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SYMBOLS. Gli Spiriti di Vedrak
SYMBOLS. Gli Spiriti di Vedrak
SYMBOLS. Gli Spiriti di Vedrak
E-book330 pagine4 ore

SYMBOLS. Gli Spiriti di Vedrak

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Info su questo ebook

Nierra è la principessa di un regno pacifico e tranquillo, è una ragazza bellissima e un po’ particolare, che non ama starsene a bighellonare tra le mura del castello, ma preferisce dedicarsi all’arte della spada e alle lunghe cavalcate. A renderla ancora più speciale, però, sono i sogni che fa, che non sembrano visioni del mondo onirico ma veri e proprio ricordi di qualcun altro, qualcuno che cerca disperatamente di comunicarle qualcosa, forse di metterla in salvo. 
Una notte, di ritorno dall’accademia per guardie reali, trova la fortezza in fiamme: suo padre e la sua adorata domestica Paula sono morti, ma il vero obiettivo era proprio lei. È così che inizia la sua avventura, che la porterà fino ai confini del mondo alla ricerca delle proprie origini e di un modo per controllare i suoi misteriosi poteri. 

Valentina Rubbo è nata nel 1997, in provincia di Vicenza. Ha una passione sfrenata per il genere fantasy e a sedici anni ha provato a scrivere. Voleva creare un mondo al pari di tutti quelli che ha trovato in molti libri, ma tutto suo, e spera di esserci riuscita. Symbols. Gli Spiriti di Vedrak è il suo primo romanzo, nonché il primo di una serie, di cui vuole far conoscere sia la storia che i personaggi.
LinguaItaliano
Data di uscita30 ago 2023
ISBN9791220145541
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    Anteprima del libro

    SYMBOLS. Gli Spiriti di Vedrak - Valentina Rubbo

    PROLOGO

    Vent’anni prima...

    Correva a perdifiato, non si fermava nemmeno per accertarsi che i suoi compagni fossero ancora dietro di lui. Non si curava nemmeno delle molteplici ferite che aveva su tutto il corpo. Aveva una cosa sola in mente: doveva a tutti i costi fermarlo e capire il perché di tutto questo. Dovunque guardasse, dovunque si voltasse, vedeva solo morte. La disperazione cominciò a sopraffarlo, ma resistette. Doveva resistere per sua moglie e suo figlio di un anno.

    Ormai al limite delle forze, si fermò e si trovò davanti a lui: era accanto ad un altare: su una tavola di pietra alle sue spalle c’era sdraiata una donna.

    Dimmi, perché? urlò a pieni polmoni ansimando.

    Naijel sorrise. Il perché mi chiedi? Ci sono molti, anzi troppi motivi che mi hanno spinto a questo. Ma non starò certo qui a spiegarteli, mio caro Joseph!, guardò verso l’alto e sorrise. L’iniziazione è vicina, chiuse gli occhi e alzò le mani al cielo, cominciando a pronunciare una litania sconosciuta.

    Intorno a loro il cielo si fece più scuro e dei fulmini colpirono la terra minacciosi.

    Vieni a me, spirito del popolo di Vedrak. Dammi il tuo potere e rendimi invincibile! urlò infine.

    All’improvviso una strana luce bianca ricoprì la donna che, a poco a poco, si sollevò in aria cominciando a fluttuare, lei aprì gli occhi e si liberò da quella forza che la costringeva a piegarsi contro la sua volontà. Joseph vide la donna: era bellissima, con dei stupenti capelli rosso fuoco. Lei lo guardò e gli sorrise, poi mormorò qualcosa che lui non capì e un’esplosione li colpì entrambi sbalzandoli lontano.

    No! gridò Naijel.

    Joseph fu spazzato via da quella forza, batté la testa e svenne.

    1.

    Oggi...

    Il sole s’innalzava sopra le colline e andava ad illuminare l’intera vallata. Irradiò le mura del grande castello alla sommità del paese, dove una fioca luce s’intrufolò oltre le tende della camera da letto. Nierra era ancora sotto le coperte soffici che dormiva profondamente, appiccicata al suo cuscino. Era da parecchio che non riusciva a chiudere occhio a causa di inquietanti sogni che la tormentavano. Vedeva strane scene di combattimenti, una cella logora, dei draghi... e come se ci fosse anche lei non fisicamente, da spettatrice. Non riusciva a comprendere cosa fossero quelle immagini sconosciute. Poi, arrivava anche una parte più orribile, allora si svegliava sudata e ansimante, era in quel momento che si chiedeva: visione reale o fantasia? Non credeva che fossero delle visioni, in fin dei conti, lei era una ragazza normale.

    All’improvviso la porta si aprì ed entrò Paula, la cameriera della sua famiglia che aprì le tende dicendo a gran voce: Buongiorno, signorina Nierra! È giorno e dovete fare colazione, vostro padre vi aspetta.

    Nierra si coprì la faccia con le lenzuola.

    Ti prego, lasciami dormire... andrò più tardi da mio padre si lamentò, con la bocca ancora impastata dal sonno.

    Paula si avvicinò al suo letto e le tolse le lenzuola.

    Mi dispiace, ma sapete com’è vostro padre. Dovete alzarvi, prepararvi e fare colazione! Ed io sono qui per aiutarvi.

    Nierra si mise seduta e sbuffò. D’accordo, ma almeno oggi posso vestirmi come piace a me? E non con quei vestiti stretti e noiosi?

    Paula aprì un armadio e tirò fuori un abito azzurro con delle striature gialle, un corsetto, delle calze e il corpetto.

    Mi dispiace, ma vostro padre ha detto che dovete prepararvi in modo regale, oggi avrete una visita!

    Nierra si fece più attenta. E chi sarebbe?

    La regina Anubis e suo figlio, il principe Taler rispose mentre sceglieva le scarpe adatte.

    Rimase stupefatta. E per quale motivo? Sono venuti una settimana fa, non capisco l’esigenza di tornare di nuovo osservò.

    Paula appoggiò il vestito sul letto. Non ne sono sicura disse a bassa voce. Ma vostro padre è un po’ preoccupato per qualcosa, si vede che è molto stressato, pover’uomo.

    Pensi c’entri il consiglio?

    Non ne ho idea, ma ora dovete vestirvi, signorina. Non vorrete far aspettare il re!

    No, certo che no rispose con un sorriso tirato.

    Nierra sentiva che c’era qualcosa di strano, suo padre era preoccupato per qualche motivo e lei lo vedeva! Quando ritornava a casa, aveva sempre un’espressione corrucciata e le parlava poco. Stava succedendo qualcosa al Consiglio dei Re, doveva essere questo il motivo per cui la regina Anubis veniva spesso a trovarli. Ne era sicura!

    Finalmente pronta, vestita e pettinata, congedò Paula dicendole che sarebbe scesa tra qualche minuto. Rimasta sola, tolse il guanto senza dita con cui dormiva sempre, per controllare il simbolo misterioso che aveva sul palmo della mano destra. Non riusciva a capire cosa fosse, l’aveva da un paio d’anni e da quando le era spuntato, aveva sempre tenuto il guanto per nasconderlo a tutti, compreso suo padre. Si diceva che fosse un segno maledetto o qualcosa del genere: erano quattro triangoli messi l’uno l’opposto dell’altro, che formavano una specie di X e due avevano delle linee a qualche centimetro dalla punta. Non se l’era mai sentita di farlo vedere al padre, non voleva farlo preoccupare inutilmente. Si mise di nuovo il guanto e scese di sotto.

    Buongiorno, padre! disse sorridendogli.

    Suo padre, il re Nesto, sorrise. Buongiorno a te, mia cara Nierra. Poi la invitò a sedersi e lei obbedì. Bene, volevo dirti che oggi verrà a trovarci il principe Taler con sua madre Anubis, la regina di Lornen. Anubis ed io dobbiamo parlare di affari, così Taler ha colto l’occasione di venire a trovarti!

    Lei sorrise, le faceva piacere rivedere Taler. Era suo amico d’infanzia e si conoscevano da quando avevano cinque anni. Lui aveva diciassette anni come lei e anche se erano parecchio diversi, si volevano un gran bene. Nierra adorava le armi e amava il combattimento, e questo di certo non era comune per una principessa; Taler era un vero principe e si faceva rispettare come tale. In futuro sarebbe diventato un ottimo sovrano.

    Nierra guardò a lungo suo padre senza spiccare parola, continuando a tormentarsi per la discussione avuta con Paula sul motivo per cui la regina Anubis venisse a trovarli così spesso. Dopo un silenzio interminabile, si decise a parlare.

    Padre, il motivo per cui la regina Anubis viene a trovarci così spesso è perché ci sono problemi con il Consiglio dei Re? chiese diretta.

    Suo padre la guardò stupito, non si aspettava per niente quella domanda.

    Viene a trovarci perché è da sempre un’amica di famiglia.

    Volete dire che il Consiglio non c’entra nemmeno un po’?

    Il Re subito esitò, scosse la testa, ma si notava che stava nascondendo qualcosa.

    Nierra, devi stare tranquilla, se ci fossero problemi o complicazioni al Consiglio, te lo direi.

    Ne siete sicuro?

    Certo, ora finisci di mangiare.

    Nierra notò che aveva fatto di tutto per terminare il discorso; c’era qualcosa di strano che non voleva dirle ma decise di lasciar perdere. Continuare a fargli domande non avrebbe portato a nulla.

    Suo padre la fissò per un momento.

    Nierra!

    Lei si riscosse dai suoi pensieri e lo guardò. Mmh... sì?

    Il guanto! Devi indossarlo per forza anche quando arriveranno Taler e Anubis?

    Lo sapete benissimo che non me lo levo mai, non farò eccezione per Taler e sua madre.

    Sono sempre dei reali, anche se amici di famiglia la rimproverò.

    Lo so, dicevo per dire!

    Finita la colazione, Nierra uscì in giardino a prendere un po’ d’aria fresca. Camminò fino al suo gazebo coperto di fiori, ci andava sempre da piccola, si tolse le scarpe e si sedette sulla panchina. Il soffitto era dipinto con motivi floreali arricchiti da moltissime sfumature di colori. Le piaceva tantissimo rimanere lì a pensare, piangere, leggere o semplicemente guardare le nuvole muoversi in cielo grazie al vento. Quello era il suo posto preferito, che le riportava alla mente sua madre che non aveva mai conosciuto.

    Nierra aveva quasi diciotto anni, era pronta a passare alla maggiore età e finalmente se ne sarebbe andata dal castello per viaggiare in tutto il mondo, come aveva sempre sognato da bambina. Suo padre, però, non era molto convinto né pronto a lasciarla andare, ma glielo aveva promesso. Aveva degli splendidi capelli rosso fuoco che andavano a schiarirsi sulle punte di un arancione acceso, quasi giallo; gli occhi, invece, erano di un azzurro chiaro quasi bianco. Lei, a differenza di tutte le altre principesse, adorava combattere e l’affascinava molto la magia.

    Dopo una buona ora, Paula spuntò dal vialetto.

    Signorina Nierra, vostro padre mi manda a dirvi che gli ospiti sono arrivati.

    Nierra, contemplando il paesaggio, rispose: Arrivo tra un attimo!

    Paula fece un inchino e rientrò.

    Dopo qualche minuto si alzò e s’incamminò per il vialetto. In quel momento, fuori dall’alto cancello del castello, vide un ragazzo con i capelli biondo chiaro. Era alto e a coprirgli le spalle, aveva un lungo mantello con il cappuccio largo tutto nero, portava anche una fascia come coprifronte e il fodero di una spada che gli picchiettava sulla coscia. Pensò che fosse una uova guardia di suo padre. Poi il ragazzo misterioso scomparve dal suo campo visivo così riprese a camminare ed entrò.

    Quando varcò la soglia, sentì delle voci provenire dalla sala da pranzo, aprì la porta ed entrò. Trovò suo padre seduto sul divano accanto ad una donna alta e bella, la regina Anubis, Nierra adorava i suoi bellissimi capelli biondi che le scendevano lungo la schiena.

    Oh, Nierra, vieni, unisciti a noi.

    Nierra annuì e fece un inchino.

    È un piacere rivedervi, regina Anubis.

    Anubis sorrise. È un piacere anche per me, cara Nierra.

    Nierra notò che Taler non c’era.

    Se posso chiedervi, Taler non è venuto con voi?

    Oh sì, ma ti sta aspettando fuori. Lo sai com’è fatto, preferisce stare all’aria aperta.

    Lei sorrise. Oh bene, allora non voglio di certo farlo aspettare disse, si voltò e uscì.

    Una volta fuori, lo vide vicino alla stalla dei cavalli reali, per un attimo quella scena la incantò: i suoi riccioli castani erano mossi dal vento e il suo corpo slanciato era vestito con l’uniforme da principe, lo trovò molto affascinante. Sorrise e gli si avvicinò. Adorava i cavalli, per quello era lì.

    Non ti puoi allontanare nemmeno per un secondo, eh? disse, appena gli fu vicino.

    Lui si voltò e sorrise. No, li adoro, lo sai.

    Sì. Se vuoi, più tardi facciamo un giro con il mio cavallo.

    Volentieri!

    Mentre camminavano per il viale del giardino, Nierra fissava il cielo. Aveva sempre desiderato saper volare o avere dei poteri come leggeva nei suoi libri preferiti, dove raccontavano di principesse salvate dai loro cavalieri o di draghi da uccidere. Ma la cosa che desiderava di più era imparare a combattere così da essere lei, un giorno, a salvare le persone.

    Taler camminava al suo fianco.

    Sei molto silenziosa oggi disse riportandola alla realtà.

    Lei si riscosse e posò lo sguardo su di lui. Mi dispiace... È che di solito non passeggio mai in compagnia.

    Lui sorrise. Non sei l’unica, anch’io resto spesso da solo, anche se ho mia sorella, ma diciamo che non andiamo molto d’accordo.

    Anche lei sorrise. Mi piacerebbe molto avere una sorella o un fratello, ma purtroppo sono figlia unica e quando mio padre non c’è, io, per non rimanere da sola, vado all’Accademia ad esercitarmi con la spada.

    Lui la guardò sorpreso. Davvero? E tuo padre te lo permette?

    Certo. Anche lui si è esercitato in quell’Accademia quando aveva la mia età. Però era diverso allora, suo padre, cioè mio nonno, gliel’aveva imposto, per farlo diventare un re forte e valoroso. Invece, a me nessuno l’ha imposto, sono stata io a chiederglielo perché non voglio essere una principessa indifesa, voglio essere capace di difendermi e proteggere la mia famiglia da qualsiasi pericolo!

    Taler la fissava in silenzio con un sorriso stampato in volto.

    Che c’è? gli chiese imbarazzata.

    Niente, apprezzo la tua autostima e sono felice che tu sia tanto sicura di te stessa. Se anch’io fossi così, non avrei sempre la paura di fare la cosa sbagliata e sarei un buon principe, anzi un buon re! disse abbassando lo sguardo, poi la fissò e sorrise. Ma non voglio annoiarti con queste mie preoccupazioni. All’improvviso si fermò dinanzi ad un cespuglio di fiori blu e bianchi, si piegò in avanti e ne strappò uno. Tieni, è un portafortuna, che ti aiuti nei momenti più difficili le si avvicinò e le mise il fiore tra i capelli, lei arrossì violentemente.

    G-grazie! mormorò.

    Lui chinò il capo e ripresero a camminare. Nierra guardò il fiorellino che aveva tra i capelli e sorrise, non si era mai comportato così prima d’ora. Era sempre stato un ragazzo che amava divertirsi, ora era diverso, vedeva in lui uno sguardo adulto e maturo, che sembrava quello di suo padre.

    Ti va di fare quel giro a cavallo? le chiese, dopo qualche minuto.

    Nierra annuì.

    Sì, anche se non ho l’abbigliamento adatto.

    Vuol dire che ti aggrapperai a me! le rispose porgendole la mano.

    Lei esitò, poi gli prese la mano e si avviarono verso le scuderie.

    Lì presero il cavallo di Nierra, Antares: aveva un fantastico manto nero come la pece con una sola striscia bianca che passava lungo il lato sinistro del collo. Sellato il cavallo, Taler montò in sella e poi aiutò Nierra ad accomodarsi dietro di lui, infine, Taler colpì di tallone il fianco di Antares e partirono al trotto.

    Mentre cavalcavano nessuno spiccò parola, Nierra si limitava a fissare il paesaggio tenendosi stretta a Taler per non cadere. Sentiva una strana sensazione ed era anche a disagio, sbirciò Taler, che era intento a fissare dinanzi a sé.

    Sta succedendo qualcosa di strano, si disse, sembra che si siano messi d’accordo per tenermi all’oscuro di tutto.

    Finito il giro a cavallo, tornarono a palazzo. Anubis stava ancora parlando con Nesto, davanti alla porta, quando li vide arrivare, sorrise rivolta a Nierra. È stato un piacere sapere che state tutti bene!

    Nierra trovò quella frase alquanto bizzarra per salutare una persona. Chinò il capo e sorrise, ma con un sorriso tirato.

    Be’, Taler, è ora di andare. Arrivederci, Nesto, Nierra!

    Nesto fece un inchino e Anubis si avviò verso la carrozza. Taler fece un inchino a Nierra e le baciò la mano, lei arrossì.

    Arrivederci, Nierra!

    Arrivederci, Taler! rispose. È stato piacevole stare con te.

    Anche per me, poi si avviò pure lui alla carrozza.

    Mentre quella partiva, Nesto e Nierra rimasero sulla porta, poi lui le disse: L’ho visto, eh!

    Che cosa?

    Che sei arrossita!

    Non vuol dire niente.

    Come vuoi! rispose sorridendo.

    Padre, io adesso me ne torno in camera, ho una cosa da fare! disse.

    Ma certo. Io invece devo assentarmi per qualche ora, ma avrai Paula con te. Ah, prima che mi dimentichi, Brax mi ha chiesto se oggi puoi allenarti con lui, ti va? le chiese.

    Nierra sorrise e saltò di gioia.

    Certo che mi va! Vado a cambiarmi subito!

    Scoccò un bacio sulla guancia del padre e corse di sopra.

    2.

    Come entrò nella sua stanza tolse le scarpe col tacco e sfilò il vestito, con il corpetto e tutto il resto. Poi trasse dall’armadio una camicetta bianca a mezze maniche, un corpetto nero e un paio di calzoni neri. Infine, si mise degli stivali di pelle alti fino alle ginocchia. Per concludere raccolse i lunghi capelli rossi in una treccia e indossò il mantello; si allacciò la spada al fianco e l’arco a tracolla. Quando ebbe finito di prepararsi scese e Paula le si avvicinò.

    Signorina, suo padre mi ha detto che sta andando da Brax per allenarsi.

    Sì, tornerò quando il sole starà per tramontare.

    Così tardi? si allarmò.

    Non preoccuparti, Paula, mi farò accompagnare da una guardia dell’Accademia!

    Paula si rincuorò e sorrise. Va bene. Allora buon allenamento!

    Nierra sorrise. Grazie! e uscì, montò in sella ad Antares e partì al galoppo.

    Correre in sella al suo cavallo la tranquillizzava e riusciva a svuotare la testa dai suoi pensieri. La gente che incontrava si faceva da parte per farla passare e s’inchinava salutandola dicendo Signorina Nierra, lei rispondeva al saluto con un sorriso. Le piaceva stare tra la gente comune, non si sentiva di stare dentro al palazzo e vivere come una principessa. Era anche per quel motivo che voleva a tutti i costi allenarsi all’Accademia, perché per lei il combattimento con la spada era libertà, si sentiva libera da tutti i pensieri che la assillavano e dagli incubi notturni. Suo padre era come lei: sì, era il Re e doveva comportarsi come tale, ma quando aveva tempo, anche lui si prendeva una pausa e combatteva con lei con due legni. Ora però i tempi erano cambiati, nell’aria c’era qualcosa di strano, di oscuro e pericoloso e sembrava che il padre avesse dimenticato quelle pause con Nierra.

    Arrivata all’Accademia, mise Antares nella scuderia con gli altri cavalli delle guardie, entrò e una guardia la scortò da Brax. Lui, appena la vide, la salutò come faceva sempre: con un inchino del capo e un sorriso.

    Buongiorno, Nierra, speravo venissi.

    Nierra sorrise. Buongiorno, maestro, quando mio padre mi ha detto che mi stavate aspettando per l’allenamento, non ci ho pensato due volte a venire.

    Bene, ne sono felice. Ma prima di continuare con i nostri soliti allenamenti, volevo farti conoscere le nuove tre reclute e siccome sono inesperte, volevo fargli vedere che anche le nobildonne non scherzano con la spada disse camminando verso l’arena.

    Nierra lo seguì. Ma volete farmi combattere contro delle reclute? Non sono poi così brava, forte e veloce come dite! si preoccupò.

    Suvvia, non ti starai tirando indietro. Cosa ti dico sempre?

    Mai arrendersi, ma prendere in mano la situazione come meglio puoi!

    Brax annuì. Bene, ricordatelo, è di fondamentale importanza per la tua sopravvivenza durante uno scontro con un vero nemico.

    Nierra abbassò lo sguardo intimorita. Certo!

    Arrivati all’arena, nel centro c’erano i tre ragazzi, due parlavano tra di loro mentre l’altro era seduto in penombra su un barile che lucidava la sua spada con uno straccio, rigirandosi continuamente un bastoncino tra le labbra. Quando lo vide, Nierra riconobbe subito quei capelli biodo chiaro e la fascia come coprifronte con i lacci che gli scendevano a un lato della testa: era il ragazzo che aveva visto la mattina fuori dal cancello del palazzo, mentre passeggiava nel suo giardino.

    Forza, ragazzi, tutti al centro! ordinò ad alta voce Brax, mentre si esponevano alla luce del sole.

    Le prime due reclute si allinearono di corsa, invece, il ragazzo seduto sul barile, si alzò con calma, rinfoderò la spada, poi si allineò all’ultimo posto vicino ad una recluta. Nierra e Brax si fermarono dinanzi a loro. Da quando erano arrivati, non riusciva a distogliere lo sguardo dal ragazzo con i capelli biondo chiaro.

    Brax fece un passo avanti e disse a gran voce: Ragazzi, vi presento la signorina Nierra della famiglia Krolls, lei si esercita qui da quando era piccola quindi trattatela con rispetto e come un compagno d’armi. Tutte le guardie che sono qui la trattano come tale e voi siete invitati a fare lo stesso. Sono stato chiaro?

    Sì, signore! urlarono in coro, tranne il ragazzo con i capelli biondo chiaro che si limitò a squadrarla da cima a fondo.

    Brax sorrise e batté le mani. Bene, adesso voglio mettervi alla prova. L’ho fatta venire qui con uno scopo e cioè di combattere con voi, chi riuscirà a batterla sarà promosso a guardia. Allora, che ne dite?

    Nierra notò che le due reclute risero dicendosi che era come bere un bicchier d’acqua e questa cosa la innervosì molto.

    Bene. Preparatevi!

    Nierra sorrise.

    D’accordo, pensate che sia così facile sconfiggermi, fatevi avanti e lo vedremo.

    Il primo fu un ragazzo con un fisico molto superiore a lei, ma si vedeva lontano un miglio che si dava solo delle arie. Sguainarono le spade e si misero l’uno davanti all’altro in posizione d’attacco, mentre l’altro ragazzo e il tipo misterioso si sistemarono da parte.

    Guarda che non me ne importa se sei una ragazza o una principessa, io combatto solo per diventare un’ottima guardia! disse con disprezzo.

    Lei si riscosse. Sei molto maleducato a parlare così ad una signorina con un’arma in mano e sai il perché? gli domandò.

    Lui la ignorò e si avventò su di lei, Nierra chiuse gli occhi sollevando la spada in orizzontale appoggiando una mano sulla lama quando le fu abbastanza vicino, lo schivò, poi si voltò e lo colpì alla scapola con il pomolo della spada e lui cadde a terra. Nierra riaprì gli occhi e abbassò la spada puntandogliela alla gola.

    Perché, se non stai attento, ti ritroverai a faccia a terra! disse infine.

    Il secondo era meno prestante di fisico, ma molto più veloce e scaltro, riuscì a colpirla più di una volta e la fece anche cadere a terra, ma Nierra non si fece intimidire. Si mise sulla difensiva osservandolo, e a poco a poco imparò le sue mosse, infine lo batté facendolo cadere a terra di schiena e puntandogli la spada alla gola.

    L’ultimo era quello che la preoccupava di più: il misterioso ragazzo biondo. Era un ragazzo normale e non capiva se avesse punti deboli, il suo fisico non le diceva niente. Quando si misero in posizione d’attacco, lei posò lo sguardo su quello di lui e rimase incantata. Aveva degli occhi verde smeraldo, carichi di mistero e di dolore che le faceva gelare il sangue.

    Era diverso dagli altri due: loro portavano un’armatura come se fossero già dei guerrieri, invece, lui indossava semplicemente un gilè nero con delle strisce grigie sui fianchi senza maniche, calzoni neri che andavano a infilarsi dentro a degli stivali di pelle, guanti alti fino all’incavo del braccio, un mantello e la fascetta come coprifronte.

    Cominciarono a combattere e le sue preoccupazioni si fecero realtà. Era molto più forte dei primi due, la bloccò più di una volta e lei non riusciva a colpirlo. In un attimo di distrazione, gli fece lo sgambetto e lo gettò a terra facendogli perdere la spada di mano. Lui imprecò in silenzio, poi si alzò, riprese l’arma e le si avventò addosso di nuovo, tentando un fendente da sopra la testa. Nierra lo fermò con la spada e lo spinse indietro, ma lui frenò con i talloni. Ora toccava a Nierra attaccare, così provò un affondo, ma lui lo schivò e la colpì al fianco con l’elsa della spada. Nierra rimase senza fiato, poi si voltò e cominciò ad attaccarlo con una serie ininterrotta di colpi.

    Continuarono per quasi mezz’ora, Nierra era riuscita a colpirlo più volte, ma anche lui non era stato da meno. L’aveva colpita alla spalla e ad una gamba, ma erano rimasti in parità. Si fermarono uno davanti all’altro ansanti e sudati.

    Il giovane le sorrise. Però, non siete male per essere una nobile!

    Anche Nierra sorrise. Anche tu non sei male!

    Poi Brax intervenne. Ok, ho visto abbastanza. Nierra, hai dato il meglio di te oggi, tu invece non sei male. Hai saputo tener testa alla mia allieva, devi andarne fiero quindi ti promuovo come guardia, per adesso!, il giovane fece un cenno con il capo. Invece voialtri non sarete promossi per niente. Io vi ho dato una possibilità e voi non siete riusciti a sfruttarla, dovrete lavorare sodo per guadagnarvi il titolo di guardia, avete capito? concluse.

    Sì, signore! risposero in tono sommesso.

    Bene. Ora andate a mangiare qualcosa.

    Mentre tutti se ne andavano, Nierra rinfoderò la spada e si avvicinò a Brax.

    Hai dato il meglio come al solito disse.

    Nierra sorrise. Ho avuto un buon maestro! rispose e Brax

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