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Opera Ignota e Catartica
Opera Ignota e Catartica
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E-book99 pagine57 minuti

Opera Ignota e Catartica

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Info su questo ebook

Un’opera, uno specchio magico in dialogo con il lettore. Commuove, stravolge, spaventa ed emoziona in un viaggio nel Profondo diviso in due atti ma racchiuso tutto in un Grande Dramma. Ancora una volta Marco Pacino, maestro del genere, penetra nell’animo umano e ne crea una storia “viva”.

LinguaItaliano
Data di uscita19 gen 2024
ISBN9788863588408
Opera Ignota e Catartica

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    Anteprima del libro

    Opera Ignota e Catartica - Marco Pacino

    Atto Primo

    Prima scena

    Sbuca avanti e indietro con la testa.

    E il traghetto solca il mare.

    Vibrazioni profonde, onde impetuose.

    Lunghe e profonde vibrazioni.

    Talvolta dissonanti… talvolta all’unisono.

    Vado avanti lungo lo stretto corridoio vanamente illuminato e lui sbuca fuori.

    Sono tutte occupate le cabine?

    Guardo il ragazzo con le orecchie da coniglio e i dentini all’infuori. Poi, rispondo.

    Sì… ma credo che ce ne sia una libera là in fondo…

    Lui si guarda attorno furtivo, poi saltella verso di me e mi tocca la spalla sinistra.

    Lo so… lo soooo… squittisce coprendosi il sorriso con le lunghe mani, poi continua.

    Ho controllato prima… ma non voglio che mi scoprano… non voglio far dormire al freddo sul ponte la mia ragazza…

    Tira fuori lentamente dal taschino della giacchetta nera la foto di una coniglia un po’ umana e un po’ photoshoppata.

    Promettimi che non lo dirai al controllore… inizia a gesticolare con le dita delle mani vicino alla bocca. Le dita si agitano come i tentacoli di un polipo.

    Io non ti ho visto… vai sereno caro. E buona notte soprattutto. A proposito… Mi chiamo Bryan.

    Il ragazzo coniglio saltella allegramente.

    Te lo avevo detto… tanto siamo amici, sì, siamo amici ormai, quindi potevo dirtelo!

    Ride spensierato a tutti denti, poi chiama allo scoperto la sua compagna, nascosta dentro una toilette.

    Mi salutano, e insieme saltellano felici e furtivi verso la cabina.

    E il traghetto solca il mare.

    Scendo le scale.

    Il tappeto rosso è troppo accomodante per prendere l’ascensore che troppo presto ti fa scendere giù.

    Voglio discendere passo dopo passo.

    Il bar è un altare mai consacrato, dove al centro c’è un grande schermo.

    Sta proiettando omicidi, guerra e troppa politica.

    Bevo una birra che sa di sale marino e di grano e che vorrei non finisse mai, poi vedo un altro omicidio sul grande schermo.

    Che scherno!

    "Uè uè" dice il barman all’aiutante mentre asciuga con un panno bianco dei boccali appena sciacquati.

    E nonostante la crudeltà della cronaca, dentro di me ripeto quasi sereno, forse rassegnato: Uè Uè.

    Mi alzo per pagare, è il mio turno, ma un giovane con la barba lunga e arricciata mi sta precedendo.

    Credevo di essere rimasto l’ultimo cliente, invece…

    C’era prima lui dice il barman indicandomi con fare saccente e un po’ sarcastico.

    Io sorrido e lascio passare il ragazzo.

    Posso offrirti da bere? Grazie mille mi dice.

    Rifiuto.

    Devo aspettare la notte.

    Sì, io voglio vivermi la notte.

    La voglio vivere.

    La notte sì.

    La notte.

    Voglio vivere gli spruzzi delle onde sul mio viso, quelle discontinue e verticali vibrazioni.

    Quell’andare avanti.

    A volte impercettibile, a volte solo immaginato.

    L’isola non c’è.

    Dove è?

    Nasce il Sole, ne sono accecato.

    Scorgo la Terra…

    Mi giro e rivedo quel poco di buio che il Sole sta divorando.

    Lo terrò con me.

    È mattino, forse è mattino.

    Alla sala lounge, la coppietta di conigli fa colazione, croissant appena sfornati e caffè, lui espresso, lei macchiato con tanta schiuma.

    Lui mi saluta, io sorrido, lei al suo lungo orecchio sussurra Chi è?.

    Sorrido, come un fantasma.

    Come un fantasma sì, ma non svanisco.

    Io no, io no.

    Io non svanisco.

    Salgo le scale e vado in cima al traghetto, sulla più alta punta, nella zona proibita.

    Il controllore non mi vede.

    Credo non possa vedermi, o forse non vuole.

    Sto vedendo il Sole e non mi sta più accecando.

    La Terra è bella, ma ancora distante.

    E il traghetto solca il mare.

    Lo terrò con me.

    L’orizzonte, sì, l’orizzonte è lo stesso principio laddove il Sole sorge, ed è la stessa fine laddove viene inghiottito.

    La Luna, sorge sempre a Est.

    Seconda scena

    Hai paura di raggiungere l’isola?!

    Là sgorga acqua dolce in uno splendido mare salato.

    Là tutto l’orizzonte è… mare.

    Se non sai nuotare ti porto io!

    E i corpi si incontrano, strusciando l’uno verso l’altro.

    La loro danza è la danza del mare.

    La danza del mare e dell’amore.

    No, forse danzano e basta.

    No, danzano e fluttuano.

    Verso l’isola.

    "È l’isola di Pazze!"

    Allora l’isola c’è!

    Certo che c’è… c’è sempre stata! Non esiste l’isola che non c’è, perché esistiamo Noi!

    Ho capito… ma per troppo tempo non ho voluto capire.

    Scende la notte.

    Sono rimasto sull’isola.

    Guardo il mare e una Luna allineata.

    I rumori sociali sono distanti, ma comunque rimbombano, un brutto eco.

    Eppure il mare è più forte, come più forte la dolcezza delle sue onde.

    Soprattutto quando si ritraggono.

    La schiuma al suolo è solo un vago

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