Racconti sussurrati al coro degli eletti
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Info su questo ebook
Antimo Ceparano è nato a Sant'Antimo (Na) e risiede a Casalnuovo (Na). Ha pubblicato il suo primo libro nel 1982 con la S.E.N: Pietre della mia città. Seguono: Oltre la Crisi, Processo a Gesù, la città e il bambino, Anna e il Porto bianco, Cattura il perdono, L'assassino della Parola, Anarchica indecenza, con editori come Massa, Ripostes, Graus e L'argolibri. Ha vinto vari premi, tra cui: Premio del pubblico, Maggio dei monumenti, il
Pulcinella, Città di Pomigliano, Marotta. Con Montag ha pubblicato "La filosofia della merla", "19 Anarchico", "Autobiografia di Dio", "Il medico di dentro", "Il Duale", "L'ubriaco vino" e, insieme a Ivano Ciminari, "Il destino di un letto".
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Racconti sussurrati al coro degli eletti - Antimo Ceparano
Antimo Ceparano
Racconti sussurrati al coro degli eletti
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Indice dei contenuti
COLLANA
Antimo Ceparano
RACCONTI SUSSURRATI AL CORO DEGLI ELETTI
MONTAG
LA NUOVA PESTE
INIZIA LA STORIA
PARTE SECONDA
LO SCRITTORE ROMANZO
PORCO
Montag
COLLANA
Le Fenici
Antimo Ceparano
RACCONTI SUSSURRATI AL CORO DEGLI ELETTI
MONTAG
Edizioni Montag
Prima edizione febbraio 2024
Racconti sussurrati al coro degli eletti
© 2024 di Montag
Collana Le Fenici
ISBN: 9788868927554
Copertina: Morguefile.com
Quest’opera è esclusivamente frutto della fantasia dell’autore. Ogni riferimento a persone esistite, esistenti o a fatti accaduti è
puramente casuale.
Dedicato a coloro che nessuno ricorda
LA NUOVA PESTE
dedico questo racconto all’Umanità ferita
Il perché di questo racconto non breve.
Scrivere uno spin off dei Promessi sposi non è impresa facile e del resto bisognava partire da qualcosa di completamente diverso. Ho scritto pensando al cuore infartuato della società coeva.
Pensandoci bene non c’è stata un’epoca completamente libera dalla pazzia del vivere
e in questo racconto, o romanzo breve, se si preferisce, ho messo tutto il mio disagio esistenziale dove la mia realtà individuale, oserei dire moderatamente felice, cozza con quella sociale che non mi dà pace e che rende il mio mondo personale inquinato dalla troppa sofferenza che regna intorno a noi. E’ il caso di dire che nessuno è felice da solo, e io aggiungo, che possiamo solo stordirci con i surrogati della felicità, che spesso conducono a un altro tipo di sofferenza perché è proprio tra i ricchi che si manifesta l’assurdità di un mondo senza giustizia.
Forse Dio esiste oppure no: non è questo il punto perché dobbiamo amare nonostante Dio e senza aspettarci alcuna ricompensa perché l’Amore basta all’Amore.
Antimo Ceparano
INIZIA LA STORIA
" L’innocenza non l’ho mai avuta perché ricordo che ero piccolissimo e diedi un morso a un bambino della mia età (avrò avuto circa un anno e ricordo bene il fatto) perché mangiava con me del cibo che mia madre dava ad ambedue. Quando raccontano dell’innocenza dei bambini io rido forte e penso che l’innocenza è una partita persa in partenza dal genere umano e non solo, perché anche gli animali hanno le loro beghe da sanare. Siamo tutti dei farabutti? Credo che in potenza lo siamo e ci resta solo il cammino a ritroso perché da canaglie dobbiamo diventare persone che fingono di amarsi. L’esplosione del nostro io avviene in continuazione e ci rende prigionieri del tempo, anche perché siamo noi a generarlo con il nostro impegno a consumare atti su atti. Il nostro io è quello che ci condanna a una dannazione senza possibilità di uscita. Le catene che ci tengono avvinti a noi stessi non sono facili da sciogliersi e di sicuro questa possibilità non dipende da noi."
Herbert mi parlava senza smettere e io lo ascoltavo perché sapevo che con quell’uomo era una partita persa. Tutto era perso in partenza, anche il contraddirlo o semplicemente cercare di arginare il diluvio di parole che pioveva dalla sua bocca. Ecco perché tacevo e le due di notte non mi spaventavano. Se tutto avesse seguito la logica dell’illogico che avvolgeva Herbert ancora una mezz’ora e potevo andare via, più per la stanchezza ormai insostenibile del mio amico che per l’ora tarda, ormai un mattino appena accennato dall’aurora.
Il viale di Sant’Agata dei Goti aveva un aspetto maestoso perché i grossi alberi (castagni?) gemevano sotto la carezza di un venticello estivo. Sembravano donne in calore che la carezza di un uomo proiettava nel luogo del desiderio. Raggiungemmo la fine del viale per immergerci nella piazza antica della città e fu qui che senza dire una parola Herbert si allontanò facendomi segno di non seguirlo perché potevo considerarmi libero dal non senso di quell’amicizia, almeno per quel momento e fino a quando avrei deciso di masturbarmi la coscienza nel seguire la solitudine di un uomo che voleva essere solo.
È il caso che vi parli di me. Mi chiamo Asdrubale Locisio di professione muratore, meglio dire libero muratore della loggia A23 di Rozzano del Vallo in provincia di Molfetta. Molfetta non c’entra un cazzo con la loggia A23. Il dubbio è se io aderisco o meno a una loggia massonica, ma anche questo non ha particolare importanza. Qualsiasi cosa io possa dirvi e che riguardi la mia persona può essere vera o meno. Diciamo che Dio occupa l’intera mia voglia di procedere alla sua esistenza e che per provarlo devo dichiararmi ateo. Sì, proprio ateo! Inteso come un uomo che non crede in un’esistenza superiore. Mio padre era uno che credeva in Dio proprio come ci crede il Diavolo, sant’uomo Belzeblù! Così convinto che Dio esiste e che possa rompere il cazzo agli uomini, per spingerli verso la negazione di ogni possibilità di adesione al Creatore. Vedi l’importante è non ammettere un’esistenza, quell’opzione è secondaria, la cosa da farsi è riporre la fiducia in qualcuno.
Comunque sia ammetto che non è facile vivere perché, come disse qualcuno, vivere stanca
e la stanchezza fa brutti scherzi come, sempre per stanchezza, mi sono sposato con Magda Cittarelli, una serena ragazza, senza particolari grilli per la testa, che aveva, e ha, l’insana convinzione che gli uomini sono tutti buoni, compreso i mafiosi e gli assassini, e che solo la mancanza di amore li eleva al ruolo di mostri sociali. Io rido, si! Qui rido io perché un pezzo di merda radioattiva che squaglia un bambino nell’acido non può essere buono e sicuramente va eliminato dal contesto sociale, si! Va ucciso e appeso per il collo come un capretto a pasqua. Mi dispiace per il paragone perché il capretto è innocente e come al solito pagano gli innocenti .
Herbert non vuole vedermi perché ha fastidio al solo odorare la mia vicinanza e io penso che è un atteggiamento per farsi cercare e pregare Perché non vuoi vedermi?
oppure Ti chiedo scusa se ho fatto qualcosa di male
e altre stronzate del genere. Per la verità ho detto a Magda di prepararsi a partire perché ritorneremo a Napoli e ho aggiunto di non dirlo a nessuno nemmeno a Herbert.
Per continuare a scrivere ho smesso il lavoro attivo quattro anni prima rinunciando, nell’immediato alla mia pensione fino al raggiungimento dei 67 anni previsti dalla normativa in vigore.
Quella mattina avevo pensato che don Abbondio portava il nome del patrono di Lecco e che non poteva essere il vigliacco costretto a viaggiare come un vaso di terracotta in mezzo ai vasi di ferro
. Non è credibile almeno non nel modo in cui lo descrive il Manzoni.
Il prof. Silentio mi aveva convinto. Quella mattina mentre salivano per via dell’Anticaglia aveva sostato davanti a un cortile che sembrava più una corte di paese che la stessa posta nel cuore di Napoli vedi Asdrubale
mi disse in questo luogo Michelangelo Merisi ha sostato durante il XVIIesimo secolo e ha amato Napoli come molti in quel tempo. Allora la città contava 400.000 abitanti e dominava per splendore l’Europa intera
. Guardai il cortile e improvvisamente mi si presentarono gli odori del tempo, lo sterco dei cavalli calpestato dai carri colmi di legna e l’odore di cipolla che imbeveva i soldati spagnoli. Imprevedibilmente la Napoli del milleseicento mi rapì e solo la voce di Silentio mi riportò alla realtà In questo luogo è nato nel 1598 don Abbondio
. La notizia mi ha colto di sorpresa e mi è venuto spontaneo dire chi?
. Il professore dai suoi occhiali rotondi e da intellettuale mi ha sorriso proprio lui! Il don Abbondio di manzoniana memoria
ma allora è esistito veramente?
, Certo l’Historia di Manzoni non è tutta inventata…
.
I soldati spagnoli scendevano lungo le vie che dividevano la Napoli costiera da quella più a ridosso della campagna. L’antica Palepoli beffeggiava dall’alto il mare e Abbondio non aveva fretta, anzi si divertiva a lanciare occhiate sprezzanti all’indirizzo della soldataglia . A quell’ora si recava da Luisella, la donna delle uova, per prelevare le solite dieci uova che servivano a Tuccia per preparare la cena e il pranzo per la famigliola, composta da Arturo e dal resto della famiglia, appunto lei e Abbondio . Raramente la carne di pollo albergava su quella tavola di legno marcio dove mangiavano e l’evento era regalato da qualche cane randagio che uccideva qualche gallina di Luisella. La donna non mangiava mai le proprie galline, che morivano tutte di vecchiaia, tranne nel caso citato prima, e regalava volentieri la vittima a qualche cliente fedele, come erano appunto i familiari di Abbondio.
La vita per Abbondio era facile e Arturo vendeva abbastanza carbone per provvedere alle necessità della famiglia. Quel giorno era diverso perché Abbondio aveva saputo che Gustavo Solimas, un commerciante che abitava a ridosso del accasermato spagnolo, voleva a tutti i costi la bottega del padre per farne un’osteria e aveva minacciato Arturo di morte, nel caso che non gli avesse ceduto il negozio. L’uomo aveva tenuto la propria famiglia all’oscuro di tutto e solo quando durante un incontro con Solimas lo aveva ucciso, aveva deciso di confidare tutto ai propri cari. Appunto quel giorno, dopo avere consegnato tutti i propri averi a Padre Fiorenzo, e avergli raccomandato di farne buon uso, aveva caricato il carro con i due asini, che il buon prete gli aveva dato, di tutto ciò che sarebbe servito per il viaggio e, insieme a Tuccia e Abbondio era partito