Terno secco con morto: Un'indagine sanremese per Mario il barista-investigatore
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Info su questo ebook
Morena Fellegara, infermiera di professione e scrittrice per passione, è nata a Sanremo il 01/05/1975. Ha esordito nel 2019 per la Fratelli Frilli Editori con il romanzo noir Un Pastis al Bar Marco ambientato negli anni Ottanta nel bar dei suoi genitori che ha avuto un successo inaspettato. Il suo secondo romanzo Il gioco degli specchi (Fratelli Frilli Editori), è stato premiato al concorso Letterario Internazionale Casinò di Sanremo Antonio Semeria con una Segnalazione della Giuria. Ha partecipato all’antologia I luoghi del noir con il racconto Aiga ae corde, ambientato nella storica piazza Bresca di Sanremo, dove l’enigma del giallo si intreccia con la storia, e all’antologia Odio e Amore in noir con il racconto Una benda sugli occhi interpretando l’odio come assenza d’amore (entrambe di Fratelli Frilli Editori). Una penna che descrive con immediatezza e leggerezza le dinamiche che animano e inquietano il quotidiano di vite semplici, entrando con garbo e acume negli abissi che, a volte, si spalancano dietro le maschere degli stereotipi sociali.
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Il gioco degli specchi: Sanremo, il barista-investigatore e i Mondiali '82 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUn Pastis al Bar Marco: La prima indagine sanremese di un barista-investigatore Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDelitti e tarocchi: La nuova indagine sanremese del barista-investigatore Mario Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
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Anteprima del libro
Terno secco con morto - Morena Fellegara
I
– È in arrivo sul binario 2 il treno locale proveniente da Genova Principe, attenzione al binario 2.
– Attenzione al binario 2, treno in arrivo, il treno locale proveniente da Genova Principe, diretto a Ventimiglia, ferma a Ospedaletti, Bordighera, Ventimiglia.
Un vento gelido fa muovere le palme della stazione di Sanremo, dietro le quali si ammira il mare in burrasca, l’aria frizzante di gennaio trasporta anche l’odore di salsedine. Il cielo promette pioggia, con le nuvole basse come hanno anticipato le previsioni precise e puntuali, dettate dal punto di osservazione di Porto Sole.
– Sanremo. Stazione di Sanremo.
– È in partenza dal binario 2 il treno locale per Ventimiglia proveniente da Genova Principe. Ferma a Ospedaletti, Bordighera, Ventimiglia.
La corrente fa volare i fogli stropicciati de LUnità
che Angelo teneva sotto il braccio. Ha la valigia impugnata da una parte, troppo pesante, forse più che alla partenza, e con l’altra mano stringe una sigaretta, accesa appena sceso sul binario.
Cinquantenne brizzolato, aria seria, vestito di tutto punto, ma un po’ troppo leggero per questa giornata in pieno inverno, Angelo si affretta ad attraversare i binari. Si guarda intorno, non vedeva l’ora di tornare a Sanremo, dove abita e gestisce un bar suo fratello Mario, sono molto legati. Arrivano dall’Emilia, ma Mario si è fatto una bella vita a Sanremo, mentre Angelo una triste a Milano, dove lavora come impiegato in una noiosa ditta di macchine da scrivere.
– Ghè un frod d mat!
Indossa un bel cappotto grigio scuro, con tanto di maglione di lana, ha pure una coppola, ma trema dal freddo, non si aspettava un’arietta così. Sul mare il gelo lo senti di più. Sarà l’umidità? O il vento pungente che ti fa sentire l’aria ghiacciata come se fossero spilli che attraversano i vestiti e arrivano fin sulla pelle. O forse sarà la stanchezza? Angelo continua a tremare.
Attraversa i binari e il marciapiede con le mattonelle rosse, ammira il cartello blu con la scritta SANREMO
in bianco, fa un sospiro e poi si affretta ad entrare al Bar della Stazione.
– Un punch al rum, grazie
– Uè paisà! Visto che freddo oggi? Nun te lo aspettavi, eh? Da dove arrivi?
Angelo tiene il bicchiere del punch tra le mani, con il suo manico di metallo. La lega metallica impedisce al vetro di rompersi, infatti quando il barista scalda il liquore con il vapore della macchina del caffè, il manico ne assorbe la temperatura, facendo così in modo che il bicchiere non vada in frantumi.
– Ah che buono!
Il viaggiatore ne annusa il profumo e poi una prima sorsata, assaporata e subito entrata in circolo.
– Arrivo da Milano, ma ho mio fratello che ha un bar qui a Sanremo, non vedevo l’ora di rivedere un po’ di mare, invece che la nebbia e lo smog che tutti i giorni incontro vicino a piazza Duomo.
– E che ci sei andato a fare a Milano? Si sta così bene qui… Viva Sanremo! E viva Napoli!
Angelo annuisce. È vero, anche lui spesso se lo domanda. Ma che ci è andato a fare a Milano? A cercare fortuna, dopo gli studi aveva trovato posto lì in una ditta importante, ma aveva un lavoro poco soddisfacente, ore e ore dietro a una scrivania, a fare conti, a compilare registri, a trascrivere importi. A cercare amore? Non gli è andata tanto bene neanche lì. Tante storie ma non si è mai innamorato veramente. Ma che ci è andato a fare a Milano? Spesso se lo chiede, nelle notti in solitudine, nelle attese alla fermata della metropolitana o del tram. Allora scrive una bella cartolina ai suoi fratelli o amici più cari. Una bella immagine della Madunina e del Duomo dietro la quale, con la sua calligrafia precisa, manda baci e abbracci a tutti. Per un attimo si può così sentire fiero di essere parte di quella città così caotica ma piena di possibilità. Che lui però non ha mai saputo cogliere.
Ma oggi è a Sanremo, è il 20 gennaio 1983, ha appena compiuto cinquant’anni, traguardo importante per la vita di un uomo. Non vede l’ora di andare a trovare suo fratello e riempirlo di racconti, in parte immaginari, sulla sua vita bellissima e piena di soddisfazioni
. Di inventare storie arricchite con cose che avrebbe voluto fare ma soprattutto con personaggi che avrebbe voluto essere oppure almeno incontrare per davvero. È tempo per lui di fare un bilancio della sua esistenza e degli anni trascorsi. Narra gli eventi talmente bene che poi se ne convince anche lui. Mario però gliela legge negli occhi la tristezza, ma fa finta di credergli. Bevono insieme, trascorrono qualche giornata, tra una Belotta a carte e una Goriziana a biliardo e poi Angelo va via più sereno, orgoglioso e sicuro di sé. Sa che ha alle spalle un confidente e un fratello nel vero senso della parola.
– Ah che buono, ci voleva!
– Ne vuoi un altro?
Angelo non ci pensa su neanche un attimo, è già lì a sorseggiare il secondo punch. Passa una buona mezz’ora, forse anche di più. Il nostro viaggiatore continua a conversare e quasi non ha voglia di uscire di nuovo in quella corrente gelida, dato che lì al bar della stazione si sta così bene al calduccio; poi dopo il punch si sta ancora meglio. Trova qualche moneta nelle tasche e si fa una partita a flipper.
La stazione è semideserta. La maggior parte dei turisti è stata a Sanremo la settimana precedente, a trascorrere il capodanno e finire le feste in bellezza. Tanti arriveranno per i carri fioriti o per il Festival. Oggi poca gente, anche sul treno, un viaggio tranquillo. Lui aveva però chiacchierato parecchio con una ragazza salita a Varazze, diretta a Ventimiglia. Una tipa simpatica, che lo aveva per un attimo coinvolto, brillante, carina, indossava un abito verde, in tinta con gli occhi molto espressivi e soprattutto con la valigia Fendi che lo aveva veramente attirato per prima, infatti era uguale identica alla sua. Hanno parlato un bel po’, dapprima del tempo, di politica, discorsi vaghi, i soliti che si fanno sul treno, ma in un attimo sono entrati in confidenza, a raccontare dove erano diretti e perché. Angelo era rimasto colpito anche da un’altra coincidenza. La ragazza aveva perso da poco una zia che aveva la seconda a casa a Sanremo, vicino a via Martiri, dove aveva il bar suo fratello, e forse Mario la conosceva, la zia Rosy, infatti andava spesso a Sanremo. Come è piccolo il mondo! La giovane era diretta a Nizza per un provino, per entrare in un gruppo musicale che organizzava spettacoli importanti. Famoso in tutta la Francia, che suonava anche a Parigi. Samanta, così si chiamava, suonava, anzi, era innamorata del suo violino. Sognava di suonare nei teatri della capitale francese e con le note malinconiche e dolci del violino aveva intenzione di conquistare il pubblico e diventare finalmente famosa.
Ah la Ville Lumière! Angelo per un attimo durante la conversazione si era invaghito e lasciato trasportare anche lui da qualche sogno, anche un pochino osé, ma poi… Siamo in arrivo alla stazione di Sanremo
, la voce dell’altoparlante lo ha riportato alla cruda realtà. Ha salutato Samanta e ognuno ha proseguito il suo viaggio. In solitudine, oppure chissà.
La vita è strana, certi incontri durano pochi attimi, ci si sfiora. Come una possibilità di conoscersi e poi, se non la si sa raccogliere, ognuno continua il suo giro. In questo mondo pieno di gente, con sogni, progetti, delusioni o vittorie. Ognuno si fa il suo viaggio, come riesce.
II
– Dammi la valigia o sei un uomo morto.
Il freddo si è fatto di nuovo sentire. Ma questa volta è quello della lama di un coltello e i brividi sono di paura.
Due uomini col passamontagna sono entrati al Bar della Stazione.
Uno dei due malviventi prende la valigia di Angelo, appoggiata in terra vicino al flipper e lo scaraventa contro il muro.
Angelo è fuori di sé.