L'ALBA del Nuovo Mondo
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C’era una volta l’America latina come giardino di casa degli Usa, e questo non succedeva nemmeno troppi anni fa, fino alla fine del secolo scorso la situazione, eccezion fatta per la ribelle Cuba, era quella. Oggi però il mondo, ad oltre 500 anni dai viaggi di Cristoforo Colombo sta riscoprendo il Continente indio latino. Personaggi come Chávez, Lula, Morales o gli eredi di Perón stanno portando i loro paesi verso una nuova dimensione, acquisendo un ruolo autonomo e sempre più importante sullo scacchiere mondiale. Il risveglio politico, economico e sociale degli ex cugini poveri di Washington sta anche spostando gli equilibri geopolitici globali, con il Brasile già lanciato verso la conquista di un posto tra i Paesi
più ricchi del mondo e il Venezuela che sta facendo di tutto per emularlo; non a caso a livello continentale sono sempre di più i motivi di attrito tra Brasilia e Caracas, che rappresentano due diverse concezioni politico-economiche: da una parte un liberismo moderato professato dalla prima e dall’altra il socialismo del XXI secolo di cui Chávez si è fatto non solo promotore ed interprete ma anche e soprattutto ideologo. In un mondo sempre più multipolare inoltre il risveglio dell’America latina ha scatenato gli appetiti di Cina, India e Russia che hanno da tempo iniziato la loro corsa alle risorse energetiche della regione.
Fabrizio Di Ernesto
Fabrizio Di Ernesto, classe 1976, è un giornalista e saggista. Ha scritto per numerose testate nazionali tra cui i quotidiani Rinascita e La Notizia, i periodici Area ed Eurasia, e per Agenzia Nova. Attualmente è componente della redazione del giornale on-line Agenzia Stampa Italia. È autore di diversi volumi tra cui “L’ALBA del nuovo mondo. Come il continente Indio-Latino ha smesso di essere il giardino di casa degli Usa” pubblicato, sempre per i tipi della Fuoco edizioni, nel 2011 e di cui questo libro si pone come la naturale continuazione.
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Anteprima del libro
L'ALBA del Nuovo Mondo - Fabrizio Di Ernesto
Prefazione
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In quest’ultimo decennio abbiamo assistito ad uno stravolgimento di quell’equilibrio internazionale fondato sull’egemonia statunitense che sembrava essersi definitivamente radicato nello scenario post Guerra Fredda. Paradossalmente, quando sembrava che la potenza militare ed economica degli USA avesse toccato il suo apice massimo, momento da inquadrare con la presa simbolica di Baghdad nell’aprile del 2003, abbiamo assistito al suo progressivo inesorabile indebolimento. Se da un punto di vista economico tale crisi si è espressa con il default Lehman Brothers nel 2008, che ha dato il via poi ad una crisi globale che vede l’Occidente ancora oggi con il fiato corto, dal lato strategico-politico, a effetto del primo, si è assistito ad un effettivo ridimensionamento degli interessi di Washington a livello mondiale, il cui fulcro è ora l’area euroasiatica, benché anche in tale scenario sia costretta alla collaborazione coi partner NATO. Tale realtà ha comportato per la teoria geopolitica dei vuoti e dei pieni l’affacciarsi nelle regioni rimaste libere dalla presenza nordamericana, di nuovi attori, economici, ma non solo, che hanno stretto rapidamente accordi bilaterali di amicizia e cooperazione. Le aree geografiche che in questi ultimi anni sono state protagoniste di questo nuovo equilibrio multipolare sono state il Continente africano e l’America Latina. Nel primo, se negli anni ’90 avevamo visto un avvicendamento tra l’egemonia storica ex coloniale, soprattutto francese, e quella americana, di questa decade è stato il protagonista più importante dell’avanzata commerciale cinese fuori dall’Asia. Ma forse ancora più sorprendente è stato l’affacciarsi sempre più consistente di nuovi interlocutori economico-politici privilegiati, vedi Unione Europea, Cina, Russia ed Iran, nel Sub-Continente Latinoamericano, in quello che era ormai l’ex giardino di casa di Washington.
In questo libro l'autore offre un esame esaustivo della politica dei Paesi latinoamericani all'inizio del nuovo millennio. L'opera si sviluppa in tre parti: la prima intende offrire al lettore un affresco storico sulle figure emblematiche che hanno dato lustro al Subcontinente. La seconda, invece, analizza le dinamiche sia politiche, sia economiche in atto nei diversi Paesi della regione. La terza, infine, più articolata, prende in esame le caratteristiche specifiche del regionalismo latinoamericano e traccia un quadro dettagliato dei principali schemi di integrazione subregionale quali Mercosur, Can, Nafta, Alba e Unasur e delle loro possibili evoluzioni nel futuro prossimo.
Lettura volutamente agile, ma allo stesso tempo complessa, L’ALBA del Nuovo Mondo, rappresenta un testo completo per coloro che desiderano avere un primo approccio a tutto tondo dell'attuale situazione politica, economica ed internazionale latinoamericana.
La Collana nella quale si inserisce questo saggio si propone di fornire quegli strumenti atti a rispondere all’esigenza di comprendere i fenomeni macro-politici internazionali, attraverso l’applicazione di un modello di analisi geopolitica, basato sullo studio approfondito della storia, delle risorse economiche, delle necessità strategiche e dell’aspetto fisico di un’area geografica, che in un Mondo ormai completamente globalizzato non mancano di produrre effetti anche nel nostro Paese.
L’Editore
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Introduzione
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Da una decina di anni a questa parte il Sud America è diventato un attore di primo piano dello scacchiere mondiale.
Per molti decenni semplice giardino di casa degli Stati uniti, oggi un fermento positivo sta attraversando, dal Messico alla Terra del Fuoco, tutto il meridione del Mondo Nuovo.
Due in particolare i Paesi che hanno saputo approfittare di questa situazione: il liberista Brasile ed il socialista Venezuela che, non a caso, in più di una occasione si vengono a trovare faccia a faccia nelle tante istituzioni regionali sudamericane per cercare, entrambe, di poter diventare il paese di riferimento dell’intera regione e guidare così lo sviluppo dell’area, con grandi vantaggi per la propria economia.
Non solo Caracas e Brasilia sugli scudi, visto che venti di progresso e risveglio si riscontrano anche in Paesi come il Cile, la Bolivia ed il Paraguay, per anni tra gli Stati più poveri al mondo e perfino in quell’Argentina che, alla fine del 2001, era sull’orlo del baratro economico e sociale.
A fare le spese di questa situazione gli Stati Uniti che stanno perdendo le antiche posizioni di vantaggio nell’area a tutto vantaggio di competitori quanto mai agguerriti e battaglieri come India, Cina e Russia.
Per rendere il saggio più semplice nella sua consultazione si è pensato di dividerlo in tre distinte parti: nella prima vengono analizzate le premesse storiche, politiche e sociali che hanno portato alla formazione di un Continente profondamente diverso dall’Europa, al quale quindi non possono essere applicate le stesse categorie di pensiero ed analisi, e le figure che maggiormente hanno contribuito alla nascita di un comune sentire in Sud America, in nome delle quali oggi vari personaggi stanno guidando la rinascita latinoamericana.
Secondariamente sono stati analizzati ad uno ad uno i principali Paesi, per capire lo stato della loro economia e l’indirizzo politico che ogni nazione ha deciso di seguire per uscire dall’anonimato internazionale.
Lo studio si è poi spostato su considerazioni geopolitiche, con uno sguardo dettagliato sulle varie istituzioni regionali e sulla nuova conquista dell’America portata avanti dalle Potenze emergenti, Cina in primis.
Il quadro che ne viene fuori è quello di un Continente in continuo movimento che dopo anni di buio, una sorta di medioevo in ritardo, sta vivendo il suo rinascimento, politico economico e culturale.
All’interno di questo slancio, due sono le direttrici che sembrano guidare questa rinascita: da una parte l’asse Brasile-Argentina, egemonizzato dal primo, e dall’altra il trio Venezuela-Cuba-Bolivia con Caracas che, all’insegna del socialismo del XXI secolo, sta provando ad accreditarsi quale guida non solo dei Paesi sudamericani, ma di tutti quelli che sognano l’emancipazione in ogni parte del mondo.
Di particolare interesse ed importanza per la regione sarà ora il biennio 2012-2013. Nell’arco di 24 mesi, infatti, molti Stati latinoamericani saranno chiamati alle urne per eleggere o confermare il loro presidente ed anche un solo cambiamento potrebbe rimescolare tutti gli equilibri in campo.
Parallelamente poi anche gli USA saranno chiamati nuovamente ad eleggere l’inquilino della Casa Bianca e, vista la fallimentare condotta fin qui tenuta da Barack Obama, ipotizzare una vittoria dei Repubblicani appare quanto mai facile. Ciò determinerebbe anche una nuova possibile crociata verso quei Paesi, come Venezuela e Bolivia, che maggiormente stanno contribuendo alle fortune del fronte anti imperialista, danneggiando non solo l’egemonia, ma soprattutto l’economia a stelle e strisce. Inoltre, Caracas e La Paz, oltre al Brasile, sono i più grandi produttori di energia della regione, ed il loro allontanamento dalla sfera d’influenza di Washington ha ovviamente ripercussioni nel nord del Continente e quindi riportarle all’ordine è quanto mai importante per le varie amministrazioni statunitensi, repubblicane o democratiche che siano.
Questo libro cerca di spiegare come il Nuovo Mondo, dopo oltre cinquecento anni di colonizzazione occidentale, stia finalmente vedendo la sua alba, con un’economia che è sostanzialmente uscita indenne dalla recente crisi che ha messo in ginocchio quella invece occidentale e che, moderando il liberismo sfrenato statunitense sembra in grado di offrire al Vecchio Mondo, e agli stessi USA, soluzioni a buon mercato per una società ed un domani migliori.
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Capitolo 1 - Premesse storiche, sociali e politiche
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Le civiltà precolombiane
Aprendo un qualsiasi libro di storia sembra quasi che tutta la regione sudamericana sia nata dopo il 1492 con i primi viaggi di Cristoforo Colombo ed i suoi emuli.
Nulla di più errato, visto che già prima dell’arrivo dell’uomo bianco nel Continente americano vi erano varie civiltà millenarie che, a differenza delle popolazioni europee, all’epoca ancora centro del mondo, si trovavano da un punto di vista tecnico al nostro neolitico, mentre da un punto di vista culturale e politico presentavano forti differenze. Gli Aztechi, ad esempio, avevano già dato vita ad alcune piccole entità politiche; disponevano di una iscrizione ideografica su pietra, pelle animale o corteccia ed erano soliti utilizzare scritture contabili. Socialmente parlando, il loro Stato era costituito da tribù, ciascuna delle quali formata da venti gruppi familiari, con quattro capi eletti, e la società era divisa in classi: sacerdoti, nobili, liberi, servi della gleba e infine schiavi. Le donne avevano gli stessi diritti degli uomini. Molto importanti erano considerati i mercanti che svolgevano, fatte le debite proporzioni, il ruolo oggi affidato agli ambasciatori dal momento che erano destinati a entrare in contatto con le popolazioni vicine e tutelare gli interessi economici e commerciali locali.
I Maya, invece, erano una tribù che durante i propri spostamenti andarono a sovrapporsi ad altri popoli. Avevano delle città-templi ed erano esperti di astronomia ed aritmetica.
Altra popolazione precolombiana all’avanguardia fu quella Inca, basata su una teocrazia assoluta. L’Inca, il dio del sole personificato nella figura del sovrano, disponeva di due