Occhi esterrefatti
()
Info su questo ebook
È il racconto centrale di una raccolta composita, le cui tante sfaccettature trovano un fattore comune in una speciale sensibilità e nella raffinatezza di una scrittura accurata e convinta, che sapientemente sa mutare il proprio registro, adattarsi a differenti necessità espressive, e trasfigurare le inquietudini degli animi.
In un abisso di disagio sociale e lavorativo cresce, violenta e ossessiva, la paranoia della protagonista di Pazze, mentre è tutto un mondo che si disfa a specchiarsi nelle incertezze paradossali e via via sempre più spaventose di Virus.
Ma c’è anche il soffio del passato, evocativo, complicato, malinconico, con il suo carico di segreti e di ricordi perduti. Niente più che un aroma li sa riportare indietro da tempi ormai lontani, ed ecco Odori vividi come fantasmi che sul confine tra due mondi non trovano pace. La sospensione del tempo fa librare il pensiero tra ciò che era e ciò che forse sarà stato, e la reminiscenza di Vecchio e nuovo si dipinge dolceamara sui rovi di un parco e tra le eco della sua antica proprietaria. I sopravvissuti di ieri sono vittime nelle nuove battaglie di oggi, e la memoria di Ventidue italiani fa fragile il senso di ogni vita.
Realtà e psiche si intrecciano, confondono i propri contorni, si scambiano significati e orizzonti in storie cariche di tensione e di emotività.
Correlato a Occhi esterrefatti
Ebook correlati
Non pensarci due volte Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL’amore nonviolento Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAcqua che porta morte: Genova, 1953. Due cadaveri per il Becchino Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl vestito della sposa Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGabbia Dorata: In gabbia, #1 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniFinché Coronavirus non ci separi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl mostro del Lodigiano: Il cerchio si chiude per l'ispettrice Luce Frambelli Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSei voci per due delitti e mezzo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniW Garibaldi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStoria dei fratelli Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUna cena Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa voce del dominio: Alexandra Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniOltre ai suoi occhi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMetaverso: Nulla è in pausa e nulla si riavvolge Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniE anche più lontano Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRacconti Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl viaggio del figlio Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl prezzo dell'abbandono Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa Centunesima Infelice Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCelestino: un’infanzia quasi felice Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIntrighi e morte sull'Adda: Il commissario Albani e i misteri del liceo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniNessun ricordo muore: La prima indagine di Teresa Maritano e Marco Ardini Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl mio sogno proibito Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniFuoco di Frisia: I racconti di Skylge, #3 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniA chi appartieni Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniFiori d'inverno. Battiti Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniElemental - Il Risveglio della Quintessenza Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStorie dal pianeta Veronetta Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLe avventure della Fata Mysella Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAl di là della Senna: Illustrazione di Vittoria Locatelli Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Racconti per voi
Ionyč: racconto (tradotto): versione filologica a cura di Bruno Osimo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSesso semplicemente buono - storie di sesso ed erotismo: Racconti erotici da 18 Valutazione: 1 su 5 stelle1/5La grammatica di Nisida Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa prigione di Sodoma Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa giusta parte. Testimoni e storie dell'antimafia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCerca il sesso? - romanzo erotico: Storie di sesso uncensored italiano erotismo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniParola di scrittore Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLe mille e una notte Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRacconti in sala d'attesa: Storie brevi per vincere il tempo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRashōmon Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLe Fiabe Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLeggende napoletane Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRacconti e novelle: ediz. con ventidue opere Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPiciocas. Storie di ex bambine dell'Isola che c'è Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI Racconti belli dell'estate Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDolce novembre Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGiovani e altre novelle Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGente di Dublino: Ediz. integrale Valutazione: 4 su 5 stelle4/5I racconti Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Recensioni su Occhi esterrefatti
0 valutazioni0 recensioni
Anteprima del libro
Occhi esterrefatti - Monica Monetti
Ventidue italiani
Stanno facendo una retata, prenderanno uomini e anche ragazzi. Mia madre strattona mio fratello per un braccio e lo spinge oltre la porta del granaio.
Non ti muovere,
sussurra, non accendere la candela, stai qui, non accendere la candela. Hai capito?
Da questa mattina, la camionetta è passata già due volte, e ha spaventato mamma. Ci ordina di andarcene prima possibile da casa, il posto più sicuro sono i campi, dobbiamo attraversarli e non tornare in paese fino a sera.
Mia sorella non vuole seguirmi, piange, e quando la spingo fuori casa trema come un ramoscello esposto a questo vento gelido. Ma deve obbedire alla mamma, i tedeschi sono troppo vicini a noi.
Ormai è mezzogiorno, nessuno mette l’acqua a scaldare oggi, no, oggi attraversiamo la lunga fascia di campi e gli zoccoli di legno affondano nel fango lasciato dalle piogge dei giorni scorsi. L’unica acqua è questa, mista a terra e foglie secche.
Vieni, vieni qui,
dice mia sorella. Il sole, oggi, si fa vedere, ha intiepidito l’aria e il cielo è di un azzurro chiaro. Ormai è quasi primavera, anche se fino a ieri non sembrava.
Dai che torniamo indietro, verso la strada, dai, andiamo a vedere se è vero. Li fucilano, hai sentito? Li fucilano.
Per non farci vedere, saltiamo il fossato passando per il casolare degli Sgaravati. Non c’è più nessuno, ormai, in quella grande casa e il sentiero sul retro porta proprio alla siepe. È la scelta più stupida da fare, spiare i tedeschi mentre ammassano gli uomini. Ma noi stiamo a guardarli protette dall’ammasso di rovi mentre li strattonano, poi li picchiano con il manico del fucile per metterli tutti in riga.
Raus, schnell.
Perché i soldati ci sono ancora, tutti in fila, nascosti dentro i loro lunghi cappotti sporchi di fango? Il più cattivo se ne sta di lato, da come impartisce ordini, si capisce che è il capo.
Raus, raus.
Gli uomini sono rassegnati, se ne stanno ammassati contro il muro stringendosi tra loro in un inutile tentativo di difendersi dalle raffiche di proiettili, si limitano ad aspettare in silenzio che succeda qualcosa, magari un miracolo. Sono solo contadini, per fortuna tutti vecchi vestiti di stracci.
Solo vecchi, per fortuna,
dico a mia sorella.
Tanto i tedeschi si accontentano anche di loro.
Un paio li conosco, uno deve essere anche un nostro parente.
Torniamo indietro, andiamo a dirlo alla mamma.
Inutilmente mi tappo le orecchie per non sentire gli spari, le fucilate mi entrano nel cervello costringendomi a trattenere un urlo. Mi ritrovo a strattonare mia sorella senza rendermene conto, poi ci guardiamo attorno e all’improvviso capiamo di essere al centro dell’inferno.
Dobbiamo allontanarci dalla strada. Corri, corri,
le dico sottovoce. Sono impaurita a morte.
Scappiamo, sbrigati. Vai, vai.
Con questi tedeschi non si può rischiare, prendono anche le donne e non per fucilarle. Se una di noi viene catturata preferirebbe essere fucilata che uscirne viva.
Mia madre ha detto che uccidono gli uomini per vendetta: due tedeschi uccisi dai partigiani valgono venti italiani.
Ho tanta paura, non sopporto gli spari e queste voci pungenti. Gli arbusti spogli mi hanno lacerato le caviglie e il mio vestito è sporco di sangue. Anche le mani sono insanguinate, me ne accorgo solo ora, mentre corriamo spaventate lungo un filare di vigne spoglie. Cado contro gli arbusti ferendomi ancora. Sanguino. E poi cado un’altra volta.
La luce è troppo forte, non capisco più dove sono finita, mi hanno detto che mi hanno condotta in ospedale per una visita e dovrò sottopormi a una radiografia. Non è facile ottenere informazioni da questa gente, sembrano troppo indaffarati a scappare da tutte le parti. Continuano a passarmi vicino ma nessuno risponde alle mie domande. Non riesco a distinguere queste persone, non capisco se sono uomini o donne, giovani, vecchi. Sono nascosti da divise bianche e le mascherine sul volto rendono le loro parole impastate. Chi mi ha accompagnata fino a qui indossava una visiera strana, come quelle dei saldatori.
La schiena comincia a farmi male, le gambe, poi, mi prudono e non riesco più ad alzare la testa. Ho la sensazione di non sanguinare come prima, ma non posso osservarmi le mani, sembrano bloccate da qualcosa.
Non mi sono accorta di essere stata trasportata in un’altra stanza, devo essermi addormentata durante il tragitto. Questo posto sembra più freddo dell’altro corridoio, almeno qui le luci sono soffuse, così non sono costretta tenere gli occhi sempre chiusi.
Una voce mi avvisa che mi daranno dei farmaci e poi mi riporteranno indietro.
Nessuno nomina mia figlia. Ha telefonato? Se avessi il cellulare la chiamerei per chiederle cosa sta succedendo, perché sono qui? Perché sono venuti a prendermi senza preavviso, impedendomi di mettere una maglia grossa sopra il pigiama? Non mi hanno lasciato prendere la coperta, figlia mia, non ho potuto nemmeno controllare se ho sporcato di sangue il pigiama pulito, quello che mi hai stirato tu. Mi hanno coperto con un lenzuolo freddo e ruvido prima di caricarmi sull’ambulanza, senza dirmi niente.
Vorrei far capire a questa gente che non ci sento come una volta e sanguino. Sanguino molto.
I cadaveri sono ancora ammucchiati addosso al muro, troppo pericoloso andarli a prendere finché c’è luce e le camionette continuano a passare lungo la strada. Questi tedeschi sembrano una colonia di formiche che si agita affamata e si sposta in continuazione in cerca di prede. E non si capisce niente di quello che dicono.
Mia madre è andata a prendere la moglie di uno dei fucilati, quel nostro cugino, e ora cerca di consolarla recitando il rosario assieme a tutte noi.
Ave Maria, Ave Maria, Ave Maria.
Mio fratello, intanto, è andato a prendere il prete dalla canonica, comunque non servirà a niente, i corpi immobili rimangono ancora vicino al muro. Nessuno ha potuto nemmeno coprirli con i sacchi del granturco che qualcuno ha lasciato sulla strada.
Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, riposa in pace.
Lo dice al cappello di mio cugino, ecco, il prete si è limitato a benedire un cappello da contadino sfilacciato sul bordo.
Ma’.
Andranno questa notte a prenderli, li porteranno in chiesa,
dice la mamma, se i tedeschi vanno via forse domani riusciranno a seppellirli.
Maledetti, maledetti.
Se mi devono spostare, lo fanno con molta facilità, ormai le mie ossa sono leggere come ramoscelli secchi. Dicono che non è vero, ma io sento un forte dolore al bacino quando mi maneggiano. Mi ordinano di stare tranquilla. Una voce gentile mi chiede di trattenere il respiro e di non agitarmi troppo, qualcuno urla oltre un vetro. Ripeto che devo avvisare mia figlia e ho sporcato il lenzuolo di sangue.
Ma qui nessuno sta ad ascoltare.
Per fortuna qualcuno mi informa che presto mi riporteranno a casa, e non sono nemmeno sporca di sangue. No signora, non si è ferita. Qui è al sicuro.
A casa potrò assaggiare la minestra, anzi, prenderò solo il tè con dei biscotti. La cosa più sensata è chiamare mia figlia per