Fame
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Weird - romanzo breve (51 pagine) - Leggende etrusche che si fanno reali e una misteriosa epidemia di pidocchi.
Oreste e Sceron sono due undicenni romani. Le loro vite scorrono ondivaghe, Oreste è costretto dalla madre a un regime alimentare vegano, Sceron è figlia di influencer che la calcolano solo quando devono pubblicare qualcosa sui social. Entrambi costantemente affamati, le loro vite si intrecciano quando una maschera etrusca prende vita e un’epidemia di pidocchi si diffonde nella loro scuola.
Nicolò Favaro è nato a Gubbio ed è da sempre appassionato di cinema e letteratura di genere. Si è laureato in DAMS Cinema a Bologna con una tesi su Sam Peckinpah. Cameriere, barista, videomaker e scrittore, gli piace grigliare carne alla brace e andare a funghi, anche se non li mangia (i funghi, di carne ne va ghiotto). È sceneggiatore professionista e lavora per la ILBE su diverse serie di animazioni per bambini.
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Anteprima del libro
Fame - Nicolò Favaro
A cura di Luigi Pachì
Delos DigitalNicolò Favaro
Fame
ROMANZO BREVE
ISBN 9788825428087
© 2024 Nicolò Favaro
Edizione ebook © 2024 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano
Versione: 1.0
Copertina di Dante Primoverso (IA)
Collana a cura di Luigi Pachì
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Grazie, da parte di Delos Digital, dell'autore del libro e di tutti coloro che vi hanno lavorato.
Indice
Copertina
Il libro
L’autore
Fame
Oreste
Sceron
Oreste II
Sceron II
Il pranzo
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Il libro
Leggende etrusche che si fanno reali e una misteriosa epidemia di pidocchi.
Oreste e Sceron sono due undicenni romani. Le loro vite scorrono ondivaghe, Oreste è costretto dalla madre a un regime alimentare vegano, Sceron è figlia di influencer che la calcolano solo quando devono pubblicare qualcosa sui social. Entrambi costantemente affamati, le loro vite si intrecciano quando una maschera etrusca prende vita e un’epidemia di pidocchi si diffonde nella loro scuola.
L’autore
Nicolò Favaro è nato a Gubbio ed è da sempre appassionato di cinema e letteratura di genere. Si è laureato in DAMS Cinema a Bologna con una tesi su Sam Peckinpah. Cameriere, barista, videomaker e scrittore, gli piace grigliare carne alla brace e andare a funghi, anche se non li mangia (i funghi, di carne ne va ghiotto). È sceneggiatore professionista e lavora per la ILBE su diverse serie di animazioni per bambini.
Oreste
1
Spesso Oreste va di nascosto nella piazzetta dove si trova il chiosco degli hamburger ad annusare l’aria e a riempirsi i polmoni degli odori che escono dalla cappa di scarico sul retro del furgone.
Quello che doveva essere un mezzo itinerante di cibo di strada è diventato col tempo una postazione fissa, tanto che le ruote sono state sostituite da dei massicci blocchi di cemento e il tendalino anteriore è diventato una stabile veranda in legno che ospita tavoli e panche.
Oreste è stregato da quegli aromi, quell’odore intenso e appagante di carne alla griglia gli riempie il naso e lo fa salivare, con lo sguardo perso nel vuoto.
Si immagina seduto su una di quelle panchine ad aspettare il suo turno per dare un morso a quel panino, ad immergere i denti in quel boccone succulento fatto di pane e carne, salse e bacon, di sporcarsi fino al gomito di grasso e unto e pulirsi le guance con il dorso della mano. Nei suoi sogni va anche più in là, ne prende un altro e ancora e ancora, fino a diventare il più grande mangiatore di hamburger della città, ammirato dagli uomini e amato dalle donne, con la pancia piena di carne e spezie.
Oreste annusa, sogna e poi triste e affamato se ne torna a casa, dove sua madre lo aspetta con un piattino di broccoli al vapore, conditi con seitan e limone.
Oreste si infila quei broccoli in bocca e mastica tanto e a lungo per riuscire a mandarli giù, quel bolo verde fatto di un sapore scialbo di gas e fango lo nausea, lo atterrisce al punto che per ingoiarlo deve ridurlo in modo tale da perdere ogni tipo di consistenza, un frullato così atomizzato che per forza di cose deve scendere giù nella gola insieme alla saliva.
Aveva provato a buttare giù tutto d’un fiato, ma i risultati erano stati così raccapriccianti da indurlo quasi al vomito, aveva immaginato di mangiare altro, ma quella consistenza molliccia e maleodorante lo aveva sempre riportato alla realtà, nella bocca e nella triste consapevolezza che quella non era carne, non era cibo ma solo un modo per non morire di fame.
Eppure sua madre è così contenta, così felice che il suo bambino mangia come lei e non ha le voglie degradate dei suoi coetanei. Niente carne o pesce, niente derivati degli animali, niente conservanti né grassi saturi. Tutto bio, di stagione e a km 0. È così orgogliosa quando incontra le mamme degli amichetti di Oreste: si vanta che suo figlio fa una vita sana, che quella è l’unica via possibile per vivere un’esistenza in pace con la natura e che sì, è qualche chilo sottopeso, ma felice come Oreste di bambini non ce ne sono.
Gli amichetti del piccolo si fanno invece il segno della croce ogni volta che lo vanno a trovare. Le merendine a casa sua puzzano di raccolta dell’umido e non c’è nemmeno un sacchetto di patatine da sgraffignare in caso di bisogno, così come non c’è una tv da guardare, un tablet da scorrere, un videogame su cui sfidarsi.
Oreste, anche se ci tiene ad essere un bravo bambino, vede che sempre meno amichetti vanno a trovarlo e la cosa comincia a pesargli un po’. Malgrado abbia la casa più grande di tutti i suoi compagni di scuola, e anche l’unica a non essere un appartamento, piena di giochi fatti in legno da artigiani locali, robottoni giapponesi anni ottanta, un campo polivalente e una bio-piscina naturale, dopo un paio di visite i suoi compagni non tornano più e preferiscono andare al parchetto a tirare calci al pallone contro le serrande abbassate dei garage in disuso, tra spazzatura e odori molesti, tra tossici e vecchiette tremolanti.
Oreste non capisce diverse cose: la prima è perché il colore della sua pelle è diverso da tutti gli altri, quel grigetto smunto ce lo ha solo lui e una volta lo ha chiesto a sua madre, che se