Daje: Mariani, #2
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Info su questo ebook
Apparentemente lontano dalla dinamicità della quotidianità romana, Livio, un ultracinquantenne in apparenza ingenuo e un po' strambo, un giorno entra in un Tattoo Shop di Rione Monti e realizza il desiderio di farsi tatuare sulla propria pelle il nome del padre Lorenzo, che lo aveva accudito con molto affetto fino alla sua morte. Saranno i tatuatori a far piombare Livio in una seconda adolescenza fatta di discoteche e svaghi, facendogli gettare la maschera dell'uomo di mezz'età problematico e godere completamente del dinamismo spassoso quanto caotico che offre la vita di Rione Monti e non solo. I tatuatori Chiara, Cesare e Diego, comprendendo la bontà di Livio, cominceranno ad approfittarsene dal punto di vista economico, mentre Sandro, un ex collega del padre di Livio, monitorerà il tutto salvaguardando quell'uomo bizzarro. Chiara, Diego e Cesare, tra problemi vari, scopriranno una realtà ben diversa ma soprattutto di aver scherzato col fuoco: un fuoco che scotterà per sempre.
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Anteprima del libro
Daje - Nicolas Mariani
LA GUERRA IN VIETNAM NON È
ANCORA FINITA
Roma, settembre 2022.
Sono ancora in corso le ricerche di Aurora Colasberna, giovane ragazza romana, ma ancora senza risultati. Nelle ultime ore si parla di un possibile stupro da parte di un immigrato, come recita un messaggio anonimo fatto recapitare alla caserma dei Carabinieri
. Questo è quello che si sente dalla televisione del Tattoo Shop Tattooalità
di Rione Monti, che prontamente viene spento, in quanto i lavoratori ne hanno assolutamente le palle piene di questa cronaca nera. Non per nulla, ma in Italia ci si marcia sopra, e non hanno tutti i torti nell’essersene stancati.
Buongiorno, serve aiuto?
Chiede subito a Livio la tatuatrice Chiara, una ragazza alta all’incirca un metro e ottanta senza tacchi e con i capelli a caschetto neri. Un bel pezzo di figa.
Livio lì per lì enfatizza: Salve, so che qua fate tatuaggi al volo. Mio padre è venuto a mancare da poco e per ricordarlo come merita voglio farmi un tatuaggio dedicato a lui
Chiara, soddisfatta di questo nuovo cliente, esclama: Perfetto, sei fortunatissimo. Siamo anche in un orario in cui di solito non viene quasi nessuno e ci diamo alla pausa pranzo, ma per te faremo un’eccezione e cominceremo subito
.
In questo Tattoo Shop ci sono solo Livio, Chiara e altri due ragazzi che lavorano in Tattooalità
che con Piacere Diego
e Piacere Cesare
, seguiti da relative strette di mano, si presentano. Diego è moro, alto su per giù uno e sessantacinque. Cesare è biondo e altissimo, un trentaduenne, somiglia alla versione burina di Chris Hemsworth, l’attore che ha interpretato Thor.
Fin dal primo momento la situazione è amichevole quanto basta.
Eri tanto legato a tuo padre? Non hai mai fatto un tatuaggio prima d’ora, vero?
chiede Diego al cinquantenne che sembra a prima vista impacciato. Sai, non è mai tardi per poter cominciare...
.
Mmm...sì! È proprio la prima volta che mi tatuerò. Mio padre non ha mai voluto che mi facessi un tatuaggio, di conseguenza per unire questo mio desiderio e il suo ricordo farò questo grande passo. Non è semplice prendere questa decisione a 53 anni, però sono così, quando la mia mente si mette a fuoco su un obiettivo, do tutto me stesso per raggiungerlo. Pensate che ho addirittura provato a imparare a suonare la chitarra per ben 19 volte nella mia vita, con 19 insegnanti diversi. Pure se in quei tentativi ho fallito, alla fine la ventesima volta ce l’ho fatta, e mo’ a mala pena so strimpellare. Mo’ non è che suono molto. Ma non è perché non posso farlo o perché sono troppo pigro. È perché la musica è diventata troppo commerciale e non prenderò più in mano uno strumento finché la guerra in Vietnam non sarà finita
.
Ma la guerra in Vietnam è finita il 30 aprile 1975!
Grida Cesare. D’altronde il suo nome parla chiaro. Viene da una famiglia di appassionati di storia, altrimenti non avrebbe questo nome.
Ma Livio subito mostra la sua simpatia: Eh sì, la gente continua a dirmi che la guerra è finita nel 1975, 47 anni fa, ma sono andato in Vietnam e mi hanno fatto pagare più di 4 € per un Banh Mi (se non lo sapete, è quel pane a forma di baguette, introdotto dai francesi in Vietnam durante il periodo coloniale), e se questo non è un crimine di guerra non so cosa sia
. Questa puntualizzazione di Livio strappa delle calorose risate nello studio, tant’è vero che tutto il suo discorso si mostra come un canovaccio di Stand Up Comedy.
Chiara, è pronta a tatuarlo, perciò prepara le ultime cose e gli dice: Sei simpaticissimo, Livio... Beh... Devi sapere che per quanto riguarda il primo tatuaggio... è molto doloroso. A me personalmente il primo ha fatto molto male. Riesci a immaginare di essere seduto su una barca che galleggia nel cielo mentre un esercito di minuscole api color arcobaleno danza sulla tua pelle? Se riesci a immaginarlo, allora sospetto che tu abbia una quantità esorbitante di allucinogeni e ho necessità di chiamare subito il 118. Su Diego, chiamali ORA! ORA! È un ordine! Scherzo ovviamente... volevo essere simpatica come te! Per quanto riguarda il mio primo tatuaggio, devi sapere che l’ho voluto fare su una costola. A conti fatti, ora lo definirei ‘pungente’, ‘bruciante’, ‘doloroso’, o qualche altra parola che uso per descrivere la sensazione di quando faccio pipì. Scherzo ancora...
Nel salone tutti quanti ridono imbarazzati, poi Chiara rincara la dose: Stai tranquillo, dopo un po’ ti abitui al dolore e potrai ammirare, dopo aver finito tutto, un chiaro esempio di body art che ti fa l'occhiolino per il resto dei tuoi giorni! Tornando al mio primo tatuaggio, ho voluto farmi una citazione latina che recita ‘Mala tempora currunt (sed peiora parantur)’... ovvero ‘Corrono tempi cattivi (ma se ne preparano di peggiori)’.
Wow. A me del latino non mi è mai fregato niente, ma questa frase è magnificentissima
risponde Livio.
Poi Chiara gli mostra più approfonditamente il tatuaggio e prosegue: Questa è una delle citazioni in latino più conosciute. È una rivelazione ciceroniana che manifesta la malinconia del momento in cui si vive o le difficoltà di determinate circostanze. Io con questa frase in latino mi diverto molto, proprio perché senza tener conto della fama di quest’aforisma, sono in molti a non conoscerlo per nulla, e quindi a volte dico alla gente che si tratta dei miei 244 giorni in ospedale per la leucemia, che nella maniera più ovvia non ho mai avuto, e altre volte gli dico che è la ricetta del French Toast. Dei molti che non conoscono il latino, nessuno può smentirmi, anzi... il bello è che ci credono pure!
È giunto il momento... tutto è pronto per il tatuaggio di Livio... una scritta recitante Lorenzo
realizzata con un bel font originale sulle vele di un vascello. Chiara fa di tutto per metterlo a proprio agio: Rilassati. Per quanto riguarda i tatuaggi, mia sorella si è riempita molto più di me! Ricordo quando entrambe eravamo diciassettenni... C'era un negozio di tatuaggi nella parte borghese della città, che a dir il vero sopravviveva per lo più facendo piercing all'ombelico. I nostri genitori erano, e sono ancora adesso, molto conservatori, i tatuaggi per loro sono un segno di insurrezione... un manifesto dell'essere fuori dalla normalità. Siamo cresciute in una famiglia rigida e controllata, dove ogni mia mossa veniva per forza di cose giudicata. Mia sorella Ginevra non vedeva l'ora di tatuarsi da quand’era piccola, sapeva ineccepibilmente già a 10 anni cosa avrebbe voluto 7 anni dopo... uno scorpione nella parte interna del suo fianco! Abbiamo risparmiato il più possibile senza destare sospetti e abbiamo detto al suo ragazzo che una volta che avremmo avuto abbastanza soldi ci avrebbe portato lì. Circa il conseguimento di metà dei miei risparmi, un ragazzo del liceo mi aveva detto che in qualche parte piuttosto losca della città, i tatuaggi costavano molto meno ed era più legittimo perché tatuavano motociclisti famosi da anni. Prendemmo un autobus per la parte losca della città ed entrammo nel negozio più turpe che avessimo mai visto. Avevamo paura di essere rapinate e di metterci nei guai con le bande di punk e skin head che gestivano la zona. Avevamo paura che il tatuaggio facesse troppo male. Io non l’ho voluto fare, ma mia sorella sì. Ginevra era parecchio nervosa, ma il tatuatore le strizzò l'occhio e le disse di salire sul tavolo. Schizzò il disegno e glielo tatuò sulla pelle. In realtà per lei non fu del tutto doloroso. Era molto sorpresa. Raggiungere quel tatuaggio ha fatto miracoli per la sua autostima, il suo senso di sé e la sua sensazione di possesso del suo corpo. La ha fatta uscire dal suo modello di comportamento e dalla sua zona di comfort e vita protetta. Ha cambiato tutto. Sì! Lo stesso è stato per me col mio tatuaggio.
Livio resta sbalordito dopo questa affermazione, ma all'istante interviene Diego, che riferisce la sua esperienza: "Caro Livio, pensa che io ho messo un coniglietto di Playboy rosa acceso su un braccio e ho capito subito di aver commesso