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La doppia vita di Letty: Harmony History
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E-book231 pagine3 ore

La doppia vita di Letty: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1815
Letty Barton è disposta a tutto pur di non dover rinunciare alla sua più grande passione, la medicina, anche a travestirsi da uomo per visitare le pazienti sotto il falso nome di dottor Hatfield. Quando, però, si trova a dover curare la sorella di Lord Anthony Beauchamp, la sua copertura rischia di saltare. Fra Letty e Tony, tempo prima, era già scoccata una scintilla, culminata poi in una notte di passione e in una proposta di matrimonio che Letty aveva rifiutato, sapendo che il suo segreto sarebbe stato messo a rischio. Ma la verità trova sempre la strada giusta per rivelarsi e quando Tony scopre la doppia vita della donna che ama, la allontana bruscamente, non riuscendo a scrollarsi di dosso secoli di pregiudizi. Finché la professionalità e la competenza di Letty non risulteranno fondamentali per salvare una giovane vita innocente.
LinguaItaliano
Data di uscita21 ott 2019
ISBN9788830505902
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    Anteprima del libro

    La doppia vita di Letty - Eleanor Webster

    successivo.

    Prologo

    Inghilterra, 1812

    Un conto era avere il nome di un vegetale a foglia larga, un altro assumerne le sembianze.

    Lettuce Barton – Letty, come preferiva essere chiamata – si osservò nello specchio con aria cupa. Sua madre aveva letto da qualche parte che il verde si intonava alla perfezione con i capelli rossi. A suo parere, ciò non giustificava affatto quell'abito di un colore eccessivamente sgargiante, né quella quantità di balze. Per di più gli occhi erano in gran parte coperti dai grandi occhiali che indossava.

    Sospirò. Se solo suo padre fosse stato ancora vivo! Be', di sicuro non si sarebbe apertamente opposto a quell'impresa – non aveva mai criticato l'operato della moglie – ma lui e Letty ne avrebbero riso insieme. Avrebbero scherzato su quei ridicoli balli, su tutte quelle chiacchiere frivole e le infinite regole di etichetta previste in una situazione del genere.

    Certo, se fosse stata un po' più bassa e avesse avuto piacevoli capelli castani dalle onde naturali, forse quelle eleganti, giovani donne, i vestiti e le chiacchiere le sarebbero parsi meno spaventosi.

    «Santo cielo, Letty, devi proprio essere sempre così corrucciata?» Sua madre entrò trafelata nella stanza, emettendo un inequivocabile borbottio di disapprovazione. «Faresti inacidire il latte, con quello sguardo, e sono certa che né Lord Randolph né Sir Edwin avrebbero piacere di stare seduti accanto a una giovane dall'atteggiamento così sgradevole.»

    «Non più di quanto io desideri pranzare con qualcuno che abbia un pomo d'Adamo come Sir Edwin, o delle basette come quelle di Lord Randolph.»

    «Sir Edwin non può farci niente.»

    «Quella... cosa va su e giù. E Lord Randolph potrebbe fare qualcosa, per quelle basette» ribatté Letty.

    «Potresti fargliele tagliare tu, nel caso in cui lo sposassi.»

    «Peccato che non abbia la minima intenzione di sposarlo, nemmeno per salvarlo dalle sue basette.»

    Letty aveva parlato con voce tranquilla, ma lo stomaco le si strinse in una fitta dolorosa al solo menzionare il matrimonio. La sua famiglia non aveva neppure bisogno di denaro. Suo padre aveva inventato un dispositivo che permetteva di confezionare abiti in maniera più rapida, lasciandoli così al sicuro dal punto di vista finanziario. Disgraziatamente non aveva fatto altrettanto con il loro status sociale, e sua madre era convinta che un fidanzamento vantaggioso avrebbe potuto colmare tale lacuna. Inoltre, a sentir lei, per una donna il matrimonio era l'unica scelta ragionevole.

    Mrs. Barton schioccò di nuovo la lingua in segno di fastidio. «Letty, su, cambia espressione. Sei abbastanza grande per essere realistica. Quale altra possibilità pensi di avere, a meno che non intenda diventare una zitella indesiderata a casa di tuo fratello? Sono stata troppo indulgente, con te, permettendoti di perdere il tuo tempo con le scienze, il cui effetto deleterio sulla mente femminile è ben noto.»

    Letty la lasciò parlare senza ribattere. Non aveva speranza di far capire alla madre come gli articoli sulla scienza e la medicina le avessero aperto la mente, portandola lontano da quel sonnacchioso villaggio, verso un mondo del tutto nuovo.

    Sua madre non avrebbe compreso. Il pensiero che quel tipo di vita potesse non essere abbastanza, per sua figlia, le era totalmente estraneo.

    «E lascia qui gli occhiali. Stai molto meglio senza» aggiunse Mrs. Barton in tono brusco.

    Letty emise un lamento. «Così tutto sarà fastidiosamente sfuocato.»

    «Dunque non sarai infastidita né dalle basette di Lord Randolph né dal pomo d'Adamo di Sir Edwin, giusto?»

    E con ciò Mrs. Barton le tolse gli occhiali incriminati, chiuse la bocca con un ultimo schiocco infastidito e lasciò la stanza.

    Due ore dopo, Letty era appoggiata alla parete della sala da ballo di Lady Entwhistle.

    Per fortuna non aveva dovuto ballare, a parte un giro di danza con il figlio maggiore della padrona di casa. Gli alluci del giovane erano rimasti illesi, ma Letty era più che certa di aver perso il conto dei passi, oltre che il ritmo.

    Non le era stato proposto un secondo ballo.

    Eppure, benché sfuocata, la scena era piacevole da osservare. La danza aveva una scienza tutta sua, decise. C'era chi danzava con naturalezza, come fosse un'abilità innata, mentre altri misuravano ogni passo, concentrati su ogni singolo movimento.

    E adesso che ci pensava... Letty si raddrizzò con improvvisa determinazione. Lord Entwhistle possedeva la cosa più piacevole e meravigliosa di tutte: una biblioteca incredibilmente fornita. Dopo la morte del padre, sua madre aveva disdetto tutti gli abbonamenti alle riviste scientifiche, il che aveva fatto letteralmente schiumare Letty di rabbia.

    Con uno sguardo furtivo sgattaiolò fuori dal trambusto della sala da ballo fino all'aria più fresca di un corridoio. Prese un respiro, grata di essere riuscita a sfuggire al rumore e al caldo. Ora doveva solo fare pochi passi fino alla biblioteca, sperando non fosse già occupata.

    Non lo era. L'ampia sala buia era meravigliosamente vuota. I candelabri a parete inondavano di luce dorata la stanza, e i titoli goffrati dei libri risplendevano di magiche promesse.

    Sapeva esattamente quale titolo cercare. Ed eccolo. Afferrò l'Edinburgh Medical and Surgeon Journal, lo tirò fuori dallo scaffale e se lo strinse al petto. Conteneva un articolo affascinante che desiderava leggere da parecchio tempo.

    Sprofondò nei morbidi cuscini del sofà, tirò fuori gli occhiali, grata di aver avuto cura di nasconderli nella borsetta. Si posizionò sotto il candelabro da muro e lanciò un'occhiata preoccupata alla porta. Quasi certamente la madre sarebbe venuta a cercarla, di lì a poco, ma Letty era una lettrice veloce e capace di tenere a mente tutto per riflettervi in seguito.

    Con attenzione, rintracciò l'articolo e con un sospiro di felicità pura cominciò la lettura.

    Anthony Beauchamp scivolò dentro la biblioteca. Si sentiva un fuggiasco. In effetti, se avesse dovuto parlare ancora con una sola di quelle insulse ragazze... Ma che diamine insegnavano, in quegli inutili collegi? Di certo non l'arte di una conversazione interessante...

    Un rumore lo riscosse. Scrutò la stanza, irritato dal sapere che persino lì non aveva trovato la solitudine che andava cercando. Con sorpresa vide una figura femminile seduta sul sofà, apparentemente intenta a leggere con attenzione un libro.

    Vestiva un orribile abito a balze di un verde brillante. I capelli erano di un rosso altrettanto sgargiante e sembrava così assorta nella lettura da non averlo notato. Tony si schiarì la gola.

    Lei gli lanciò un'occhiata. Aggrottò le sopracciglia, incredibilmente scure, appena sopra gli occhiali cerchiati d'oro e gli rivolse uno sguardo intenso. «Pensavo di essere sola.»

    E dal tono e dall'espressione, fu chiaro che lo avrebbe preferito.

    «Mi dispiace di avervi disturbata» si scusò lui.

    La giovane annuì, non offrendo nessuna delle eleganti banalità che ci si sarebbe aspettati, e rivolse l'attenzione di nuovo al libro, un chiaro segnale di congedo che lo avrebbe irritato, se Tony non lo avesse trovato anche molto divertente.

    Di nuovo, momentaneamente conscia della presenza di lui, la giovane sollevò lo sguardo, togliendosi gli occhiali. «Sedetevi, se vi fa piacere.»

    Lo fissò senza timore. Gli occhi di lei erano verdi, davvero verdi, non quel bislacco colore a metà tra il marrone e il verde, che tutti chiamavano nocciola. Tony si sedette, piuttosto a disagio per l'intensità di quello sguardo.

    «Anche voi trovate questi balli stancanti?» gli chiese lei.

    «Come dite?»

    «Sembrate pallido» dichiarò la giovane. «Vi siete seduto con un movimento brusco, come se aveste perso l'equilibrio. Nonostante questo, siete troppo giovane e in salute per soffrire di qualche disturbo. E non sembrate ubriaco. Nella mia esperienza non ho avuto molto a che fare con gli stati di ebbrezza, ma una volta ho visto mio fratello in condizioni pietose, grazie all'alcol, e parlava farfugliando e blaterando a ruota libera. Voi non avete detto molto, ma lo avete fatto enunciando perfettamente le parole. A ogni modo, mi domandavo se anche voi non troviate il rumore e la confusione della sala da ballo estenuanti.»

    «Ehm... non di solito» mormorò Tony dopo quel monologo. In effetti, quel ballo si era rivelato un evento banale, pieno di debuttanti, di madri ansiose e limonata calda, utile soltanto a incoraggiare le libagioni. Non vi avrebbe mai partecipato, se non fosse stato per sua sorella. «Intuisco che non amate questi eventi.»

    Lei fece una smorfia, poi sorrise. Quel cambio repentino da un contegno serioso a un atteggiamento birichino lo intrigò. «Non proprio, anche se avere accesso alla biblioteca di Lord Entwhistle è una gran consolazione. Non lo direte a nessuno, vero?»

    «Sono la discrezione fatta persona.» Anche se dubitava che all'affabile Lord Entwhistle sarebbe importato. Tony diede un'occhiata al libro che la stava così palesemente affascinando, incerto su cosa aspettarsi. «Bontà divina!» Gli sfuggì una risata nel leggere il titolo dell'articolo. «Vaiolo? State leggendo di vaiolo?»

    «Sì, e di varicella. E nessuno dei due è un soggetto che fa ridere» ribatté lei con aria di rimprovero.

    Tony cercò di tornare serio. «Be', no, in effetti non avrei dovuto ridere.»

    «Sembra che troviate l'argomento particolarmente divertente. Mia madre pensa che discutere di tali argomenti mi faccia apparire un po' strana.»

    «Può anche avere ragione» convenne lui arricciando le labbra.

    «Di solito è così. E anche quando non è così, la sua sicumera fa credere a tutti che abbia ragione.»

    «Sembra di sentire mio padre.»

    «È stato vostro padre a dirvi di venire qui, dunque?» volle sapere lei.

    Tony scosse il capo. «No, è stata un'idea di mia madre. È convinta che la mia presenza possa accrescere le prospettive matrimoniali di mia sorella.»

    «Ed è così?»

    «È possibile, dal momento che ho portato con me diversi amici perché condividano le mie sofferenze.»

    «L'infelicità ama la compagnia.»

    «Proprio così.» Anche se a dirla tutta, George, il suo miglior amico, non sembrava particolarmente infelice.

    Infatuato, piuttosto. Come dovrei sentirmi all'idea che proprio il mio miglior amico si è innamorato improvvisamente e follemente di mia sorella? George era sempre stato un uomo sensibile, e conosceva Elsie da sempre, ma da un po' di tempo la guardava come se la reputasse una creatura meravigliosa, come se abiti eleganti e fiocchi avessero il potere di trasformare le persone.

    «Ebbene, cosa c'è di affascinante nel vaiolo?» le domandò, cercando un argomento meno impegnativo.

    La giovane non rispose subito, fissandolo di nuovo con quello sguardo così diretto e sconcertante. «Volete saperlo davvero? O cercate solo di essere cortese?»

    «In realtà penso di volerlo sapere davvero» rispose Tony, sorpreso di se stesso.

    «Molto bene.» Lei cominciò a parlare come fosse una maestra. «Il concetto di inoculare un elemento patogeno per sviluppare una certa resistenza è davvero interessante. E qui c'è la controversia. Vedete, si pensa che sia stato il dottor Jenner a notare per primo che una persona potesse correre meno rischi di contrarre la varicella se prima fosse stata infettata dal vaiolo. Però prima di lui potrebbe essere stato un contadino, Jesty, a giungere a tale conclusione.»

    «Una controversia sul vaiolo... ancora più divertente.»

    Lei si accigliò, fissandolo con uno sguardo dubbioso. «Non è l'aggettivo che userei, ma suppongo che siate un uomo alla ricerca del divertimento.»

    «Forse» ammise Tony, ammirato della sua perspicacia. «In effetti è mio fratello, quello responsabile. Non trovate che la vita possa essere davvero noiosa, a volte?»

    «Può succedere» concordò lei, annuendo con enfasi. «Ma voi non avete scuse per annoiarvi. Potete leggere tutto ciò che vi interessa, e nessuno vi toglierebbe mai le vostre riviste scientifiche.»

    «No» ammise lui.

    Non si era mai abbonato a nessuna rivista scientifica in vita sua. Fece un gesto verso il libro aperto sulle ginocchia della giovane. «Deduco che a voi sia successo... Per questo siete venuta qui?»

    «Si. Vedete, io vorrei...» Lei si interruppe.

    «Cosa vorreste?»

    «Credo che le mie aspirazioni potrebbero essere considerate bizzarre. Non riderete, vero?»

    «L'ho già fatto all'inizio di questa conversazione.»

    «Mi piacerebbe curare le persone.»

    Quella risposta fu talmente inaspettata e bizzarra che Tony non poté contenere la propria reazione, un misto di stupore e divertimento. «Intendete come una...» Era stato quasi sul punto di dire levatrice, ma si rese conto in tempo quanto fosse poco appropriato. «Come coloro che prescrivono erbe e... impiastri» concluse, incerto.

    «O come un dottore, un chirurgo, o un farmacista.»

    «Bontà divina, perché mai dovreste volere una cosa simile?»

    La giovane scrollò le spalle, facendo frusciare le terribili balze verdi dell'abito. «L'ho sempre desiderato, non so spiegarvi il perché. Sarebbe come chiedere a qualcuno perché vuole camminare, o fare tante altre cose che ci vengono istintive.»

    Tony era sul punto di aggiungere che camminare non comportava rimuovere parti del corpo con una sega, ma qualcosa, nell'intensità smeraldina di quegli occhi, lo indusse a tacere. Era ridicolo, ovviamente, che una donna desiderasse diventare un medico. «Immagino che vostra madre non sostenga tale ambizione.»

    «Il suo unico desiderio è di vedermi sposata a qualcuno di un livello sociale più alto del nostro. Ha cominciato a presentarmi a gentiluomini titolati. Comunque non è possibile... Diventare un dottore, intendo. Una donna non può iscriversi a una scuola di medicina, neppure a una di farmacia.»

    Tony rise dell'espressione insoddisfatta dipinta sul viso di lei. «Sono sicuro che troverete qualcosa di molto più piacevole da fare.»

    «È questo il vostro scopo? Trovare piacere?»

    Lui annuì. «Generalmente sì. Il raggiungimento del piacere è il principio a cui tendo, a parte quando sono costretto a marciare intorno a una piazza.»

    «Siete nell'esercito?»

    «Il destino del figlio cadetto. Anche se persino mio fratello maggiore ne è entrato a far parte, in un impeto di patriottismo. Per me, l'alternativa era prendere i voti, e non mi sentivo granché portato per quel tipo di vita.» Tony esitò un istante, prima di aggiungere: «Devo dedurre che vi stiate nascondendo da vostra madre?».

    «E dall'ultimo gentiluomo che si sarà procurata per me.»

    «Potrebbe aver trovato qualcuno giovane e di bell'aspetto.»

    «Oh, potrebbe essere chiunque, ma io non mi sposerò. Ho già deciso, ormai.»

    Il silenzio che cadde nella stanza lo colpì. Per un attimo, tempo e spazio si distorsero, cristallizzandosi e restringendosi, e tutto parve concentrarsi in quel momento, in quella stanza. «Sarebbe un peccato» osservò.

    La giovane sorrise, alleggerendo all'istante l'atmosfera. Tony scoprì che il suo stato d'animo era contagioso e il sorriso davvero coinvolgente, soprattutto perché immaginava che quella donna prendesse sempre tutto molto sul serio. «Non direi» ribatté lei. «In effetti, credo che le aspirazioni di mia madre siano destinate a essere deluse, dato che assomiglio a un cavolfiore.»

    Tony la osservò e, per quanto fosse davvero diversa dalle giovani che popolavano la sala da ballo, lui non l'avrebbe certo inserita nella stessa categoria di quei vegetali dalle foglie verdi. In realtà la trovava bella, seppure in modo non convenzionale. Lei spalancò gli occhi, e un colore rosato si diffuse sulle sue gote quando si accorse di essere così intensamente studiata. La vide prendere il respiro e vide le sue labbra schiudersi.

    «Vogliate scusarmi.» Tony si alzò di scatto. «Sono stato scortese, di nuovo. Pare che sia diventata un'abitudine. E in realtà dovrei tornare alle danze, e senza dubbio vostra madre vi sta cercando.»

    «Senza dubbio.» Lei aggrottò le sopracciglia, volgendo lo sguardo verso l'orologio sul camino. «E non ho nemmeno terminato l'articolo.»

    Con rinnovata urgenza rivolse di nuovo lo sguardo al libro, e Tony ebbe la strana e nuova sensazione di essere stato congedato in favore del più affascinante argomento del vaiolo.

    Si diresse verso la porta, ma si fermò, una mano sulla maniglia. «Qual è il vostro nome?»

    «Lettuce Barton» rispose lei.

    1

    2 agosto 1815

    Sentiva la testa dolergli. Il dolore martellava, risuonava e lo pugnalava nelle tempie a ogni battito del cuore. Tony si sollevò in posizione eretta, strizzando gli occhi per la fastidiosa luce del giorno che filtrava attraverso le strette fessure delle tende tirate.

    «Buongiorno, milord.» Mason, il valletto, attraversò la stanza per aprire le tende con un sonoro tintinnio. La luminosa luce del giorno si riversò attraverso le vetrate, invadendo la stanza.

    «Devi proprio far entrare tutta questa luce così presto?»

    «È mezzogiorno passato, milord.»

    «Splendido, è tempo di bere qualcosa» borbottò Tony. «Perché sei qui, a ogni modo? Non ho suonato il campanello... Stavo dormendo.»

    «Lady Beauchamp è al piano inferiore, milord.»

    «In verità, non più al piano inferiore» annunciò la sorella, ridendo dalla soglia.

    «Elsie!» protestò Tony infilando

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