Mai scavalcare un capo
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La sorte, benevola con i due giovani, offrirà loro un’altra possibilità proprio nel momento in cui tutto sembra perduto.
Il loro amore contiene una morale: a volte è meglio una brusca verità che una bugia. Agendo onestamente, con chiarezza e semplicità, si evitano malintesi che possono ferire e condurre alla disperazione.
Antonio Trosa si diploma presso l’istituto tecnico “Avogadro” di Torino nel 1960. Lavora come impiegato all’Olivetti d.e. di Milano; presta poi servizio militare dopo una scuola per ufficiali a Cesano di Roma, il periodo di tirocinio presso un battaglione di stanza a Sulmona. Frequenta anche un corso di sci militare alla scuola di Roccaraso, poi il periodo da sottotenente come comandante ad interim di un’intera compagnia comando di un battaglione. Durante il periodo di Fossano, la fidanzata di un altro tenente gli presenta una ragazza. Si innamorano e circa dodici mesi dopo, da congedato si sposano e vanno ad abitare a Torino. In quel periodo fa di tutto per mantenersi, lavorando anche di sera, il sabato e la domenica: è muratore, falegname, idraulico, elettricista, e riesce a pagare tutti i debiti, acquistando persino un appartamento al mare. Due anni dopo nasce il primogenito, Alessandro. Quando il figlio ha cinque mesi, Antonio viene invitato a Parigi dalla consociata per un progetto. Parte con la moglie e il bambino, con i quali vive in un appartamento ammobiliato per sei mesi. Quando Alessandro ha circa 18 mesi, l’azienda presso cui lavora Antonio contrae un corposo contratto di vendita di computer elettronici di ultima generazione con il governo dell’U.R.S.S. L’unico disponibile al trasferimento era proprio Antonio, che parte per la Russia assieme alla famiglia e vi rimane cinque anni, dal 1968 al 1972, imparando la lingua russa sul posto, perché non c’era un interprete. Viene inviato d’urgenza negli U.S.A., precisamente a Phoenix, per un problema che nessuno riesce a risolvere nei laboratori della Honeywell. Ritorna dalla sua famiglia a Torino, e dopo poco nasce il secondo figlio, Silvio. Continua il suo lavoro di tecnico. Una volta in pensione, si iscrive insieme alla moglie a un corso di primo soccorso in Croce Rossa, facendo servizio in ambulanza insieme per 12 anni e sei turni a settimana (rispondono ed eseguono 12.560 interventi in emergenza). Questi sono solo i momenti salienti della sua vita assieme all’adorata consorte, Milvia. I suoi due figli, laureati entrambi in chimica industriale, gli regalano cinque nipoti.
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Anteprima del libro
Mai scavalcare un capo - Antonio Trosa
Antonio Trosa
Mai scavalcare un capo
© 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 9788830684676
I edizione novembre 2023
Finito di stampare nel mese di novembre 2023
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
Mai scavalcare un capo
Nuove Voci – Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi:
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in