortile, poi attraverso il parcheggio. Penserete che alla mia età potrei tornare tranquillamente a casa con l’autobus, ma non è così. Non ho una macchina, ma sto mettendo da parte i soldi per comprarne una. Comunque, mio fratello fa sempre in modo che qualcuno venga a prendermi dopo le lezioni, soprattutto se terminano nel tardo pomeriggio. Mi fa piacere che si prendano cura di me, in particolare mio fratello, ma al tempo stesso, dopo essermela cavata da sola per tanto tempo mi sento un po’ oppressa.

    Mio fratello è una delle persone a cui voglio più bene al mondo, e non avendolo visto per tanto tempo sono contenta di poter stare di nuovo con lui. Sono appena tornata in città, e il trasloco sembra meno complicato di quanto avevo immaginato, soprattutto perché con me c’è la mia migliore amica, Lana. Da quando sono andata via siamo rimaste sempre in contatto; quindi ora che siamo così vicine sono elettrizzata. Mio fratello è cambiato, ma so che mi vuole bene e si preoccupa per me. Dopo tutto, sono la sua unica famiglia. Però deve smetterla di essere tanto iperprotettivo. So che lo fa a fin di bene e che sta cercando di recuperare il tempo perso, ma essere costantemente sotto scorta mi sta facendo completamente impazzire. Tiene d’occhio ogni mia mossa, e a volte prova a dirmi cosa devo fare. Mi sento come in prigione, cazzo. Adoro mio fratello, e sto cercando di fare in modo che la cosa funzioni per tutti e due, ma ci muoviamo ancora entrambi con estrema cautela, e non siamo a nostro agio al cento per cento. Ci stiamo annusando, per vedere quanto siamo cambiati e quanto siamo rimasti com’eravamo.

    Non mi sfuggono gli sguardi fissi incuriositi degli altri studenti dell’università, ma li ignoro. Posso solo immaginare cosa pensino vedendo che ogni giorno viene a prendermi un ragazzo diverso in motocicletta, tutti con il giubbotto dei Wind Dragons. Per fortuna non sono più una ragazzina insicura, e le persone di cui m’interessa l’opinione si contano sulla punta delle dita. Probabilmente credono che me la faccio con i motociclisti, o qualcosa del genere. In realtà, sono soltanto una studentessa di venticinque anni, dottoranda, e sono la sorella minore di un membro dei Wind Dragons. Se la gente vuole giudicarmi ne ha tutto il diritto, e non potrebbe importarmene meno.

    Sono fiera di mio fratello. È quello che è. Una persona buona, e so che mi vuole bene. Sì, è un motociclista, e fa parte di una banda di centauri ben nota da queste parti, ma è anche un brav’uomo.

    Adam è sempre stato un brav’uomo.

    Però è anche un gran rompipalle, un puttaniere insaziabile e iperprotettivo fino all’idiozia. Fin da quando ero piccola, ha sempre preso molto seriamente il suo ruolo di fratello maggiore. Questo probabilmente perché non abbiamo mai saputo chi fosse nostro padre, e nostra madre era… assente. Per dirla in maniera pulita: infatti, la mamma era una tossica, e a quanto ricordo ci ha sempre lasciati a sbrigarcela da soli.

    Mio fratello si è anche premurato di scoraggiare qualsiasi potenziale fidanzato, e in questo non è cambiato. Semmai è peggiorato. Sembra che qui gli uomini, appena scoprono chi è mio fratello, decidano di starmi alla larga per evitare le botte… Ma in un certo senso è anche un modo per fare una selezione. Non voglio un uomo senza palle che ha paura di mio fratello. Voglio un uomo forte che gli dica di andare a fanculo, e che lo faccia sorridendo. Il pensiero mi fa ridacchiare tra me e me.

    Mi chiedo chi sia il mio babysitter di oggi.

    Appena ne vedo la barba sensuale e le spalle larghe, strette nel giubbotto nero attillato, faccio un grande sorriso, contenta che la mia scorta di oggi sia lui. Cammino dritto fino alla sua moto che è ferma con il motore al minimo, ancheggiando con disinvoltura a ogni passo.

    «Buon pomeriggio, Arrow», lo saluto, con un ghigno sfacciato.

    Lui mi guarda ostile. «Oggi hai intenzione di crearmi problemi, Anna?».

    È probabile.

    Ma solo perché è lui ad averne bisogno. Quest’uomo sorride di rado; quindi, con lui sono più scherzosa che con chiunque altro, solo per suscitargli qualche reazione.

    «Anna?», ripete, fissandomi in modo strano quando non rispondo e continuo a osservarlo, persa nei miei pensieri.

    Cazzo, quanto mi piace come pronuncia il mio nome. Arrow avrà almeno dieci anni più di me, ma dall’aspetto non si direbbe. Almeno ai miei occhi. Fisicamente, è meglio della maggior parte dei maschi della mia età, e la barba gli dà un’aria da duro.

    Mi piace la barba.

    Si vede che sotto ha una mascella forte e squadrata. Mi chiedo se abbia la fossetta sul mento.

    Ha anche degli occhi marroni molto profondi, e si capisce che ha visto quanto di peggio esista al mondo ma è sopravvissuto. Ha delle rughe appena accennate ai lati degli occhi, e da questo deduco che in passato deve aver riso molto. Ha le labbra carnose, sode, e tutte da leccare.

    «Non ho idea di cosa parli», gli dico, alzando le spalle. Mi scosto i capelli biondi dal viso e gli lancio uno sguardo innocente. Ho gli stessi occhi verdi di mio fratello, ma mentre i suoi risvegliano il desiderio sessuale nell’altro sesso, i miei non sembrano avere lo stesso effetto. Arrow fa un’espressione ancora più scontrosa, se possibile. Perché diavolo è sempre tanto scorbutico? Sì, ho saputo che è stato in prigione per un po’, ma prima o poi ci passano tutti i motociclisti, o no? Almeno quelli di cui ho sentito parlare. D’accordo, forse non dovrei ragionare per stereotipi. Comunque Arrow è stato in galera, anche se non so perché. Ho origliato mio fratello che ne parlava con Tracker, un altro membro del club. Ormai è circa un mese che vivo con questi motociclisti, e tra tutti loro Arrow è l’unico che continua a mantenere le distanze e la guardia alta.

    Ed è anche l’unico che non riesco a togliermi dalla testa.

    Un bel dilemma.

    Beh… Almeno per me.

    Vi è mai accaduto di incontrare una persona per la prima volta e di desiderarla all’istante? Ha qualcosa che vi attira come una falena verso la fiamma senza un motivo apparente. Ogni volta che guardo Arrow sento quell’attrazione. Quel desiderio, quel bisogno. Ha qualcosa… Qualcosa che mi spinge verso di lui. Certo, è scorbutico e un po’ rude. È anche lunatico, malinconico, e in genere piuttosto scontroso. È un uomo di poche parole, di quelli duri e taciturni. Più tempo passa costretto a farmi da babysitter, più sto riuscendo a farlo aprire. Lentamente, poco a poco, ha iniziato a parlare con me. È un passo avanti, eppure so che è stupido da parte mia sperare in qualcosa di più. Di certo, ogni volta che gli sto accanto mi batte forte il cuore, ma cerco di ignorare il più possibile questo dettaglio. Non cambia nulla. Arrow è il mio sogno proibito: so che non dovrei volerlo ma lo voglio comunque. Il fatto è che da alcuni dettagli ho capito che vale più di quanto mostra. L’ho visto giocare con Clover, la figlia del presidente del club, e portarle di nascosto delle caramelle alla fragola. L’ho visto farle il solletico, e far risuonare tutto l’edificio dei suoi risolini. Poi, a sua insaputa, l’ho ascoltato mentre sussurrando le consigliava, se mai qualche ragazzo l’avesse infastidita, di dirglielo e se ne sarebbe occupato lui, perché nessuno può permettersi di fare del male alla principessa.

    Lei ha cinque anni.

    Nessuno venga a dirmi che quest’uomo non ha un cuore.

    «Monta in sella e tieniti», ordina, voltandosi dall’altra parte. È frustrante che non mi guardi mai più del necessario. Non gli piaccio proprio? Non sono vanitosa, ma so che sotto il profilo estetico non sono stata certo sfortunata. Adam dice addirittura che sono talmente bella da rischiare qualche guaio, ma dato che è mio fratello immagino sia un po’ di parte.

    Forse Arrow mi vede soltanto come la sorellina di Adam. Ma questo non spiega perché sembra sempre molto impaziente di allontanarsi da me. Mi piace pensare di essere una persona di buona compagnia, e a volte anche un po’ divertente.

    «Dove andiamo?», domando, mentre mi porge il mio casco.

    «Rake vuole vederti al club», risponde distrattamente.

    «Allora perché non è venuto a prendermi lui stesso?», chiedo. Non che mi stia lamentando, poiché in fondo spero sempre di poter stare un po’ con Arrow, però…

    «Ero più vicino all’università; quindi era semplicemente più logico. Ora sali sulla moto o vogliamo restare qui mentre tutti questi coglioni immobili continuano a fissarci?».

    Mi guardo intorno.

    Eh, già! Ci stanno ancora osservando. Se non volevamo attirare l’attenzione, forse oggi non avrebbe dovuto indossare il suo giubbotto. Ma chi voglio prendere in giro? La gente ci avrebbe fissato comunque. Arrow è imponente. Di muscolatura, per la larghezza delle spalle, nell’andatura. Nello sguardo aspro. Cattura l’attenzione su di sé, e non può farci nulla. Non riuscirebbe a passare inosservato neanche se volesse. Salgo sul sedile posteriore della sua moto. Gli avvolgo le braccia intorno alla vita, stringo il cuoio tra le mani e mi appoggio a lui. Profuma di cuoio e… caramella alla fragola? Vorrei chiederglielo, ma prima che ci riesca accelera ed esce dal parcheggio. Mi tengo stretta, godendomi sia la corsa che la sensazione dei nostri corpi uniti uno all’altro.

    Prima di traslocare di nuovo qui non ero mai salita su una motocicletta. È stata un’esperienza nuova, e devo dire che l’adoro. Non ho mai provato una sensazione tanto liberatoria, e ora vorrei avere anch’io la patente. Se stare dietro è così emozionante, posso soltanto immaginare quanto sia bello stare davanti, alla guida della moto.

    Chissà cosa ne penserebbe mio fratello.

    Io e Adam non abbiamo avuto un’infanzia facile. Entrambi non ne parliamo molto, né tra noi né con altri: almeno prima che partissi era così. Dopo aver compiuto diciotto anni, mi sono trasferita dall’altra parte del paese per fare l’università. Lo stesso anno, Adam – o dovrei dire Rake – è entrato nei Wind Dragons. Ci siamo sentiti ogni tanto, con messaggi e telefonate per i compleanni e le feste, ma per lo più ci siamo allontanati. Lui era impegnato, io ero impegnata, ed eravamo troppo distanti per esserci di alcun aiuto concreto. So che è orgoglioso di me. Me lo diceva ogni volta che parlavamo al telefono. Era felice che stessi facendo qualcosa per me stessa: iniziando da zero per diventare ciò che, stando alle statistiche, non sarei potuta diventare. So anche che per me vuole il meglio, da sempre, ma ho l’impressione che non sappia più come relazionarsi a me, come essere sé stesso. Con gli anni è cambiato, e immagino che far parte di un club di motociclisti abbia contribuito molto, ma sotto sotto è ancora il mio Adam. Un misto di protettivo, dolce e bizzarro, e in genere con un grande sorriso o una donna sottobraccio.

    Questo non è assolutamente cambiato. Mio fratello è sempre stato, e sarà sempre, un uomo premuroso con le donne. Però con me è diventato ancora più protettivo rispetto a prima che lasciassi la città, il che è illogico, poiché non sono più una ragazzina: ora sono una donna adulta. Sono sua sorella minore, di un anno, ma lui si comporta come se avessi diciassette anni e cerca di controllare ogni mia mossa. All’inizio sono stata gentile, ma ora sta diventando troppo fastidioso, e sarà meglio che io e lui facciamo una bella chiacchierata. Non credo proprio che sia più incline al compromesso di

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