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Le Mie Ferrovie
Le Mie Ferrovie
Le Mie Ferrovie
E-book254 pagine2 ore

Le Mie Ferrovie

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Info su questo ebook

Una storia raccontata in prima persona dall'autore, con toni tra il nostalgico e l'umoristico. Tanti episodi, ordinati cronologicamente, ne ricostruiscono la carriera ferroviaria. Uno spaccato di vita lavorativa, un quarantennio, dove il protagonista e la sua azienda cambiano profondamente. Lo studente di ingegneria si laurea e diventa sottoccupato, svolge molti lavori diversi. La ricerca di affermare una professionalità si scontra con situazioni surreali. Un percorso di lotte individuali, sconfitte, emarginazione, ma anche di successi, risultati, di ruoli finalmente adeguati. Se il protagonista negli anni cambia il suo atteggiamento, da disgusto critico a convinto realizzatore della missione aziendale, anche l'azienda che fa da sfondo al racconto, si trasforma: da carrozzone ottocentesco in passivo, a principale azienda di stato, in attivo e in espansione. Le vicende di un impiegato di una azienda pubblica, moderno "Travet" che si ribella. Gli amanti delle ferrovie potranno trovare riferimenti tecnici e informazioni su binari, scambi, ponti, stazioni, gallerie, rotabili, ecc.. Le illustrazioni sono di Carlo Minoli, ex collega dell'autore.
LinguaItaliano
Data di uscita18 ott 2023
ISBN9791221483949
Le Mie Ferrovie

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    Anteprima del libro

    Le Mie Ferrovie - Primo Zanca

    INTRODUZIONE

    Le mie Ferrovie… rifaccio il verso a Silvio Pellico.

    Ho incominciato a scrivere queste memorie alla fine degli anni ’70, quando ero da pochi anni in ferrovia, ma avevo già avuto varie e mutevoli esperienze lavorative.

    Vivevo il senso di costrizione da sottooccupato, inesorabilmente costretto a tenere nascoste le conoscenze professionali in una azienda che mi sembrava ottocentesca nella sua organizzazione e nei suoi strumenti.

    Percorrevo ogni giorno le stesse scale consumate, c’erano sempre gli stessi arredi, vecchie scrivanie in legno polverose, gli ambienti aulici dei dirigenti, testimoni del loro potere statico.

    Quando ho progettato gli adeguamenti antincendio per gli uffici di Torino Porta Nuova, dove c’era anche il mio Ufficio, ho provato un godimento profondo perché riuscivo a trasformarli, l’ambiente finalmente cambiava…

    La certezza era l’inesorabilità della mia situazione

    E invece no, mi succedono un mucchio di cose diverse.

    Nonostante l’ambiente, nonostante l’organizzazione.

    Questo mi ha incoraggiato allora a voler scrivere e ancora di più ora, rendendomi conto che tali e tante vicende meritavano di essere raccontate.

    Poi arriva lo slogan: Signori si cambia

    Il personale scende di botto di 100.000 persone, il deficit resta stabile invece.

    Le strutture aziendali non cessano più di cambiare: prima cambiano solo i nomi, è una questione di timbri e di carta intestata, poi un continuo variare del chi fa cosa spezzettando il tutto in parti sempre più piccole e riaggregandole in modi fantasiosi in nuove strutture aziendali.

    Nei trasferimenti si pèrdono quasi sempre tutto lo storico e le pratiche autorizzative, fino ai riferimenti geometrici, disegni, ecc..

    I Servizi centrali si accorpano, diventano società diverse, con finalità economiche, i deficit diventano insostenibili, il personale si riduce ancora.

    Nel frattempo sono fallite importanti imprese nazionali, ma la ferrovia non può fallire, è il più grande proprietario terriero italiano,

    FFSS, Ente Ferrovie dello Stato, Ente Ferrovie dello Stato spa, Ferrovie dello Stato Italiane

    Nelle ultime fasi della mia vita lavorativa, trasformazione epocale, la ferrovia va in attivo, e continuerà poi sempre a crescere. Mi sento anch’io partecipe; nel mio piccolo posso dire orgogliosamente: Io c’ero

    Nella scrittura di queste memorie sono stato influenzato da La spia tedesca, di Erich Gimpel, per il racconto autobiografico di una persona che si ritrova a combattere una guerra da solo, solitudine in cui mi sono spesso trovato.

    Per lo stile e la struttura penso di aver imitato Bukowski, nei suoi raccontini brevi autobiografici, di facile lettura, slegati fra loro.

    Ho fatto così per ragioni pratiche, perché per scriverli facevo ogni volta un tuffo nella memoria, dove rivivevo quell’episodio particolare.

    Ogni pezzo è stato scritto in epoche completamente diverse. Li ho raccolti poi in ordine cronologico.

    E’ strano, in questi tuffi nel passato, le cose avvenute quando ero venticinquenne a me sembravano appena successe come quelle che ho vissuto alle soglie della pensione; in realtà erano trascorsi vari decenni, io nelle varie epoche ero una persona diversa e anche la ferrovia era molto diversa.

    Ho dovuto lottare con la memoria, che modifica i ricordi, ho rivissuto sensazioni dolorose nel raccontare le cose più pesanti che mi sono accadute.

    Rileggendo quello che ho scritto ed anche sentendo i commenti delle persone amiche che non conoscevano le mie vicende, ho potuto concludere che la mia carriera lavorativa è piena di lotte, di battaglie perse, a volte vinte, di situazioni al limite, una vita in trincea.

    Ho capito che questo dipende da un lato del mio carattere che nella lotta contro un nemico potente, sovente rappresentato da una gerarchia ostile, solo contro tutti, trova una ragion d’essere, una affermazione di sé…

    I toni nonostante tutto risentono di una certa nostalgia di ciò che è stato e di uno sguardo talora disincantato che evidenzia anche i lati spensierati ed umoristici delle vicende che mi capitavano.

    Chi legge può decidere di andare per ordine nella lettura, oppure scegliere degli episodi a caso, (tra l’altro io li ho scritti così): non perde nulla, il finale è noto fin dall’inizio.

    Spero che il lettore, anche se non ferroviere, anche se non lavoratore dipendente, venga piacevolmente interessato dal mio racconto.

    Per me l’obiettivo sarà raggiunto se, (come mi dicevo quando tenevo i corsi professionali), chi è stato da me coinvolto penserà di aver speso bene le ore della sua vita che mi ha dedicato.

    Ringrazio sentitamente chi mi ha incoraggiato e chi via via ha letto le bozze e mi ha così fornito il carburante per andare avanti.

    Un ringraziamento particolare alla amica di antica data, la dr.ssa Franca Nicco, che (professionalmente) ha corretto le bozze e mi ha elargito preziosi consigli.

    Un grazie grandissimo all’amico ed ex collega Carlo Minoli, artista affermato, che ha prodotto le numerose vignette che illustrano i vari momenti di questa storia.

    Ringrazio altresì il Museo Ferroviario di Torino nella persona del Conservatore dr. Lucia cav. Franco e del fotografo Giuseppe Sinchetto autore della foto del treno storico in copertina.

    Ringrazio mia figlia Selene, scrittrice, per i consigli.

    Un grazie all’amico ex collega Carlo Montangero.

    Penultimo giorno

    28 giugno 2011

    Il profumo della libertà (G. Giordano)

    E alla fine è arrivato

    Non avevo mai pensato che potesse succedere veramente

    Domani sarà l'ultimo giorno di lavoro.

    Finalmente la pensione

    Quanto avevo lottato per questo.

    Quando sono entrato in ferrovia, con 20 anni si poteva andare in pensione, vent'anni mi sembravano una enormità, volevo andarmene il più in fretta possibile per fare la libera professione… e ora, invece, fra qualche mese avrò 60 anni ormai…

    Doveva essere solamente per un po', un lavoro per mantenermi mentre finivo Ingegneria, invece ci sono rimasto fino alla fine.

    Avrei potuto fare di tutto e di più e invece ho fatto il ferroviere, anche sotto occupato, però non mi lamento mi ha dato da vivere e mi ha fatto crescere anche professionalmente.

    E domani sarà l'ultimo giorno.

    Scrivo una serie di e-mail di commiato a tutte le persone con cui sono in contatto: amici, colleghi e dirigenti, di Torino, di Roma e dei vari Impianti in Italia con cui sono in contatto.

    Il testo è uguale per tutti.

    Ricevo moltissime risposte, da parte di ognuno, risposte che vanno dall’augurio formale all’affettuoso, risposte che mi danno un senso della socialità che era esistita nei miei riguardi e che ora necessariamente cesserà.

    Ultimo giorno

    29/6/2011

    L’ultima corvée (D. Ponicsan)

    Avrei potuto andarmene un mese prima, ma sono rimasto.

    Ho tutte le ferie ancora da fare, e sono perse.

    Non è semplice smettere.

    Per riuscire ad andare in pensione ora, in passato avevo fatto una causa presso il pretore del lavoro, due vertenze con l'Inps.

    Ho riscattato gli anni di laurea, ho pagato la ricongiunzione oltre al riscatto, altri soldi… ma ne valeva la pena.

    Il prezzo della libertà….

    Ce l'avevo fatta, un po' tardi, ma ce l'avevo fatta.

    Io lavoro solo, sono un quadro delle ferrovie, solo nella mia stanza: il mio capo è un dirigente centrale di Roma, i miei collaboratori sono responsabili di Servizi in Impianti vari sparsi in giro per l'Italia.

    La mia stanza è in un fabbricato isolato, al centro di uno scalo di smistamento, fra fasci di binari, lontano da altri edifici.

    I miei unici contatti con l’azienda sono: la bollatrice nell'atrio, la chiave della mia porta, il cellulare aziendale e il computer collegato in rete.

    Gli altri che lavorano nell'edificio sono ex colleghi con cui non ho niente a che fare professionalmente.

    Domani sarò finalmente in pensione !!!

    UFFICIO LAVORI E COSTRUZIONI

    PROGETTAZIONE

    Come è iniziata

    1973 -1977

    Anche un viaggio di mille miglia inizia con un primo passo (Lao Tzu)

    Stavo studiando ingegneria, per me era molto dura, mi rendevo conto che non avevo i mezzi materiali per continuare, dovevo trovarmi un'occupazione, un lavoro anche part-time per mantenermi agli studi.

    Quando facevo il secondo anno uscì un bando di un concorso in ferrovia come geometra: benissimo pensai, 36 ore alla settimana 6 ore al giorno per me era quasi come un part-time, mi avrebbe consentito di studiare ed anche parzialmente, di frequentare…. 

    Faccio la domanda, presento tutti i documenti necessari e aspetto.

    Quando frequentavo il terzo anno sono stato chiamato per fare la prova scritta e grafica a Roma.

    Finalmente era arrivata la lettera delle ferrovie, la data in cui avrei dovuto andare a fare la prova scritta e la prova grafica sono un sabato e una domenica a Roma.

    C’è solo un problema: in quegli stessi giorni i miei genitori avevano deciso di andare in ferie; non andavano in ferie da almeno 4 anni e le ferie sarebbero durate tre quattro giorni, combinazione proprio quando devo andar via io!

    Decidono di andarsene con mio fratello più piccolo e mi dicono: Tu stai qui a sorvegliare la casa e a dar da mangiare ai gatti.

    Partono il giovedì pomeriggio. Io ci penso su e il venerdì sera decido di fare un blitz.

    Riempio le ciotole dei gatti a dismisura e vado a prendere il treno.

    Arrivo a Roma il sabato mattino in tempo per andare a fare la prova scritta.

    Nel pomeriggio mi cerco una pensioncina per dormire e trovo un affittacamere vicino alla stazione.

    Mi affittano una camera dove c'è anche un altro che deve fare il mio stesso concorso.

    Mentre passo nel corridoio vedo una ragazza che mi saluta sorridendo.

    La proprietaria della pensione ci dice che quella ragazza fa dei prezzi modici e a noi potrebbe farci lo sconto per militari.

    Ringraziamo, ma dobbiamo studiare per l'indomani.

    La proprietaria non ci sveglia a tempo debito e corro per arrivare alla scuola dove c'era da fare la prova grafica appena in tempo, ovviamente senza far colazione.

    Nel pomeriggio prendo un treno e rientro a Torino domenica notte.

    Il lunedì mattino arrivano vacanzieri e io posso fare l’innocentino dicendo che ero stato sempre lì…

    Quando frequentavo il quarto anno, superate le prove precedenti, sono stato chiamato per fare l'orale.

    Questa volta mi accompagna la mia ragazza.

    Quando frequentavo il quinto anno ho saputo che ero uno dei 50 vincitori su 13000 partecipanti.

    Sono stato quindi assunto all’Ufficio Lavori e Costruzioni del Compartimento di Torino delle FFSS e, alla fine dello stesso anno, mi sono laureato…

    Il progetto iniziale di entrare in ferrovia per mantenermi agli studi era completamente naufragato.

    Iniziava così la mia attività lavorativa da sottooccupato.

    In una azienda seria, assumere un ingegnere al prezzo di un geometra dovrebbe essere considerato un buon affare, ma non lo era in una azienda statale come la ferrovia del 1976.

    All’inizio pensavo che dall’interno ci sarebbero state delle facili prospettive di carriera e di riconoscimento del mio titolo… illuso.

    Chi era già all’interno e studiava ingegneria, si guardava bene dal farlo sapere, per non incorrere nell’ostracismo di colleghi e capi di vari livelli.

    Imparai subito a capire che, non potendo contestare l’istruzione, si davano tutti un gran daffare a cercare di evidenziare e amplificare i miei difetti, per giustificare il trattamento negativo che mi veniva riservato.

    Avevo idee innovative, provavo a proporle, mi dicevo capace a sviluppare nuove più vantaggiose procedure: la dirigenza non si preoccupava neppure di cercare di smentirmi, semplicemente non era interessata.

    Pensavo che avrei anche potuto raccontare ai miei capi che ero in grado di progettare un’astronave per andare su marte: non mi avrebbero detto che non ci credevano, non intendevano modificare di una virgola lo status quo, non avevano alcun interesse.

    In ferrovia eravamo 230-240 mila, grande abbondanza di personale, non era certo la qualità che faceva aggio, ma la totale intercambiabilità, i dirigenti non avevano la preoccupazione di ricercare l’esperto da mettere al posto giusto, anzi, chi era particolarmente versato od esperto in un ruolo veniva più facilmente utilizzato in un altro.

    Non era certo un orologio svizzero che funzionasse con le rotelline ognuna a suo posto, assomigliava di più ad una clessidra con tanti granelli di sabbia indistinti….

    Avrei anche accettato di buon grado l’essere utilizzato come ingegnere e pagato come un geometra, ero giovane, l’avrei messo in conto esperienza.

    No, le mansioni erano quelle del neoassunto geometra, anzi, con la tecnologia d’altri tempi…

    Un anno dopo l’assunzione terminato il periodo di prova, pronunciavo il giuramento davanti il dirigente e due testimoni:

    Giuro di essere fedele alla Repubblica Italiana, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi dello Stato, di adempiere ai doveri del mio ufficio nell’interesse dell’Azienda per il pubblico bene.

    Ero inquadrato stabile, a tempo indeterminato, se c’era una certezza era quella della sicurezza del posto.

    Un posto di lavoro stabile, a tempo indeterminato, anche se mal pagato e da sottooccupato, anche in quegli anni non si buttava via, almeno io non ho avuto

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